lunedì 28 gennaio 2013

Doomsday clock: Obama a 5 minuti dal baratro


Pensavate di averla fatta franca. Il 21 dicembre è passato da un mese ormai e la catastrofica e tanto pubblicizzata profezia dei Maya sulla fine del mondo ci ha lasciato indenni. E, invece, le brutte notizie sono sempre dietro l’angolo. O, meglio, davanti ai nostri occhi. Le lancette dell’Orologio dell’apocalisse (Doomsday Clock), infatti, resteranno a cinque minuti dalla mezzanotteper tutto il 2013. La distanza dall’orario, che simbolicamente indica la fine del mondo e della civiltà umana come la conosciamo, non è cambiata rispetto all’anno scorso. E’, comunque, pericolosamente vicina. Almeno secondo quanto stabiliscono gli esperti delBulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago, che, dal 1947, attraverso il loro Clock, pubblicano sul proprio periodico una stima di quale è la situazione in quel dato tempo storico. I criteri di valutazione sono soggettivi. Ma se l’Orologio dell’apocalisse è nato in piena Guerra fredda, come monito ai leader politici di tutto il mondo per scongiurare i pericoli di un’autodistruzione dell’umanità attraverso la bomba atomica, oggi i parametri considerati sono aumentati. E così, accanto a un eventuale conflitto termonucleare, la nostra specie è minacciata anche da armi biologiche, dal terrorismo, dai cambiamenti climatici, dall’effetto serra, dall’inquinamento e dai nuovi sviluppi nel campo dell’ingegneria genetica.
Per il 2013 il gruppo di esperti del Bulletin of the Atomic Scientists si è soffermato sullo stato attuale degli arsenali nucleari in tutto il mondo, sul recupero lento e costoso da eventi come il disastro nucleare di Fukushima e sugli eventi meteorologici estremi. Il riscaldamento globale, la siccità e le tempeste dell’anno scorso sono i principali segnali d’allarme. Per questo gli scienziati hanno anche scritto una lettera aperta a Barack Obama, che proprio in questi giorni ha giurato per il suo secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti d’America. “Gli eventi estremi sono esattamente ciò che i modelli climatici prevedono per un’atmosfera carica di gas ad effetto serra” si legge nella missiva. Il quadro fosco lascia spazio a qualche elemento positivo, soprattutto in riferimento agli sforzi della Casa Bianca verso “un percorso energetico più razionale con il sostegno all’energia eolica e alle altre fonti di energia rinnovabili”. “Nutriamo profonda speranza per il secondo mandato di Obama, come già facemmo nel 2010, quando trasferimmo indietro la lancetta dell'orologio dopo il suo primo anno in carica – afferma Robert Socolow, presidente del consiglio di amministrazione che determina la posizione dell’Orologio dell’apocalisse - questo è l’anno di leadership degli Stati Uniti nel rallentare i cambiamenti climatici e nell’impostare un percorso verso un mondo senza armi nucleari”.
Il Doomsday Clock, nella sua storia lunga ormai oltre 60 anni, ha spostato le sue lancette 20 volte. La prima volta, nel 1947, gli scienziati di Chicago puntarono sulle 23:53. Già due anni dopo, però, si arrivò a soli 3 minuti dalla mezzanotte a causa deldeterioramento del rapporto tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Nel 1953 la guerra atomica sembrava davvero a un passo. Così, dopo il primo test della bomba all’idrogeno, le lancette dell’Orologio dell’apocalisse furono poste a soli due minuti dalla mezzanotte, la soglia più vicina alla distruzione globale mai toccata fino ad ora. Il Doomsday Clock segnò le 23:58 fino al 1960, quando ci si allontanò di altri 5 minuti dal baratro perché la diplomazia internazionale aveva cominciato a lavorare per evitare un vero e proprio conflitto nucleare. Il periodo migliore per le sorti dell’umanità si è vissuto tra il 1991 e il 1995 quando l’orologio fu fissato a 17 minuti dalla mezzanotte. In quegli anni l’Urss venne sciolta, le relazioni tra Stati Uniti e Russia migliorarono fino alla firma del trattato di riduzione delle armi strategiche, i famosi accordi START (acronimo dell’espressione inglese Strategic Arms Reduction Treaty), che hanno comportato l’eliminazione dell’80 per cento delle armi nucleari in circolazione. 

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