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Per la prima volta, al quarto tentativo, Marcelo Bielsa ha eliminato il Brasile in un grande torneo. 

Ma non è stato solo quello il punto saliente del CT dell'Uruguay semifinalista della Copa América 2024.

Bielsa, lo sappiamo, è un allenatore universalmente stimato non tanto per i trofei vinti sul campo – tre campionati argentini negli anni '90 con Newell's Old Boys (2) e Vélez Sársfield, oltre all'oro olimpico con l'Argentina nel 2004 – quanto per il suo approccio unico e innovativo al calcio.

La sua dedizione instancabile alla filosofia di gioco - che predilige il pressing deciso e partecipato, il possesso palla, la cura a tutti i tipi di dettagli e un'intensa preparazione tattica - è riconosciuta e ammirata da colleghi e appassionati di calcio in tutto il mondo. Questo approccio non convenzionale ha influenzato profondamente molti allenatori di successo contemporanei, Pep Guardiola in primis.

Oltre alla sua abilità tattica, "El Loco" è apprezzato per il suo impegno nel miglioramento individuale dei giocatori.

Molti atleti che hanno lavorato con lui testimoniano come la sua guida li abbia trasformati non solo tecnicamente, ma anche mentalmente.

Il suo metodo didattico è tanto rigoroso quanto umano, mirando a sviluppare l'intelligenza calcistica e il carattere dei suoi giocatori. 

Dunque, la sua influenza si estende ben oltre i trofei, lasciando un'impronta duratura su tutti i club e le nazionali che ha allenato, e su una generazione di allenatori che lo considerano una fonte di ispirazione.

Non deve sorprendere quindi che, subito dopo il rigore decisivo di Ugarte, Bielsa, anziché celebrare la vittoria della sua squadra, abbia pensato prima a consolare Raphinha, con cui ha condiviso momenti importanti a Leeds.

L'importanza del "Loco" nella vita dell'attuale calciatore del Barcellona è così grande che il brasiliano non perde occasione per elogiare l'allenatore di Rosario: "Mi ha sempre sostenuto e ha preteso che migliorassi costantemente. Mi ha aiutato a raggiungere la Nazionale e, senza di lui, probabilmente non avrei mai vestito la casacca verdeoro. È una figura fondamentale per me e per la mia carriera". Un gesto pieno di umanità che non è passato inosservato e che fa capire la profondità dell'empatia presente nel cuore di chi lo ha compiuto.

Le sue parole in conferenza stampa poi - come quella prima del match contro il Brasile - non sono solo un flusso di informazioni, ma vere e proprie perle di saggezza, frutto di esperienze vissute e riflessioni profonde.

Bielsa ha parlato della sua squadra, della partita contro i brasiliano, ma soprattutto del destino del nostro gioco.

"Ho la certezza che il calcio sia in un processo di declino. In altre parole, sempre più persone guardano il calcio, ma diventa sempre meno attraente perché non si valorizza ciò che ha reso questo gioco il primo gioco al mondo.

Non è che se si lascia che il gioco venga visto da molte persone è tutto ok, quello è solo business. Si deve proteggere. Passerà il tempo e i calciatori che meritano di essere guardati saranno meno e ogni volta che il gioco prodotto sarà meno piacevole, quell'aumento artificiale degli spettatori subirà un'interruzione, perché il calcio non è cinque minuti di azione, è molto più di questo. È un'espressione culturale, una forma di identificazione. Il calcio è storicamente proprietà del popolo. I poveri hanno pochissimo accesso alla felicità, non hanno i soldi per comprarla e il calcio è stata una delle poche cose che anche loro potevano avere e mantenere. Adesso non più".

Parole decise che denunciano il sistema attuale del calcio moderno, con una lancia spezzata a coloro che trovano difficile riconoscere in quest'epoca contemporanea lo stesso valore emozionale e umano che aveva un tempo il calcio, oggi sopraffatto invece dal valore commerciale.

Con queste dichiarazioni, Marcelo Bielsa ha ribadito ancora una volta perché è una delle menti più rispettate e influenti del panorama calcistico mondiale..

Perché con "El Loco" si può solo imparare. E provare a migliorare. 🇺🇾

✒ Cosimo Giordano

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