Giornale Liberazione d o m e n i c a 2 5 l u g l i o 2 0 0 4
NELLA RETE DEL COPYRIGHT
Il 13 luglio una sessantina di artisti italiani tra i quali Venditti,
Jannacci e Dalla, hanno firmato una petizione per la tutela “della
creatività nell’era digitale”, dicendo no all’accesso gratuito alla
musica
via internetNella rete del copyrigh. Diritto d’autore o business del
disco?
Cresce in tutto il mondo il dibattito sul tema
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Dopo le polemiche e gli scontri dello scorso anno,che portarono i
discografici a disertare Sanremo, le due parti hanno raggiunto un
accordo
quadriennale per il Festival, che è stato firmato nei giorni scorsi
dal
direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, e del presidente della
Fimi,
la federazione che riunisce le industrie del disco, Alberto Pojaghi.
«E’
stata ribadita - sottolinea un comunicato di Viale Mazzini – la
comune
volontà di un impegno per il rilancio della canzone italiana, che ha
sempre
trovato nel festival di Sanremo la sua vetrina più prestigiosa». Nella
nota
che da’ notizia dell’intesa raggiunta, la Rai sottolinea anche che
«le
condizioni dell’accordo sono le stesse proposte dalla Rai alla Fimi
nel
luglio dell’anno scorso».Accordo tra Rai e Fimi per Sanremo a prima
legge
sul diritto d’autore in Italia è del 1941. Sono più di sessant’anni
quindi
che si discute sulla proprietà intellettuale,il copyright e via dicendo.
Con
l’avanzamento tecnologico e l’invenzione di internet la questione si
è
complicata ulteriormente e il dibattito è andato avanti fino al
decreto
Urbani del 18 maggio scorso sul“peer-to-peer” che ha scatenato proteste
in
rete, scioperi delle connessioni e azioni di pirateria informatica ai
danni
dei siti di Camera, Senato, Siae e varie altre istituzioni.
Il 13 luglio, una sessantina di artisti italiani tra i
quali
Luciano Ligabue, Piero Pelù, Antonello Venditti, Enzo Jannacci, Lucio
Dalla,
Eros Ramazzotti e tanti altri, hanno firma-to una petizione promossa
dalla
Fimi (Federazione dell’Industria Musicale Italiana),per la tutela
“della
creatività nell’era digitale” nella quale si dicono d’accordo con “lo
sviluppo e la promozione di servizi legali per la distribuzione di
musica
online”, si augurano che tramite le tecnologie, il loro pubblico possa
avere
un più ampio accesso alle opere ma ritengono che sia logico
remunerare
coloro che creano e producono i contenuti come è normale pagare la
connessione ad internet. In sostanza dicono sì alla musica“legale” in rete
e
no alla musica gratis.
Negli Stati Uniti invece, dopo la vicenda della rock band
dei
Metallica che denunciò 30.000 utenti che avevano scaricato i loro
brani
attraverso Napster (sito sul quale era possibile accedere gratuitamente
ad
una quantità enorme di materiale musicale e che fu chiuso dalle
autorità
nel2000), un gruppo di musicisti tra i quali David Bowie, Ani Di Franco,
Ice
T, Michael Franti, Pearl Jam, Sonic Youth, hanno firmato invece un
documento
nel quale dichiarano di non aver ricevuto alcun danno economico dal
download
libero, che anzi in alcuni casi ha facilitato il passaggio della loro
musica
in radio e la vendita dei cd e che non sono assolutamente interessati
a
denunciare i loro fans(www. eff. org/share).
Rifondazione Comunista a suo tempo ha proposto un emendamento alla
legge
Urbani per destinare al Fus (Fondo Unico Spettacolo) il 50%dell’Iva
pagata
sui canoni per l’Adsl, in modo da poter finanziare le attività
artistiche
direttamente con una parte della fiscalità dello Stato.Emendamento che
ha
ricevuto commenti positivi da parte di tanti autori che vedono con
diffidenza lo scambio libero su internet.
Le scuole di pensiero sul copyright quindi sono molteplici ma c’è anche
chi
pensa che i veri problemi rispetto alla situazione a dir poco
catastrofica
del mercato discografico italiano stiano da un’altra parte e che se non
si
risolvono quelli, ben poco potrà cambiare. «I veri pirati sono le
multinazionali discografiche, la Siae e l’Enpals - dice Marino
Severini,
voce dei Gang - Il diritto d’autore dovrebbe essere regolato da leggi che
si
basino sui bisogni di chi crea i brani e di chi ne usufruisce e non
da
potentati come appunto la Siae che si spartiscono i guadagni tra loro
invece
di reinvestirli in strutture pubbliche. Il mercato del lavoro
nell’ambito
dello spettacolo è assolutamente deregolamentato, non esiste un sindacato
né
per i musicisti, né per i tecnici audio e luci o per i montatori di palco
o
per i fonici e non esistono forme di tutela per le etichette
indipendenti.
Tutta la questione del mercato illegale dei cd taroccati è solo retorica,
la
musica è un bene di prima necessità e dovrebbe essere accessibile a
tutti
tramite prezzi imposti per i concerti e per i dischi».
Dello stesso avviso è Ezio della Gridalo Forte Records,etichetta
indipendente nata nei primi anni ‘90 che produce gruppi tra i quali
Tribù
Acustica, Fermin Muguruza e Banda Bassotti, che aggiunge: «Invece di
firmare
petizioni, questi artisti potrebbero regalare due o tre brani per ogni
cd
tramite la rete in modo che il loro pubblico si possa fare un’idea di
ciò
che sta andando a comprare. Noi sul nostro sito con alcuni gruppi lo
stiamo
facendo.
Ma i problemi sono a monte. Non avendo alle spalle sicurezze finanziarie
di
nessun tipo, per noi è molto difficile resistere alle regole del
mercato
tanto più che non è mai esistita una redistribuzione equa degli introiti
di
Empals e Siae. Anzi, se vuoi organizzare un concerto gratuito sei
costretto
comunque a pagare una percentuale forfettaria alla Siae basata sulla
capienza dello spazio che occupi, non importa se non lo riempi e se
l’
entrata è libera».
Sembra proprio che, per quanto riguarda lo spettacolo, la legge sia
sempre
dalla parte del più forte. Ogni tanto capita però che qualcuno la
utilizzi
per tutelare i più deboli. E’ il caso di Gennaro Francione,
scrittore,
commediografo ma anche giudice e inventore del “Tribunale degli artisti”
che
nel suo sito (www.antiarte. it) scrive: «Gli artisti sono
deboli perché oggi
è il denaro a fare l’arte. C’è un sistema piramidale che non potrà
mai
portare alla giustizia. Il processo di produzione e di distribuzione
interferisce con il lavoro dell’artista e gli impone scelte e strategie.
L’
arte non è una merce, l’arte è di tutti. Anche il diritto d’autore va
ripensato in maniera diversa. Come giudice del tribunale penale ho
assolto
venditori di cd masterizzati giustificandoli con lo stato di necessità.
Non
si può pagare un disco o un libro a prezzi così elevati».
Il dibattito, quindi, non solo è aperto ma è ancora agli inizi e la
richiesta legittima è che se bisogna legiferare, lo si faccia ascoltando
le
proposte di chi lavora e non quelle di chi specula sul lavoro altrui.
Intanto speriamo che i venditori di cd masterizzati che hanno avuto
la
sfortuna di essere portati in tribunale, almeno siano giudicati dal
magistrato Francione. ARTICOLO DI PAOLA DORICCHI
ANTIARTE 2000: LA RIVOLUZIONE DELL'ESTETICA NEL CYBERSPAZIO:
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