mercoledì 2 maggio 2012

Dov'é finito il misterioso tesoro della Libia ?

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 Il grande tesoro custodito nel caveau della banca commerciale nazionale di Bengasi è stato rubato la scorsa estate durante la guerra civile libica e nessuno sa dove sia finito.


 Ha tutti caratteri di un intrigo internazionale il mistero che avvolge il destino del cosiddetto tesoro archeologico della Libia.


"Di certo non puo' essere scomparso nel nulla e il mistero che ora lo circonda, altro non e' che l'assenza di notizie certe su di esso" spiega all'Adnkronos Francesca Gandolfo, archeologa presso il ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, che ha iniziato questa ricerca circa quattro anni fa "per amore della verita' storica".
La studiosa affronta la questione nel saggio intitolato 'Il tesoro archeologico della Libia', pubblicato nella rivista 'I sentieri della Ricerca', diretta da Angelo Del Boca, edizioni Centro Studi "Piero Ginocchi". Secondo gli studi della ricercatrice il mistero ruota attorno a un fitto carteggio intercorso tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'Africa Italiana, il Ministero della Guerra, quello della Pubblica Istruzione e quelli degli Affari Esteri e del Tesoro con il Quartiere Generale della Commissione Alleata - sezione Archeologia - che risale agli anni compresi tra il 1944 e il 1955.
Il carteggio e' composto da lettere ufficiali riservate che si sono scambiate ministri, alti funzionari dello Stato, comandanti militari, diplomatici, semplici impiegati e studiosi, tutte sulla condotta da seguire in merito alla questione relativa ai materiali archeologici da restituire alla Libia.Che fine ha fatto il tesoro perduto di Bengasi, custodito nel caveau della Banca Commerciale Nazionale di Bengasi e rubato la scorsa estate, mentre in Libia infuriava la guerra civile e che si dice essere stato restituito alla Libia nel 1961?
"Dove sia finito il tesoro archeologico della Libia me lo chiedo anch'io -spiega Francesca Gandolfo - da quando, nel 2008, durante le mie ricerche sul Museo Coloniale, mi imbattei in una, all'apparenza innocua cartella di colore beige sbiadito, dall'aspetto dimesso, come tante in uso ancor oggi negli uffici della pubblica amministrazione.
Con un certo grado di approssimazione, penso che il tesoro di Bengasi sia il tesoro archeologico della Libia messo in salvo nel lontano 1942 da Gennaro Pesce". "Pur avendo passato al vaglio una grande quantita' di documenti, non ho trovato traccia della restituzione alla Libia di materiale cosi' importante dal punto di vista scientifico ed economico - prosegue l'archeologa - A quell'epoca (1961) la Repubblica italiana, che compiva proprio in quell'anno cento anni, era pienamente strutturata e formata e sarebbe inconcepibile che una tale restituzione non abbia riscontro in atti ufficiali e documentati"
In cosa consiste il tesoro? "Gennaro Pesce all'epoca Soprintendente reggente ai Monumenti e Scavi della Libia - riferisce la studiosa - ha redatto un elenco degli oggetti archeologici che sistemo' in due cassette per il trasporto via mare.
Non gli fu possibile stilare una lista dettagliata perche' infuriavano i bombardamenti e l'emergenza era massima. Dopo un attento esame dell'inventario che accompagnava il tesoro, possiamo affermare che siamo quantitativamente nell'ordine di circa settemila reperti, la maggior parte dei quali d'oro, d'argento e di bronzo, corrispondenti approssimativamente a 100 chilogrammi", stima Gandolfo.

fonte adnkronos
"Oltre alla collezione di monete del numismatico Meliu, che da lui prende il nome, acquistata dallo Stato italiano nel 1939, il repertorio comprendeva oggetti facenti parte del tesoro dell'Artemision di Cirene - prosegue Gandolfo - Fra i quali si annoverano pezzi di raffinata oreficeria, come un orecchino d'oro a piastrina circolare con due pendagli e coppie di foglie d'ulivo, un'armilla d'argento raffigurante Iside, due mezze testine arcaiche in lamina d'argento cesellata, figurette di Niche in lamina d'argento, un rosone di terracotta dorato, piccoli oggetti in lamina d'argento dorato, mezze ghiande di argento dorato cesellato, frammenti di lamine d'oro e poi vaghi di collana a forma di ovuli e corpo baccellato, amuleti, balsamari fusiformi di vetro striato e cosi' via".
"E poi ancora leggiamo di monete d'oro e d'argento da Tolemaide, Tocra, Barce e Cirene e quelle di bronzo greche e romane - aggiunge l'archeologa- recuperate fortunosamente a Bengasi durante i lavori di costruzione del palazzo dell'INA, a via Roma, che si presentavano come un ammasso informe dentro una grossa anfora spezzata, di cui Pesce pubblico' alcuni dati preliminari, rimasti tali prima a causa della guerra, poi perche' non ebbe piu' a disposizione i materiali. E che dire di anelli d'oro a fascia semplice o a treccia filigranata, con castone di corniola o diaspro verde incisi, provenienti da Tolemaide, statuette, medaglie, dischetti, testine, manufatti fittili e d'osso vari e, non da ultimo, frammenti di tessuto".

http://mysterium.blogosfere.it/2012/02/ha-tutti-caratteri-di-un.html

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