di Nino Cirillo
ROMA - Dal delitto Giugni alle rapine
la vita bruciata di Giorgio Frau
La carriera inizia negli anni settanta
con Prima linea, formazione armata Nel 1982 entra nelle Brigate Rosse ed è tra i protagonisti di molti processi
IL PERSONAGGIO
ROMA Il lenzuolo bianco sta lì, in via Carlo Alberto, a raccontare gli errori, le sconfitte, i delitti di quanti -e non furono pochi- trent’anni fa credevano che fosse arrivato il momento di una rivoluzione armata. Sta a raccontare l’incredibile e tragico slalom ingaggiato con la giustizia e con la sorte da Giorgio Frau, 56 anni, sbrigativamente liquidato, a distanza di almeno un paio di generazioni, come «ex brigatista». Sbrigativamente ma forse precisamente, perché in questi suoi ultimi anni, così armati, così spiccatamente delinquenziali, non c’è più traccia di ideologia, non c’è più nessun sentore di passione politica. Lo confermano le prime impressioni degli investigatori: nessun progetto di «rifinanziamento», solo una rapina da balordi discretamente specializzati, lui, l’ex brigatista, in compagnia di un ultrà del calcio con un passato da nero e di un pregiudicato comune.
ANNI ’70, LOTTA CONTINUA
Giorgio Frau cominciò con Lotta Continua, come tanti alla sua età, ed erano ancora gli anni’70. Ma presto saltò il fosso della legalità: Prima Linea, formazione armata. Fino al fatidico 1982, l’anno del Mundial di Tardelli per noi, l’anno dell’entrata nelle Brigate rosse per lui. Con un compito d’altissima livello: ricostruire la colonna romana decimata dagli arresti.
Ma l’aria si fa pochi mesi dopo difficile, decide di trovare rifugio in Francia. Lo prendono lì, è il primo arresto della sua vita, e lo condannano a un anno e mezzo di carcere per uso di documenti falsi. Li sconta e sparisce di nuovo. Nel frattempo, è il 1986, la Corte d’Assise di Roma lo condanna a 6 anni e 8 mesi per l’attentato a Gino Giugni. E’ ufficialmente ricercato e solo per caso, un anno dopo, sfugge a un’operazione dei Carabinieri che porta in carcere tutta la «direzione strategica» delle Unita comuniste combattenti. Sono uomini e donne che hanno rivendicato l’agguato mortale al generale Giorgieri e il ferimento del consigliere economico di Palazzo Chigi Antonio da Empoli.
LA RAPINA DI BARCELLONA
Nel 1988, a Barcellona, lo fermano dopo un rapina in banca, che si rivelerà la sua vera specialità: 21 anni di reclusione che diventano dieci con il beneficio del lavoro esterno. Esce di carcere nel 1998, ha ormai più di quarant’anni e il mondo gli è cambiato intorno. Giorgio Frau si arrangia come può, gestisce un pub dalle parti di Ponte Marconi e ricomincia a tessere la rete delle sue amicizie, stavolta strettamente criminali. Lo prenderanno a Perugia, una sera di giugno del 2003, insieme a tre pregiudicati, su due auto rubate, con tre pistole e una specie di ariete per sfondare porte blindate, pronti a una rapina in banca, l’ennesima. Lo condanneranno a 4 anni e 8 mesi di carcere, giusto il tempo di scontarli e di finire su quel marciapiede dove è finito ieri.
LE DIVISE DELLE POSTE
Ma fu già dopo quell’arresto di Perugia, prima ancora che lo condannassero, che si capì dove stava andando Giorgio Frau: verso un vicolo cieco. Due giorni dopo le manette, i carabinieri scoprirono una specie di cantina che Frau aveva affittato dalle parti di san Giovani. E nella cantina un vero arsenale: sette pistole , un mitra Ak 47 modificato, munizioni, tre ricetrasmittenti, due grimaldelli e una paletta della Polizia, con il marchio del ministero dell’Interno. Ma trovarono di più: raccolsero in quella cantina anche due giacche gialle e blu delle Poste Italiane, lo stesso tipo di fratino che i rapinatori avevano addosso ieri mattina per confondere le guardie giurate. Se Frau avesse voluta vederla, magari l’avrebbe presa come una premonizione, si sarebbe fermato lì. Invece non l’ha fatto e gli è costato la vita.
la vita bruciata di Giorgio Frau
La carriera inizia negli anni settanta
con Prima linea, formazione armata Nel 1982 entra nelle Brigate Rosse ed è tra i protagonisti di molti processi
IL PERSONAGGIO
ROMA Il lenzuolo bianco sta lì, in via Carlo Alberto, a raccontare gli errori, le sconfitte, i delitti di quanti -e non furono pochi- trent’anni fa credevano che fosse arrivato il momento di una rivoluzione armata. Sta a raccontare l’incredibile e tragico slalom ingaggiato con la giustizia e con la sorte da Giorgio Frau, 56 anni, sbrigativamente liquidato, a distanza di almeno un paio di generazioni, come «ex brigatista». Sbrigativamente ma forse precisamente, perché in questi suoi ultimi anni, così armati, così spiccatamente delinquenziali, non c’è più traccia di ideologia, non c’è più nessun sentore di passione politica. Lo confermano le prime impressioni degli investigatori: nessun progetto di «rifinanziamento», solo una rapina da balordi discretamente specializzati, lui, l’ex brigatista, in compagnia di un ultrà del calcio con un passato da nero e di un pregiudicato comune.
ANNI ’70, LOTTA CONTINUA
Giorgio Frau cominciò con Lotta Continua, come tanti alla sua età, ed erano ancora gli anni’70. Ma presto saltò il fosso della legalità: Prima Linea, formazione armata. Fino al fatidico 1982, l’anno del Mundial di Tardelli per noi, l’anno dell’entrata nelle Brigate rosse per lui. Con un compito d’altissima livello: ricostruire la colonna romana decimata dagli arresti.
Ma l’aria si fa pochi mesi dopo difficile, decide di trovare rifugio in Francia. Lo prendono lì, è il primo arresto della sua vita, e lo condannano a un anno e mezzo di carcere per uso di documenti falsi. Li sconta e sparisce di nuovo. Nel frattempo, è il 1986, la Corte d’Assise di Roma lo condanna a 6 anni e 8 mesi per l’attentato a Gino Giugni. E’ ufficialmente ricercato e solo per caso, un anno dopo, sfugge a un’operazione dei Carabinieri che porta in carcere tutta la «direzione strategica» delle Unita comuniste combattenti. Sono uomini e donne che hanno rivendicato l’agguato mortale al generale Giorgieri e il ferimento del consigliere economico di Palazzo Chigi Antonio da Empoli.
LA RAPINA DI BARCELLONA
Nel 1988, a Barcellona, lo fermano dopo un rapina in banca, che si rivelerà la sua vera specialità: 21 anni di reclusione che diventano dieci con il beneficio del lavoro esterno. Esce di carcere nel 1998, ha ormai più di quarant’anni e il mondo gli è cambiato intorno. Giorgio Frau si arrangia come può, gestisce un pub dalle parti di Ponte Marconi e ricomincia a tessere la rete delle sue amicizie, stavolta strettamente criminali. Lo prenderanno a Perugia, una sera di giugno del 2003, insieme a tre pregiudicati, su due auto rubate, con tre pistole e una specie di ariete per sfondare porte blindate, pronti a una rapina in banca, l’ennesima. Lo condanneranno a 4 anni e 8 mesi di carcere, giusto il tempo di scontarli e di finire su quel marciapiede dove è finito ieri.
LE DIVISE DELLE POSTE
Ma fu già dopo quell’arresto di Perugia, prima ancora che lo condannassero, che si capì dove stava andando Giorgio Frau: verso un vicolo cieco. Due giorni dopo le manette, i carabinieri scoprirono una specie di cantina che Frau aveva affittato dalle parti di san Giovani. E nella cantina un vero arsenale: sette pistole , un mitra Ak 47 modificato, munizioni, tre ricetrasmittenti, due grimaldelli e una paletta della Polizia, con il marchio del ministero dell’Interno. Ma trovarono di più: raccolsero in quella cantina anche due giacche gialle e blu delle Poste Italiane, lo stesso tipo di fratino che i rapinatori avevano addosso ieri mattina per confondere le guardie giurate. Se Frau avesse voluta vederla, magari l’avrebbe presa come una premonizione, si sarebbe fermato lì. Invece non l’ha fatto e gli è costato la vita.
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