COMBATTENTI PER NASCITA
La città di Sparta, nell’antica Grecia, era una superpotenza militare e i bambini venivano coinvolti fin dalla tenera età nella sua etica nazionale della guerra. C’era un gruppo di ispettori incaricato di esaminare le condizioni fisiche dei neonati maschi, e quelli giudicati inadatti venivano generalmente abbandonati su una collina vicino alla città. Gli altri, all’età di 7 anni, venivano portati via da casa e inseriti nell’“agoge”, un programma di addestramento militare di cui lo storico romano Plutarco, che scriveva nel I secolo d.C., ha raccontato il funzionamento: “L’allenamento era studiato per insegnare loro a obbedire agli ordini in maniera efficiente, sopportare la vita dura e trionfare in battaglia… Quando raggiungevano i dodici anni non venivano più fornite loro tuniche da indossare. Ricevevano un solo mantello all’anno, avevano la carne indurita e non si lavavano quasi mai”.
Tuttavia, nonostante questa educazione militare così precoce, Sparta non schierava in campo eserciti di bambini, che da un punto di vista meramente pratico non avrebbero avuto la forza sufficiente a maneggiare i pesanti armamenti dell’epoca. Le giovani reclute erano impiegate, invece, in compiti di supporto, come trasportare gli scudi e i giacigli dei guerrieri più anziani. Solo una volta raggiunti i 20 anni erano giudicati adatti a servire lo Stato in guerra.
CroStoria
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