lunedì 4 marzo 2024

Così … giusto per precisare .

 



Quando una bella faccia corrisponde a una bella persona. 

La sua storia personale dimostra che i percorsi che uno fa nella vita determinano anche il destino, che ora ha bisogno del sostegno di tutti quelli che vogliono un cambiamento a sx .

Alessandra Todde ne suo primo incontro con i giovani .

Questa mattina ho incontrato decine di giovani studenti sardi con cui mi sono confrontata a cuore aperto. Ragazzi tra i 18 e i 25 anni pieni di energia, entusiasmo, voglia di fare. 

Sembrerà banale, ma è stato davvero un incontro di valore che sicuramente ripeterò in tante città della nostra Isola. Non sono mancati i momenti in cui mi hanno fatto sentire un’aliena – tra slang giovanile, idee, gusti, mode e tendenze da Generazione Z – ma dialogare con loro mi ha consentito di ricordare perché alcuni valori come il sacrificio e lo studio siano fondamentali. 

Ho condiviso la mia storia, da dove vengo e gli anni della mia formazione, ma soprattutto il perché tengo così tanto al mio titolo da ingegnere.

Mi sono laureata negli anni Novanta in Scienze dell’informazione a Pisa ed ho iniziato a lavorare in contesti appassionanti. 

L’ultima idea che potevo avere in mente era di riscrivermi all’università. 

Nel 2000 viene diagnosticata a mio padre la sclerosi laterale amiotrofica. Una notizia terribile ed un dolore immenso. Una malattia rara e inesorabile. 

Ti preserva il cervello lasciandoti lucidissimo ma ti imprigiona lentamente in un corpo che non ti risponde più. E questa prigione, giorno dopo giorno, si stringe sempre di più. Fino alla crisi respiratoria, il collasso dei polmoni e la dipendenza da una macchina per poter respirare. 

Ho spiegato ai ragazzi quanto la malattia di mio babbo mi abbia cambiato la vita. Quanto i fattori esterni e gli eventi possano incidere sulle nostre priorità, sui nostri sogni, sulle nostre ambizioni.

Il desiderio più grande di mio padre era che sua figlia diventasse ingegnere. 

Apprezzava e valorizzava il mio percorso di studi, non mi ha fatto mai mancare nulla, ma mancava quel piccolissimo dettaglio… Non ero un ingegnere! (abbiamo riso tutti, soprattutto i ragazzi).

Ho deciso di iscrivermi di nuovo all’università per conseguire la laurea magistrale in Informatica, poi potere svolgere l’esame di Stato per essere finalmente ingegnere. 

Con l’aiuto del mio mentore e relatore Vincenzo Ambriola - oggi direttore del Dipartimento di informatica di Pisa, che mi ha supportato ed incoraggiato ad ogni passo - ho ripreso gli studi mentre continuavo a lavorare, ho conseguito la laurea in Informatica e ho sostenuto l’esame di Stato. 

Ho finito questo percorso a febbraio del 2005. Non dimenticherò mai il momento in cui sono andata in ospedale da mio babbo e con il foglio di carta in mano l’ho guardato negli occhi dicendogli: “Ecco, adesso sono un ingegnere”. Gioia e lacrime. Amore e orgoglio. Un’emozione indescrivibile.

Mio babbo Giovanni ci ha lasciato ad aprile 2005, due mesi dopo. 

Non nascondo che parlare di tutto ciò mi è costato. 

In qualche modo mi sono confidata con loro, ho mostrato anche le mie fragilità nel ricordare momenti così intensi. 

Chi mi conosce sa che sono una donna riservata. Ma ho voluto farlo perché non è mai tardi per rimettersi in discussione. Per lavorare e studiare. Per potersi realizzare in modo completo. 

Non è mai tardi per dire ai nostri giovani che possiamo cambiare questa nostra Regione e questo nostro Paese. Che il presente e il futuro appartengono a loro. 

Contano le motivazioni. E come diceva Borges, contano i legami.

Alessandra Todde, neopresidente della Regione Sardegna

Paola Martini

Bella, schietta

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