"Non faccio io l'agenda di Musk e del presidente Mattarella. Se Starlink connette mezzo mondo non vedo perché la sinistra debba dire pregiudizialmente di no, perché è di Musk, quando si parla di sicurezza nazionale le simpatie e le antipatie dovrebbero uscire dal tavolo".
Matteo Salvini è quello che si riempie la bocca con “sovranità”, “difesa dell’Italia” e “mai sottomessi alle potenze straniere”.
Ma quando si tratta di delegare la sicurezza nazionale a un miliardario a guida di un intero dipartimento governativo negli USA, improvvisamente il sovranismo si scioglie come neve al sole.
“Non faccio io l’agenda di Musk”, dice lui.
E ci mancherebbe.
Però intanto è lì, a difendere a spada tratta l’idea di affidare le comunicazioni strategiche italiane alla sua azienda, come se non esistesse alcun rischio di dipendenza tecnologica e di conflitto di interessi. E come se Musk non fosse dedito a minacciare un giorno sì e l'altro pure chi ritiene nemico dei suoi interessi.
Il patriottismo, per questa gente, è solo marketing. Al momento giusto, la bandierina si piega al vento degli interessi economici. E chissà perché, il vento soffia sempre nella stessa direzione.
Abolizione del suffragio universale
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