“NEGLI ULTIMI ANNI MPS CI E’ COSTATA 17 MILIARDI” - BELPIETRO: “È LA SOMMA DI QUANTO HA SPESO LO STATO PER EVITARE CHE IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA FALLISSE E TRASCINASSE CON SÉ MEZZO ESTABLISHMENT DEL PARTITO DEMOCRATICO, FACENDO PERDERE AI COMPAGNI IL CONTROLLO SULLA ROSSISSIMA TOSCANA. IL TESORO, CHE DI MPS POSSIEDE IL 68,24 PER CENTO DEL CAPITALE, A OGGI HA PERSO 4,5 MILIARDI, OVVERO L'85 PER CENTO DEI 5,4 MILIARDI INVESTITI NEL 2017. A DECIDERE L'OPERAZIONE, FURONO GENTILONI E PADOAN. E POI…”
Maurizio Belpietro per “la Verità”
Quanto sono costate agli italiani le campagne elettorali e clientelari del Pd? Beh, diciamo che solo negli ultimi anni non siamo molto lontani dai 17 miliardi. La cifra vi stupisce? Ma è solo la somma di quanto ha speso lo Stato per evitare che il Monte dei Paschi di Siena fallisse e trascinasse con sé mezzo establishment del Partito democratico, facendo perdere ai compagni il controllo sulla rossissima Toscana.
La banca senese è sempre stata la cassaforte della regione e i vertici dell'istituto, ovviamente di sinistra, per decenni hanno contribuito a tenere in vita una macchina del consenso, oltre che finanziare le attività della zona. Così è stato conservato il potere, prima del Pci, poi del Pds-Ds e infine del Pd. Ma ora siamo alla resa dei conti e il saldo dell'ultimo quinquennio fa appunto circa 17 miliardi: mica male per un partito che ogni giorno si presenta agli elettori come il custode del rigore economico.Ma andiamo con ordine.
Nel 2017, quando già il bubbone di Mps era scoppiato da un pezzo, costringendo alle dimissioni Giuseppe Mussari, ossia il presidente voluto da Massimo D'Alema, e quando i tentativi di piazzare il banco nelle mani di Jp Morgan, come voleva Matteo Renzi, erano naufragati, al governo toccò mettere mano al portafogli. All'epoca, tanto per chiarire le responsabilità, a Palazzo Chigi c'era Paolo Gentiloni e al ministero dell'Economia Pier Carlo Padoan. In totale, vennero spesi 5,4 miliardi: 3,85 per iniettare mezzi freschi in una banca che aveva dilapidato il patrimonio e 1,5 per comprare le azioni dell'istituto che erano state assegnate ai titolari di obbligazioni subordinate della banca senese.
Così, a differenza di ciò che accadde con Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Etruria e via fallendo, a pagare non furono i risparmiatori, ma lo Stato, cioè tutti gli italiani, perché il Pd non si poteva permettere una bancarotta, per di più a pochi mesi dalle elezioni. Tanto per capire come sia stato redditizio l'investimento, basti dire che nel 2017 il Tesoro pagò le azioni circa 7 euro l'una e oggi quei titoli valgono 1,17 euro.
Dunque il Tesoro, che di Mps possiede il 68,24 per cento del capitale, a oggi ha perso 4,5 miliardi, ovvero l'85 per cento di ciò che aveva investito. A decidere l'operazione, come detto, furono Gentiloni e Padoan, il quale poi si candidò proprio nel collegio di Siena, vincendo la competizione. Dunque, si può dire che la sola elezione di Padoan al Senato, ovviamente nelle liste del Pd, è costata al contribuente la bella cifra di 4,5 miliardi, all'incirca 75 euro a testa, neonati compresi.Non è finita.
I soldi gettati nel calderone di Mps, com' era ovvio, non sono bastati, anche perché la ristrutturazione del banco avrebbe richiesto un'opera generale di pulizia che contrastava con gli interessi del territorio. Dunque, i problemi, insieme con i crediti deteriorati, si sono trascinati fino a oggi. E così riecco lo Stato, cioè noi, a dover di nuovo mettere mano al portafogli.
Ma questa volta la cifra rischia di essere più grande, perché per far sposare Mps con Unicredit bisogna offrire una discreta dote, in quanto nessuno si compra un debito senza contropartita. Risultato, se i contenziosi del Monte dei Paschi rimangono fuori dal perimetro dell'acquisizione, cioè restano a carico del Tesoro, bisogna calcolare 6 miliardi, a cui però poi serve aggiungerne altri 4 di crediti deteriorati, che non verranno trasferiti a Unicredit, ma rimarranno in capo allo Stato. In pratica, la dote implicita per indurre Unicredit a prendersi una zitella che nessuno vuole arriva a 10 miliardi, che sommati ai 4,5 di perdita sul capitale, sfiorano già i 15. Basta e avanza?
No, perché poi ci sono altri 2,4 miliardi di crediti fiscali che lo Stato regalerà a Unicredit per invogliare l'istituto guidato da Andrea Orcel a comprare Mps. Il totale sfiora dunque i 17 miliardi. E al momento non sono calcolati i costi degli esuberi, cioè dei 6.000 dipendenti che dovranno essere prepensionati e che, lo diamo per scontato, lo saranno a carico dell'Inps e dunque sempre dello Stato.
Insomma, a fare due conti, non credo che si sia molto lontani dai 20 miliardi, senza contare le perdite dei risparmiatori e senza neppure addentrarci troppo sui valori dei crediti deteriorati che il Tesoro, tramite la sua controllata, paga più del mercato.In questo disastro finanziario, sulla scena del delitto si trovano come detto le impronte digitali della sinistra. Non solo per i danni del passato, con Mussari e compagni, ma anche per quelli del presente. Pier Carlo Padoan è colui che, dopo aver licenziato i vertici dell'istituto, ha tenuto a battesimo l'ingresso dello Stato nel capitale.
Ma poi si è candidato a Siena, incassando il bottino politico della più straordinaria operazione di voto di scambio che si sia mai vista, e dopo poco ha lasciato il Senato per la presidenza di Unicredit. Oggi, in pratica, Padoan è a capo della banca che comprerà Mps a spese dello Stato. C'è di più? Dove si vuole candidare Enrico Letta per entrare in Parlamento e trovare un lavoro oltre che uno stipendio? Ma è ovvio: a Siena.Risultato, il Pd ogni volta passa all'incasso e gli italiani ogni volta pagano.
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-ultimi-anni-mps-ci-rsquo-costata-17-miliardi-rdquo-278352.htm
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