Gli addetti ai lavori non hanno dubbi: Shellshock è un bug peggiore di Heartbleed, la grave vulnerabilità della diffusa libreria crittografica OpenSSL scoperta nella primavera dello scorso anno.
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Secondo gli esperti per "tappare" adeguatamente la falla ci vorranno anni, e sarà compito non dei singoli utenti, ma piuttosto dagli amministratori di sistema e dei webmaster visto che ad essere interessanti sono potenzialmente milioni di server in tutto il mondo. Se la pericolosità potenziale è elevatissima, la complessità di uso per un hacker abile no. C'è quindi unapreoccupazione reale.
Questa grave vulnerabilità nella shell Bash è presente da molto tempo in sistemi operativi basati su Unix, Linux e OSX compresi, senza contare Android, Windows e tutti gli altri sistemi operativi. Shellshock consente a chi attacca di aprire quella parte del sistema operativo che permette di interagire con il sistema stesso, dando comandi e avviando programmi, senza che il possessore del computer se ne accorga.
Tuttavia, il difetto non è certo nuovo ed esiste da almeno dieci anni: "È un bug molto poco usuale, presente in un'oscura caratteristica di un programma al quale i ricercatori non hanno mai prestato attenzione precisamente perché nessuna persona ragionevole si aspetterebbe possa causare un malfunzionamento di questo tipo", ha spiegato l'esperto in sicurezza informatica Michal Zalewsky. Nonostante i timori gli effetti reali tuttavia saranno, sempre secondo gli esperti, assai poco rilevanti: "Non entrerà nella top ten dei metodi usati dagli hacker quest'anno".
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