SALVINI-RAZZI, IN MISSIONE (PER CONTO DI CHI?) IN COREA DEL NORD: COME MINIMO ADESSO CI SGANCIANO UNA ATOMICA CONTRO - RAZZI SU KIM JONG UN: "UN MODERATO, PORTA DEMOCRAZIA. LA COREA DEL NORD È UNA SORTA DI SVIZZERA"
Una sorta di viaggio-studi per Salvini, perché in pochi sul pianeta - a parte forse il Pentagono o la Cia - conoscono come Razzi quel paradiso dei diritti umani in mano a Kim Jong-un, che dovrebbe avere 30 o 31 anni (popolo riservato i nordcoreani), che ha fatto del Paese uno dei regimi più feroci e isolazionisti al mondo….
Francesco Alberti per Corriere.it
Difficile imbattersi in un Matteo Salvini così calato nella parte. Non fosse per quel completino che fa tanto caffelatte, si direbbe che il quarantunenne segretario della Lega abbia davvero preso sul serio quella che lui stesso, prima di partire dall’Italia qualche giorno fa, ha definito su Facebook «missione in Corea del Nord», oltre che in Cina. Missione per conto di chi, non si sa. Si sa però che il capo della Lega è in ottima e solida compagnia a Pyongyang e dintorni.
Con lui, nel ruolo di grande sherpa della diplomazia, nonché leader indiscusso dell’Associazione parlamentare d’amicizia Italia-Corea del Nord (sì, esiste anche questa), il vulcanico e indimenticato senatore Antonio Razzi, 66 anni, che con Scilipoti (ricordate il gruppo dei Responsabili?) riempì di folclore e veleni la passata legislatura passando dal centrosinistra a Berlusconi.
Una sorta di viaggio-studi per Salvini, perché in pochi sul pianeta - a parte forse il Pentagono o la Cia - conoscono come Razzi quel paradiso dei diritti umani che si estende a nord del 38° parallelo sotto la guida del più giovane capo di Stato del mondo, Kim Jong-un, che dovrebbe avere 30 o 31 anni (popolo riservato i nordcoreani), ma che in ogni caso pare aver imparato benissimo la lezione del padre Kim Jong-il che ha fatto del Paese uno dei regimi più feroci e isolazionisti al mondo.
Così almeno sostengono Amnesty International, Human Rights e una decina di altre centrali. Non però Razzi, irriducibile nel sostenere che «la Corea del Nord è una sorta di Svizzera», «Kim Jong-un un moderato» e «un giorno le due Coree si parleranno», così lui magari si ritaglierà una nomination al Nobel per la pace.
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Ieri, un’agenzia nordcoreana ci ha informato che la coppia Salvini-Razzi, dopo la solenne foto di rito, ha consegnato a Kim Yong Nam, presidente della Suprema assemblea, una lettera destinata al leader massimo, Kim Jong-un. Totale riserbo sul contenuto.
Lo stesso Razzi, raggiunto telefonicamente mentre raggiungeva la Cina, è stato insolitamente avaro di parole: «Io e Salvini? Abbiamo fatto grandi cose!! Ma ora non posso dire, racconterò tutto al ritorno...». L’attesa è grande per le ricadute che «la lezione di Pyongyang» avrà sulle future strategie della Lega nostrana. Di sicuro le avrà su Salvini, che fino all’altro ieri, quando si arrabbiava con qualche avversario (fosse la Boldrini o la sinistra), tuonava: «Questa è roba da Corea del Nord!».
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