Quella di Adelina Sejdini è una storia di coraggio infinito e dolore straziante.
Arrivata in Italia a 22 anni dall’Albania, nel 1996, per anni è stata picchiata, violentata, gettata in strada dai propri sfruttatori.
Adelina non solo ha avuto la forza incredibile di uscire da quell’inferno, ma, con il suo coraggio e le sue testimonianze, è anche riuscita a far arrestare 40 persone e a farne denunciare 80.
Invece di proteggerla, lo Stato l’ha, di fatto, abbandonata, lasciandola negli ultimi tempi sola o quasi, senza una casa, invalida al 100%, con un assegno mensile da 285 euro e un tumore al seno che non le dava tregua e, soprattutto, priva di quella cittadinanza italiana che sognava e che le sarebbe spettata di diritto.
Più volte Adelina aveva lanciato l’allarme, si era persino data fuoco perché qualcuno si accorgesse di lei. Nulla. Fino all’epilogo tragico di poche ore fa, quando si è lanciata dal cavalcavia ferroviario di ponte Garibaldi, a Roma, mettendo fine alle sue sofferenze.
Aveva 47 anni.
Una storia che lacera la carne. La storia di una donna che ha aiutato l’Italia, col suo corpo e con la sua voce, rischiando tutto, e che il nostro Paese, in cambio, non ha saputo né ringraziare né tantomeno proteggere.
Non ci sono abbastanza parole per esprimere tutto questo. Solo rabbia e dolore immensi.
Riposa in pace, donna coraggiosa.
Lorenzo Tosa
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