lunedì 20 maggio 2013

fior di loto om ma ni pad me hum



Oṃ Maṇi Padme hum

Descrizione 

Letteralmente, il mantra può essere tradotto in «Salve o Gioiello nel fiore di Loto». Il suo significato è fortemente simbolico al di là della sua traduzione letterale, e viene raccomandato in tutte le situazioni di pericolo o di sofferenza, o per aiutare gli altri esseri senzienti in condizioni di dolore. Uno dei suoi significati più tenuti in considerazione è la collocazione del Gioiello, simbolo della bodhicitta, nel Loto, simbolo della coscienza umana. Ha altresì il potere di sviluppare la compassione, grande virtù contemplata dal Buddhismo.

  • Oṃ invoca la Natura di Buddha, l’energia pura come cristallo del corpo, della parola e della mente del Buddha dal mondo di pace e gioia esterne ed interne nella vita;
  • Mani in sanscrito significa «Gioiello» ed esprime l’energia maschile che, se purificata in beatitudine, aiuta a raggiungere il Corpo illusorio, ossia la trasformazione del corpo sottile nel corpo puro e astrale della divinità, fino a diventare per purificazione il Corpo della forma di Buddha;
  • Padme significa «loto» ed esprime l’energia femminile che, se purificata in pace, aiuta a raggiungere la chiara luce e infine il corpo di verità di un Buddha;
  • Hūṃ è la sillaba che riassume in sé ciò che il praticante è al presente e ciò che diventerà in futuro. Implica il ricevere senza chiedere, in un principio di felicità, al di là di un processo razionale. Indica la capacità di essere qui e ora e al tempo stesso d'immaginarsi in uno stato di vuoto, la capacità di dissolversi dal mondo per entrare in contatto con lo spazio.

Le sei sillabe sacre 

L' intero mantra è formato da una sequenza di sei sillabe sacre, yig-drug in lingua tibetana, che vengono pronunciate dal praticante profondamente concentrato sull' essenza del bodhisattva che sta per invocare. Queste sei sillabe sono accompagnate ad una settima, Hrīḥ, sillaba della compassione. Le sei sillabe sono relazionate con i sei Buddha che agiscono nei sei destini, ṣaḍ jagati in lingua sanscrita, e gro-ba rigs-drug in tibetano e vengono iconograficamente rappresentate con diversi colori simbolici.
Così Philippe Cornu ne riporta una delle simbologie:
Francesco Ciaccia

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