Anno 1227, in un luogo imprecisato del deserto di Gobi si sta svolgendo il più grande funerale mai visto nelle steppe: un corteo funebre formato da migliaia di guerrieri a cavallo e schiavi appiedati, sta percorrendo centinaia di chilometri per raggiungere il luogo prescelto in cui tumulare l'imperatore dei Mongoli. Appresso a soldati e schiavi, una colonna di cammelli e cavalli da soma trasportano le immense ricchezze saccheggiate in Asia e ai confini del continente Europeo: pregiati tappeti Selgiuchidi e Persiani, icone della Chiesa ortodossa russa, monete d'oro di Samarcanda, armi e gioielli rastrellati dai bottini in Cina. L'ubicazione esatta della tomba di Gengis Khan è avvolta dal mistero; dopo la tumulazione della salma, dei tesori e degli schiavi, l'intera area si dice che venne fatta calpestare da centinaia di cavalli per cancellarne ogni traccia, fu dichiarato interdetto l'accesso e ai confini di essa vennero disposte dalle guardie mongole, i partecipanti al rito funebre (2000 persone) furono tutti uccisi per evitare che potessero rivelare il luogo della sepoltura. Poi al loro ritorno anche i boia vennero giustiziati. Il Gran Khan riposa da 800 anni nella sua tomba inviolata, da qualche parte sotto le aride sabbie del deserto mongolo, con i suoi tesori e i suoi tappeti. Non sappiamo se un giorno gli archeologi riusciranno a trovare questa favolosa capsula del tempo, anche perché gli attuali mongoli si oppongono. Se un giorno accadrà, è molto probabile che scavatori e studiosi troveranno i tappeti pressoché intatti e naturalmente conservati, questo grazie al favorevole clima (caldo secco e freddo secco) e alle sabbie del posto che per proprieta non sono dissimili ad altri fortunati luoghi di ritrovamenti tessili avvenuti nei deserti egiziani e iracheni.
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