La biografia del comandante afgano ucciso ieri notte nella provincia di Helmand
Profondo conoscitore delle tecniche della guerriglia ma anche abilissimo comunicatore
In Italia il suo nome � noto per il sequestro di Mastrogiacomo
Una foto del mullah Dadullah, non datata
Di etnia pashtun, nato in un villaggio vicino a Kandahar circa 40 anni fa, collaboratore del mullah Omar fin dall'inizio dell'offensiva talebana, nel 1994, ha perso una gamba su una mina nella zona di Herat. Dadullah aveva anche capito l'importanza della comunicazione e la sensibilit� degli occidentali nei confronti dei propri connazionali rapiti e minacciati di morte. Cos� aveva varato una campagna di sequestri e nel contempo, chiamava i giornalisti con il satellitare, telefonava alla Bbc, rilasciava interviste ad Al Jazeera.
Il suo nome viene accostato nel 2000 a eccidi terribili nella zona di Yakaolang, dove centinaia di civili sarebbero stati trucidati e alcuni scuoiati. Quando, dopo l'intervento Usa nel 2001, si trova in difficolt� militari, riesce a trovare un accordo con i vecchi compagni della lotta contro i sovietici e si riorganizza nel Waziristan del sud (Pakistan), raccogliendo uomini e risorse in vista del ritorno. Riappare nel 2003 con la prima intervista ufficiale di un capo talebano alla Bbc.
Dadullah promette: "La nostra lotta
continuer� fino alla cacciata di cristiani, ebrei e crociati". E'
attribuita a lui l'uccisione a sangue freddo (marzo 2003 nella zona di
Kandahar) di un dipendente della Croce Rossa Internazionale, Ricardo
Manguia, con doppio passaporto svizzero e di El Salvador. A giugno 2003
Omar lo nomina membro del Consiglio direttivo dei talebani, composto da
dieci membri e, qualche mese dopo, responsabile militare del fronte sud,
composto dalle province pi� calde, come Helmand, Kandahar e Uruzgan.
Le tradizionali tecniche di guerriglia
risentono dell'esempio iracheno, con azioni suicide, ordigni
improvvisati, propaganda con video e messaggi su Internet. Nel 2004,
parlando da un telefono satellitare con la Reuters, dice che "le
truppe Usa e i loro alleati sono intrappolati ormai nelle loro basi
afgane". A dicembre del 2005 � condannato all'ergastolo in Pakistan
per il tentato assassinio di un politico avverso ai talebani. A febbraio
del 2006, promette 100 chilogrammi d'oro a chi uccider� i disegnatori
danesi autori delle vignette su Maometto.
Ad aprile telefona ad una radio per
rivendicare l'attentato suicida contro Camp Vianini, la base del Team di
ricostruzione provinciale sotto comando italiano a Herat. A maggio
viene annunciata la sua cattura, ma � lo stesso Dadullah a telefonare
alla Reuters per smentire.
A ottobre, in una serie di fotogrammi
consegnati alla tv pachistana Geo, si vede Dadullah che decapita otto
uomini e poggia le teste sul torace delle vittime. Il filmato afferma
che i giustiziati sono spie che lavorano per i "cristiani ed i
crociati".
A marzo 2007 il sequestro Mastrogiacomo e
il mese successivo quello di due cooperanti francesi. Per il giornalista
italiano c'� l'accusa di essere una spia (che poi cade) e la
richiesta della liberazione di ribelli in carcere. Pur chiedendo
formalmente anche il ritiro delle truppe (italiane o francesi) Dadullah
sembra puntare sulla liberazione dei talebani. La sua idea �
esplicitata in un'intervista: "Un cittadino occidentale in cambio di tre
talebani liberati da Hamid Karzai".
Il rapimento Mastrogiacomo � una pagina
drammatica. Se il giornalista viene liberato, due suoi accompagnatori
afgani accusati di essere informatori del nemico vengono barbaramente
uccisi. Liberati, dopo un mese di detenzione, anche i due francesi
mentre gli afgani che erano con loro sono ancora nella mani dei
sequestratori.
(13 maggio 2007)
https://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/afghanistan-28/biografia-dadullah/biografia-dadullah.html
Bush71
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