Cartoline Marks

 


Professional surfer and Olympic champion Caroline Marks made her SI Swimsuit debut in 2020. Now she joins the roster of incredible athletes featured in the 2025 issue releasing in May. Marks turned up the heat in Boca Raton and we can’t wait to see the rest of her photos.

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martedì 22 aprile 2025

LA RICONOSCETE DALLE TETTINE MIGNON O DAL “BOSCHETTO” IN FUORIGIOCO?

 

LA RICONOSCETE DALLE TETTINE MIGNON O DAL “BOSCHETTO” IN FUORIGIOCO? – LA BONISSIMA ATTRICE 35ENNE HA FINALMENTE SPOSATO LA COMPAGNA DOPO 6 ANNI DI FIDANZAMENTO – LE DUE HANNO CELEBRATO LE NOZZE IN UNA CERIMONIA MOLTO INTIMA A LOS ANGELES – L’ANNO SCORSO, L’ATTRICE AVEVA DICHIARATO CHE LEI E LA COMPAGNA AVEVANO CONGELATO GLI OVULI: “PIACEREBBE COSTRUIRE ANCHE UNA FAMIGLIA. NON ESCLUDIAMO NULLA…”

kristen stewart  

Estratto dell’articolo di Ilaria Perrotta per www.vanityfair.it

KRISTEN STEWART DYLAN MEYER

 

Kristen Stewart e Dylan Meyer si sono sposate. A lanciare lo scoop in esclusiva TMZ, ripreso poi anche dal Daily Mail. «L’attrice è ufficialmente una donna sposata. Lei e la sua fidanzata sono convolate a nozze dopo essersi recate in tribunale per ottenere la licenza di matrimonio. Le due hanno detto “Sì, lo voglio” durante una cerimonia molto intima nella loro casa di Los Angeles. […] Un evento molto ristretto e non in stile hollywoodiano», così scrive il sito.

 

Nove anni fa Kristen Stewart e la sceneggiatrice si sono incontrate per la prima volta sul set di un film, ma in quel contesto non scattò la scintilla. Le due star poi si sono riviste nel 2019 al party di compleanno di un amico comune: la diva di Twilight aveva da poco interrotto la storia con la modella Stella Maxwell ma, da quell’occasione in poi, non ha mai più lasciato Dylan.

 

KRISTEN STEWART

Tre anni fa ha detto di sì alla proposta di matrimonio della compagna: «Non potevo rispondere diversamente, sono molto innamorata», ha ammesso. Continuando: «Siamo delle persone molto casual. Penso che ci sposeremo con una cerimonia intima… Sorprenderemo un po’ tutti, lo faremo da sole».

 

Nel febbraio dell'anno scorso, Kristen aveva dichiarato alla rivista Rolling Stone […] che lei e la compagna hanno congelato gli ovuli: «Il nostro legame è profondo e in futuro ci piacerebbe costruire anche una famiglia. Non escludiamo nulla arrivate a questo punto del nostro cammino. Abbiamo fatto scelte coraggiose. Entrambe abbiamo deciso di congelare gli ovuli. Quindi se vogliamo, possiamo. Manteniamo aperte tutte le porte, si tratta di questo.

 

dylan meyer kristen stewart

Non so come sarà la mia famiglia, ma io voglio avere dei figli e su questo non ho dubbi… Ad un certo punto, so che mi dirò: “Voglio avere un figlio”. Non ho paura della gravidanza. Non ho paura di avere un figlio. Ho paura del parto quello sì lo ammetto» […]  

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Anche il Dna ereditato alla nascita decide il destino dei tumori

 


Per cure cucite su misura sull'individuo 
 
Il Dna ereditato alla nascita può indirizzare come il tumore si sviluppa e risponde alle cure (fonte: freepik) - RIPRODUZIONE RISERVATA 
 Il Dna ereditato alla nascita può indirizzare come il tumore si sviluppa e risponde alle cure (fonte: freepik) - RIPRODUZIONE RISERVATA  

A decidere il destino di un tumore non sono solo le mutazioni che avvengono nelle cellule malate: gioca un ruolo fondamentale e spesso trascurato anche il Dna ereditato alla nascita dai nostri genitori, che può indirizzare come il tumore si forma, come evolve e come risponde ai trattamenti.

Lo afferma lo studio pubblicato sulla rivista Cell da un gruppo di ricercatori guidato dalla statunitense Scuola di Medicina Icahn al Mount Sinai, che si è basato sui dati di oltre 1.000 pazienti affetti da 10 diversi tipi di cancro

I risultati compiono un ulteriore passo avanti verso cure sempre più cucite su misura sull’individuo: le attuali terapie, infatti, sono in gran parte guidate solo dalle caratteristiche genetiche del tumore, mentre la ricerca suggerisce che prendere in considerazione l’intero patrimonio genetico del paziente permetterebbe di migliorare diagnosi e scelta del trattamento.

“Il nostro studio capovolge il quadro: le varianti genetiche ereditarie aiutano a spiegare alcune delle ampie differenze che i medici notano nel modo in cui il cancro appare, progredisce e risponde alle terapie da un paziente all'altro”, afferma Zeynep Gümüş, che ha guidato i ricercatori insieme a Myvizhi Esai Selvan. “Questo è un passo importante verso una medicina di precisione che considera l’individuo nel suo complesso”, aggiunge Selvan: “Nell'evoluzione del cancro, il genoma ereditato prepara il terreno, aiuta a determinare quali mutazioni sono importanti, quanto aggressivo potrebbe diventare un tumore e come risponderà il sistema immunitario”.

Gli autori dello studio hanno utilizzato una tecnica avanzata, chiamata peptidomica di precisione, che ha permesso di mappare oltre 330mila varianti genetiche ereditarie che influenzano la struttura e la funzione delle proteine nelle cellule tumorali e che possono, dunque, modificare il modo in cui il tumore si sviluppa e interagisce con l’ambiente circostante. I dati, tuttavia, arrivano principalmente da individui di discendenza europea, e quindi i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori indagini per confermare che gli stessi risultati siano validi anche per altre popolazioni.

(ANSA)

 


ADDIO A GIUSSY FARINA, L’ULTIMO PRESIDENTE DEL MILAN PRIMA DELL’ERA BERLUSCONI

 

ADDIO A GIUSSY FARINA, L’ULTIMO PRESIDENTE DEL MILAN PRIMA DELL’ERA BERLUSCONI – AVREBBE COMPIUTO 92 ANNI A SETTEMBRE - FU IL PRESIDENTE CHE VENDETTE PAOLO ROSSI ALLA JUVENTUS: “AGNELLI MI DIEDE UN MILIARDO IN NERO” - “TUTTI A CONSIGLIARMI: 'COMPRA IL MILAN, VEDRAI QUANTE DONNE CADRANNO AI TUOI PIEDI'. MANCO UNA” - LA VENDITA DEL CLUB ROSSONERO, INDEBITATO PER 13 MILIARDI DI LIRE, AL CAV: "ANDAI DA SILVIO AD ARCORE. PRENDILO TU, GLI DISSI. LUI RISPOSE: 'T’INVIDIO QUELLA BELLA TESTA DI CAPELLI NERI'”

 

Da ilnapolista.it

 

giussy farina

 

È morto Giuseppe Farina, ex presidente del Milan, meglio noto come Giussy. Il dirigente rossonero ha tenuto le redini del club dal 1982 al 1986, prima di consegnarlo nelle mani di Silvio Berlusconi. Nato a Gambellara, in provincia di Vicenza, nel 1933, avrebbe compiuto 92 anni a settembre. Nel corso della sua carriera da imprenditore ha guidato – oltre i rossoneri – anche Padova e Vicenza, dove ottenne uno storico secondo posto in Serie A durante l’annata 1977-78. È stato il presidente di Paolo Rossi

 

In totale in carriera ha tenuto le redini di 12 squadre: Milan, Padova, Vicenza, Audace, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo, Belluno, Rovereto, Modena e Palù.

 

 

giussy farina

Il 20 febbraio 1986 il presidente di Fininvest Silvio Berlusconi acquistò il Milan di Farina, ripianando il debito di diversi miliardi di lire e salvando il club dal fallimento.

 

 

 

Una delle ultime interviste le ha concesse al Corriere della Sera. Allora aveva 89 anni. Farina ha avuto molte fiamme.

 

«Non ero un cornificatore seriale. Se capitava… Fino ai 40 anni non ho corteggiato nessuna, semmai venivo corteggiato. Tutti a consigliarmi: “Compra il Milan, vedrai quante donne cadranno ai tuoi piedi”. Manco una».

 

 

GIUSSY FARINA 45

Ha perso tutto per i debiti del Milan: 13 miliardi di lire. Farina racconta:

«Andai da Silvio Berlusconi ad Arcore. Prendilo tu, gli dissi. “T’invidio quella bella testa di capelli neri”, mi rispose. Fui arrestato per un reato, il falso in bilancio, che oggi non esiste nemmeno più. Il mio avvocato s’era accordato con il pm Ilio Poppa perché mi rilasciasse subito. Invece mi tennero in cella 48 ore. Cominciai lo sciopero della fame. I g’ha ciapà paura. Il lunedì, prima di liberarmi, mi portarono in mensa: g’ho fato ’na magnàda che ancora ce l’ho in mente. “Se non passi tre giorni in galera, in Italia non sei nessuno”, commentò mia sorella. Aveva ragione».

 

Odia ancora Berlusconi?

«Continuavo a chiedere: ma è morto? Ora che se n’è andato, quasi mi dispiace».

GIUSSY FARINA 2PAOLO ROSSI GIUSSY FARINAGIUSSY FARINA 2

 

 

giussy farina

“L'ODIO PER BERLUSCONI? ORA CHE SE N’È ANDATO QUASI MI DISPIACE”

 

“L'ODIO PER BERLUSCONI? ORA CHE SE N’È ANDATO QUASI MI DISPIACE” – L’EX PRESIDENTE DEL MILAN GIUSSY FARINA RICORDA LA VENDITA DEL CLUB ROSSONERO, INDEBITATO PER 13 MLD DI LIRE, AL CAV: "ANDAI DA SILVIO AD ARCORE. PRENDILO TU, GLI DISSI. LUI RISPOSE: 'T’INVIDIO QUELLA BELLA TESTA DI CAPELLI NERI' – LA FAMA DA PLAYBOY: "MI DICEVANO DA PRESIDENTE DEL MILAN, 'VEDRAI QUANTE DONNE CADRANNO AI TUOI PIEDI'. MANCO UNA” - "AGNELLI PER PAOLO ROSSI MI DIEDE UN MILIARDO IN NERO. RIVERA STAVA PER FINIRE SOTTO UN TRAM: ROCCO GLI DIEDE DEL MONA"...

giussy farina 

Estratto dell'articolo di Stefano Lorenzetto per Il Corriere della Sera

 

GIUSSY FARINA 2

Umberto Bossi non era ancora nato quando Giuseppe Antonio Farina in famiglia fu chiamato Giussano, «nulla a che vedere con l’Alberto della leggenda». Di qui il vezzeggiativo Giussy, l’unico nome che gli è rimasto attaccato. Per il proverbio veneto secondo cui «de 7 anni i xe butei, de 70 ancora quei», l’ex contadino del calcio vive in una comunità del Veronese, fondata da una carismatica, dove gli gironzolano intorno bimbi di 3. Lui ne compirà 90 il 25 luglio. «Non capisco perché devo pagare 2.000 euro mensili di retta. Questa casa è mia, ci sono cresciuti i miei primi sei figli». Si è dimenticato d’averla venduta alla Onlus in illo tempore. Ogni volta che il primogenito Francesco glielo ricorda, s’inviperisce: «Impossibile! Nella mia vita ho sempre e solo comprato».

 

(...)

GIUSSY FARINA 45

Quante squadre ha avuto?

«Ma è Rischiatutto? Fammi pensare... Milan, Padova, Vicenza, Audace, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo, Belluno, Rovereto, Modena, Palù».

Accipicchia. Sono 12.

«Volevo comprare anche il Venezia. E il Verona, ma arrivò prima il conte Pietro Arvedi d’Emilei. In 35 anni di calcio almeno uno scudetto me lo sarei meritato, o no?».

A Palù è sindaco il suo Francesco, al secondo mandato.

«Il nome viene da palude. Fu bonificato dai carcerati di Verona. Io lo riportai sott’acqua: 500 ettari coltivati a riso. Ci allevavo 30.000 germani reali l’anno. Vedi quel casotto in mezzo ai campi? Prima lì era un lago. Mi ci appostavo di notte con la stufetta e all’alba ero pronto per la caccia».

GIUSSY FARINA 2

 

 

(..)

Ne ha avute di fiamme.

«Non ero un cornificatore seriale. Se capitava... Fino ai 40 anni non ho corteggiato nessuna, semmai venivo corteggiato. Tutti a consigliarmi: “Compra il Milan, vedrai quante donne cadranno ai tuoi piedi”. Manco una».

Non si butti troppo giù.

«Gabriella Casini, vedova di un consigliere del Vicenza, si faceva consolare da mia moglie nella nostra tenuta in Toscana. Finì che mi diede una figlia, Marisol. Poi ci fu l’australiana Dunja Adcock, 40 anni meno di me. Mi lasciò per una crisi mistica. Nel 2008 sposai Luciana Gaspari, avvocata. È morta nel 2012».

 

Si era partiti dalle tenute.

«Mille ettari a Port Elizabeth. Mi manca il Sudafrica. Gente sana, bianchi e neri. Anche 13.000 ettari in Namibia. Qualcosa in Spagna».

Tutto perduto per i debiti del Milan: 13 miliardi di lire.

«Andai da Silvio Berlusconi ad Arcore. Prendilo tu, gli dissi. “T’invidio quella bella testa di capelli neri”, mi rispose. Fui arrestato per un reato, il falso in bilancio, che oggi non esiste nemmeno più. Il mio avvocato s’era accordato con il pm Ilio Poppa perché mi rilasciasse subito. Invece mi tennero in cella 48 ore. Cominciai lo sciopero della fame. I g’ha ciapà paura. Il lunedì, prima di liberarmi, mi portarono in mensa: g’ho fato ’na magnàda che ancora ce l’ho in mente. “Se non passi tre giorni in galera, in Italia non sei nessuno”, commentò mia sorella. Aveva ragione».

silvio berlusconi coppe campioni

 

Odia ancora Berlusconi?

«Continuavo a chiedere: ma è morto? Ora che se n’è andato, quasi mi dispiace».

Litigò con Gianni Agnelli.

«Mi convocò a Torino: “Voglio Paolo Rossi”. Glielo ridò fra un anno, replicai. “No, adesso”. Andammo alle buste. Io lo valutai 2,4 miliardi di lire, l’Avvocato 900 milioni. Quello stesso anno il Vicenza fu retrocesso in serie B. Capito come funziona il calcio?».

 

Rossi infine tornò alla Juve.

«Agnelli mi diede anche 1 miliardo in nero. Non rammento come lo spesi, giuro».

Lei era elastico con i soldi.

«Nella mia tenuta di Palù un giorno arriva Antonio Marzorati, consigliere del Milan. Veniva a riscuotere 1 miliardo di lire che mi aveva prestato. Alla fine mi offrì il pranzo e mi strinse la mano: “Dobbiamo comprare una squadra insieme”. Quella somma non gliel’ho mai restituita».

PAOLO ROSSI GIUSSY FARINA

 

Al Milan come ci arrivò?

«Nel 1982 ero a tavola con amici al Principe di Savoia. Entrò Felice Colombo, presidente rossonero: “Basta, sono stufo della squadra. Se trovo qualcuno che mi dà 3 miliardi, gliela tiro dietro”. Avevo accanto Carlo Bonfante, ragioniere in pensione di Isola della Scala, il mio contabile di fiducia, più fedele di una moglie. Gli dissi: ragioniere, scriva. “Come da proposta in presenza di testimoni, accetto l’acquisto del Milan per 3 miliardi di lire”. E feci spedire una raccomandata».

Dal Cavaliere ne voleva 20.

«Berlusconi me ne offriva 15. Mi chiamò Giampiero Armani, azionista della squadra rossonera: “La compro io per 20”. L’indomani il petroliere piacentino ricevette una telefonata da Bettino Craxi: “Quell’affare non è per te”. E così non si presentò dal notaio. Invece arrivò la Finanza. Tutti i beni che avevo dato in garanzia, inclusa la casa di Verona della mia prima moglie, mi vennero portati via».

 

Chi fu il miglior calciatore?

«Franco Baresi. Dava tutto sé stesso. Parlare con lui era parlare con un uomo».

giussy farina

Credevo Gianni Rivera.

«Mentre a Milano attraversavamo la strada con Nereo Rocco, stava per finire sotto il tram. “Ti xe propio un mona!”, lo sgridò El Parón».

Il più grande allenatore?

«Héctor Puricelli. È stato come un padre, per me».

 

 

(...)

Se lei fosse il Padreterno...

«Io sono il Padreterno!».

Mi lasci finire. Se lo fosse, nel giudizio finale quale peccato non si perdonerebbe?

«Non si può scrivere. Comunque, lasciami il tuo indirizzo. La prossima volta verrò io a intervistare te».

 

giussy farina

 

 

GIORGIA MELONI HA TROVATO IL MODO PERFETTO PER "SILENZIARE" IL 25 APRILE

 

GIORGIA MELONI HA TROVATO IL MODO PERFETTO PER "SILENZIARE" IL 25 APRILE – IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA PROCLAMATO CINQUE GIORNI DI LUTTO NAZIONALE PER LA MORTE DI PAPA FRANCESCO. UNA DECISIONE CHE IMPONE DI RIDURRE AL MININO GLI EVENTI PUBBLICI, INCLUSI QUELLI PER L’ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO – ALLA DOMANDA SE SARANNO CONSENTITE LE MANIFESTAZIONI PER IL 25 APRILE, IL MINISTRO MELONIANO, NELLO MUSUMECI, HA RISPOSTO: “TUTTE LE CERIMONIE SONO CONSENTITE NATURALMENTE, TENUTO CONTO DEL CONTESTO E QUINDI CON LA SOBRIETÀ CHE LA CIRCOSTANZA IMPONE A CIASCUNO”

 

papa francesco giorgia meloni 

MUSUMECI, 25 APRILE? CERIMONIE CONSENTITE CON SOBRIETÀ

nello musumeci

(ANSA) - "Tutte le cerimonie sono consentite naturalmente, tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno". Lo ha spiegato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, rispondendo a chi gli domandava se saranno consentite le cerimonie del 25 Aprile, che cade nei cinque giorni di lutto nazionale proclamato dal Consiglio dei ministri

 

MUSUMECI, STANZIATI I PRIMI 5 MILIONI PER I FUNERALI DEL PAPA

MANIFESTAZIONE 25 APRILE

(ANSA) - ROMA, 22 APR - "Abbiamo adottato il provvedimento che consente al Capo dipartimento della Protezione civile", Fabio Ciciliano, "di occuparsi di mobilità, assistenza e accoglienza in questi giorni fino alla elezione del nuovo pontefice. Per quanto riguarda le misure di ordine pubblico, rimangono in capo al Prefetto di Roma che comunque si raccorderà con il Capo dipartimento il quale opererà anche in regime di deroga".

 

Lo ha spiegato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, al termine del Consiglio dei ministri, spiegando che "è già stato adottato un provvedimento per i primi 5 milioni di euro", e che la figura di Ciciliano "corrisponde a quella di un commissario".

 

 

EVENTI SOSPESI O RIDOTTI E BANDIERE A MEZZ’ASTA, CHE COS’È IL LUTTO NAZIONALE E IN COSA CONSISTE

Estratto dell’articolo da www.repubblica.it

 

IL 25 APRILE DI GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Bandiere a mezz’asta nei palazzi pubblici, eventi ufficiali del governo ridimensionati e minuti di silenzio da rispettare nelle scuole e in altre occasioni. Disposto il lutto nazionale per la morte di papa Francesco. È stato stabilito oggi dal Consiglio dei ministri: Giorgia Meloni ha proclamato 5 giorni.

 

Che cos’è il lutto nazionale in Italia

È una giornata proclamata dal governo (non festiva) per commemorare eventi gravi, come incidenti con vittime, la morte di personaggi pubblici importanti (papi, ex capi di Stato, politici) e catastrofi naturali. Scuole, uffici e negozi restano aperti, salvo disposizioni particolari.

 

[…]

 

Bandiere a mezz’asta

IL 25 APRILE DI GIORGIA MELONI E IGNAZIO LA RUSSA - MEME BY OSHO

Tutti gli edifici pubblici e istituzionali espongono le bandiere italiana e europea a mezz’asta, in segno di cordoglio.

 

Minuto di silenzio

Nelle scuole, negli uffici pubblici e durante eventi sportivi o culturali viene osservato un minuto di silenzio.

 

Eventi sospesi o ridotti

Possono essere annullate, rimandate o svolte in forma ridotta manifestazioni pubbliche, eventi culturali o sportivi. Nel periodo di lutto nazionale, le personalità pubbliche possono partecipare solo a eventi di beneficenza, come concerti o manifestazioni organizzate per raccogliere fondi. Disposizioni stabilite dalla circolare della presidenza del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2002, che regola le esequie di Stato e il lutto nazionale.?

 

Messaggi ufficiali

nello musumeci e daniela santanche foto lapresse

Le istituzioni, dal presidente del Consiglio al capo dello Stato, rilasciano dichiarazioni o partecipano a cerimonie ufficiali.

elly schlein con alessandro zan corteo 25 aprile milano

 

L’EX CICLISTA LUCHO HERRERA È ACCUSATO IN COLOMBIA DI AVER FATTO RAPIRE E UCCIDERE QUATTRO VICINI DI CASA PER APPROPRIARSI DEI LORO TERRENI

 

L’EX CICLISTA LUCHO HERRERA È ACCUSATO IN COLOMBIA DI AVER FATTO RAPIRE E UCCIDERE QUATTRO VICINI DI CASA PER APPROPRIARSI DEI LORO TERRENI - LO SCALATORE, VINCITORE DELLA VUELTA 1987 E DUE VOLTE RE DEI “GRIMPEUR” AL TOUR DE FRANCE, E’ STATO TIRATO IN BALLO DA DUE EX PARAMILITARI - HERRERA SI DIFENDE: “NON SONO COINVOLTO IN QUESTI FATTI” - NEL MAGGIO 2014 HERRERA FU RAPITO E POI RILASCIATO DALLE FARC…

lucho herrera 

Da corriere.it - Estratti

 

Lucho Herrera — al secolo Luis Alberto Herrera, 64 anni a maggio —, l'ex ciclista colombiano vincitore della Vuelta 1987 e due volte re degli scalatori al Tour de France, è accusato di aver ordinato nel 2002 l'omicidio di quattro vicini di casa per appropriarsi dei loro terreni.

lucho herrera

 

Secondo quanto riferisce il quotidiano El Cronista, due ex paramilitari hanno testimoniato che Herrera li pagò per rapire e uccidere le vittime, spacciandole per guerriglieri. I quattro furono sgozzati e fatti a pezzi e soltanto in un secondo momento i paramilitari avrebbero scoperto l'inganno ordito dal campione.

 

Luis Fernando Gómez Flórez, uno dei paramilitari, è stato condannato lo scorso 7 aprile in relazione a quelle morti e ha ammesso la sua responsabilità. Nel corso della confessione ha però accusato Herrera di aver pagato una somma ingente di denaro:

 

«Ci ordinarono di procurare ciò di cui il signor Lucho avesse bisogno, così lo visitammo. Lui ci diede due buste: in una c’erano le foto di quattro persone che dovevamo prelevare, disse che erano miliziani della guerriglia e che volevano rapirlo; nell’altra busta c’erano 40 milioni di pesos (poco più di 81.000 euro al cambio attuale, ndr)  e ci chiese se volevamo comprare pistole e moto. Quelle persone confinavano con la sua fattoria»

lucho herrera

 

La sua testimonianza coincide con quelle di altri due paramilitari rilasciate in altri procedimenti. In una di queste è assicurato che i corpi si trovano nella proprietà del ciclista a Fusagasugá, a un'ottantina di km dalla capitale Bogotà: «Li sgozzammo e poi li facemmo a pezzi con un machete.  

 

(...)

 

I familiari delle vittime, oggi residenti a Fusagasugá, chiedono celerità nelle indagini contro l’acclamato ex ciclista, che in Colombia è considerato un vero e proprio eroe. Herrera si è dichiarato innocente: «Non sono coinvolto in questi fatti. Mi rivolgerò ai media a tempo debito e consulterò il mio avvocato per presentarmi alla procura», ha detto a W Radio.

 

Non è la prima surreale vicenda nella quale Lucho si trova coinvolto: nel maggio 2014 fu infatti rapito — e poi rilasciato — dalle Farc, il famigerato gruppo rivoluzionario armato colombiano.

 
https://www.dagospia.com/sport/l-ex-ciclista-lucho-herrera-accusato-in-colombia-aver-fatto-rapire-uccidere-432200

 

“HANNO AMMAZZATO PABLO, PABLO È VIVO”

 

“HANNO AMMAZZATO PABLO, PABLO È VIVO” – ITALO CUCCI RICORDA PAOLO ROSSI A UN ANNO DALLA MORTE E LA COPERTINA DEL SUO GUERIN SPORTIVO DOPO IL CALCIOSCOMMESSE - “NON MANCARONO GLI IDIOTI, MOLTI NON CAPIRONO CHE PABLO NON SOLO ERA VIVO MA SAREBBE DIVENTATO UN GRANDE DEL MUNDIAL. UNA VOLTA LO STESSO BEARZOT SI DISSE SORPRESO DELLE MIE CERTEZZE, MA POI…" - DAMASCELLI: "MESI A PARLARE DI MARADONA (PIÙ UNO STADIO DEDICATO) E SOPRATTUTTO SILENZIO PER PAOLO CHE CI REGALÒ UN SOGNO"

italo cucci paolo rossi 

Da ilnapolista.it

 

paolo rossi guerin

Paolo Rossi a un anno dalla morte. Bellissimo il ricordo di Italo Cucci oggi sul Corriere dello Sport. Cucci parte da un documentario visto recentemente in tv in cui hanno mostrato la celebre copertina del Guerin Sportivo dopo lo scandalo del calcioscommesse che coinvolse anche il centravanti della Nazionale di Bearzot. Italo Cucci credeva ciecamente in quella Nazionale, convinto che avrebbe potuto vincere il Mondiale. E così andò.

 

Poi finì tutto, un paio di titoli di giornale, uno scandalo di verdurai malati di scommesse, il calcioscommesse, le camionette dei carruba in campo e a forza di tirar bestemmie ecco anche il nome di Paolo Rossi, generalità come si deve, mancava solo la foto difronte e di profilo. Ma lo sapevo innocente, quelli che lo conoscevano anche meglio di me erano pronti a morire per lui. Pochi ma buoni.

 

E quel morire mi suggerì la copertina che ho rivisto l’altra sera: Paolino orizzontale sull’erba e un titolo suggeritomi da Francesco De Gregori: “HANNO AMMAZZATO PABLO, PABLO È VIVO”. Non mancarono gli idioti – a quel tempo -, molti non capirono soprattutto quando cominciai a scrivere che Pablo (guarda un po’…) non solo era vivo ma sarebbe diventato un grande del Mundial. Una volta lo stesso Bearzot si disse sorpreso delle mie certezze, per lui che non faceva il giornalista e non viveva di chiacchiere era un attimo più difficile saltare lo steccato dei dubbi; ma poi presero a volersi bene, lui e Paolino, come padre e figlio, e tutto andò a posto.

ITALO CUCCI PAOLO ROSSI

 

 

L'ITALIA SCORDA IL SIGNOR ROSSI STREGATA DALL'EROE MALEDETTO

Tony Damascelli per "il Giornale"

 

Non ci sono presepi e lacrime e raduni di nostalgici con il santino tra le mani. Non ci sono registi da oscar e letteratura epica. È il destino dei signor Rossi, su tutti di Paolo che li riunisce assieme.

 

Il suo piede di Dio ci manca da quando aveva smesso di giocare a pallone, la sua assenza di uomo dura da un anno e sembra davvero un tempo lontano perché questi mesi e giorni sono stati occupati dall'idolo mondiale, dunque Diego Armando Maradona al quale hanno dedicato anche lo stadio di Napoli, sottraendolo al santo che se si fosse chiamato Gennaro avrebbe resistito a qualunque tentativo di scippo profano. Il nostro Paolo non è affatto santo è semplicemente Rossi, basta e avanza per tenerlo dentro la palla di neve, con tutti i ricordi che si porta appresso.

enzo bearzot e paolo rossi

 

E sono mille, dai giorni del collegio di Villar Perosa, alle giovanili della Juventus e poi il Vicenza di quel briccone di Giuseppe Farina e quel pescatore di sardo che si chiamava G.B Fabbri. Poi il Milan, la nazionale, senza trascurare Perugia e Verona e così annotando che, oggi, sarebbe andato a offrire i suoi numeri all'estero, chessò in Premier, o in Spagna dove lasciò un segno memorabile. Il ragazzo di Prato era timido ma furbo assai, in campo si faceva vedere per un movimento rapido, la finta di andare a sinistra e poi lo scatto immediato dalla parte opposta, lo consideravano poco e lui segnava tanto, non aveva fisico palestrato, nonostante quadricipiti duri e potenti e il senso del gol che qualunque attaccante dovrebbe avere e che Paolo ha da sempre posseduto. Fortuna sua e fortuna delle squadre che hanno potuto godere del suo lavoro.

 

paolo rossi bozzetto statua vicenza

Quest' anno è scivolato via come se ci fossimo dimenticati di un campione del mondo, capita quando la campagna pubblicitaria è indirizzata altrove, il fuoriclasse argentino ad esempio, il ritiro di Valentino e dalla Federica, l'europeo di Mancini, gli ori, olimpici e mondiali degli azzurri un po' dovunque. Era dicembre del duemila e venti quando fummo scaraventati di colpo, tristemente, all'estate dell'Ottantadue, la Spagna, le notti strane di Vigo, quelle caldissime di Barcellona, infine quella bellissima di Madrid. Quarant' anni, ieri, riassunti dai gol di Paolo ridetto Pablito, hombre del partido, incubo dei brasiliani che, si disse, dopo il triplete rifilato loro dal centravanti di Bearzot, ogni volta che provavano a rompere un uovo vi trovavano tre rossi.

 

Bei tempi, si usa dire, tempi di malinconia piena pensando che quel ragazzo se ne è andato via in silenzio, improvvisamente, con la stessa discrezione con la quale, in fondo, aveva vissuto una carriera grandiosa, vestendo le maglie tra le più illustri del football italiano, Juventus e Milan, guadagnando il giusto, sicuramente meno di certi fenomeni contemporanei. D'accordo, passò anche giorni acidi, nell'estate delle scommesse, coinvolto in storiacce che non mutarono il suo percorso di carriera.

PAOLO ROSSI PALLONE D ORO

 

Un anno senza Paolo provoca anche rabbia e delusione, perché al di là del cordoglio e del dolore vero dei suoi famigliari e dei compagni di squadra di quel mondiale, il mondo italiano del football nulla ha fatto per onorarlo come si dovrebbe e come si sarebbe fatto in altri Paesi, l'Inghilterra innanzitutto dove la memoria non resta nei necrologi o coccodrilli dei giornali o nelle frasi di repertorio, nel lutto al braccio ma nelle manifestazioni istituzionali, negli stadi, nelle tribune d'onore, nelle curve dei tifosi.

 

Abbiamo smarrito il senso del rispetto, Paolo Rossi è negli album delle figurine, in una statua un po' fredda nell'espressione del volto, situata nel piazzale della Cipressetta a Prato, lontano da tutto, come è stata l'ultima fetta di esistenza di Paolo, riservato nella malattia che lentamente lo stava rubando alla vita vera.

 

 

paolo rossi 5

Vicenza gli ha dedicato l'area davanti al Menti, Largo Paolo Rossi 9, i giovani che vivono di social si fanno raccontare chi mai fosse quell'attaccante che, con la maglietta a strisce biancorosse del Lanerossi, segnò 60 gol in novanta partite arrivando a far litigare Carraro, Farina e Boniperti per una "busta" all'interno della quale, Giussy, il presidente, scrisse miliardi due e milioni seicentododici, roba da far venire giù ministeri e banche: «Il calcio è arte e Paolo Rossi è la Gioconda», disse Farina che mai mise piede al Louvre ma sapeva di football come pochi.

 

paolo rossi 2paolo rossi

Quel calcio non esiste più, molte Gioconde sono falsi d'autore, il mondo corre troppo veloce e con una ferocia che finisce per stracciare i propri idoli. Un film su Paolo Rossi è difficile perché non comporta tragedie, esistenze disperate, storie di quartiere, dunque non ci sono registi furbastri pronti a sfruttare quest' uomo e la sua epoca comunque bella e vincente. Paolo è stato un campione normale, questo il suo limite, per me un privilegio. A chi ci lascia, diciamo che riposi in pace. Paolo in pace ha saputo vivere. Quest' anno, senza il suo sorriso, ci è sfuggito via di mano.

 

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