Rudolf
non si fece alcun problema, in quell'estate del 1933. Conobbe un
ragazzo, lo corteggiò, se ne innamorò. Eppure sapeva bene di rischiare
grosso. Un po' faceva finta di non pensarci, un po' si riteneva
fortunato ad essere nato e cresciuto a Bossen, piccolo villaggio nella
parte orientale della Germania. Le campagne erano relativamente più
sicure per gli omosessuali. Nelle città la situazione era decisamente
più complessa, dato che le comunità omosessuali di Berlino, Amburgo,
Monaco erano già da tempo nel mirino della Gestapo. A Rudolf non
interessava. Arrivò addirittura a celebrare un matrimonio - ovviamente
non ufficiale - con il suo compagno, Werner, nel 1934, alla presenza di
tutta la sua famiglia. Andarono a convivere nella depandance di una casa
di una famiglia appartenente ad un'altra minoranza fortemente
perseguitata, quella dei Testimoni di Geova, che li accolsero volentieri
pur sapendo del loro orientamento sessuale. Rudolf Brazda sapeva,
comunque, che la cosa non poteva durare molto. Nel 1937 venne arrestato e
condannato a sei mesi di prigione ed alla separazione da Werner, del
quale perse completamente le tracce. Scoprì solo molti anni dopo che
venne arruolato e morì in Francia nel 1940.
Rudolf intanto venne
arrestato una seconda volta e in quel momento la macchina della morte
dell'Olocausto era già avviata. Era il 1941 quando fu costretto a salire
su un treno per Buchenwald, dove venne spedito a lavorare in una cava
di marmo. Praticamente una condanna visto il tasso di mortalità dei
prigionieri. Il caso volle che a venire in suo soccorso fosse proprio un
SS che, per ragioni ignote, lo fece assegnare ad altri tipi di mansioni
meno pericolose.
Negli anni assistette alla violenze quotidiane
sugli internati omosessuali. Alcuni vennero castrati nell'ambito delle
perverse ricerche naziste eseguite nei campi. Ad altri vennero fatte
iniezioni forzate di testosterone tramite un tubo in gola. Le botte e le
violenze erano all'ordine del giorno. Ma Rudolf resistette fino
all'aprile del 1945, quando il campo venne liberato dalle truppe
americane. Prima del loro arrivo, i nazisti provarono ad eliminare
quanti più prigionieri possibili e Rudolf riuscì a salvarsi
nascondendosi in mezzo ai maiali.
Visse la maggior parte della sua
vita in Francia, tenendosi dentro tutta la sua dolorosa esperienza, che
iniziò a raccontare solo nel 2008, quando aveva 95 anni.
"Sono stato
fortunato. Ad essere omosessuale ed a vivere una bella vita dopo essere
sopravvissuto a Buchenwald", disse. Si spense tre anni dopo, nel 2011.
Fu l'ultimo sopravvissuto degli internati 'dal triangolo rosa', ovvero
etichettati come omosessuali.
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