lunedì 27 febbraio 2023

sabato 25 febbraio 2023

Gigi Meroni

 


"SE GLI ALTRI VANNO IN GIRO CON I CANI, PERCHÉ IO NON POSSO ANDARE A SPASSO CON UNA GALLINA?"


Luigi “Gigi” Meroni nacque a Como il 24 febbraio del 1943. Nella stessa città iniziò la propria a carriera calcistica nel campetto dell’oratorio di San Bartolomeo dove giocava la Libertas.

Successivamente crebbe nel vivaio del Calcio Como, insieme all’amato fratello Celestino. 

La carriera agonistica nella formazione lariana fu breve.

Nell’estate del 1962, a soli 19 anni, passò al Genoa, dopo 2 brillanti stagioni con la maglia della città natale. 

Gigi faticò a credere a ciò che stava accadendo: giocava nel club più vecchio d’Italia che, in quegli anni, era secondo solo alla Juventus per numero di scudetti vinti. Genova fece emergere il carattere estroverso e controcorrente che si manifesterà nella sua interezza dopo il trasferimento al Torino nel 1964.

Con i granata allenati da Nereo Rocco l’ala numero 7 si fece immediatamente apprezzare per le sue giocate, i suoi dribbling e i suoi goal che, anche se pochi (24), vengono ancora oggi ricordati.

Meroni era un calciatore eccezionale ma, soprattutto, era una persona fuori dall’ordinario

Ascoltava i Beatles e la musica jazz, dipingeva quadri, leggeva libri e scriveva poesie. Conviveva nella mansarda di Piazza Vittorio, a Torino, insieme a Cristiana, la “bella tra le belle” dei Luna Park, della quale si innamorò follemente tanto da presentarsi al matrimonio imposto dai genitori di lei cercando di fermare la cerimonia.

”Mister mezzo miliardo" lo chiamarono i giornalisti quando Agnelli cercò di portare l’ennesimo campione alla Juventus, sborsando una cifra per quei tempi impensabile. Ma una vera e propria rivolta dei tifosi del Toro impedì il trasferimento dell'amato calciatore che giocava con la maglia numero sette.

I giovani si identificavano in Meroni, il loro “calimero”, per via dei capelli lunghi e dei basettoni.

Divenne un esempio da seguire, in campo e nella vita, in quegli anni che precedettero il 1968.

Quando Edmondo Fabbri lo chiamò in nazionale gli impose la di tagliarsi i capelli. Lui che disegnava i vestiti che indossava sui modelli di quelli dei Beatles, che passeggiava per Como portando al guinzaglio una gallina, che si travestiva da giornalista e chiedeva alla gente cosa pensasse di Meroni, non avrebbe potuto rinnegare il suo ego e rifiutò la convocazione.

Purtroppo ogni favola ha un inizio e un epilogo.

La sera del 15 ottobre 1967, dopo l’incontro contro la Sampdoria, vinto dai granata per 4-2, Meroni non poté rientrare in casa poiché non aveva con sé le chiavi. Insieme al compagno Poletti andò al bar Zambon e telefonò a degli amici presso i quali si trovava la sua compagna, riattraversò, sempre con Poletti, corso Re Umberto nei pressi del civico 46.

I due percorsero la prima metà della carreggiata e si fermarono in mezzo alla strada, aspettando il momento giusto per completare l’attraversamento. Vedendo sopraggiungere un’automobile, fecero un passo indietro e furono investiti da una Fiat 124 Coupé proveniente dalla direzione opposta; Poletti fu colpito di striscio, Meroni, investito alla gamba sinistra, fu sbalzato in aria dall’impatto, cadde a terra nell’altra corsia e fu travolto da una Lancia Appia, che lo centrò in pieno e ne trascinò il corpo per 50 metri. Fu portato all’ospedale Mauriziano da un passante.

Vi arrivò con gambe e bacino fratturati e con un grave trauma cranico.

Morì poche ore dopo, alle 22.40.

La Fiat 124 Coupé era guidata da Attilio Romero, un diciannovenne di buona famiglia e grande tifoso del Torino. Dopo l’incidente, il giovane si presentò spontaneamente alla Polizia, che lo interrogò fino a tarda notte. Fu rilasciato e tornò a casa: abitava proprio in corso Re Umberto, a soli 13 numeri civici di distanza dall’abitazione di Meroni.

Più di 20.000 persone parteciparono ai funerali di Meroni e il lutto scosse la città. Dal carcere Le Nuove di Torino alcuni detenuti fecero una colletta per mandare fiori.

La stampa sembrò perdonargli le bizzarrie che gli aveva contestato in vita (capelli lunghi, barba incolta, calze abbassate), ma la Diocesi di Torino si oppose al funerale religioso di un “peccatore pubblico” e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino calcio, che lo celebrò comunque.


Fabio Casalini

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venerdì 24 febbraio 2023

Confini Lacrimanti



Lì ove

Odierni 

I nostri cieli 

Lacrimano sale 

su ferite dischiuse ,

su sabbie il qual cristallizzano eventi 

In percosse mareggiate 

ove  inondano di confini

secolari i nostri sapidi animi eterni 



Siam'ombra senza evidenza 

Siamo un idea senza dimora 

Siamo un gemito senza diversità 

Siamo un cinguettio senza decollo 

Siamo gravità senz'anima 

Siamo uno spartito senza alcuna chiave 

Siamo una tela senza contrasto 

Siamo riflesso in mancata appartanenza

Siamo uomini senza se stessi 

( Esser'altro senz'esser Noi)

( esser noi senz'esser nient'altro)

sono una vignetta senza narrazione 

siamo un apostrofo senza sesso 

siamo sensazione senza intensità 



Il concepimento del mio essere sarà

Le costellazioni dei geniti d'immensita ,

Il verosimile del mio remoto sarà

Ripercorrenza di identità

di inattesi sfigurati millenni ,

gli sbiechi di ogni mia riflessione diverranno solidificato Concime di materiali o fluide

esistenze,


Siamo impronta sbiadita 

su una breccia ritracciata da un chi 

Siamo tela senza racconto 

Sono realtà senza espressione 

Siamo una vita senza dimensione 

Siamo un dialogo senza volto  

Sono un tragitto senza distanza 

Sono un punto senza percorso  

Siamo una libertà senza direzione 

Siam una pelle senza colore 

Siamo un pensiero né pallido né scuro 

a noi stessi siamo un dipinto in margine di perfezione 

Siamo capolavoro in completezza di unicità 

Siamo un vagabondo senza illusione 

Siamo un dollaro senza valore 

Sono un luogo senza menzogna 

Siamo un potere senza catene 

Sono una lama senza dolore 

Siamo un grido senza terrore 



A volte abbiam come la netta sensazione 

che una volta  assopiti

mai più poi potremmo svegliarci , 

percepisco quell'istante

così fin troppo vicino 

al ritratto di questo mio attimo 

percepiamo il momento 

nel quale essa balzerà tra i ricami di questa nostra pelle , 

spegnendo così lo sguardo d'ogni nostro tempo ,

vi è mal'odore di morto nella dimora 

vi è mal'odore di morte 

ovunque nostro passo avanza !

lei si avvicina, è tu più nulla potrai fare !

se non chiudere gli occhi

spegnere lo sguardo È accecare l'orizzonte

senza mai più donare 

risveglio oltre il grembo della  rinascita

senza mai più riadensare le voluttuose perfezioni dell'eterna fioritura !


Sono una visione senza territorio 

Siamo una civiltà senza popolazione 

Sono un miraggio senza morale 

Sono un sogno senza sembianza 

Saremo un domani senza più palmi  insanguinati 

Saremo mutamento senza ingiustizia

Siam' un arma senza malvagità 

Sono un ostacolo senza proiettili 

Saremo un nuovo cammino senza 

alcun da dover calpestare

Sono un lingua senza confini 

Siamo una chiazza di attimo in più 

In un altamarea di molt'altri schizzi di anime 

Siamo pagine di simili stesure narranti

Siamo un battito senza violenza 

Sono una maschera senza realtà  

Sono uno sguardo con 2 o più verità 

Sono una fossa senza nascita 

Siamo un risveglio senza fine 

Siamo nell'inferno senza fiamme  

Siamo in un paradiso senza angeli 

Siamo lottatori di ingiustizie 

Pur essendo puritani senza ali 

Siamo in una tomba senza scelta 

ove Nei pressi giace un sepolcro di vivida civiltà 


ricomponiamo il nostro alchemico tracciato 

nella valle delle persecuzioni 

mentre Il timbro del suo presente

irrompe da  terraferma 

tra  le molteplici variazioni

del vostro tormento 

io sono Moros ..sono la luce di orizzonte !

io sarò il buio ovunque voi  siate 

io sarò il vostro passeggero notturno 

ovunque andrete, 

ovunque voi tornerete 

ovunque voi abbrancherete

ovunque, vi disperdete 

nei pressi d'una tomba senza scelta 

In una scelta di un accecato riposo 

il vostro passeggero notturno io sarò 

oltre la fossa di una lugubra tenebra

lì ben Presto , dovunque lor signori siano

assieme nel buio ben presto 

bramanti vi ricongiungerete ove 

vi irrompe sepolcro di vivida civiltà 



Parlerete al silenzio 

ascoltando nulla e tutto

sapendo cosa fare 

conoscendo chi essere 

essendo nessuno e chiunque 

siamo lottatori di ingiustizie

in un paradiso senza angeli

siamo nell'inferno senza fiamme

pur mai essendo  puritani senza ali 

oltre terraferma di un alchemico

confine lacrimante

Sogni d'oro e incubi d'argento 

 Joyl Keren


Rigopiano in anime



Adagiandosi il maniero li ove

ristoran fiocchi di sospiri filati 

quali procombero su carro in sorte di verno,

In lì demorderono lor in ode alma

tramontarono da eliso diaccio lor lì

guidaron in fervide eternità ghermite aure

ove soppresse in sipario di essenza

quietarono gemendo più in là

in solfeggio di deriva ,

Li ove lor giullari dimenarono 

Redini di martinette animose

briganti a lor torve 

divulgatori di ereditati cordogli .

Si decorò di essa il sangue sul ciglio

della pallida luna funesta 

in di ove dunque fallidi empirei 

si rivestono di amaranto desio 

insudiciando estese podere il qual 

garriscon biasimi di scempio ,

ingiurie in ebrezze seguaci

di rapaci trapassanti.

Ove il bioccolo glaciale ripone oltre

il gelo Dell'albore esanime carni di Vispe vite

Immacolate dal seme di satua provvigione

fuorché essi impavidi lottaron per 

sorregger In forza lor insegna di libertà 

Vi era un vulcano di fuoco su 

I  fiammeggianti crepuscoli del Mattino 

ove furono vigenti i palpiti del silenzio,

furono incisivi i tormenti di un fedele addio

vi erano sequestri di sorrisi

in donazioni di cadenti gocce di petali 

di color che furono ...

in approdo d'uno sfuggente ritorno, 

coloro abbrancarono in discosto largo 

di un incompiuto risveglio,

ove il celar del sonno traspira 

tra le sete del buio 

il ruggito nel cuor di segreti coltivati

da reami di codici morenti ,

a sua volta il passo del tempo inondava

di eletto i sapori del presente

narrando un crudo orizzonte ove 

Alicanti e fluide comete si spensero

all'appello di un debito ritiro dalle incestose 

schiavitù del candido passaggio.

Codesta fu' la volta di anime in rigopiano

incubo di fanciulli abbandonati

dal tetto della vita ,

codesti son i saluti dei loro affranti ricordi

lor richiamati dal moderatore di mille partite

da allor in poi in quel dì

come nei silenzi più chiassosi

dal vostro dolor rischiarirete

sui desideri di novembre, 

da allor in poi in quel dì

come attraverso devoti consigli 

d'un tramonto 

il vostro desiderio osterà ad essere orsù

ornamento di sinergia tra le astenuanti

risolutezze di un infinito malgrado

Sogni d'oro e incubi d'argento 

 Joyl Keren


Julius Hirsch

 


Julius Hirsch, il calciatore-eroe nazionale ucciso dai nazisti


Julius Hirsch, nato nel 1892 e deceduto nel 1943, è stato un importante calciatore tedesco, di ruolo centrocampista.

Julius fu il secondo calciatore ebreo, il primo fu Gottfried Fuchs, ad indossare la maglia della nazionale tedesca. Nel corso della propria carriera calcistica giocò numerose partite con la Germania, tra cui i match delle Olimpiadi del 1912 a Stoccolma.  

Sempre nel 1912 Hirsch divenne il primo tedesco a segnare quattro gol in una singola partita.

Analizzando velocemente la biografia di Hirsch scopriamo che si laureò campione di Germania nel 1910 indossando la maglia del Karlsruhe. 

Durante la Prima Guerra Mondiale Hirsch si arruolò e prestò servizio per quattro anni nell'esercito tedesco venendo decorato con la Croce di ferro .

Nel 1920 sposò Ella Caroline Huser, con cui ebbe due figli: Heinold Leopold e Carmen Ester. Nel 1925 concluse la carriera di calciatore ed iniziò quella di allenatore, inizialmente in Svizzera e in seguito in Francia, mantenendo, però, sempre i contatti con la sua vecchia squadra di appartenenza, il Karlsruhe, entrando, agli inizi degli anni trenta, nell'organico degli allenatori.

Ormai affermato, sia come calciatore che in qualità di allenatore, all'avvento delle leggi razziali, del 1933, diede immediatamente le dimissioni dal suo club, del quale era diventato nel frattempo allenatore delle squadre giovanili, proseguendo la sua carriera nel campionato "riservato ai Giudei". 

Prima di andarsene dalla propria squadra di sempre scrisse una lettera di protesta nella quale dichiarò: “L’amore che ho sempre avuto per questa società della quale ho fatto parte dal 1902 è completamente sparito. Vorrei essere chiaro e dire che il danno che state facendo alla nazione tedesca è gravissimo anche nei confronti di coloro che hanno amato questo Paese”. 

Ma la lettera non sortì alcun effetto.

Agli inizi degli anni quaranta divorziò dalla moglie nel tentativo di salvare la vita a lei e ai figli che, così, seguiranno una strada diversa dalla sua: i familiari saranno deportati a Theresienstadt solo il 14 febbraio del 1945, e saranno liberati dall’Armata Rossa nel maggio dello stesso anno ritornando a vivere a Karlsruhe.

Invece Julius Hirsch fu deportato nel 1943 nel lager di Auschwitz-Birkenau, dal quale non farà ritorno.

L'ultima traccia terrena del fuoriclasse tedesco è una lettera inviata alla sorella Esther per i suoi 16 anni. La sua morte verra dichiarata ufficialmente due anni dopo, l'8 maggio 1945.

Nel 2005 la Federcalcio tedesca ha istituito il “Premio Julius Hirsch”, riconoscimento che viene conferito a persone o associazioni che “si sono impegnate per la democrazia, i diritti umani e la difesa delle minoranze".


Fabio Casalini

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Lojze Bratuz

 


«Per aver osato organizzare un coro natalizio nella chiesa di Piedimonte (Podgora), fu costretto a bere olio lubrificante e ne morì fra atroci sofferenze.»


Lojze Bratuž nacque a Gorizia il 17 febbraio 1902 da una famiglia slovena di Podgora, allora comune autonomo e oggi frazione di Gorizia, città che a sua volta apparteneva all'Austria-Ungheria. Effettuò gli studi nelle scuole slovene della città; in seguito si dedicò alla carriera musicale.

Dopo l'unione della Contea di Gorizia e Gradisca al Regno d'Italia, nel 1918, al termine della Grande guerra, Bratuž rimase fedele alla sua origine slovena sottraendosi al successivo processo di italianizzazione delle minoranze slave della Venezia Giulia intrapreso dai fascisti. In quegli anni si dedicò all'insegnamento di canto in un coro del villaggio di San Martino di Quisca nel Collio Goriziano e, più tardi, nel Seminario minore della città. 

Inoltre, nel 1922, Lojze Bratuž fondò il coro Mladika, istituzione che accolse nelle proprie fila persone di umile estrazione, con cui valorizzò il repertorio di autori come Marij Kogoj e Anton Lajovic.

Nel 1929 fu incarcerato dalle autorità fasciste con l'accusa di attività anti-italiane. Nel 1930 fu nominato supervisore dei cori di chiesa del goriziano dall'arcivescovo di Gorizia. Diresse diversi cori sloveni di chiesa, che sotto il fascismo erano gli unici cori in lingua slovena consentiti dalle autorità.

Secondo la "Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena; Periodo 1918 - 1941" la politica di "bonifica etnica" avviata dal fascismo fu particolarmente pesante, in quanto l'intolleranza nazionale, talora venata di vero e proprio razzismo, fu affiancata e coadiuvata dalle misure repressive tipiche di un regime totalitario

Torniamo a Lojze Bratuž.

Il 27 dicembre 1936 nel sobborgo di Podgora un gruppo di fascisti rapì Bratuž, che da poco aveva terminato la direzione di un coro durante la messa. Fu portato in un vicino edificio dove subì un pestaggio brutale ed orribile poiché fu costretto a bere olio di ricino miscelato con olio di motore. In seguito a tale aggressione morì, dopo un mese, nell'ospedale centrale di Gorizia.

Era sposato con la maestra e poetessa Ljubka Šorli. La loro figlia Lojzka Bratuž divenne una nota docente universitaria, presso l'ateneo di Udine, e attivista nelle organizzazioni della minoranza slovena in Italia.


Fabio Casalini


Bibliografia


Lojze Bratuž. 1902-1937. Zbrano skladateljsko delo, a cura di I. FLORJANC, Gorizia, Grafica Goriziana, 2005


Raoul Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio, Milano, Rizzoli, 2005 [da cui è tratta la frase con cui inizia questo breve ricordo]

Fabio Casalini

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lunedì 20 febbraio 2023

domenica 19 febbraio 2023

Decisione contestabile

 Alla decisione del Museo della deportazione di Auschwitz, di escludere la Russia dalle celebrazioni del 27 gennaio, non si può che rispondere con Hemingway: 

«Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita».

Il merito dell'Armata Rossa, va ben oltre l'oltrepassamento dei cancelli di Auschwitz-Birkenau. Non possiamo non ricordare i  20-25 milioni di morti russi nella guerra mondiale, su circa 40 in totale. E oggi vedere messa la Russia non solo sul banco degli imputati, ma additata come abisso di "barbarie" è intollerabile. E chi sarebbero gli Stati e i popoli detentori della "civiltà"? La Polonia clerico-fascista? L'Ucraina di Zelensky, dove forze neonaziste sono parte integrante delle istituzioni? Israele che massacra i Palestinesi ogni giorno? Gli Stati Uniti e la Nato che hanno sulla coscienza tutte le guerre illegali degli ultimi 25 anni?


Prof. Angelo D'Orsi

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sabato 18 febbraio 2023

Togliatti & family a Ponza

 


Palmiro Togliatti in vacanza a Ponza nel 1954 con Nilde Iotti e la loro figlia adottiva Marisa Malagoli, sorella di uno degli operai uccisi dalla polizia a Modena quattro anni prima.

Tra gli anni Quaranta e Cinquanta 62 lavoratori restarono uccisi e 3.000 feriti  in scontri con la polizia durante gli scioperi.

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venerdì 17 febbraio 2023

RITUALE COLLETTIVO DI PUNIZIONE

 ⚜🖤💣 RITUALE COLLETTIVO DI PUNIZIONE🖤💣⚜


ESISTE IN ESOTERISMO ANCHE QUESTO! 


Non c e' bisogno che io debba ripetere, che non sempre vale la pena scendere in battaglia. 

Che ci vuole comprensione per gli sbagli altrui,perche anche noi tutti, ogni giorno ..commettiamo errori ,in modo più o meno consapevole. 


Ma io ora, sto parlando di CHI,con coscienza delle sue azioni, decide,deliberatamente di ferirci, offenderci, diffamarci, colpirci..in ambito sentimentale, lavorativo..


Domani sera , a mezzanotte in punto, eseguiro' un rituale di punizione di un nemico❌✖


comprendere ed essere tolleranti è ciò che vi consiglio, ma essere calpestati e porgere sempre ..l altra guancia...NO!


Ciò che userò:

Liquore forte

Fondi di caffè

Caffè forte

Vino rosso

Sigari

Profumo


E le le mie entità! Che vedrete nel video


Vi rimarco ora piu che mai,che ci sarà la massima privacy per chi aderisce e pubblichero una parte del rito.Iniziale e finale.


Cosa ci si aspetta da questo rituale :


⭕ che la persona che ci ha ferito ,provi una piccola parte della sofferenza che ci ha causato (non è un rituale personalizzato e non posso lanciare dolori senza avere un idea chiara della situazione .. Ma arriverà al bersaglio!!!)


⭕ SCUSE ,o almeno un tentativo di rimediare e presa di coscienza dell errore commesso.


⭕FORZA per non essere piu vittime di quella persona, ma potere proseguire la propria vita a strade aperte.


Essendo molto impegnativo energeticamente per me, il numero massimo delle persone che potranno partecipare è 30. 


È richiesto a voi fa parte mia: 

foto vostra

foto della/e persona/e da "punire"

Motivo scritto (ripeto , non apparirà mai nulla che possa ricondurre a nessuna persona)


✴ PER CHI È ISCRITTO  e conosce Gia in parte come lavorare, o anche a chi è neofita dell argomento, SE desiderate ,potete accendere domani sera una candela, preferibilmente nera, e caricata con lo stesso intento che avete commissionato a me.


✡ CHI praticamente Gia sa di cosa parlo, chi non pratica, significa tenere la candela tra le mani,per il tempo necessario ,visualizzando l'obbiettivo da raggiungere 😉


Costo: 20 euro 


Detto questo, a disposizione per chiarimenti e le iscrizioni per questo rituale terminano domani alle ore 18 (devo stampare, caricarmi, ed eseguire nella notte il rito)


Per aderire e inviare il materiale: messaggio whatsapp 3429499521


Lara Blu 

MagicaMente con Lara🖤✖❌🕯




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Vogliamo una scuola sicura

 




Oggi, in data 16 febbraio 2023, come Collettivo Autorganizzato Rossellini, e più semplicemente in quanto studentə, abbiamo deciso di fare picchetto davanti la nostra sede succursale, la quale è stata luogo, per il secondo anno di fila, di un abuso di potere e conseguente molestia da parte di un docente. 

Un alunno è stato prima accusato di aver rubato dei soldi, ed è successivamente stato invitato, dopo essere stato portato al bagno, a levarsi scarpe e pantaloni per consentire una perquisizione da parte del docente stesso. 

La vicenda è stata subito denunciata e la dirigenza ha immediatamente sospeso il docente protagonista. 


Riteniamo aberrante che all’interno del nostro istituto, come in molti altri, possano accadere eventi di questo genere: la scuola dovrebbe poterci permettere di sentirci al sicuro, dovrebbe far sbocciare ogni nostra peculiarità o dote, non annientarci, distruggerci psicologicamente e talvolta anche fisicamente. 

Questa è la chiara manifestazione di un sistema disinteressato allə studentə e alla loro salute, e in più larga scala disinteressato ai bisogni delle persone. 

Possiamo benissimo portare come esempio il considerevole aumento dei suicidi di licealə e universitariə legato al sistema scolastico, come il recente caso dell’Università di Milano, o anche le tre morti durante il PCTO. 

Si può vedere questo disinteresse anche nelle condizioni precarie o disastrate dei nostri istituti, che invece di poter usufruire dei fondi del PNRR, vedono finanziata una guerra imperialista proprio con gli stessi fondi. 

Ora Basta!

Pretendiamo che fatti come quello successo nel nostro istituto non accadano più. 

Pretendiamo una scuola sicura, alternativa, transfemminista, sensibile ad accogliere le necessità di noi studentə. 

Pretendiamo l’abolizione immediata del PCTO, perché la morte di tre ragazzi non può passare inosservata neanche di fronte al più marcio dei sistemi. 

Pretendiamo di essere ascoltati, siamo i protagonisti della scuola e così Pretendiamo di essere trattati. 


firmato :

Collettiv Autorganizzato Rossellini

mercoledì 15 febbraio 2023

DIMETTETEVI TUTTI!

 

Non contenti di aver consegnato l'Italia alla peggiore destra, siete stati capaci di consegnarle il Lazio e la Lombardia senza neanche provare a lottare fino all'ultima scheda.

Avete dimostrato che il vostro interesse è la poltrona e i vitalizi.

Le scuole che cadono a pezzi, gli 8/10 sfratti al giorno, le troppe tasse, sono argomenti che tirate fuori solo in campagna elettorale.

Imbarcatevi sul primo aereo per dirigervi in quei luoghi devastati dal terremoto e non mettete più piede in questa Nazione.

Lasciate che la Politica sia fatta da chi lotta ogni giorno con il popolo, per il popolo e al fianco al popolo.

DIMETTETEVI TUTTI E SUBITO!!!!

Alessandro Verga

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martedì 14 febbraio 2023