È il minuto 60 di Milan-Lazio.
Tiémoué Bakayoko, centrocampista francese del Milan di origini ivoriane, fa il suo esordio in campionato a San Siro contro la Lazio.
Dal settore ospiti cominciano a partire fischi, insulti e cori razzisti al suo indirizzo. Uno, in particolare, su tutti: “Questa bana** è per Bakayoko”.
Come due anni fa, come sempre. Come se fosse una cosa normale.
Al punto da costringere lo stesso giocatore a scrivere un post su Instagram che fa malissimo leggere:
“Per tutti i laziali che hanno insultato me e Franck (Kessie, ndr), siamo forti e orgogliosi del colore della nostra pelle”.
L’idea stessa che nel 2021 un calciatore, un essere umano, arrivi a scrivere pubblicamente di essere orgoglioso di essere nero, il fatto che ci sia bisogno di ribadirlo, è già di per sè una sconfitta clamorosa.
E non chiamateli “tifosi”, questi sono fascisti, quelli veri. E in uno stadio o in una manifestazione sportiva non devono entrare mai più, semplicemente non hanno diritto cittadinanza.
Solidarietà totale a Bakayoko e Kessie, ma abbiamo tollerato anche troppo.
Lorenzo Tosa
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