Lo confesso: Pussy Galore è la prima nella mia personale classifica delle Bond-girls. Ho letto che in un sondaggio la preferita è Honey Ryder - ed effettivamente Ursula che esce dalle acque è difficile da dimenticare - e Pussy è solo seconda, ma non sono affatto d’accordo.
Ian Fleming non è certo un autore femminista e già la scelta del nome del personaggio, con quel non troppo elegante gioco di parole, ne è una prova evidente. Nel romanzo "Goldfinger" - del 1959, il settimo della serie - Pussy è mora, pallida e ha gli occhi viola, e parla con una voce bassa e seducente. È dichiaratamente lesbica, perché ha subito da bambina una violenza da parte di uno zio. Dopo aver guidato un gruppo di trapeziste, diventa la prima donna negli Stati Uniti a essere a capo di un’organizzazione criminale, The Cement Mixers, formata solo da donne, come lei omosessuali. Nel film del 1964 - il terzo della serie - non sappiamo praticamente nulla della vita precedente di Pussy: tutte cose su cui è meglio sorvolare. Guida un gruppo di aviatrici professioniste che vengono assoldate da Goldfinger per il suo progetto criminale. Ovviamente non sappiamo neppure se sia lesbica, anche se nel corso del primo incontro dichiara di essere immune dal fascino di Sean Connery.
Nel film diventa bionda perché per interpretarla viene scelta l’attrice inglese - è nata il 22 agosto 1925 a Plaistow, un quartiere di Londra - Honor Blackman. È una bella ragazza che vuole recitare: fa piccole parti in film non memorabili. Nel 1963 è la dea Era in "Jason and the Argonauts", ma Honor diventa davvero popolare nei primi anni Sessanta nel Regno Unito perché interpreta la dottoressa Cathy Gale nella seconda e nella terza stagione di "The Avengers", che in Italia conosciamo con il titolo di "Agente speciale", anche se ha avuto nel nostro paese scarso successo, tanto che molti episodi non sono stati mai doppiati e trasmessi. La dottoressa Gale è un’antropologa, esperta di judo - Honor pratica questo sport con successo - che indossa, sotto il trench, vestiti di pelle, molto aderenti, e lunghi stivali che le permettono di combattere più facilmente e che diventano presto di moda tra le giovani donne inglesi. Cathy è intelligente, sicura di sé, indipendente, coraggiosa, un personaggio a suo modo rivoluzionario per la televisione inglese degli anni Sessanta. Figurarsi per quella italiana. Anche se il ruolo di Pussy le darà un’incredibile notorietà internazionale, si tratta di un deciso passo indietro per l’immagine della donna che Honor ha saputo incarnare negli anni precedenti. È proprio il successo di cui gode nel Regno Unito grazie a "The Avengers" che le fa ottenere la parte: ha trentotto anni, cinque più di Connery, è la più “vecchia” delle Bond-girls, ma una delle più affascinanti e sensuali. E pericolose.
Anche se rimarrà per sempre Pussy Galore, Honor prosegue la sua carriera con successo. Al cinema continua a fare film e nel 2001 interpreta un cameo ne "Il diario di Bridget Jones". A teatro è la baronessa in "The Sound of Music" nel fortunato revival londinese del 1981 con Petula Clark, la madre del professor Higgins in un’edizione del 2006 di "My Fair Lady" e l’anno successivo è Fraulein Schneider in "Cabaret". Ha una bella voce, incide anche qualche disco e nel 1983 canta come Juno - una dea a cui è evidentemente legata - in una produzione televisiva di Orfeo all’Inferno di Jacques Offenbach.
Honor è una donna impegnata che non ha paura di sostenere le proprie idee. È una convinta repubblicana e nel 2002 rifiuta la nomina a Commendatore dell’Ordine dell’Impero britannico, perché sarebbe ipocrita per una come lei accettare un tale riconoscimento. Sostiene anche il cambiamento del sistema elettorale in senso proporzionale. Hanno fatto rumore le sue dichiarazioni contro Sean Connery: lei trova assai poco coerente che il suo illustre collega sostenga l’indipendenza scozzese e allo stesso tempo accetti i titoli della regina d’Inghilterra, ma soprattutto che non paghi le tasse, perché è più comodo fare l’esule fiscale. E ditemi voi se non è la migliore delle Bond-girls.
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