LE MANI DELLA MAFIA CINESE SU MILANO - USURA, DROGA, PROSTITUZIONE, RICICLAGGIO, CON LA COMPARSA DEI FRATELLI CAI LA CRIMINALITA’ ASIATICA HA FATTO UN SALTO DI QUALITA’ SOTTO LA MADONNINA - I SERVIZI DI MONEY TRANSFER, IL SISTEMA PER RICICLARE DENARO E "LE CHIAVI DEL CIELO", IL PIU' COMPLETO DATABASE DELLA COMUNITA' CINESE IN ITALIA DI CUI HANNO PRESO IL CONTROLLO - QUEI LEGAMI CON LA 'NDRANGHETA E LA TRUFFA AL CINAMERCATO DI MUGGIO'...
ntonio Talia per l'Espresso
Dalla
seconda metà degli Anni Novanta, quando a Firenze scatta l'operazione
"Gladioli Rossi", nessuna procura italiana è mai riuscita a provare
l'esistenza di una vera mafia cinese con caratteristiche simili alle
organizzazioni italiane.
Le Triadi, le
antiche società segrete come la 14K, l'Unione dei Bambù o la
Wo-Shing-Wo, con i loro rituali a base di bastoncini d'incenso, le
trentasei regole di condotta e le rigide gerarchie di ruoli con nomi
suggestivi come "Placca di Ferro" e "Sandali di Paglia", rimangono
confinate a Hong Kong, a Taiwan, al Sudest asiatico e ai film di John
Woo.
Tuttavia,
prima e dopo la comparsa sulla scena dei fratelli Cai, alcuni eventi
scollegati tra loro suggeriscono che sotto la Chinatown di Milano si
stia agitando qualcuno, o qualcosa, che forse non sarà una struttura con
capacità organizzative, ma costituisce quantomeno una mentalità, uno
stato diffuso capace di proiettare gli schemi criminali su un piano ben
superiore rispetto ai racket di strada.
I
segnali si moltiplicano, come note a margine della cronaca cittadina.
La mattina del 6 agosto 2013 gli automobilisti in transito su viale Mac
Mahon assistono increduli alla scena che si sta svolgendo al primo piano
di un grosso palazzo grigio: tre ragazze cinesi completamente nude si
calano da un balcone, ondeggiano nel vuoto, riescono a planare sul
marciapiede e fuggono verso una farmacia. Hanno ancora mani e piedi
parzialmente legati, raccontano di un sequestro durato ventiquattr'ore,
dopo che qualcuno le aveva attirate in un appartamento con la scusa di
un lavoro. La Squadra Mobile sospetta che il rapimento delle tre vada
inquadrato nella contesa sotterranea tra gruppi rivali attivi nello
sfruttamento della prostituzione.
Questo
stato diffuso si intuisce dietro l'irruzione della polizia in un
appartamento di via Settembrini nell'ottobre 2019, quando gli agenti
vengono aggrediti dalla coppia Wang Lei e Sun Yongping: i due nascondono
una quarantina di passaporti giapponesi, singaporiani, malesi, di Hong
Kong e di Macao, tutti documenti falsi prodotti e rivenduti a cittadini
cinesi ricercati dalle autorità italiane.
Forse
si percepisce anche nel caso della bisca clandestina scoperta a pochi
chilometri da Chinatown nel febbraio dello stesso anno, quando diversi
giocatori scompaiono prima della retata, mentre al tavolo da mah-jong
rimangono ammanettati tre uomini e una donna. Vicino alle tessere del
gioco e alla posta da oltre cinquantamila euro in contanti gli agenti
trovano trenta stecche di sigarette cinesi e cinque grammi di shaboo;
gli scommettitori sedevano al tavolo da ore, fumando i cristalli di
metamfetamina per rimanere svegli e non interrompere la partita.
Oppure
si potrebbe celare dietro gli incendi dolosi che tra il 2010 e il 2014
devastano almeno tre attività cinesi - un bar e due grossi magazzini -
tra Milano e Monza. O più probabilmente dietro le attività di quelli che
in alcune zone della Cina vengono chiamati "i mangia-pelle", usurai
come i cinque arrestati nel gennaio 2014, due uomini e tre donne che da
un appartamento nei pressi di via Paolo Sarpi garantivano prestiti a un
tasso del 10% settimanale a centinaia di connazionali, frequentatori
abituali dei casinò di Montecampione e Mendrisio. La banda di strozzini
minacciava di morte e picchiava i ritardatari, per poi reinvestire le
centinaia di migliaia di euro strappate ai giocatori d'azzardo in bar di
Lambrate e attività di import-export nello Zhejiang.
Alcuni
di questi fili tesi attraverso il quartiere, e molti altri che
avviluppano la comunità, convergono su due indirizzi precisi, entrambi
nel cuore di Chinatown. Sorgono al numero 14 di via Giordano Bruno e al
20 di via Paolo Sarpi e sono il quartier generale di Money 2 Money, un
servizio di money transfer di proprietà di Cai Cheng Qiu e Cai
Chengchun, due fratelli che controllano già numerose attività nel
settore tessile, nella logistica e nella ristorazione, e adesso hanno
deciso di lanciarsi nelle telecomunicazioni.
Un
membro dell'organizzazione definisce i database nascosti nei server
della Money 2 Money "le chiavi del cielo"; per la Guardia di Finanza,
negli anni tra il 2006 e il 2015, la Money 2 Money è la base da cui
parte un colossale sistema per riciclare denaro proveniente da ogni tipo
di affare illecito: «Quando abbiamo iniziato a sorvegliarli, prima
attraverso attività sul campo e poi anche con mezzi informatici, ci
siamo resi conto subito che non erano normali money transfer dedicati al
pubblico. Aprivano solo su appuntamento, fuori dagli orari di ufficio,
spesso di notte, un po' per sincronizzarsi sul fuso orario cinese e un
po' per non attirare troppo l'attenzione. I centri Money 2 Money erano
una specie di circolo privato, ricevevano solo individui che poi abbiamo
identificato come teste di legno di personaggi molto più potenti e
riservati», racconta un ufficiale della Guardia di Finanza che ha
seguito il caso.
Tra
le figure che arrivano in via Giordano Bruno e in via Paolo Sarpi alle
ore più impensate ci sono i prestanome di gente come Qi Yudong, 36 anni,
che verrà arrestata e condannata per sfruttamento della prostituzione:
la donna dello Zhejiang controllava numerosi centri massaggi tra Milano e
Firenze, con ragazze che giravano in continuazione tra una sede e
l'altra, offrendo servizi sessuali per somme tra i 30 e i 120 euro.
Oppure i referenti di faccendieri come Zheng Ming Xin, fermato al porto
di Livorno con un carico da quasi mezzo milione di euro di prodotti Dior
e Gucci contraffatti.
Alcuni
dei clienti vengono identificati come individui lambiti dalla vecchia
Operazione Gladioli Rossi, personaggi che potrebbero essere coinvolti
nella produzione e nello spaccio di shaboo, la droga sintetica che a
Milano si è diffusa ben oltre la comunità cinese, ormai da anni. Altri
sono legati a Song Zhicai, protagonista di una rocambolesca fuga dalla
Cina, dove era ricercato per appropriazione indebita, e autore della
clamorosa truffa del CinaMercato di Muggiò; una storia che - come
scopriremo più avanti - coinvolge anche il boss della 'ndrangheta Rocco
Cristello.
Ma
cosa sono davvero "Le Chiavi del Cielo"? Si tratta, semplicemente, del
più completo database della comunità cinese in Italia, di cui i fratelli
Cai hanno preso il controllo attraverso le schede SIM Tian Tian, "Cielo
Cielo", ricaricabili che garantivano tariffe stracciate per le
telefonate da e verso la Cina.
Solo tra il
2006 e il 2010, dicono gli inquirenti, ogni cittadino cinese sul
territorio italiano in possesso di una scheda Tian Tian potrebbe aver
versato a sua insaputa milioni di euro su conti correnti domiciliati
nello Zhejiang o nello Hubei, tutto grazie a un click dei fratelli Cai,
che si erano impadroniti della sua identità. Nei quattro anni di
attività più intensa la somma riciclata attraverso "le Chiavi del Cielo"
raggiunge la stellare cifra di quattro miliardi e
quattrocentosessantamilioni di euro, ma il denaro potrebbe essere ancora
di più, visto che Cai Cheng Qiu e Cai Chengchun saranno arrestati solo
nel 2015.
In Cina le porte delle case
tradizionali hanno forme tondeggianti per impedire l'ingresso degli
spiriti, che secondo la tradizione possono muoversi solo in linea retta.
Gli account-fantasma dei fratelli Cai, però, identità spettrali
costruite sul web, sono riusciti ad arrivare ovunque.
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/mani-mafia-cinese-milano-usura-droga-prostituzione-282529.htm
Giordani71
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