“Sed fugit interea fugit irreparabile tempus”
Virgilio
Monumento funebre di papa Alessandro VII, Basilica di San Pietro, Roma
Fastoso e superbo capolavoro di arte scultorea barocca, fu disegnato da un ormai anziano Gian Lorenzo Bernini che lo realizzò avvalendosi dei suoi più stretti capolavori. Si colloca nell’ambulacro superiore della Basilica oltre il transetto di sinistra, al di sopra di una porta laterale che si apre verso l’esterno della Città del Vaticano. Papa Alessandro VII espresse il desiderio di essere sepolto in posizione più prossima possibile alla tomba di San Pietro, i cui resti sono tradizionalmente custoditi nella necropoli sotterranea, in corrispondenza dell’imponente baldacchino realizzato sempre dal Bernini. Per questo motivo fu scelto di collocare il cenotafio nell’unico spazio, prossimo alla struttura, che fosse modificabile per poterlo accogliere. Papa Alessandro VII, nato Fabio Chigi, fu un illustre mecenate che contribuì in modo determinante al rinnovamento architettonico e urbanistico di Roma. Eletto pontefice nell’aprile del 1655 commissionò, solo cinque mesi dopo, il proprio monumento funebre al fidato Bernini. Il papa non ebbe però modo di vedere ultimato il cenotafio poiché alla propria morte, sopraggiunta a causa di una grave calcolosi renale all’epoca chiamata “mal della pietra”, i lavori non furono ancora nemmeno iniziati. Il monumento venne infatti realizzato tra il 1672, durante il pontificato di Clemente X, ed il 1678, anno in cui sulla cattedra di San Pietro sedeva Innocenzo XI. In questa straordinaria opera, che a pieno diritto può ritenersi tra le massime espressioni del virtuosismo del Bernini, il pontefice anziché in trono è insolitamente raffigurato inginocchiato in raccoglimento e preghiera con la tiara poggiata al suo fianco. La statua, all’apice del monumento, è posta su di un basamento in marmo verde. Sotto di esso prende forma un ampio e sontuoso drappo rosso in diaspro siciliano tra le cui pieghe, con il teschio ancora seminascosto, si erge divincolandosi con forza un’impressionante morte alata in bronzo dorato che innalza una clessidra, simbolo del lento ma inesorabile trascorrere del tempo. Ai lati spiccano quattro figure femminili, allegorie delle virtù del pontefice, realizzate in marmo candido. In primo piano la Carità, con lo sguardo rivolto verso il papa, tiene amorevolmente in braccio un bambino, la Verità con il piede sinistro poggiato sul globo terrestre; in secondo piano, semi nascoste, la Prudenza e la Giustizia. Si noti che l’alluce del piede della Verità poggia su di una spina posizionata proprio in corrispondenza dell’Inghilterra, a rappresentare la sofferenza del pontefice di fronte alla diffusione e al consolidamento della chiesa anglicana. Nel suo insieme il cenotafio si delinea come un’imponente cornice della porta lignea. L’architrave risulta completamente coperta e inglobata dal drappo marmoreo tanto che la porta, aprendosi verso l’esterno catturandone la luminosità, diventa simbolicamente la soglia di passaggio verso il mondo ultraterreno. La rifinitura del volto del pontefice è l’unico contributo materialmente lasciato dal Bernini in questo eccezionale monumento che da secoli cattura l’ammirazione di fedeli e semplici visitatori della grande Basilica romana.
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