lunedì 13 settembre 2021

La federazione gioco calcio perché non ferma i razzisti?

 


È il minuto 60 di Milan-Lazio.


Tiémoué Bakayoko, centrocampista francese del Milan di origini ivoriane, fa il suo esordio in campionato a San Siro contro la Lazio.


Dal settore ospiti cominciano a partire fischi, insulti e cori razzisti al suo indirizzo. Uno, in particolare, su tutti: “Questa bana** è per Bakayoko”. 


Come due anni fa, come sempre. Come se fosse una cosa normale.


Al punto da costringere lo stesso giocatore a scrivere un post su Instagram che fa malissimo leggere: 

“Per tutti i laziali che hanno insultato me e Franck (Kessie, ndr), siamo forti e orgogliosi del colore della nostra pelle”. 


L’idea stessa che nel 2021 un calciatore, un essere umano, arrivi a scrivere pubblicamente di essere orgoglioso di essere nero, il fatto che ci sia bisogno di ribadirlo, è già di per sè una sconfitta clamorosa.


E non chiamateli “tifosi”, questi sono fascisti, quelli veri. E in uno stadio o in una manifestazione sportiva non devono entrare mai più, semplicemente non hanno diritto cittadinanza. 


Solidarietà totale a Bakayoko e Kessie, ma abbiamo tollerato anche troppo.

Lorenzo Tosa 

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