Si chiama Alessia Cioffi, ha 32 anni, poliziotta di Reggio Emilia.
Qualche giorno fa stava passeggiando con il cane nel suo quartiere, fuori servizio, quando ha sentito una folla urlare e indicare in alto.
Quando ha alzato lo sguardo, ha capito: una donna, sui 50 anni, aveva appena scavalcato la balaustra e penzolava pericolosamente all’ottavo piano del suo palazzo, minacciando di farla finita.
Alessia non ha perso la calma. È entrata nel condominio, ha provato ad entrare (senza successo) nell’appartamento della signora e ha chiamato i vigili del fuoco. Ma, invece di attendere i soccorsi, si è fatta aprire la porta del piano inferiore, si è affacciata al balcone e da lì ha cominciato a parlare fitto fitto con la donna, ha instaurato un rapporto di fiducia, l’ha rassicurata, sostenuta, ma, soprattutto, l’ha lasciata parlare, sfogare anni di sofferenze e frustrazioni. Infine, dopo mezz’ora, è riuscita a convincerla a desistere dai suoi propositi.
È finita con le due donne che si sono abbracciate a lungo.
“Anche per me è stato un momento di liberazione” racconta la poliziotta. “Ero felicissima perché è stato come abbracciare una madre. La mia ha la sua stessa età”.
Un’altra donna che salva una vita col dialogo, il sangue freddo, l’empatia. Come a Belluno.
Un’altra agente che interviene nell’esercizio delle sue funzioni di essere umano. C’eravamo persino dimenticati come fossero fatti.
Grazie, Alessia, per avercelo ricordato.
Lorenzo Tosa
Nessun commento:
Posta un commento