I due minuti di video pagati da Chrysler all'interno dello show più visto d'America stanno sollevando un caso politico: dietro la metafora del "secondo tempo" e della rinascita del Paese molti vedono un appoggio indiretto al presidente democratico, anche come forma di ringraziamento per il sostegno all'industria dell'auto di Detroit. Eastwood "non commenta". Eppure la star di Hollywood non ha mai avuto simpatie democratiche.
dal nostro inviato ANGELO AQUARO
Clint Eastwood in una scena dello spot (reuters)
NEW YORK - E' l'ultimo endorsement che Barack Obama si sarebbe potuto aspettare per la sua difficilissima rielezione: "Yeah, l'America ha finito il suo primo tempo: e la seconda parte sta per cominciare". Il ghigno di Clint Eastwood accende lo spot più visto e premiato del SuperBowl: uno spettacolo sportivo solo a metà che ha trascinato davanti alla tv 150 milioni di spettatori in tutto il mondo. E quel primo e secondo tempo ancora tutto da giocare non è uno splendido riferimento al secondo mandato che il presidente vuole conquistare?
Lo spot della Chrysler è già un caso politico. Anche perché Clint Eastwood è noto per le sue simpatie politiche: e non di sinistra. Nel 2008 aveva votato per John McCain. E' stato sindaco repubblicano della sua città, Carmel. E ancora pochi giorni fa ha confessato di non aver scelto il suo candidato tra i quattro cavalieri dell'Apocalisse repubblicana. Ma una cosa è certa: secondo Clint, Obama non merita di giocare il secondo tempo. L'aveva detto lui stesso in un'intervista al Venerdi di Repubblica. Sentite lo sfogo che qui si riproduce integrale: "E' difficile per me giudicare: ma Obama sta facendo soltanto campagna elettorale. Invece a un certo punto devi metterti a lavorare. Non ha energia. Ma io voglio vederlo all'opera. Non voglio più vederlo in televisione. Non voglio vederlo fare discorsi ogni cinque minuti su tutto o prendedersela col Congresso. Voglio vederlo al suo posto: voglio vederlo al lavoro. Non voglio più vedere giochi politici: voglio vedere il lavoro fatto. Non ne posso più di vederlo andare in giro di show in show. Ok, ci fu l'inagurazione, lo spettacolo, ciao ciao con la mano... Ma dopo tutto questo: mettiti al lavoro!".
Forte, eh? E sentite il testo di questo straordinario spot per Detroit: la città che proprio i bailout voluti da Obama, a cominciare dal salvataggio della Chrysler rimessa in strada da Sergio Marchionne, hanno riportato in vita. Lo spot è andato in onda durante l'intervallo della finalissima con cui i Giants di New York 2 hanno per la seconda volta in quattro anni strapazzato i Patriots di Boston. "Siamo a metà partita. Le due squadre sono chiuse nello spogliatoio a discutere che cosa possono fare per vincere la partita nella seconda metà. Siamo a metà partita in America, pure. La gente non ha lavoro e soffre. E si stanno tutti chiedendo che cosa si può fare per riprendersi. E tutti noi siamo spaventati: perché questo non è un gioco. La gente di Detroit ne sa qualcosa. Aveva perso quasi tutto. Ma ci siamo rimessi al lavoro insieme: e adesso Motor City è tornata a combattere". E qui viene la parte più bella. "Ho visto un sacco di tempi difficili" dice il vecchio Clint "e un sacco di rovesci nella mia vita. A volte sembra che abbiamo perso la nostra anima. Quando la nebbia della divisione, della discordia e delle accuse rendono difficile vedere che cosa c'è davanti". Non sembra un puro discorso Obama? Sembra quasi di sentirlo parlare, il presidente: "Detroit ci sta dimostrando che si può fare. E quello che è vero per loro è vero per tutti noi".
"Il messaggio è sufficientemente universale e neutrale" dice lo stesso Marchionne a una radio di Detroit "e spero che non venga utilizzato per alimentare il dibattito politico. E Clint è stato così generoso da dare il compenso in beneficenza".
Ben La Bolt, portavoce della campagna presidenziale, ha naturalmente detto che con lo spot la sua organizzazione non c'entra. Ma la Reuters sottolinea come il vicepresidente di Chrylser, Gualtiero Ranieri, si sia rifiutato di fare commenti sul fatto che lo spot potesse essere un "regalo di ringraziamento" all'amministrazione Obama. Raggiunto da Repubblica, il grande Clint ha fatto invece sapere attraverso la sua portavoce di "rammaricarsi di essere superimpegnato: sta cominciando il nuovo film e quindi è indisponibile per interviste e commenti”. Un modo elegante, rammarico compreso, per tirarsi fuori: non sarà certo l’Ispettore Callaghan a fare luce su questo caso.
Ma la storia di amorosi sensi tra Obama e Chrysler non si discute. E' cronaca che nell'ultimo anno il presidente è stato diverse volte in tour a Detroit: dove lui, osannato dagli operai, ha fatto naturalmente i complimenti al gran lavoro dell'"amico Sergio". E la scelta di Clint non è certo casuale. Il suo splendido "Gran Torino" - anche se l'auto del film era una famosa e vecchia Ford - ha legato per sempre il suo nome alla capitale italiana dell'auto: e di quella Fiat che si sta pappando Chrysler. Ma quanto sarà costata questa bellissima campagna? Il costo medio di uno spot durante il SuperBowl è di 3 milioni e mezzo di dollari. Ma la pubblicità sempre firmata Chrysler dell'anno scorso, quella con Eminem che lanciò lo slogan pure quello obamiano "Imported from Detroit", è stata visto 21 milioni di volte su YouTube. E alla Chrysler dicono che è stata determinante nello spingere le loro vendite di auto del 24 per cento. Eccola qua una cifra da cui ripartire: quanto fa il 24 per cento in più delle vendite tradotto in politica? Al quartier generale di Obama, Chicago, Axelord & Co. stanno già facendo i conti. Da rispedire, con un grazie grande così, sotto una foto autografata dalla Casa Bianca, a mister Clint Eastwood, 93921, Carmel By The Sea, California, Usa.
http://www.repubblica.it/esteri/elezioni-usa/2012/02/06/news/spot_eastwood-29440927/
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