"Lavoro tanto perché i soldi mi servono per darli a chi ha bisogno".
Accursio Miraglia, siciliano di Sciacca, mette su un'industria di pesce salato. Poi una rappresentanza di ferro e metalli, una gioielleria, è amministratore del teatro cittadino e infine presidente dell’ospedale.
Ogni sera, si occupa di insegnare a leggere e scrivere ai braccianti, agli analfabeti. Distribuisce gran parte dei guadagni agli orfani e ai poveri.
Cattolico tenacemente impegnato nel sociale, comunista, dapprima imprenditore e poi artefice della prima Camera del Lavoro, crede in una Sicilia onesta e solidale, dalla parte di chi ha bisogno.
Nel mirino della mafia e di interessi occulti, sa di rischiare la vita.
Alla moglie, preoccupata, risponde: "Lo so che ho figli, ma devo pensare anche a tante altre persone che hanno bisogno di me".
Dice, anche: "Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio".
Viene ucciso a colpi di pistola una sera fuori l'uscio di casa. La sua vicenda ispira Sciascia ne "Il giorno della civetta".
È il 4 gennaio, nel 1947.
Un giorno remoto, lontano.
Eppure a Sciacca ancora oggi, quando fai il nome di Miraglia, i vecchi contadini piangono per lui".
Grazie a David Sassoli per averlo ricordato con queste bellissime parole.
Leonardo Cecchi
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