Il progetto lo scrive a penna su un foglio e lo lascia lì.
'Tanto non andrete oltre il 5% di share, ma per Rai Tre va bene così' gli disse Guglielmi. E la puntata d’esordio fece un inaspettato 10%.
"Alla fine del primo anno facemmo più del 20% di media. Dopo quattro anni ci guardavamo imbronciati quando scendevamo sotto il 35% (cinque-sei milioni di telespettatori a settimana: più di “Domenica In” e di “Buona Domenica”, però messe assieme). Dovemmo traslocare da Rai Tre a Rai Due perché la “terza rete”, nell’ecosistema dei palinsesti Rai, non poteva permettersi un ascolto così esagerato.
Il resto furono divertimento, leggerezza, simpatia, allegria, la maniera mai vista prima (né credo dopo) di raccontare il calcio. Il regista Paolo Beldì guidava la nave - con criteri “artistici” rimasti storici - come un finto scimunito: ma non sbagliava mai nulla. E poi Idris, Takaide, Everardo, Suor Paola, Massimo Alfredo Giuseppe Maria, Van Wood, Don Lurio, l’allampanato Paolo Brosio liberatosi dai tram di Emilio Fede, le vette artistiche mai più raggiunte di Teo Teocoli e di Anna Marchesini….
Ho i miei ricordi: tanti. Immagino che anche chi legge ne avrà qualcuno
Fabio ed io lasciammo nel maggio del 2001 dopo le prime otto edizioni, lui per andare a Telemontecarlo, io per incompatibilità con chi aveva preso il suo posto. La nostra ultima puntata fece il 53%! Cioè la guardò mezza Italia! In quello studio non ci ho più rimesso piede: né nessuno mi ha mai più invitato".
Marino Bartoletti
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