lunedì 27 febbraio 2023
domenica 26 febbraio 2023
sabato 25 febbraio 2023
Gigi Meroni
"SE GLI ALTRI VANNO IN GIRO CON I CANI, PERCHÉ IO NON POSSO ANDARE A SPASSO CON UNA GALLINA?"
Luigi “Gigi” Meroni nacque a Como il 24 febbraio del 1943. Nella stessa città iniziò la propria a carriera calcistica nel campetto dell’oratorio di San Bartolomeo dove giocava la Libertas.
Successivamente crebbe nel vivaio del Calcio Como, insieme all’amato fratello Celestino.
La carriera agonistica nella formazione lariana fu breve.
Nell’estate del 1962, a soli 19 anni, passò al Genoa, dopo 2 brillanti stagioni con la maglia della città natale.
Gigi faticò a credere a ciò che stava accadendo: giocava nel club più vecchio d’Italia che, in quegli anni, era secondo solo alla Juventus per numero di scudetti vinti. Genova fece emergere il carattere estroverso e controcorrente che si manifesterà nella sua interezza dopo il trasferimento al Torino nel 1964.
Con i granata allenati da Nereo Rocco l’ala numero 7 si fece immediatamente apprezzare per le sue giocate, i suoi dribbling e i suoi goal che, anche se pochi (24), vengono ancora oggi ricordati.
Meroni era un calciatore eccezionale ma, soprattutto, era una persona fuori dall’ordinario
Ascoltava i Beatles e la musica jazz, dipingeva quadri, leggeva libri e scriveva poesie. Conviveva nella mansarda di Piazza Vittorio, a Torino, insieme a Cristiana, la “bella tra le belle” dei Luna Park, della quale si innamorò follemente tanto da presentarsi al matrimonio imposto dai genitori di lei cercando di fermare la cerimonia.
”Mister mezzo miliardo" lo chiamarono i giornalisti quando Agnelli cercò di portare l’ennesimo campione alla Juventus, sborsando una cifra per quei tempi impensabile. Ma una vera e propria rivolta dei tifosi del Toro impedì il trasferimento dell'amato calciatore che giocava con la maglia numero sette.
I giovani si identificavano in Meroni, il loro “calimero”, per via dei capelli lunghi e dei basettoni.
Divenne un esempio da seguire, in campo e nella vita, in quegli anni che precedettero il 1968.
Quando Edmondo Fabbri lo chiamò in nazionale gli impose la di tagliarsi i capelli. Lui che disegnava i vestiti che indossava sui modelli di quelli dei Beatles, che passeggiava per Como portando al guinzaglio una gallina, che si travestiva da giornalista e chiedeva alla gente cosa pensasse di Meroni, non avrebbe potuto rinnegare il suo ego e rifiutò la convocazione.
Purtroppo ogni favola ha un inizio e un epilogo.
La sera del 15 ottobre 1967, dopo l’incontro contro la Sampdoria, vinto dai granata per 4-2, Meroni non poté rientrare in casa poiché non aveva con sé le chiavi. Insieme al compagno Poletti andò al bar Zambon e telefonò a degli amici presso i quali si trovava la sua compagna, riattraversò, sempre con Poletti, corso Re Umberto nei pressi del civico 46.
I due percorsero la prima metà della carreggiata e si fermarono in mezzo alla strada, aspettando il momento giusto per completare l’attraversamento. Vedendo sopraggiungere un’automobile, fecero un passo indietro e furono investiti da una Fiat 124 Coupé proveniente dalla direzione opposta; Poletti fu colpito di striscio, Meroni, investito alla gamba sinistra, fu sbalzato in aria dall’impatto, cadde a terra nell’altra corsia e fu travolto da una Lancia Appia, che lo centrò in pieno e ne trascinò il corpo per 50 metri. Fu portato all’ospedale Mauriziano da un passante.
Vi arrivò con gambe e bacino fratturati e con un grave trauma cranico.
Morì poche ore dopo, alle 22.40.
La Fiat 124 Coupé era guidata da Attilio Romero, un diciannovenne di buona famiglia e grande tifoso del Torino. Dopo l’incidente, il giovane si presentò spontaneamente alla Polizia, che lo interrogò fino a tarda notte. Fu rilasciato e tornò a casa: abitava proprio in corso Re Umberto, a soli 13 numeri civici di distanza dall’abitazione di Meroni.
Più di 20.000 persone parteciparono ai funerali di Meroni e il lutto scosse la città. Dal carcere Le Nuove di Torino alcuni detenuti fecero una colletta per mandare fiori.
La stampa sembrò perdonargli le bizzarrie che gli aveva contestato in vita (capelli lunghi, barba incolta, calze abbassate), ma la Diocesi di Torino si oppose al funerale religioso di un “peccatore pubblico” e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino calcio, che lo celebrò comunque.
Fabio Casalini
venerdì 24 febbraio 2023
Confini Lacrimanti
Lì ove
Odierni
I nostri cieli
Lacrimano sale
su ferite dischiuse ,
su sabbie il qual cristallizzano eventi
In percosse mareggiate
ove inondano di confini
secolari i nostri sapidi animi eterni
Siam'ombra senza evidenza
Siamo un idea senza dimora
Siamo un gemito senza diversità
Siamo un cinguettio senza decollo
Siamo gravità senz'anima
Siamo uno spartito senza alcuna chiave
Siamo una tela senza contrasto
Siamo riflesso in mancata appartanenza
Siamo uomini senza se stessi
( Esser'altro senz'esser Noi)
( esser noi senz'esser nient'altro)
sono una vignetta senza narrazione
siamo un apostrofo senza sesso
siamo sensazione senza intensità
Il concepimento del mio essere sarà
Le costellazioni dei geniti d'immensita ,
Il verosimile del mio remoto sarà
Ripercorrenza di identità
di inattesi sfigurati millenni ,
gli sbiechi di ogni mia riflessione diverranno solidificato Concime di materiali o fluide
esistenze,
Siamo impronta sbiadita
su una breccia ritracciata da un chi
Siamo tela senza racconto
Sono realtà senza espressione
Siamo una vita senza dimensione
Siamo un dialogo senza volto
Sono un tragitto senza distanza
Sono un punto senza percorso
Siamo una libertà senza direzione
Siam una pelle senza colore
Siamo un pensiero né pallido né scuro
a noi stessi siamo un dipinto in margine di perfezione
Siamo capolavoro in completezza di unicità
Siamo un vagabondo senza illusione
Siamo un dollaro senza valore
Sono un luogo senza menzogna
Siamo un potere senza catene
Sono una lama senza dolore
Siamo un grido senza terrore
A volte abbiam come la netta sensazione
che una volta assopiti
mai più poi potremmo svegliarci ,
percepisco quell'istante
così fin troppo vicino
al ritratto di questo mio attimo
percepiamo il momento
nel quale essa balzerà tra i ricami di questa nostra pelle ,
spegnendo così lo sguardo d'ogni nostro tempo ,
vi è mal'odore di morto nella dimora
vi è mal'odore di morte
ovunque nostro passo avanza !
lei si avvicina, è tu più nulla potrai fare !
se non chiudere gli occhi
spegnere lo sguardo È accecare l'orizzonte
senza mai più donare
risveglio oltre il grembo della rinascita
senza mai più riadensare le voluttuose perfezioni dell'eterna fioritura !
Sono una visione senza territorio
Siamo una civiltà senza popolazione
Sono un miraggio senza morale
Sono un sogno senza sembianza
Saremo un domani senza più palmi insanguinati
Saremo mutamento senza ingiustizia
Siam' un arma senza malvagità
Sono un ostacolo senza proiettili
Saremo un nuovo cammino senza
alcun da dover calpestare
Sono un lingua senza confini
Siamo una chiazza di attimo in più
In un altamarea di molt'altri schizzi di anime
Siamo pagine di simili stesure narranti
Siamo un battito senza violenza
Sono una maschera senza realtà
Sono uno sguardo con 2 o più verità
Sono una fossa senza nascita
Siamo un risveglio senza fine
Siamo nell'inferno senza fiamme
Siamo in un paradiso senza angeli
Siamo lottatori di ingiustizie
Pur essendo puritani senza ali
Siamo in una tomba senza scelta
ove Nei pressi giace un sepolcro di vivida civiltà
ricomponiamo il nostro alchemico tracciato
nella valle delle persecuzioni
mentre Il timbro del suo presente
irrompe da terraferma
tra le molteplici variazioni
del vostro tormento
io sono Moros ..sono la luce di orizzonte !
io sarò il buio ovunque voi siate
io sarò il vostro passeggero notturno
ovunque andrete,
ovunque voi tornerete
ovunque voi abbrancherete
ovunque, vi disperdete
nei pressi d'una tomba senza scelta
In una scelta di un accecato riposo
il vostro passeggero notturno io sarò
oltre la fossa di una lugubra tenebra
lì ben Presto , dovunque lor signori siano
assieme nel buio ben presto
bramanti vi ricongiungerete ove
vi irrompe sepolcro di vivida civiltà
Parlerete al silenzio
ascoltando nulla e tutto
sapendo cosa fare
conoscendo chi essere
essendo nessuno e chiunque
siamo lottatori di ingiustizie
in un paradiso senza angeli
siamo nell'inferno senza fiamme
pur mai essendo puritani senza ali
oltre terraferma di un alchemico
confine lacrimante
Sogni d'oro e incubi d'argento
Rigopiano in anime
Adagiandosi il maniero li ove
ristoran fiocchi di sospiri filati
quali procombero su carro in sorte di verno,
In lì demorderono lor in ode alma
tramontarono da eliso diaccio lor lì
guidaron in fervide eternità ghermite aure
ove soppresse in sipario di essenza
quietarono gemendo più in là
in solfeggio di deriva ,
Li ove lor giullari dimenarono
Redini di martinette animose
briganti a lor torve
divulgatori di ereditati cordogli .
Si decorò di essa il sangue sul ciglio
della pallida luna funesta
in di ove dunque fallidi empirei
si rivestono di amaranto desio
insudiciando estese podere il qual
garriscon biasimi di scempio ,
ingiurie in ebrezze seguaci
di rapaci trapassanti.
Ove il bioccolo glaciale ripone oltre
il gelo Dell'albore esanime carni di Vispe vite
Immacolate dal seme di satua provvigione
fuorché essi impavidi lottaron per
sorregger In forza lor insegna di libertà
Vi era un vulcano di fuoco su
I fiammeggianti crepuscoli del Mattino
ove furono vigenti i palpiti del silenzio,
furono incisivi i tormenti di un fedele addio
vi erano sequestri di sorrisi
in donazioni di cadenti gocce di petali
di color che furono ...
in approdo d'uno sfuggente ritorno,
coloro abbrancarono in discosto largo
di un incompiuto risveglio,
ove il celar del sonno traspira
tra le sete del buio
il ruggito nel cuor di segreti coltivati
da reami di codici morenti ,
a sua volta il passo del tempo inondava
di eletto i sapori del presente
narrando un crudo orizzonte ove
Alicanti e fluide comete si spensero
all'appello di un debito ritiro dalle incestose
schiavitù del candido passaggio.
Codesta fu' la volta di anime in rigopiano
incubo di fanciulli abbandonati
dal tetto della vita ,
codesti son i saluti dei loro affranti ricordi
lor richiamati dal moderatore di mille partite
da allor in poi in quel dì
come nei silenzi più chiassosi
dal vostro dolor rischiarirete
sui desideri di novembre,
da allor in poi in quel dì
come attraverso devoti consigli
d'un tramonto
il vostro desiderio osterà ad essere orsù
ornamento di sinergia tra le astenuanti
risolutezze di un infinito malgrado
Sogni d'oro e incubi d'argento
Julius Hirsch
Julius Hirsch, il calciatore-eroe nazionale ucciso dai nazisti
Julius Hirsch, nato nel 1892 e deceduto nel 1943, è stato un importante calciatore tedesco, di ruolo centrocampista.
Julius fu il secondo calciatore ebreo, il primo fu Gottfried Fuchs, ad indossare la maglia della nazionale tedesca. Nel corso della propria carriera calcistica giocò numerose partite con la Germania, tra cui i match delle Olimpiadi del 1912 a Stoccolma.
Sempre nel 1912 Hirsch divenne il primo tedesco a segnare quattro gol in una singola partita.
Analizzando velocemente la biografia di Hirsch scopriamo che si laureò campione di Germania nel 1910 indossando la maglia del Karlsruhe.
Durante la Prima Guerra Mondiale Hirsch si arruolò e prestò servizio per quattro anni nell'esercito tedesco venendo decorato con la Croce di ferro .
Nel 1920 sposò Ella Caroline Huser, con cui ebbe due figli: Heinold Leopold e Carmen Ester. Nel 1925 concluse la carriera di calciatore ed iniziò quella di allenatore, inizialmente in Svizzera e in seguito in Francia, mantenendo, però, sempre i contatti con la sua vecchia squadra di appartenenza, il Karlsruhe, entrando, agli inizi degli anni trenta, nell'organico degli allenatori.
Ormai affermato, sia come calciatore che in qualità di allenatore, all'avvento delle leggi razziali, del 1933, diede immediatamente le dimissioni dal suo club, del quale era diventato nel frattempo allenatore delle squadre giovanili, proseguendo la sua carriera nel campionato "riservato ai Giudei".
Prima di andarsene dalla propria squadra di sempre scrisse una lettera di protesta nella quale dichiarò: “L’amore che ho sempre avuto per questa società della quale ho fatto parte dal 1902 è completamente sparito. Vorrei essere chiaro e dire che il danno che state facendo alla nazione tedesca è gravissimo anche nei confronti di coloro che hanno amato questo Paese”.
Ma la lettera non sortì alcun effetto.
Agli inizi degli anni quaranta divorziò dalla moglie nel tentativo di salvare la vita a lei e ai figli che, così, seguiranno una strada diversa dalla sua: i familiari saranno deportati a Theresienstadt solo il 14 febbraio del 1945, e saranno liberati dall’Armata Rossa nel maggio dello stesso anno ritornando a vivere a Karlsruhe.
Invece Julius Hirsch fu deportato nel 1943 nel lager di Auschwitz-Birkenau, dal quale non farà ritorno.
L'ultima traccia terrena del fuoriclasse tedesco è una lettera inviata alla sorella Esther per i suoi 16 anni. La sua morte verra dichiarata ufficialmente due anni dopo, l'8 maggio 1945.
Nel 2005 la Federcalcio tedesca ha istituito il “Premio Julius Hirsch”, riconoscimento che viene conferito a persone o associazioni che “si sono impegnate per la democrazia, i diritti umani e la difesa delle minoranze".
Fabio Casalini
giovedì 23 febbraio 2023
Lojze Bratuz
«Per aver osato organizzare un coro natalizio nella chiesa di Piedimonte (Podgora), fu costretto a bere olio lubrificante e ne morì fra atroci sofferenze.»
Lojze Bratuž nacque a Gorizia il 17 febbraio 1902 da una famiglia slovena di Podgora, allora comune autonomo e oggi frazione di Gorizia, città che a sua volta apparteneva all'Austria-Ungheria. Effettuò gli studi nelle scuole slovene della città; in seguito si dedicò alla carriera musicale.
Dopo l'unione della Contea di Gorizia e Gradisca al Regno d'Italia, nel 1918, al termine della Grande guerra, Bratuž rimase fedele alla sua origine slovena sottraendosi al successivo processo di italianizzazione delle minoranze slave della Venezia Giulia intrapreso dai fascisti. In quegli anni si dedicò all'insegnamento di canto in un coro del villaggio di San Martino di Quisca nel Collio Goriziano e, più tardi, nel Seminario minore della città.
Inoltre, nel 1922, Lojze Bratuž fondò il coro Mladika, istituzione che accolse nelle proprie fila persone di umile estrazione, con cui valorizzò il repertorio di autori come Marij Kogoj e Anton Lajovic.
Nel 1929 fu incarcerato dalle autorità fasciste con l'accusa di attività anti-italiane. Nel 1930 fu nominato supervisore dei cori di chiesa del goriziano dall'arcivescovo di Gorizia. Diresse diversi cori sloveni di chiesa, che sotto il fascismo erano gli unici cori in lingua slovena consentiti dalle autorità.
Secondo la "Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena; Periodo 1918 - 1941" la politica di "bonifica etnica" avviata dal fascismo fu particolarmente pesante, in quanto l'intolleranza nazionale, talora venata di vero e proprio razzismo, fu affiancata e coadiuvata dalle misure repressive tipiche di un regime totalitario
Torniamo a Lojze Bratuž.
Il 27 dicembre 1936 nel sobborgo di Podgora un gruppo di fascisti rapì Bratuž, che da poco aveva terminato la direzione di un coro durante la messa. Fu portato in un vicino edificio dove subì un pestaggio brutale ed orribile poiché fu costretto a bere olio di ricino miscelato con olio di motore. In seguito a tale aggressione morì, dopo un mese, nell'ospedale centrale di Gorizia.
Era sposato con la maestra e poetessa Ljubka Šorli. La loro figlia Lojzka Bratuž divenne una nota docente universitaria, presso l'ateneo di Udine, e attivista nelle organizzazioni della minoranza slovena in Italia.
Fabio Casalini
Bibliografia
Lojze Bratuž. 1902-1937. Zbrano skladateljsko delo, a cura di I. FLORJANC, Gorizia, Grafica Goriziana, 2005
Raoul Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio, Milano, Rizzoli, 2005 [da cui è tratta la frase con cui inizia questo breve ricordo]
Fabio Casalini
mercoledì 22 febbraio 2023
martedì 21 febbraio 2023
lunedì 20 febbraio 2023
domenica 19 febbraio 2023
Decisione contestabile
Alla decisione del Museo della deportazione di Auschwitz, di escludere la Russia dalle celebrazioni del 27 gennaio, non si può che rispondere con Hemingway:
«Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita».
Il merito dell'Armata Rossa, va ben oltre l'oltrepassamento dei cancelli di Auschwitz-Birkenau. Non possiamo non ricordare i 20-25 milioni di morti russi nella guerra mondiale, su circa 40 in totale. E oggi vedere messa la Russia non solo sul banco degli imputati, ma additata come abisso di "barbarie" è intollerabile. E chi sarebbero gli Stati e i popoli detentori della "civiltà"? La Polonia clerico-fascista? L'Ucraina di Zelensky, dove forze neonaziste sono parte integrante delle istituzioni? Israele che massacra i Palestinesi ogni giorno? Gli Stati Uniti e la Nato che hanno sulla coscienza tutte le guerre illegali degli ultimi 25 anni?
Prof. Angelo D'Orsi
sabato 18 febbraio 2023
Togliatti & family a Ponza
Palmiro Togliatti in vacanza a Ponza nel 1954 con Nilde Iotti e la loro figlia adottiva Marisa Malagoli, sorella di uno degli operai uccisi dalla polizia a Modena quattro anni prima.
Tra gli anni Quaranta e Cinquanta 62 lavoratori restarono uccisi e 3.000 feriti in scontri con la polizia durante gli scioperi.
venerdì 17 febbraio 2023
RITUALE COLLETTIVO DI PUNIZIONE
⚜🖤💣 RITUALE COLLETTIVO DI PUNIZIONE🖤💣⚜
ESISTE IN ESOTERISMO ANCHE QUESTO!
Non c e' bisogno che io debba ripetere, che non sempre vale la pena scendere in battaglia.
Che ci vuole comprensione per gli sbagli altrui,perche anche noi tutti, ogni giorno ..commettiamo errori ,in modo più o meno consapevole.
Ma io ora, sto parlando di CHI,con coscienza delle sue azioni, decide,deliberatamente di ferirci, offenderci, diffamarci, colpirci..in ambito sentimentale, lavorativo..
Domani sera , a mezzanotte in punto, eseguiro' un rituale di punizione di un nemico❌✖
comprendere ed essere tolleranti è ciò che vi consiglio, ma essere calpestati e porgere sempre ..l altra guancia...NO!
Ciò che userò:
Liquore forte
Fondi di caffè
Caffè forte
Vino rosso
Sigari
Profumo
E le le mie entità! Che vedrete nel video
Vi rimarco ora piu che mai,che ci sarà la massima privacy per chi aderisce e pubblichero una parte del rito.Iniziale e finale.
Cosa ci si aspetta da questo rituale :
⭕ che la persona che ci ha ferito ,provi una piccola parte della sofferenza che ci ha causato (non è un rituale personalizzato e non posso lanciare dolori senza avere un idea chiara della situazione .. Ma arriverà al bersaglio!!!)
⭕ SCUSE ,o almeno un tentativo di rimediare e presa di coscienza dell errore commesso.
⭕FORZA per non essere piu vittime di quella persona, ma potere proseguire la propria vita a strade aperte.
Essendo molto impegnativo energeticamente per me, il numero massimo delle persone che potranno partecipare è 30.
È richiesto a voi fa parte mia:
foto vostra
foto della/e persona/e da "punire"
Motivo scritto (ripeto , non apparirà mai nulla che possa ricondurre a nessuna persona)
✴ PER CHI È ISCRITTO e conosce Gia in parte come lavorare, o anche a chi è neofita dell argomento, SE desiderate ,potete accendere domani sera una candela, preferibilmente nera, e caricata con lo stesso intento che avete commissionato a me.
✡ CHI praticamente Gia sa di cosa parlo, chi non pratica, significa tenere la candela tra le mani,per il tempo necessario ,visualizzando l'obbiettivo da raggiungere 😉
Costo: 20 euro
Detto questo, a disposizione per chiarimenti e le iscrizioni per questo rituale terminano domani alle ore 18 (devo stampare, caricarmi, ed eseguire nella notte il rito)
Per aderire e inviare il materiale: messaggio whatsapp 3429499521
Lara Blu
MagicaMente con Lara🖤✖❌🕯
Vogliamo una scuola sicura
Oggi, in data 16 febbraio 2023, come Collettivo Autorganizzato Rossellini, e più semplicemente in quanto studentə, abbiamo deciso di fare picchetto davanti la nostra sede succursale, la quale è stata luogo, per il secondo anno di fila, di un abuso di potere e conseguente molestia da parte di un docente.
Un alunno è stato prima accusato di aver rubato dei soldi, ed è successivamente stato invitato, dopo essere stato portato al bagno, a levarsi scarpe e pantaloni per consentire una perquisizione da parte del docente stesso.
La vicenda è stata subito denunciata e la dirigenza ha immediatamente sospeso il docente protagonista.
Riteniamo aberrante che all’interno del nostro istituto, come in molti altri, possano accadere eventi di questo genere: la scuola dovrebbe poterci permettere di sentirci al sicuro, dovrebbe far sbocciare ogni nostra peculiarità o dote, non annientarci, distruggerci psicologicamente e talvolta anche fisicamente.
Questa è la chiara manifestazione di un sistema disinteressato allə studentə e alla loro salute, e in più larga scala disinteressato ai bisogni delle persone.
Possiamo benissimo portare come esempio il considerevole aumento dei suicidi di licealə e universitariə legato al sistema scolastico, come il recente caso dell’Università di Milano, o anche le tre morti durante il PCTO.
Si può vedere questo disinteresse anche nelle condizioni precarie o disastrate dei nostri istituti, che invece di poter usufruire dei fondi del PNRR, vedono finanziata una guerra imperialista proprio con gli stessi fondi.
Ora Basta!
Pretendiamo che fatti come quello successo nel nostro istituto non accadano più.
Pretendiamo una scuola sicura, alternativa, transfemminista, sensibile ad accogliere le necessità di noi studentə.
Pretendiamo l’abolizione immediata del PCTO, perché la morte di tre ragazzi non può passare inosservata neanche di fronte al più marcio dei sistemi.
Pretendiamo di essere ascoltati, siamo i protagonisti della scuola e così Pretendiamo di essere trattati.
firmato :
Collettiv Autorganizzato Rossellini
mercoledì 15 febbraio 2023
DIMETTETEVI TUTTI!
Non contenti di aver consegnato l'Italia alla peggiore destra, siete stati capaci di consegnarle il Lazio e la Lombardia senza neanche provare a lottare fino all'ultima scheda.
Avete dimostrato che il vostro interesse è la poltrona e i vitalizi.
Le scuole che cadono a pezzi, gli 8/10 sfratti al giorno, le troppe tasse, sono argomenti che tirate fuori solo in campagna elettorale.
Imbarcatevi sul primo aereo per dirigervi in quei luoghi devastati dal terremoto e non mettete più piede in questa Nazione.
Lasciate che la Politica sia fatta da chi lotta ogni giorno con il popolo, per il popolo e al fianco al popolo.
DIMETTETEVI TUTTI E SUBITO!!!!
Alessandro Verga