“Ci vuole tutta la tenacia di una mamma che ha seguito con il cuore straziato la via crucis del proprio figlio minorenne – all’epoca dei fatti – abusato da un sacerdote lombardo e avere sperimentato a suo tempo il muro di gomma della curia di Milano”. Lo scrive la vaticanista Franca Giansoldati sul Messaggero, raccontando la vicenda di Cristina Battaglia che non si è mai arresa nella sua lotta per fare emergere la verità e, recentemente, quando la Corte di Appello ha confermato la pena al prete che aveva abusato del figlio ed era anche stato spostato in un’altra parrocchia dalla diocesi ha ripreso in mano carta e penna per una lettera aperta all’arcivescovo monsignor Mario Delpini. “Quello che più la ha ferita – scrive la Giansoldati – è stato il comunicato diffuso dalla curia”.
“Egregio mons. Mario Delpini – si legge nella lettera della signora Battaglia – siamo la famiglia della vittima di abuso sessuale da parte di don Mauro Galli condannato recentemente anche in appello a 5 anni e 6 mesi di carcere. La preghiamo gentilmente di non scrivere più che Lei e la diocesi “esprimete ancora una volta la vostra vicinanza alla vittima e alla sua famiglia” come puntualmente vi siete precipitati a scrivere il giorno della conferma della condanna introducendo per altro la nota con la frase: ‘La Corte di Appello ha riformato parzialmente la sentenza riducendo la pena…’ lasciando intendere che il reato è stato ridimensionato”.
La mamma del ragazzo aggiunge: “Vi siete guardati bene dallo spiegare invece che il reato è stato integralmente confermato cristallizzando l’abominevole abuso, la riduzione di alcuni mesi è relativa all’attenuante generica riconosciuta per legge per aver pagato i danni e le spese per 150.000 euro prima del processo (art. 62.6 codice di procedura penale), al fine di far ritirare la costituzione di parte civile che riguardava in solido anche la Parrocchia e la Diocesi di Milano appunto”.
La signora Battaglia aggiunge che sicuramente Delpini ricorda “perfettamente del pagamento di tale importo, ricorderà che ha negoziato con la Procura il suo interrogatorio rilasciato alla polizia e dunque acquisito agli atti del processo, per evitare di comparire in tribunale come richiesto dal Pm, interrogatorio da lei sottoscritto dove si assumeva tutta la responsabilità di avere spostato don Galli a Legnano ancora con i minori nonostante l’allora parroco di Rozzano, don Carlo Mantegazza, le avesse segnalato l’abuso due giorni dopo il fatto come lei stesso ha riferito alla Polizia di Stato su esplicita domanda”.
Qualche mese fa, il giorno 17 gennaio
2021, dopo insistenza della famiglia della vittima, l’arcivescovo ha
incontrato la mamma in occasione della visita pastorale a Rozzano. “Dopo
dieci anni dall’abuso, dieci anni di assoluto silenzio, ci ha concesso
solo 8 minuti per non dirci nulla, ha aperto bocca solo per dire che non
sapeva cosa dirci, che non aveva nulla da dirci e il suo portavoce
concludeva che non c’era tempo”.
“In dieci anni è mancato il tempo per dimostrare la vicinanza alla
vittima e ai familiari, magari banalmente per chiedere scusa per aver
protetto il pedofilo, per non aver avviato le indagini preliminari
(dette indagini previe) obbligatorie per il diritto canonico, per aver
consigliato a don Mauro di stare attentissimo perché sotto indagine,
come si è appreso dalle carte del tribunale”.
Altrettanto sgradevole e imbarazzante la vicenda, di cui dà conto la stessa Giansoldati, della denuncia “estinta per prescrizione” da parte del tribunale vaticano che ha archiviato la denuncia di monsignor Florian Kolfhaus, l’ex funzionario della Segreteria di Stato vaticana che sarebbe stato molestato nel 2004 dal suo ex capo ufficio, un altro monsignore tedesco, Christof Kuhn. “Le leggi vaticane entrate in vigore solo tre anni fa sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili – scrive la brava vaticanista del Messaggero – in tema di prescrizione non sono retroattive. Lo ha stabilito un decreto emesso la scorsa settimana il magistrato d’Otretevere mettendo così fine ad uno scabroso caso affiorato grazie alla denuncia fatta a un tribunale tedesco. I giornali tedeschi che si erano occupati di questa vicenda avvenuta sotto il pontificato di Papa Ratzinger lo avevano chiamato il processo contro la lobby gay in Vaticano”.
https://retelabuso.org/2021/07/21/sgradevoli-e-imbarazzanti-trattazioni-di-vicende-di-abusi-in-diocesi-milano-e-in-vaticano-mette-tristezza-leggere-le-ricostruzioni-della-brava-vaticanista-giansoldati/?fbclid=IwAR0zSBvRAoextiDMBxl_qG9ZCvhlPX1OhZYMpoxgYoOc2KBdkYDpoTK0fg4
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