SERGIO TOPPI, ARTISTA DEL MONDO (1932 - 2012)
Non ci sono davvero parole per commentare questo lutto.
Userò quelle con cui, qualche anno fa, chiudevo idealmente un percorso creativo ed editoriale in un libro.
Torneremo a parlare di lui, di Dino Battaglia, di altri colleghi con i quali Toppi ha lavorato sulla scena milanese.
Alla famiglia vanno le nostre più sentite condoglianze.
Con la sparizione dell’ultimo periodico di avventura della Rizzoli-Milano Libri, mentre in contemporanea Paganelli e Mollica rarefanno le uscite, vengono a mancare i punti di riferimento per vari fumettisti non irreggimentati, quelli che hanno scelto il medium non solo come mestiere (e comunque sì, anche come mestiere), ma soprattutto come mezzo per esprimere le proprie pulsioni, per dar forma grafica ai propri fantasmi. Resta quasi solo l’ecumenica “Comic Art” a poterli accogliere o riprenderli sotto l’ala, ma anche lì le pagine mensili scarseggiano e per tutti non c’è posto.
La crisi si farà sentire a breve e anche prima che la casa editrice nel suo complesso si sfarini nel 2000, per colpa di investimenti dagli esiti nefasti nel settore delle riviste di videogames e playstation, prima che anche la mostra mercato Expocartoon (collegata alla Comic Art) interrompa burrascosamente il sodalizio con la Fiera di Roma dell’EUR che l’aveva accolta sin dalla sua prima edizione con Frank Miller in veste di nume tutelare… ben prima di tutto ciò, anche quel che rimaneva de “L’Eternauta” era confluito dentro il mensile dello spettacolo disegnato (dall’ottobre 1995).
Indenne, ma nomade da una testata all’altra per colpa dell’instabilità del mercato, resta anche in queste terremotate circostanze uno dei Maestri che abbiamo considerato idealmente il primo consapevole esponente del Fumetto d’Autore di casa nostra.
È l’estroso “samurai milanese” Sergio Toppi, debuttante fumettisticamente nell’ormai remoto 1961, mentre si faceva largo in un “Corriere dei Piccoli” ancora impantanato nelle prerogative educational dell’Italia della ricostruzione.
Quando i settimanali non corrotti da un’estetica americaneggiante tentavano con fatica di cambiar pelle, nascevaono anche le prime riviste, le prime convention: Toppi era presente sulle une e alle altre, fedele alle misure del mondo prese quando ha iniziato a sviluppare la sua arte, tesa ad un continuo affinamento.
E per dirla col poeta, la modestia gli aderisce come una muta da sub, non dà nell’occhio con una chiassosa irruenza alla Pratt o per l’introverso autoisolamento creativo tipico di Battaglia. Eppure, la stima che nutrono per lui i lettori intenditori lo pone alla pari di questi altri due grandi, riconoscendogli il copyright delle immagini esplose nell’equilibrio della tavola e la dimensione del racconto breve, della narrazione sintetica e fulminante che richiama predecessori (non versati nell’arte sequenziale, però!) come Jorge Luis Borges o Julio Cortazar.
Toppi supera le ondate di “Frigidaire” e dei valvolinici, che in qualche modo restano legate al loro tempo; sorpassa senza premere l’acceleratore le fuoriserie di colleghi che saranno costretti a invocare il soccorso stradale; non viene nemmeno sfiorato dai cicloni di Dylan Dog e di Nathan Never.
Quando negli anni Novanta del secolo scorso anche le riviste scompaiono una dopo l’altra e gli restano giusto delle partecipazioni su “Comic Art”, a cui destina splendide copertine, Toppi resta comunque attivo con mostre, illustrazioni e pubblicazioni all’estero, dove è ambasciatore da decenni del Fumetto italiano più colto e sofisticato.
Lo sottolinea anche Sergio Bonelli, nella presentazione di una rassegna di tavole toppiane alla galleria milanese L’Agrifoglio:
Lo confesso, io a lui sono anche debitore di una specie di passaporto internazionale. Quando, da perfetto sconosciuto quale sono, grazie al cielo, al di fuori del mio piccolo mondo fumettistico italiano, mi presento a qualche manifestazione dedicata ai comics (a New York come a Buenos Aires, a Barcellona come ad Angoulême), mi basta una semplice dichiarazione per suscitare l’interesse e la stima dei miei interlocutori: “Mi chiamo Sergio Bonelli, pubblico fumetti in Italia e sono l’editore di Sergio Toppi”.
In questo post, tre foto inedite di Sergio Toppi premiato a Cartoomics 2009, mentre firma le copie di un suo libro e riceve una targa speciale al Premio Ayaaak. Sono state scattate da Emanuela Oliva.
QUEL GENIO DI SERGIO TOPPI
In attesa di poter dire qualcosa di più sull'impartante manifestazione fumettistica che sta rinascendo (per il momento dico il nome e accenno alle date: Il Convegno del Fumetto e del Fantastico di Prato e il terzo week-end del prossimo settembre; state in campana, potrebbe abche essere un'opportunità di ritrovo per gli amici del Papersera, orfani della vecchia Pistoia Comics che si teneva in quella stessa data e che la cieca amministrazione locale, una volta saltato l'assessore di riferimento, ha pensato bene di uccidere; avevano altre priorità rispetto alla Cultura, come si legge dalle cronache giudiziarie degli ultimi mesi; chiusa parentesi).
Tiriamo il fiato.
Cartoonist Globale vorrebbe dedicare questi ultimi post di luglio a un grande Maestro italiano, Sergio Toppi, autore della bambina con il mappamondo in apertura di post: il suo primo disegno per il Corriere dei Piccoli. Questo sopra è probabilmente il secondo, e il primo a portare la sua firma. Anno 1961.
Come si deduce da tutto ciò, le radici dell’attività fumettistica di Sergio Toppi affondano proprio nel fertile terreno del Corriere dei Piccoli, indimenticato settimanale preadolescenziale voluto ed “emanato” dal «Corriere della Sera»: una pubblicazione celebrata da tutti nel centenario della sua nascita e in ogni altra occasione che si presenti ma, diciamolo, figlio di una formula considerata come la peste dagli Uffici Marketing delle case editrici del millennio in corso.
In fondo, sembrano dirci gli editori contemporanei, quella pur eccezionale palestra di personaggi e grandi firme del Fumetto è più saggio valutarla come un pregevole, onorevole frutto di un tempo che non ci assomiglia. Meglio erigergli uno o più monumenti nel Pantheon della stampa per ragazzi internazionale per tenerci lontano il suo fantasma, invece di analizzarne il successo e la formula della sua invidiabile longevità.
Strano atteggiamento, questo, che non ha eguali in altri Paesi anche vicini al nostro, e col quale chi si scrive si è scontrato più volte. Ma l’Italia, com’è noto, ha con la lettura, e con la cultura in generale, un rapporto molto spesso di diffidenza, se non di disprezzo, anche per colpa della cinica ignoranza, promossa negli ultimi decenni a influente modello di vita dalla tivù commerciale e (purtroppo) anche da quella di Stato.
Un lavoro efficace quanto il passaggio del cavallo di Attila.
Ciò che oggi “può funzionare”, per i soloni delle strategie editoriali sembra l’esatto opposto delle pubblicazioni sulle quali Sergio Toppi inizia, appunto nel 1961, la sua promettente avventura nel mondo dei fumetti, sfoderando un piglio comico-grottesco. Periodici antologici come il «Corriere dei Piccoli», ma anche come il «Messaggero dei Ragazzi», per tacere delle altre a cui Toppi non collabora, come «il Vittorioso», «Vera vita», «Bimbo e Bimba» e svariate altre di minor impatto: tutte basate sulla miscela di materiali diversi ed eterogenei, di stili grafici e di filoni narrativi assortiti, affiancati da articoli di approfondimento, rubriche coinvolgenti, sguardi sul mondo.
Senza questo format, ribadisco, forse l’attività del Toppi in vignette non sarebbe mai iniziata e il grande Maestro avrebbe concentrato la sua arte sull’Illustrazione, che ama e alla quale, comunque, ha avuto comunque tempo e modo di regalare molto.
L’incontro fra Toppi e il fumetto avviene in modo naturale, ma con una premessa che rimanda all’attività che il Maestro milanese, non ancora trentenne, sta svolgendo negli studi di animazione di Nino e Toni Pagot.
I celebrati animatori, storyboard-men e registi, sono impegnatissimi nella realizzazione dei cortometraggi di Carosello, il programma televisivo in onda dal 1957 per due decenni in prima serata del Canale Nazionale della Rai, prima della (parziale) liberalizzazione dell’etere e la formazione del duopolio che la vede fronteggiare la Fininvest (poi Mediaset, urgh, adesso in calo vertiginoso di ascolti e di profitti; ma questo è un altro discorso).
In attesa di poter dire qualcosa di più sull'impartante manifestazione fumettistica che sta rinascendo (per il momento dico il nome e accenno alle date: Il Convegno del Fumetto e del Fantastico di Prato e il terzo week-end del prossimo settembre; state in campana, potrebbe abche essere un'opportunità di ritrovo per gli amici del Papersera, orfani della vecchia Pistoia Comics che si teneva in quella stessa data e che la cieca amministrazione locale, una volta saltato l'assessore di riferimento, ha pensato bene di uccidere; avevano altre priorità rispetto alla Cultura, come si legge dalle cronache giudiziarie degli ultimi mesi; chiusa parentesi).
Tiriamo il fiato.
Cartoonist Globale vorrebbe dedicare questi ultimi post di luglio a un grande Maestro italiano, Sergio Toppi, autore della bambina con il mappamondo in apertura di post: il suo primo disegno per il Corriere dei Piccoli. Questo sopra è probabilmente il secondo, e il primo a portare la sua firma. Anno 1961.
Come si deduce da tutto ciò, le radici dell’attività fumettistica di Sergio Toppi affondano proprio nel fertile terreno del Corriere dei Piccoli, indimenticato settimanale preadolescenziale voluto ed “emanato” dal «Corriere della Sera»: una pubblicazione celebrata da tutti nel centenario della sua nascita e in ogni altra occasione che si presenti ma, diciamolo, figlio di una formula considerata come la peste dagli Uffici Marketing delle case editrici del millennio in corso.
In fondo, sembrano dirci gli editori contemporanei, quella pur eccezionale palestra di personaggi e grandi firme del Fumetto è più saggio valutarla come un pregevole, onorevole frutto di un tempo che non ci assomiglia. Meglio erigergli uno o più monumenti nel Pantheon della stampa per ragazzi internazionale per tenerci lontano il suo fantasma, invece di analizzarne il successo e la formula della sua invidiabile longevità.
Strano atteggiamento, questo, che non ha eguali in altri Paesi anche vicini al nostro, e col quale chi si scrive si è scontrato più volte. Ma l’Italia, com’è noto, ha con la lettura, e con la cultura in generale, un rapporto molto spesso di diffidenza, se non di disprezzo, anche per colpa della cinica ignoranza, promossa negli ultimi decenni a influente modello di vita dalla tivù commerciale e (purtroppo) anche da quella di Stato.
Un lavoro efficace quanto il passaggio del cavallo di Attila.
Ciò che oggi “può funzionare”, per i soloni delle strategie editoriali sembra l’esatto opposto delle pubblicazioni sulle quali Sergio Toppi inizia, appunto nel 1961, la sua promettente avventura nel mondo dei fumetti, sfoderando un piglio comico-grottesco. Periodici antologici come il «Corriere dei Piccoli», ma anche come il «Messaggero dei Ragazzi», per tacere delle altre a cui Toppi non collabora, come «il Vittorioso», «Vera vita», «Bimbo e Bimba» e svariate altre di minor impatto: tutte basate sulla miscela di materiali diversi ed eterogenei, di stili grafici e di filoni narrativi assortiti, affiancati da articoli di approfondimento, rubriche coinvolgenti, sguardi sul mondo.
Senza questo format, ribadisco, forse l’attività del Toppi in vignette non sarebbe mai iniziata e il grande Maestro avrebbe concentrato la sua arte sull’Illustrazione, che ama e alla quale, comunque, ha avuto comunque tempo e modo di regalare molto.
L’incontro fra Toppi e il fumetto avviene in modo naturale, ma con una premessa che rimanda all’attività che il Maestro milanese, non ancora trentenne, sta svolgendo negli studi di animazione di Nino e Toni Pagot.
I celebrati animatori, storyboard-men e registi, sono impegnatissimi nella realizzazione dei cortometraggi di Carosello, il programma televisivo in onda dal 1957 per due decenni in prima serata del Canale Nazionale della Rai, prima della (parziale) liberalizzazione dell’etere e la formazione del duopolio che la vede fronteggiare la Fininvest (poi Mediaset, urgh, adesso in calo vertiginoso di ascolti e di profitti; ma questo è un altro discorso).
In questo contesto, Toppi collabora con lo studio dei fratelli Pagot, sia ideando fondali e scenari per i cartoons, sia disegnando alcuni personaggi.
Questa attività presso il mondo dell'animazione è utile a Toppi per apprendere e mettere in pratica gli elementi basilari della narrazione per immagini, che dagli storyboard per cartoons saranno trasferiti in fumetti.
Ma gli serve anche anche perché gli consente di definire un proprio stile umoristico, o anche fortemente comico e caricaturale.
Fino a poco tempo prima, Toppi aveva svolto il suo lavoro con gli strumenti e i riferimenti tipici dell’illustrazione tradizionale, di piglio naturalistico. Aveva anche partecipato a un importante periodico per ragazzi, forse il più popolare e significativo del decennio Cinquanta: «Topolino».
Toppi disegna, nello stesso periodo in cui si occupa di disegni animati, anche delle vignette e delle illustrazioni comiche per gli spazi editoriali in cui interviene il gruppo di umoristi che prende il nome di “Disegnatori Riuniti”.
A organizzare il tutto è il grande umorista (e in questo caso agente letterario) Cassio Morosetti, noto per vignette come questa immediatemante sotto...
Ma anche per tavole autoconclusive in rima con lo Sceriffo Botticella, come questa che segue.
Tra l'altro, Morosetti, che ha un sito personale, alla bella età di ottantacinque anni ha scritto un libro, Fascista nell'orto dietro casa (copertina a seguire), scaricabile in pdf e leggibile gratis (grazie!).
I più famosi umoristi di questa accolita moroasettina, che condividono anche una linea grafica piuttosto riconoscibile, sono senza dubbio Giorgio Cavallo, Bort (Mario Bortolato), Giuseppe “Pippo” Coco, Vittorio Vighi, Giuliano Isidori, Carlo Cattoni, Giuliano Nistri.
Ecco quindi che anche Toppi compare sul prestigioso settimanale di Arnoldo Mondadori «Epoca», che fa il verso agli americani «Life» e «Time» mantenendo un livello culturalmente elevato nei suoi servizi, foto e illustrazioni. Le firme illustri del giornalismo che vi partecipano, collocano la rivista su un piano superiore rispetto ai rotocalchi concorrenti «Oggi» e «Gente».
Toppi è presente, nel 1960, nella rubrica 5 minuti di intervallo, destinata alle ultime pagine del settimanale, che è diretto in quel periodo da Enzo Biagi e che ha Oreste del Buono come redattore capo.
Ancora con i buoni auspici di Morosetti, Toppi partecipa a una curiosa iniziativa sponsorizzata dalla società chimica Farmitalia. Si tratta di una lunga serie di cartoline pubblicitarie dal formato piuttosto grande (cm 23x16), che vengono inviate nelle farmacie e nelle aziende di distribuzione farmaceutiche per pubblicizzare le specialità per uso veterinario: prodotti come Fosforilene, Glaucalene, Neocolifarmina, Largactil, Criseocil e così via. L’idea è piuttosto atipica, forse unica.
Ma non ne parliamo adesso, questo post è già sin troppo strabordante e forse avete smesso di leggere una ventina di centimetri sopra.
ANCORA SULL'ARTE DI SERGIO TOPPI
Avevamo interrotto il discorso su Sergio Toppi, autore della incredibile vignetta sopra (e della copertina del Giornalino di due anni fa netti), più o meno quando registravamo che, con i buoni auspici di Cassio Morosetti, all'inizio degli anni Sessanta il Maestro (che è già tale, ma ancora tanta strada dovrà percorrere) partecipa a una curiosa iniziativa sponsorizzata dalla società chimica Farmitalia.
Ma prima di proseguire, come si vede nel video sopra, col Direttore de Il GIornalino, Padre Stefano Gorla, riascoltiamci l'intervista registrata un anno e mezzo fa in occasione del lancio della collana di libri Sulle rotte dell'Immaginario, l'opera che ha aiutato i lettori (giovani e non) a: scoprire la storia dell'uomo attraverso le illustrazioni del grande disegnatore.
Incidentalmente, va sottolineato che delle figantografie di Sergio Toppi sono visibili a Lucca, dove fino al 4 novembre, gratis, la mostra "Cose di un altro mondo. Sensazioni e visioni dei viaggiatori lucchesi nel continente africano”, promossa al Comune di Lucca a Palazzo Guinigi, in collaborazione col Museo del fumetto di Lucca.
Quella a cui appartiene questa illustrazione/vignetta sulla genetica sperimentale è una lunga serie di cartoline pubblicitarie dal formato piuttosto grande (cm 23x16), che vengono inviate nelle farmacie e nelle aziende di distribuzione farmaceutiche per pubblicizzare le specialità per uso veterinario: prodotti come Fosforilene, Glaucalene, Neocolifarmina, Largactil, Criseocil e così via. L’idea è piuttosto atipica, forse unica.
Quella sotto, invece, è una "barzelletta" di Toppi pubblica sul settimanale Epoca, un annetto prima che iniziasse la sua collaborazione con il Corriere dei Piccoli.
Sono tutti materiali che in rete non esistevano prima di questo post (e se un merito vi ha da essere...).
Proseguiamo il discorso lasciato in sospeso più o meno da qui (visto l'interesse dimostrato almeno da IllastrAutori, Corrierino e Cesare Milella)...
Fino a poco tempo prima, Toppi aveva svolto il suo lavoro con gli strumenti e i riferimenti tipici dell’illustrazione tradizionale, di piglio naturalistico.
Aveva anche partecipato a un importante periodico per ragazzi, forse il più popolare e significativo del decennio Cinquanta: «Topolino». Ma qui, il direttore Mario Gentilini aveva richiesto a lui e ad altrettanto illustri colleghi del calibro di Dino Battaglia, Pier Lorenzo De Vita, Enrico Bagnoli, Raffaele Paparella e qualche altro, di tradurre in immagini alcune riduzioni ad uso dei ragazzi di capolavori della letteratura; questa committenza era del tutto slegata dai contenuti umoristici, tantomeno disneyani, del periodico.
Tutto nasceva da un compendio di esigenze espresse da Arnoldo Mondadori, che voleva fare del suo fortunatissimo pocket per ragazzi, all’epoca quindicinale, un veicolo di comunicazione educativo o informativo paragonabile ai settimanali come «il Vittorioso» o il «Corriere dei Piccoli», che alternavano le pagine con vignette a varie rubriche e racconti. Il modello mondadoriano era «Selezione dal Readers’ Digest» (che peraltro stampava la stessa Mondadori, e con la medesime macchine tipografiche dell’albo disneyano): una miscellanea di informazioni, articoli e racconti che negli anni Cinquanta andava per la maggiore.
Sotto, la copertina di un numero tutto sommato "tardo", del luglio 1967.
Come si vede dal sommari, contiene anche un articolo su Walt Disney, scomparso nel dicembre dell'anno prima.
Dentro «Topolino», Toppi e gli altri disegnatori avevano il compito di rendere più piacevole e leggibile una sequela di «romanzi condensati», di bignami della letteratura che facevano il verso a quelli assai conosciuti e considerati di «Selezione».
Per inciso, negli anni Sessanta questi racconti saranno recuperati e impaginati di nuovo in volumi della “Collana Carosello” (il nome coincide solo casualmente con quello della trasmissione pubblicitaria), antologie come 8 capolavori della letteratura per ragazzi (1960) e 8 romanzi celebri (1962).
Nel primo, Toppi è presente con le illustrazioni de “Il principe e il povero” di Mark Twain, condensato da Guido Martina; nel secondo con “Il giro del mondo in ottanta giorni” di Giulio Verne, con la riduzione di Grazia Gabrielli, con “Ivanhoe” di Walter Scott, ridotto da Elena Mignucci e infine con “La freccia nera” di Robert L. Stevenson, sintetizzato ancora da Martina.
Pier Luigi Gaspa ci invia un'altra rarità toppiana: le due illustrazioni sopra, più o meno dello stesso periodo (1955).
Appartengono alle illustrazioni per il Ciclo della Tavola Rotonda apparso in un volume dell'enciclopedia per ragazzi Il Mio Amico.
In quella a colori, in basso a sinistra si intuisce anche
la firma del futuro Maestro, ma che già all'epoca ci dava dentro, se così si può dire. In un altro volume della collana ci sono anche le illustrazioni di Franco Bignotti per argomenti astronomici.
Molto diversi sono i disegni toppiani per Pagot, antidisneyani addirittura per scelta meditata. Infatti, recuperano, rivedendola e correggendola, la linea che negli Stati Uniti si opponeva in modo plateale alla grafica conciliante e dai moduli tondeggianti dei disegni animati delle major hollywoodiane: dalla Warner Bros. alla M.G.M., dalla Columbia alla Universal.
Lo spirito creativo che intriga i Pagot in questo periodo rimanda alla grafica di John Hubley, di Bob Cannon, di Steve Bosustov e compagni: i transfughi dello Studio Disney poi fondatori dello studio U.P.A., che danno vita a cartoons memorabili e sorprendenti come Rooty-Toot Toot (sotto il cartoon per intero), l ciclo del miope Mr. Magoo e il premiato dall’Academy Gerald McBoing Boing.
Ma prima di proseguire, come si vede nel video sopra, col Direttore de Il GIornalino, Padre Stefano Gorla, riascoltiamci l'intervista registrata un anno e mezzo fa in occasione del lancio della collana di libri Sulle rotte dell'Immaginario, l'opera che ha aiutato i lettori (giovani e non) a: scoprire la storia dell'uomo attraverso le illustrazioni del grande disegnatore.
Incidentalmente, va sottolineato che delle figantografie di Sergio Toppi sono visibili a Lucca, dove fino al 4 novembre, gratis, la mostra "Cose di un altro mondo. Sensazioni e visioni dei viaggiatori lucchesi nel continente africano”, promossa al Comune di Lucca a Palazzo Guinigi, in collaborazione col Museo del fumetto di Lucca.
Quella a cui appartiene questa illustrazione/vignetta sulla genetica sperimentale è una lunga serie di cartoline pubblicitarie dal formato piuttosto grande (cm 23x16), che vengono inviate nelle farmacie e nelle aziende di distribuzione farmaceutiche per pubblicizzare le specialità per uso veterinario: prodotti come Fosforilene, Glaucalene, Neocolifarmina, Largactil, Criseocil e così via. L’idea è piuttosto atipica, forse unica.
Quella sotto, invece, è una "barzelletta" di Toppi pubblica sul settimanale Epoca, un annetto prima che iniziasse la sua collaborazione con il Corriere dei Piccoli.
Sono tutti materiali che in rete non esistevano prima di questo post (e se un merito vi ha da essere...).
Proseguiamo il discorso lasciato in sospeso più o meno da qui (visto l'interesse dimostrato almeno da IllastrAutori, Corrierino e Cesare Milella)...
Fino a poco tempo prima, Toppi aveva svolto il suo lavoro con gli strumenti e i riferimenti tipici dell’illustrazione tradizionale, di piglio naturalistico.
Aveva anche partecipato a un importante periodico per ragazzi, forse il più popolare e significativo del decennio Cinquanta: «Topolino». Ma qui, il direttore Mario Gentilini aveva richiesto a lui e ad altrettanto illustri colleghi del calibro di Dino Battaglia, Pier Lorenzo De Vita, Enrico Bagnoli, Raffaele Paparella e qualche altro, di tradurre in immagini alcune riduzioni ad uso dei ragazzi di capolavori della letteratura; questa committenza era del tutto slegata dai contenuti umoristici, tantomeno disneyani, del periodico.
Tutto nasceva da un compendio di esigenze espresse da Arnoldo Mondadori, che voleva fare del suo fortunatissimo pocket per ragazzi, all’epoca quindicinale, un veicolo di comunicazione educativo o informativo paragonabile ai settimanali come «il Vittorioso» o il «Corriere dei Piccoli», che alternavano le pagine con vignette a varie rubriche e racconti. Il modello mondadoriano era «Selezione dal Readers’ Digest» (che peraltro stampava la stessa Mondadori, e con la medesime macchine tipografiche dell’albo disneyano): una miscellanea di informazioni, articoli e racconti che negli anni Cinquanta andava per la maggiore.
Sotto, la copertina di un numero tutto sommato "tardo", del luglio 1967.
Come si vede dal sommari, contiene anche un articolo su Walt Disney, scomparso nel dicembre dell'anno prima.
Dentro «Topolino», Toppi e gli altri disegnatori avevano il compito di rendere più piacevole e leggibile una sequela di «romanzi condensati», di bignami della letteratura che facevano il verso a quelli assai conosciuti e considerati di «Selezione».
Per inciso, negli anni Sessanta questi racconti saranno recuperati e impaginati di nuovo in volumi della “Collana Carosello” (il nome coincide solo casualmente con quello della trasmissione pubblicitaria), antologie come 8 capolavori della letteratura per ragazzi (1960) e 8 romanzi celebri (1962).
Nel primo, Toppi è presente con le illustrazioni de “Il principe e il povero” di Mark Twain, condensato da Guido Martina; nel secondo con “Il giro del mondo in ottanta giorni” di Giulio Verne, con la riduzione di Grazia Gabrielli, con “Ivanhoe” di Walter Scott, ridotto da Elena Mignucci e infine con “La freccia nera” di Robert L. Stevenson, sintetizzato ancora da Martina.
Pier Luigi Gaspa ci invia un'altra rarità toppiana: le due illustrazioni sopra, più o meno dello stesso periodo (1955).
Appartengono alle illustrazioni per il Ciclo della Tavola Rotonda apparso in un volume dell'enciclopedia per ragazzi Il Mio Amico.
In quella a colori, in basso a sinistra si intuisce anche
la firma del futuro Maestro, ma che già all'epoca ci dava dentro, se così si può dire. In un altro volume della collana ci sono anche le illustrazioni di Franco Bignotti per argomenti astronomici.
Molto diversi sono i disegni toppiani per Pagot, antidisneyani addirittura per scelta meditata. Infatti, recuperano, rivedendola e correggendola, la linea che negli Stati Uniti si opponeva in modo plateale alla grafica conciliante e dai moduli tondeggianti dei disegni animati delle major hollywoodiane: dalla Warner Bros. alla M.G.M., dalla Columbia alla Universal.
Lo spirito creativo che intriga i Pagot in questo periodo rimanda alla grafica di John Hubley, di Bob Cannon, di Steve Bosustov e compagni: i transfughi dello Studio Disney poi fondatori dello studio U.P.A., che danno vita a cartoons memorabili e sorprendenti come Rooty-Toot Toot (sotto il cartoon per intero), l ciclo del miope Mr. Magoo e il premiato dall’Academy Gerald McBoing Boing.
In queste pellicole e nelle illustrazioni dei libri ad esse collegati si vedono personaggi con grandi teste; nasi, gomiti e ginocchi a punta; espressioni buffe o sgraziate che non mirano affatto ad accattivarsi le simpatie dell’osservatore. Primeggiano i fondali appena accennati, sgombri come set teatrali d’avanguardia, riempiti al massimo da grandi chiazze di colore o da sagome appena abbozzate di oggetti, di paesaggi.
I bordi dei personaggi, che i disneyani tentano quasi di mascherare spingendo verso un’animazione naturalistica, sono abbozzati con tratti grossi, disomogenei e nervosi.
Smussando gli angoli, ma nemmeno troppo, Toppi prosegue sul Corrierino con le sue immagini stilizzate trasportandole ma anche in una storia lunga, a puntate.
Si tratta sicuramente di un fumetto, ma leggermente impuro. A quanto pare, il direttore Guglielmo Zucconi, o forse la proprietà del settimanale, la famiglia Crespi, teme che una sterzata del settimanale tropo mirata sul fumetto vero e proprio sia dannosa, forse compromettente per l’identità stessa del periodico, sino ad allora ertosi a baluardo contro la presunta “volgarità” del medium.
Perciò, la prima storia a fumetti di Toppi, “Zurlì e l’ipercubo”, scritta da Carlo Triberti (che erediterà la direzione del «Corrierino» dopo il saluto di Zucconi), pur accogliendo i balloons nelle sue vignette, propone delle didascalie esplicative ai loro piedi, questa volta in prosa, e non in rima.
La storia dell’ipercubo comincia sul n. 39 del 24 settembre 1961.
Siamo appena all'inizio dell'attività in vignette di Toppi, e ancora all'inizio della nostra disquisizione sul grande autore.
Che tuttavia, per ragioni varie, interrompiamo di nuovo.
Sotto, una foto di Sergio scattata dal sottoscritto un paio di anni fa, al fianco di Donatella Buonriposi, già assessore presso il Comune di Lucca e tenuta fuori, poi, purtroppo, dall'assetto successivamente stabilizzatosi. Lo scatto è nel corso di una cena organizzata dal MUF, che precedeva la collaborazione dell'istituzione diretta da Angelo Nencetti con il prestiogioso settimanale cattolico Il Giornalino, che sarebbe sfociata nella pubblicazione dei volumi sull'opera del Maestro.
Con l'occasione, il presente blog rivolge i migliori auguri di pronta guarigione ad Angelo, vittima di un infortunio ineffabile proprio all'uscita di quello stesso ristorante.
Presto vogliamo ritrovarti in sella al MUF, è un ooooooooooordine! :-)
http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2012/07/larte-di-sergio-toppi.html
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