mercoledì 22 gennaio 2025

Il duo.mondezza minaccia l'Europa

 


Mario Sechi ha scritto, riguardo la nuova presidenza Trump e i rapporti con gli USA, che “siamo di fronte a un vincolo inscindibile e a una scelta di campo. L’Europa che pensa a una posizione autonoma è come Icaro che pretende di volare con le ali di cera al sole battente” Non c’è che dire, in poche parole il direttore di Libero invita apertamente il governo (e non solo) a considerare l’Italia se non come la 51esima stella sulla bandiera statunitense, ma quantomeno un territorio d’oltremare, una specie di Porto Rico. Nell’esaltare la presenza di Meloni al giuramento di Trump, unica invitata dall’Europa, Sechi si sbizzarrisce e definisce il presidente del consiglio come “il nuovo mondo” e rincara la dose su quanto l’Italia (e l’Europa) abbia “bisogno degli Stati Uniti per non soccombere”.


Chissà cosa ne penserebbero di Mario Sechi lo scienziato Corrado Gini, il sociologo Ugo Damiani (presidente) e lo scrittore di fantascienza Santi Palladino. Non sapete chi sono? Tranquilli, mi ci sono imbattuto per puro caso anche io durante le mie ricerche notturne senza meta su Wikipedia e strani siti sulle elezioni in Italia dal 1919 al 1946. Sono i fondatori del Movimento Unionista Italiano. Un partito che aveva la dichiarata intenzione di far dell’Italia il 49° stato degli Stati Uniti d’America. Non il 51° perché nel 1944, quando fu fondato il partito a Catania, Alaska e Hawaii non erano ancora stati dell’unione e lo sarebbero diventati solo nel 1959. La bandiera del partito è tutta un programma.


Bandiera USA e d’Italia incrociate con alla base un globo e la scritta “Stati Uniti del Mondo”. Strepitoso. Se qualcuno, da Sechi a Bonino, passando per Picierno, la riscovasse, sono certo che gli si illuminerebbero gli occhi. Il Movimento ha una linea politica federalista mondialista. A suo modo Sechi e la destra, per quale la parola “sovranista” sembra alquanto obsoleta, riprende il messaggio, anche se con molta meno eleganza di allora. Gli unionisti si presentano alle elezioni dell’Assemblea Costituente, ottenendo lo 0,3% ed eleggendo un solo deputato, Ugo Damiani. Senza alcuna sorpresa, il movimento si dichiara altresì anticomunista, atlantista e liberale ma ha dalla sua un asso nella manica che, per poco, frutta dei risultati.


Infatti il Movimento contava molto sui voti delle famiglie che avevano uno o più parenti emigrati negli Stati Uniti ed erano tantissimi, erano milioni. Una grande fetta originari del Sud Italia ed è infatti proprio nel sud che il Movimento ottiene molti voti alle amministrative del Marzo del 1946. Elegge quattro sindaci e un totale di 227 consiglieri. Alle elezioni dell’Assemblea Costituente prese il 3,2% a Palermo, 2,7% a Cagliari, 2,5 a Chieti, 2% a Bari e Cosenza. A Roccaraso, paese ad altissima emigrazione verso gli USA, fu secondo solo alla DC. Anche la data di nascita non è casuale. È stato fondato il 12 Ottobre 1944, che negli USA è conosciuto come “Columbus Day”, il giorno in cui Colombo, pensando di arrivare in India, “scoprì” l’America. Ugo Damiani nei suoi interventi alla Costituente esplicitò più volte gli obiettivi.


In aula l’unico rappresentante eletto del Movimento disse a più riprese che gli Stati Uniti dovevano tutte le nazioni libere e democratiche del mondo, a partire dall'Italia, trasformandosi così in un governo mondiale federale e consentendo a Washington di mantenere la Terra in una condizione perpetua di pace. Palladino, lo scrittore di fantascienza e uno dei tre fondatori, affermò in una intervista al Times del 1946 che "Con una federazione di Stati Uniti, Italia e alcune altre nazioni, e un sacco di bombe atomiche, non ci sarebbero guerre. Questo risolverebbe tutti i problemi dell'Italia". Nella stessa intervista prosegue: "È già stato dimostrato nel continente americano, che il capitale americano e il lavoro italiano insieme possono realizzare cose meravigliose.” Riferendosi proprio agli emigrati italiani negli States.


“Vedi,” dice Palladino “sognante” (cit. dal Time”, “noi non chiediamo un’alleanza con l’America come farebbe un mendicante.”. Forse qui un po’ di differenza con l’oggi si vede, perché sembriamo meno che mendicanti, dato non chiediamo nulla ed eseguiamo solamente. Nel 1947 arriva addirittura una segnalazione sul quotidiano statunitense The Spokesman Review, dove si cita il festeggiamento del Columbus Day in Italia.


Nel 1947 il Movimento Unionista cambia leggermente linea e più che auspicare l’annessione USA, vira verso un progetto mondialista che punta a riunire tutto il mondo “libero e democratico” in un’unica federazione mondiale con a capo sempre gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti non supportarono mai il progetto, avendo già la Democrazia Cristiana come referente dell’egemonia politica statunitense in Italia. Nel Gennaio 1948 il Movimento si scioglie per mancanza di fondi in maniera quasi improvvisa, considerando che nel Dicembre 1947 dichiarava 102.000 iscritti. L’eredità venne raccolta dal Blocco Popolare Unionista che alle elezioni del 1948 prese lo 0,1% e da quel momento sparì definitivamente, con nessuno dei suoi fondatori che si ripresentò mai alle elezioni. Sparito dalla scena politica nel 1948, ma a quanto pare rinato sotto altre forme oggi.


I nuovi vecchi Stati Uniti di Trump sono partiti con una accelerazione impressionante, con il neopresidente che parla di annessioni e senza alcuna voglia di scherzare. È un ritorno ad un imperialismo aggressivo, da Dottrina Monroe ma estesa a tutto l’occidente. Un passo in più per i paesi europei e del loro status di colonie. Il “giardino di casa” siamo tutti noi, un mondialismo che piacerebbe molto a Palladino e Damiani. Forse il Movimento Unionista Italiano non è mai morto, ma si è semplicemente spalmato e ha intaccato una parte consistente dell’arco costituzionale italiano. Se prima la parola d’ordine era “Stati Uniti d’Europa”, oggi sembra essere “Stati Uniti e basta”. I toni dei giornali della destra italiana sono entusiasti e già programmano la fine dell’Europa, trasformata in stelle da mettere sulla bandiera della nuova America. Chissà se Musk e Trump non ci pensino realmente agli Stati Uniti del Mondo. Avrebbero l’Italia già pronta e scodinzolante, magari assieme alla Germania.


Se nel dopoguerra l’imperialismo statunitense aveva raggiunto uno dei suoi picchi e aveva sotto la sua ala tutta l’Europa occidentale, a differenza di oggi gli USA non si trovavano in una condizione di precarietà e di una sensazione da fine impero. Riprendendo il portavoce di Musk in Italia e il suo tweet cancellato in fretta e furia, effettivamente possiamo dire che “è tornato l’impero romano”, ma l’imperatore è più simile a Romolo Augusto, noto anche come Augustolo, che a Ottaviano. L’Europa in tutto questo sembra seguire il destino dell’impero, diventando sempre più sottomessa, sempre più accomodante e sempre meno autonoma nelle sue decisioni. Come il servo che sceglie di morire insieme al suo padrone invece che salvarsi. Mao diceva che l’imperialismo è una tigre di carta, ma le tigri, seppur di carta, quando sono ferite diventano più aggressive e pericolose. Le parole di Sechi e dei suoi colleghi fanno molta più paura che ridere. A confronto, il Movimento Unionista sembra un circolo culturale pacifista.

Nicolò Monti

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