11 Marzo 2013
Un archivio da un miliardo di utenti
1 miliardo di utenti, oltre 1 miliardo di pagine visitate al mese, tra
120 e 130 contatti per utente, 90 azioni mensili per amico, per circa
11.000 azioni realizzate nel proprio gruppo di riferimento. Questi sono i
numeri che quotidianamente macina EdgeRank,
l'algoritmo di Facebook che determina la visibilità di un “post” sul
Wall, assegnando un valore ad ogni interazione tra ricevente e mittente
del messaggio sulla base di 3 elementi: affinità, rilevanza, tempo. È
EdgeRank che decide cosa vediamo su Facebook (perché vedo sempre i post
di Tizio e non quelli di Caio?), ma anche come e con chi comunichiamo.
Non è altro che un algoritmo di classificazione di contatti sociali!
Facebook è il gestore del più grande archivio del mondo, e comprende
circa un settimo della popolazione. Gli utenti forniscono i loro dati
spontaneamente, sapendo che è il prezzo da pagare per poter usufruire
gratuitamente del social network.
I dati sono raccolti
durante la navigazione su Facebook, ma anche su tutti i siti che
sfoggiano gli onnipresenti bottoni (like, share), ma anche da affiliati,
inserzionisti e clienti di Facebook.
I dati sono utilizzati per confezionare gli avvisi pubblicitari personalizzati che vediamo ai lati della pagina Facebook.
O forse no?
Da Facemash a Facebook
Facebook nasce nel 2003 quando Mark Zuckerberg frequentava Harvard.
All'epoca si chiamava Facemash, e comparava due persone alla volta
recuperandone foto e dati dal database delle università (vota la ragazza
più carina). Zuckerberg fu accusato di violazione della privacy e dei
diritti d'autore, e il sito chiuso. Le accuse furono poi ritirate.
Dall'ampliamento di quel progetto nasce poi Facebook, uno strumento
sociale esteso prima alle università americane, poi a tutto il mondo.
Nel 2004 la società fissa la sua sede a Palo Alto, in California. Già
allora il software riceveva forti critiche: Facebook isola la gente al
suo posto di lavoro, Facebook incoraggia ad avere molti “amici”
privilegiando la quantità alla qualità, Facebook alimenta il nostro
narcisismo... ma soprattutto Facebook è lo strumento dei venture
capitalist. Come PayPal, non è altro che un esperimento sociale
espressione di un libertarismo neoconservatore: su Facebook puoi essere
chi vuoi tu, purché accetti di vendere te stesso alle multinazionali.
Infatti, il primo investitore di Facebook, con mezzo milione di dollari, è il cofondatore di PayPal, Peter Thiel. E chi è Peter Thiel?
Nato a Francoforte, laureato in filosofia a Stanford, membro del
consiglio direttivo di Facebook, considerato uno dei gestori di hedge
fund più abile al mondo, tramite la sua azienda finanziaria Founders
Fund influenza l'intera Silicon Valley. Più di un capitalista
intelligente e avido lo si può considerare un attivista neocon. Sostiene
che il “multiculturalismo” ha ridotto le libertà degli individui, è
fondatore di un giornale di destra, nonché membro di TheVanguard, un
gruppo di pressione conservatore che opera sul web in contrapposizione a
MoveOn.org, altro gruppo di pressione ma di tendenze liberali.
TheVanguard è una comunità online di americani che credono nel libero
mercato e lo Stato ridotto ai minimi termini. Il suo scopo è promuovere
politiche per rimodellare l'America e il mondo.
L'idea di Thiel è che si possono trovare valori nei contatti sociali, e
per questo occorre ampliarli andando oltre i confini nazionali. Quindi
fonda PayPal e poi investe in Facebook. La domanda è: si possono creare
comunità sociali transnazionali? Per altri, invece: si possono fare
soldi con l'amicizia?
Facebook è l'ideale, sostanzialmente non fa nulla ma si limita a mediare
i rapporti sociali. La teoria secondo la quale gli esseri umani tendono
a muoversi in gruppo, come greggi di pecore, fa il resto.
Internet incarna il sogno di ogni neocon, spezza i confini nazionali
consentendo di aggirarne i limiti (e quindi le leggi): paradisi fiscali,
globalizzazione, accesso contemporaneamente ai mercati di tutto il
mondo, capacità di spostare soldi da una parte all'altra del mondo con
un click, impossibilità per i governi di un controllo effettivo sulle
aziende transnazionali, e di imporre loro delle restrizioni legali.
Nessuna rivoluzione proletaria, nessun assalto alle banche può avere un qualche risultato se i soldi sono tutti alle Cayman!
Thiel è anche membro del gruppo Bilderberg,
dove inoltre troviamo il fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, ed Erich
Schmidt, presidente del consiglio di sicurezza di Google, Bill Gates,
presidente di Microsoft, e Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon, e
Chris Hughes, altro fondatore di Facebook.
Nel Bilderberg, una congregazione che annovera rappresentanti del mondo
della finanza, della politica e dei media, che si riunisce una volta
l'anno per discutere dei problemi del mondo, siede anche Alexander Karp,
Ceo di Palantir Technologies, azienda della quale Thiel è il principale
investitore nonché direttore.
Il braccio della CIA
Scorrendo l'elenco degli altri investitori di Facebook notiamo la Greylock Partners. Uno dei soci della Greylock è Howard Cox,
il quale lavorava nel Ministero della Difesa Usa e per un certo periodo
è stato nel Business Board del Pentagono. Inoltre è membro del
consiglio della In-Q-Tel.
La In-Q-Tel, un nome decisamente sconosciuto ai più, è il braccio imprenditoriale della CIA.
Fondata dall'Agenzia americana nel 1999 per evitare la burocrazia degli
appalti pubblici, agisce sotto forma di suo investitore, così i servizi
segreti possono gestire l'outsourcing per la ricerca.
La In-Q-Tel consente alla CIA di tenersi al passo con i tempi dal punto
di vista tecnologico, senza dover assumere uno stuolo di scienziati.
Molti di noi usano tutti i giorni uno dei prodotti nei quali ha
investito la In-Q-Tel, cioè il software della Keyhole Inc.,
e che noi oggi conosciamo come Google Earth. Google acquisì la Keyhole
nel 2004, e per un certo periodo la CIA, tramite In-Q-Tel, ha posseduto
azioni di Google per un totale di 2,2 miliardi di dollari.
In una brochure della In-Q-Tel leggiamo: “governments
are increasingly finding that monitoring social media is an essential
component in keeping track of erupting political movements, crises,
epidemics, and disasters, not to mention general global trends”. Si
tratta di tenere d'occhio le idee che sono più condivise in rete per
anticipare il sorgere di movimenti politici. Bisogna trovarsi pronti
prima di un altro Occupy!
È l'ennesima teoria della cospirazione mondiale? Nulla di tutto ciò. Non diremo che Facebook fu un'operazione della Cia
né che Zuckerberg è un agente dell'agenzia americana. In rete ci sono
numerosi articoli che mettono alla berlina questa tesi, ma il punto è
che ridendone non si coglie il nucleo del problema. Gli intrecci tra le
società che operano in rete e che di fatto la controllano, la
gestiscono, la plasmano, sono molto più forti di quanto si creda: sempre
le stesse società e gli stessi uomini! E mentre l'Operazione Overlord
diventa satira online, viene messa da parte la domanda fondamentale: che fine fanno i dati degli utenti?
I dati sono tutti lì, li immettiamo noi, spesso inconsapevolmente,
vengono raccolti e possono essere facilmente girati anche ai governi. In
molti casi già avviene. Però sono tanti, troppi, e difficili da
coordinare. Ciò che realmente manca è lo strumento con cui relazionare
l'enorme quantità di informazioni e trarne qualche utilità, oltre che a
fini di pubblicità personalizzata.
O forse no?
Fallen Hero
Febbraio 2011. L'agente speciale dell'ufficio immigrazione (ICE) Jaime Zapata viene ucciso
dai membri di un cartello della droga. Nelle ore successive gli alti
funzionari dell'amministrazione Usa vanno in fibrillazione. Sono
letteralmente incazzati per l'omicidio deliberato di un agente federale;
e vogliono vendetta!
I federali avevano già una enorme quantità di informazioni sui cartelli
della droga, i loro uomini, i meccanismi di finanziamento e le rotte di
contrabbando: dossier, relazioni, video di sorveglianza,
intercettazioni, footage da droni. Informazioni non coordinate e quindi
scarsamente utili. Qualcuno suggerisce di rivolgersi ad una software
house della California. I risultati sono sorprendenti, il software
consente di individuare tutte le connessioni possibili tra gli individui
e le varie organizzazioni. Un lavoro di indagine minuzioso che avrebbe
richiesto mesi, forse anni, se eseguito nella maniera tradizionale.
L'Operazione Fallen Hero porta all'arresto di 676 persone, compreso i
sospettati dell'omicidio di Zapata, e al sequestro di 500 chili di
cocaina e una notevole quantità di armi.
Nel caso citato e in altri simili il comune denominatore è il
software. Il suo utilizzo in genere rimane segreto, ma in qualche raro
caso le informazioni si fanno strada verso il pubblico. Così sappiamo
che nel 2010 è stato usato in un'operazione di spionaggio in Canada, per
coordinare gli aiuti durante l'uragano Sandy,
per svelare abusi sui minori, ed anche in casi di rapimento. In
Afghanistan gli USA lo utilizzano per le operazioni speciali, e ha
contribuito alla cattura di Bin Laden.
Quel software è prodotto da Palantir Technologies.
La pietra veggente
La sede di Palantir Technologies,
a 10 minuti da quella di Facebook, si trova a Palo Alto, ed è
conosciuta come The Shire (La contea), l'ufficio in Virginia è
Rivendell, la casa degli elfi. Il Palantir è la pietra veggente de “Il
signore degli anelli”, una sfera dall'apparenza di cristallo che
permette a chi la osserva di comunicare a grande distanza. Il suo nome
vuol dire: coloro che sorvegliano da lontano. Tutti riferimenti alla
mitologia di Tolkien.
Il software Palantir risolve il problema fondamentale dell'intelligence.
CIA e FBI possono avere diversi database con peculiarità proprie: dati
finanziari, campioni di DNA e di suoni, video, mappe, intercettazioni.
Poi ci sono i tantissimi dati che vengono raccolti da internet. Per
rendere coerenti questa enorme quantità di informazioni occorrerebbero
anni. Il software Palantir, invece, accedendo a tutti i database, riesce
in poco tempo ad estrarre tutti i dati che hanno una correlazione tra
di loro. La tecnologia Palantir trasforma discariche di dati in miniere
d'oro!
Palantir
Palantir in realtà nasce quale strumento antifrode. Poiché PayPal
attirava molti criminali che utilizzavano il servizio per riciclaggio di
denaro o frodi, Peter Thiel, il cofondatore di PayPal, investì nella
realizzazione di un software in grado di verificare le transazioni
sospette.
Dopo l'acquisizione di PayPal da parte di Ebay, Thiel si portò dietro quel software, e costituì la società Palantir nel 2004.
Palantir Technologies nasce con l'apporto di importanti esperti di
sicurezza nazionale, come John Poindexter, ex consigliere per la
sicurezza nazionale di Ronald Reagan, il quale suggerì un approccio
diverso: invece di estrarre dati dai soli database governativi non era
meglio attingere anche a quelli privati? Transazioni, carte di credito,
mail, tabulati telefonici... una enorme quantità di dati presenti in
rete che aspettano solo di essere raccolti!
La mission di Palantir, spiega il Ceo Alexander Karp, è quella di lavorare insieme per creare un mondo migliore: il nostro lavoro salva delle vite, consente la cattura dei criminali, protegge i diritti dei cittadini.
Il diritto alla libertà di parola e il diritto alla privacy sono fondamentali per una democrazia viva. Fin dalla sua nascita, Palantir Technologies ha sostenuto questi ideali e ha dimostrato un impegno per la compilazione del software che protegge la privacy e le libertà civili.
Queste le “belle” parole del Ceo di Palantir, peccato che fossero in calce alle scuse per aver avuto un ruolo nel progetto di attacco a Wikileaks. Un Pdf rubato e reso pubblico da Wikileaks mostra appunto il logo di Palantir su un progetto nato da una proposta di Bank of America, e Palantir più che un difensore dei diritti umani ne esce come una sorta di mercenario digitale.
Come il Palantir di Tolkien può servire sia per il bene che il male,
molti dicono lo stesso del software di data mining della società
californiana: tutto dipende da chi tiene il Palantir, tutto dipende da
chi usa il software di sorveglianza digitale.
Karp sostiene che Palantir ha sviluppato anche un sofisticato sistema di
protezione della privacy, per garantire un accesso controllato ai dati.
E ha anche creato un Consiglio per la privacy e le libertà civili
all'interno dell'azienda. Ma è difficile credere che gli enti
governativi, come la NSA, siano soggetti a limitazioni del genere. In
realtà il sistema è strettamente legato al nulla osta di sicurezza
governativo, solo chi è autorizzato può leggere determinati dati. Ma al
vertice c'è sempre chi può leggere tutto.
Il punto è che Palantir nasce con uno scopo preciso, fornire agli
Stati Uniti il più sofisticato strumento di controllo per impedire un
nuovo 9/11. Ed è quello che sta facendo al meglio, analizzando database
governativi e privati. Compreso quelli della multinazionali del web?
Attualmente Palantir ha come clienti: il dipartimento della Difesa Usa,
CIA, FBI, esercito, Marines, Aeronautica, dipartimenti di Polizia di New
York e Los Angeles, e un numero crescente di istituzioni finanziarie. Dopo Washington e Wall Street, Palantir si sta espandendo nella sanità,
nelle assicurazioni e nel biotech. In ogni settore sembra esserci un
possibile impiego del software Palantir. E adesso lo si utilizza anche
al di fuori degli Usa.
Londra, 2012. Il premier britannico Cameron annuncia i giochi olimpici con queste parole: “the eyes of the world will be on us”, gli occhi del mondo sono su di noi.
Uno di quegli occhi era Palantir!
https://www.valigiablu.it/facebook-connection-il-braccio-della-cia-e-la-sorveglianza-digitale/
Contrada71
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