Che bella la storia di Wilfried Gnonto detto Willy.
Nasce 18 anni fa a Verbania da due delle migliaia di ivoriani arrivati in Italia, negli anni ‘90, in cerca di fortuna. E, dopo pochi anni, è già chiaro cosa vuole fare nella vita: giocare a calcio, diventare un giocatore professionista.
A nove entra nelle giovanili dell’Inter. Quando è il momento di decidere dove andare a giocare, sceglie la strada più difficile, lo Zurigo, in Svizzera, dove con otto reti contribuisce alla conquista del campionato.
In mezzo, tutta la trafila nelle Nazionali giovanili: under 16, 17, 18, 19 e ovunque fa la differenza. Fino a pochi giorni fa, quando si avvera il sogno di una vita.
Il Ct Roberto Mancini lo nota in uno stage per giovani calciatori e decide di convocarlo addirittura in Nazionale maggiore per il doppio impegno con Argentina e Germania.
E, proprio contro la Germania, ieri sera, a Bologna, Gnonto ha fatto il suo esordio in azzurro, e dopo appena 6’ ha servito un assist al bacio a Pellegrini per il gol dell’1-0. Il tutto senza che la maggior parte di chi segue il calcio abbia neanche mai sentito il suo nome prima d’ora.
Più ancora della prestazione in campo, colpisce la grande intelligenza e maturità fuori dal campo, rara per un 18enne. Con quella dedica ai suoi genitori:
“A loro devo tutto, hanno fatto tanti sacrifici per me. Spero siano soddisfatti di me".
Se non è una favola questa.
Di Lorenzo Tosa
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