(El Morya Luce della Coscienza – nucleo.elmorya@terra.com.br)
Traduzione di Angela Li Volsi - alivolsi@usp.br
Un bel giorno, sulla sponda di un lago tranquillo, si ritrovarono quattro fratelli: il Fuoco, l’Aria, l’Acqua e la Terra.
- Da quanto tempo non ci vediamo! - disse il Fuoco pieno di entusiasmo, secondo la sua natura
- È vero – disse l’Aria. Il nostro è un destino curioso. A furia di prestarci per costruire sempre piú forme, diventiamo schiavi della nostra opera e perdiamo la nostra libertà..
- Non ti lamentare – disse l’Acqua, perché stiamo obbedendo alla Legge, ed è un Divino Piacere servire il Creato. D’altra parte, non abbiamo perso la nostra libertà; tu corri da una parte all’altra, a tuo piacimento; il fratello Fuoco entra e esce dappertutto servendo la vita e la morte. Io faccio la stessa cosa.
- Ad ogni modo, sono io che dovrei lamentarmi – disse la Terra – dato che sono sempre immobile e, anche contro la mia volontà, giro ininterrottamente nello stesso spazio.
- Non sciupate la mia felicità nel rivederci – riprese il Fuoco – con discussioni superflue. È meglio festeggiare questi momenti in cui ci incontriamo fuori dalla forma.
Ognuno raccontò quello che aveva fatto durante la sua lunga assenza, le meraviglie che avevano costruito e distrutto. Ognuno si mostrò orgoglioso di essersi adoprato affinché la Vita si manifestasse attraverso forme sempre piú belle e perfette. Ma, in mezzo a tanta allegria, esisteva una nube: l’Uomo.
Come era ingrato! L’avevano costruito con i loro materiali piú puri e piú perfetti, e l’uomo ne abusava, perdendoli. Ebbero quasi voglia di togliergli la loro cooperazione e non lasciargli realizzare le sue esperienze nel piano fisico. Ma presto la nube si dissipò e tornò a regnare l’allegria fra i quattro fratelli. Quando giunse il momento di separarsi, pensarono di lasciare un ricordo che tramandasse nel tempo la felicità del loro incontro. Decisero di creare qualcosa di speciale, composto di frammenti di ognuno di loro armoniosamente riuniti, ma che fosse anche l’espressione delle loro differenze e indipendenza, e servisse da simbolo e esempio per l’uomo. Finalmente, riflettendosi nel lago, tutti e quattro dissero:
- E se costruissimo una pianta le cui radici si trovassero sul fondo del lago, lo stelo nell’acqua e le foglie e i fiori fuori di essa? - L’idea parve interessante. Io impiegherò le migliori forze delle mie viscere – disse la Terra – e alimenterò le sue radici. – Io vi metterò le migliori linfe dei miei seni – disse l’Acqua – e farò crescere il suo stelo – Io vi metterò le mie migliori brezze – disse l’Aria – e tonificherò la pianta. – Io userò tutto il mio calore – disse il Fuoco – per dare alle sue corolle i piú bei colori. Fibra su fibra furono costruite le radici, lo stelo, le foglie e i fiori. Il sole la benedisse e la pianta fece il suo ingresso nella flora regionale, accolta come una regina.
- Quando i quattro elementi si separarono, il Fior di Loto brillava sul lago nella sua bellezza immacolata, e serviva all’uomo come simbolo di purezza e perfezione umana. (RACCON TO BUDDISTA).
Il fior di loto è il simbolo dell’espansione spirituale, del sacro, del puro. La leggenda buddista ci narra un atto di espansione spirituale, che ogni essere umano può raggiungere servendosi delle energie creatrici che, unite, attenuano le loro differenze, per raggiungere l’Unità. Gli chakra, nel corpo Umano, sono rappresentati come fiori di loto.
Traduzione di Angela Li Volsi - alivolsi@usp.br
Un bel giorno, sulla sponda di un lago tranquillo, si ritrovarono quattro fratelli: il Fuoco, l’Aria, l’Acqua e la Terra.
- Da quanto tempo non ci vediamo! - disse il Fuoco pieno di entusiasmo, secondo la sua natura
- È vero – disse l’Aria. Il nostro è un destino curioso. A furia di prestarci per costruire sempre piú forme, diventiamo schiavi della nostra opera e perdiamo la nostra libertà..
- Non ti lamentare – disse l’Acqua, perché stiamo obbedendo alla Legge, ed è un Divino Piacere servire il Creato. D’altra parte, non abbiamo perso la nostra libertà; tu corri da una parte all’altra, a tuo piacimento; il fratello Fuoco entra e esce dappertutto servendo la vita e la morte. Io faccio la stessa cosa.
- Ad ogni modo, sono io che dovrei lamentarmi – disse la Terra – dato che sono sempre immobile e, anche contro la mia volontà, giro ininterrottamente nello stesso spazio.
- Non sciupate la mia felicità nel rivederci – riprese il Fuoco – con discussioni superflue. È meglio festeggiare questi momenti in cui ci incontriamo fuori dalla forma.
Ognuno raccontò quello che aveva fatto durante la sua lunga assenza, le meraviglie che avevano costruito e distrutto. Ognuno si mostrò orgoglioso di essersi adoprato affinché la Vita si manifestasse attraverso forme sempre piú belle e perfette. Ma, in mezzo a tanta allegria, esisteva una nube: l’Uomo.
Come era ingrato! L’avevano costruito con i loro materiali piú puri e piú perfetti, e l’uomo ne abusava, perdendoli. Ebbero quasi voglia di togliergli la loro cooperazione e non lasciargli realizzare le sue esperienze nel piano fisico. Ma presto la nube si dissipò e tornò a regnare l’allegria fra i quattro fratelli. Quando giunse il momento di separarsi, pensarono di lasciare un ricordo che tramandasse nel tempo la felicità del loro incontro. Decisero di creare qualcosa di speciale, composto di frammenti di ognuno di loro armoniosamente riuniti, ma che fosse anche l’espressione delle loro differenze e indipendenza, e servisse da simbolo e esempio per l’uomo. Finalmente, riflettendosi nel lago, tutti e quattro dissero:
- E se costruissimo una pianta le cui radici si trovassero sul fondo del lago, lo stelo nell’acqua e le foglie e i fiori fuori di essa? - L’idea parve interessante. Io impiegherò le migliori forze delle mie viscere – disse la Terra – e alimenterò le sue radici. – Io vi metterò le migliori linfe dei miei seni – disse l’Acqua – e farò crescere il suo stelo – Io vi metterò le mie migliori brezze – disse l’Aria – e tonificherò la pianta. – Io userò tutto il mio calore – disse il Fuoco – per dare alle sue corolle i piú bei colori. Fibra su fibra furono costruite le radici, lo stelo, le foglie e i fiori. Il sole la benedisse e la pianta fece il suo ingresso nella flora regionale, accolta come una regina.
- Quando i quattro elementi si separarono, il Fior di Loto brillava sul lago nella sua bellezza immacolata, e serviva all’uomo come simbolo di purezza e perfezione umana. (RACCON TO BUDDISTA).
Il fior di loto è il simbolo dell’espansione spirituale, del sacro, del puro. La leggenda buddista ci narra un atto di espansione spirituale, che ogni essere umano può raggiungere servendosi delle energie creatrici che, unite, attenuano le loro differenze, per raggiungere l’Unità. Gli chakra, nel corpo Umano, sono rappresentati come fiori di loto.
Francesco Ciaccia
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