Mika Yamamoto nella foto del sito della sua agenzia di stampa ''The Japan Press''
Mika Yamamoto
UN ends Syria observer mission
di Lorenzo Trombetta
BEIRUT - La Siria evoca l'Iraq, con il governo che definisce le
preoccupazioni americane sull'uso delle armi chimiche un pretesto per
invadere il Paese, come avvenne contro Saddam nel 2003. Ma sul terreno
le forze fedeli al presidente Bashar al Assad continuano indisturbate la
loro ''caccia ai terroristi'', uccidendo secondo gli attivisti 183
persone, di cui almeno 40 giustiziate in modo sommario nei pressi della
capitale.
Il presidente americano Barack Obama era stato esplicito
nell'indicare la linea rossa che Assad non deve superare: il ricorso
alle armi chimiche, di cui sono sono ricchi gli arsenali siriani per
stessa ammissione di Damasco. ''Una storia pensata all'estero, che ci
ricorda la storia dell'Iraq'', ha risposto il vicepremier siriano Qadri
Jamil, in riferimento alle accuse, poi rivelatesi infondate, formulate
dall'allora segretario di Stato Usa Colin Powell all'Iraq di Saddam
Hussein.
''L'Occidente cerca una scusa per un intervento armato in Siria. Se
questa scusa non funziona, ne troveranno altre'', ha aggiunto Jamil da
Mosca, dove e' stato spedito per la seconda volta in meno di un mese al
posto di rappresentanti governativi del calibro del vice presidente
Faruq al Sharaa, ancora assente dalle scene dopo le voci sulla sua
fallita fuga in Giordania, e del ministro degli esteri Walid al
Muallim, anch'egli da giorni in odore di diserzione.
La Casa Bianca ha risposto affermando che ''gli Stati Uniti vigilano
costantemente sulle scorte di armi chimiche presenti in Siria e
qualunque uso o tentativo di proliferazione sarebbe un grave errore''.
Nel suo discorso Obama aveva pero' soprattutto inviato un messaggio di
rassicurazione al principale alleato americano, Israele, da sempre
preoccupato che con la caduta di Assad gli arsenali proibiti non siano
piu' sotto controllo.
Nelle settimane scorse, il portavoce governativo di Damasco, Jihad
Makdissi, aveva da una parte confermato la presenza di armi non
convenzionali in mano al regime, ma dall'altra aveva assicurato che gli
arsenali sono al sicuro, protetti dall'esercito governativo. Che sul
terreno non sembra cosi' vittorioso, come invece raccontano l'agenzia
ufficiale Sana e gli altri media di regime.
''Numerosi terroristi uccisi e arrestati'' sono i titoli di notizie
che da giorni si alternano sulle pagine online della Sana e sugli
schermi della tv di Stato. Dal canto suo, l'Esercito libero (Esl),
formato da disertori e da civili in armi, ha annunciato oggi di aver
conquistato oltre il 70% del territorio di Aleppo, dove la battaglia
infuria da ormai un mese.
Difficile confermare sul terreno i proclami dell'uno o dell'altro
fronte, anche perche' i pochi giornalisti che si avvicinano al fuoco
rischiano la morte, in taluni casi la incontrano. Come e' accaduto ieri
alla giornalista giapponese Mika Yamamoto, uccisa forse da elementi
governativi e come sarebbe successo al cameraman turco Cuneyt Unal, sul
cui decesso, annunciato oggi da al Jazeera, non ci sono ancora
conferme.
Lontano dalle telecamere professionali ma immortalati dai
videoamatori siriani giacciono invece le decine di corpi senza vita di
giovani e meno giovani giustiziati sommariamente dall'esercito
governativo a Muaddamiya - sobborgo a sud-ovest di Damasco, da ieri
sotto i colpi dell'artiglieria governativa e delle raffiche di mitra di
elicotteri - e a Herak, localita' nei pressi del capoluogo meridionale
di Daraa.
Gli attivisti denunciano un nuovo orribile massacro, con decine di
cadaveri rinvenuti negli scantinati di almeno due negozi a Muaddamiya e
nel sotterraneo della locale moschea di Omar e puntano il dito contro i
soldati governativi, penetrati protetti da carri armati e blindati e
poi ritiratisi lasciando dietro di se' case e negozi in fiamme.
In serata, fonti militari anti-regime hanno detto alla Reuters che le
forze di Damasco ''hanno riposizionato 30 bombardieri Su-22'', capaci
di sganciare bombe da 400kg, nelle basi di Hama, Tabaqa e Dayr az Zor
da dove ''possono colpire con facilita' obiettivi a Homs, Aleppo, Idlib
e la stessa Dayr az Zor'' ma al momento l'informazione non puo' essere
verificata in modo indipendente. Se fosse vero, ci si dovrebbe
preparare a una ulteriore drammatica escalation. (ANSA)
Nessun commento:
Posta un commento