domenica 1 giugno 2014

Stupri in India. L'inferno dei senza casta. Parla la madre di una 14enne stuprata: "Avrei preferito l'avessero uccisa"

INDIA

Mentre il mondo si indigna per la sorte delle due ragazzine indiane - stuprate e impiccate nel villaggio di Katra, nell'Uttar Pradesh - chi conosce davvero la situazione indiana sa quanto radicali siano i problemi alla base di eventi di cronaca così sconvolgenti. Si inserisce in questo discorso l'intervista pubblicata dal quotidiano britannico The Telegraph a una madre indiana Dalit ("senza casta"): sua figlia 14enne è stata stuprata e lei, alla luce di quello che è accaduto dopo, avrebbe preferito se l'avessero uccisa.
La donna, Brimti Ram, 40 anni, spiega che tale è lo stigma sociale sulla sua famiglia che sarebbe stato meglio se "il branco" avesse ucciso la ragazzina. Brimti, il marito e i loro cinque figli (tra cui due ragazzine adolescenti) vivevano in una forma di semi-schiavitù nel villaggio di Bagana, a circa 100 miglia dalla capitale Delhi. È qui che la ragazzina, insieme ad altre tre amiche, è stata rapita e stuprata da un gruppo di parenti e vicini.
"Lo stupro è stata la nostra fine - racconta la donna - la fine della nostra reputazione, delle nostre possibilità di sostentamento, del nostro futuro". Le sue due figlie, ora, non riusciranno mai a sposarsi e questo vorrà dire "soffrire per una vita intera". "Per questo - aggiunge la donna - di chiedo: non sarebbe stato meglio se quelle belve l'avessero ammazzata?". Brimti e la sua famiglia sono stati costretti a lasciare il villaggio (la casta superiore - gli indù - avevano impedito loro di andare a scuola, visitare il tempio, fare la spesa, in una parola: vivere). Ora campeggiano su un marciapiedi di Delhi, senza sapere più quale sia la loro casa.
"Mia figlia era una ragazza gioiosa. Ora si è chiusa nel silenzio". In un certo senso, è come se "quelle bestie" l'avessero già uccisa.
Nuova Delhi, donne contro la paura
Chadani, 22 anni, lavora come taxista per un servizio sociale che fornisce trasporto taxi in sicurezza per le donne. La giovane ha spiegato che la richiesta di taxi “femminili” è impennata dopo che una ragazza di 23 anni è stata violentata a Nuova Delhi. “Sto facendo un lavoro tutt’altro che convenzionale per le donne. Visto che faccio turni di notte, porto sempre con me lo spray al peperoncino e sono allenata in auto-difesa. Il fatto di guidare la notte mi ha aiutato a superare le mie paure”. Fa questo lavoro da quattro anni.
Una donna aspetta l’autobus a Nuova Delhi
Nalini Bharatwaj, 37 anni, a capo di un’impresa di management, tiene in mano una pistola mentre posa nel suo ufficio di Nuova Delhi. “La metà del tempo sono da sola con i miei figli e a volte devo tornare tardi dal lavoro. Girare con la pistola mi fa sentire più sicura”.
Sheetal, 23 anni, lavora di notte in un call center. Dalla morte di una studentessa di medicina in seguito a uno stupro, Sheetal gira con un piccolo coltello per proteggersi. “E’ necessario cambiare le cose”, ha detto. “E non mi riferisco al mio guardaroba o ai miei orari di lavoro, ma alla mentalità degli uomini in questa città”.
Shite Matharu, 23 anni, lavora per una multinazionale. “Non ho paura di muovermi da sola la notte. Da quando ho imparato Krav Maga (una tecnica di difesa, ndr) mi sento più sicura a uscire di casa la sera tardi, non ho più paura di guidare da sola o di uscire con gli amici”. Ha frequentato un corso di Krav Maga per 4 anni.
Deepshikha Bharadwaj, 24 anni, lavora per un'agenzia pubblicitaria. Qui è in posa in un ascensore nel suo ufficio; tiene in mano un cartello con la scritta: "Mi dispiace, ora non sto più fino a tardi". La ragazza ha messo il cartello sulla sua scrivania per far capire ai colleghi che, dopo le recenti violenze dai danni delle donne, non ha più intenzione di restare in ufficio fino a tardi.
Una giovane commessa si mette il rossetto in un negozio di Nuova Delhi. In primo piano sul bancone gli spray al peperoncino: la loro richiesta, dopo la morte della studentessa di medicina, è aumentata sempre di più.
Shaswati Roy Chaoudhary ha 23 anni e lavora per un'agenzia di moda online. In questa foto tiene in mano uno spray al peperoncino, regalo di un suo amico per difendersi. "Le violenze degli ultimi tempi mi hanno lasciato allarmata e impaurita. Non riesco mai a essere rilassata mentre cammino per le strade".
Richa Singh, 24 anni, lavora per un portale di viaggi. Qui è in posa vicino a un manichino in un mercato di Nuova Delhi. "Le donne - dice - sono viste come degli oggetti in questa città, non importa cosa indossi, per la strada gli uomini ti fissano lo stesso".
Sweety, 22 anni, studentessa. Ogni giorno fa 4 ore di viaggio dal suo villaggio a Nuova Delhi per imparare karate e taekwondo. "I ragazzi del mio villaggio hanno paura a prendermi in giro da quando ho picchiato un ragazzo che aveva fatto commenti volgari su di me".
Simrat, 24 anni, lavora per un'organizzazione artistica non-profit. "Ho deciso di continuare a muovermi con i mezzi pubblici perché è mio diritto usare gli spazi pubblici, così come è diritto di ogni uomo".
Baishali Chetia, 30 anni, artista freelance, frequenta un corso di krav maga, una tecnica di difesa israeliana.
Baishali Chetia, 30 anni, artista freelance, durante una lezione di Krav Maga, un tecnica di autodifesa israeliana.
Aanchal, una studentessa di comunicazione della moda, aspetta un risciò fuori da una stazione della metropolitana a Gurgaon.
Simrat, 24 anni, lavora per un'organizzazione non profit. Ha deciso di viaggiare in risciò malgrado le violenze degli ultimi tempi contro le donne per non farsi condizionare la vita.
REUTERS/MANSI THAPLIYAL

http://www.huffingtonpost.it/2014/05/31/stupri-in-india-linferno-dei-senza-casta_n_5422991.html?utm_hp_ref=mostpopular

Nessun commento:

Posta un commento