L’attore, noto al pubblico italiano per il suo ruolo di imperatore in ‘Sissi’, è scomparso oggi. Con lui, si dissolve ancora di più un’immagine del Novecento.
Accade ormai di frequente di leggere della morte di un personaggio famoso, che ha accompagnato l’infanzia, la giovinezza o la vita intera di ognuno di noi. La frequenza di queste notizie, ormai, farebbe pensare ad un bollettino di guerra: una guerra condotta contro il tempo che, per quanto la storia sembri essersi fermata, continua a scorrere. Per questo, la scomparsa di un personaggio famoso chiama sempre la vendetta dell’evento mediatico: un funerale trasmesso in mondovisione, uno speciale in prima o seconda serata, eccetera. Non basta certo questo sberleffo a sollevarci dalla spaventosa sensazione che un musicista, un attore, un artista vissuto nel Novecento e scomparso oggi non troverà più successori.
È difficile immaginarsi che un qualsiasi attore attuale possa sperare in una carriera come quella di Karlheinz Böhm. ‘Franz’, al fianco di Romy Schneider, è stato, negli anni, una presenza ricorrente anche in Italia. L’espressione mansueta, insieme allo sguardo algido, faceva saltare in aria anche il luogo comune risorgimentale del Francesco Giuseppe tirannico e oppressore. Al tempo stesso, Böhm aveva fatto dimenticare anche le satire di Karl Kraus su Franz Joseph, il Kaiser vissuto quasi un secolo, vittima del destino, nonostante la sua abilità negli affari di stato. L’attore austriaco era ormai diventato una presenza familiare in ogni soggiorno, immagine perfetta del genero ideale, nella Germania del boom economico.
Il giovane Kaiser avrebbe potuto riproporsi per anni in ruoli simili. Tentò una carriera a Hollywood, fu protagonista di diverse commedie in Germania, fino a mettersi totalmente in discussione nella collaborazione con Rainer Werner Fassbinder. Divenne allora un marito sadico, a cui rimaneva solo lo sguardo calcolatore di Franz, al fianco di Margit Castensen in ‘Martha’. Nello stesso anno, ne ‘Il diritto del più forte’, impersonò magistralmente il ruolo di un omosessuale attempato e abbiente, che abborda un proletario, partecipando in disparte alla sua tragedia. Seguirono altre collaborazioni minori con Fassbinder. Quando quest’ultimo muore, Karlheinz Böhm si ritira in un esilio volontario, tra le campagne di Salisburgo e l’Etiopia. È nell’Etiopia che si immedesima totalmente: aveva sempre rifiutato di definirsi tedesco, aveva scelto di mantenere la cittadinanza del padre, ma si definiva cittadino del mondo. Per l’Etiopia spende tutte le sue energie, senza mai mostrare un’immagine – viene a mente il contrasto con un’altra figura centrale del cinema tedesco, Leni Riefenstahl, che delle sue foto collezionate in Africa aveva fatto un nuovo momento di partenza, cercando di far dimenticare la sua collaborazione con Goebbels e con il Führer. Karlheinz Böhm appare per anni regolarmente in televisione, cercando di sensibilizzare l’Europa alle carestie e alla mancanza d’acqua che imperversano in Etiopia. Riesce a far aprire centinaia di pozzi nel suo paese d’adozione, avendo cura che la cosa passi quasi inosservata ai media europei.
Dopo la diagnosi dell’Alzheimer, decide di scomparire, lasciando al mondo il privilegio di dimenticarlo. Scompare un anno dopo, lasciandosi dietro una coincidenza tutta novecentesca: era il 30 maggio di 32 anni fa, quando Romy Schneider passò a miglior vita.
È difficile immaginarsi che un qualsiasi attore attuale possa sperare in una carriera come quella di Karlheinz Böhm. ‘Franz’, al fianco di Romy Schneider, è stato, negli anni, una presenza ricorrente anche in Italia. L’espressione mansueta, insieme allo sguardo algido, faceva saltare in aria anche il luogo comune risorgimentale del Francesco Giuseppe tirannico e oppressore. Al tempo stesso, Böhm aveva fatto dimenticare anche le satire di Karl Kraus su Franz Joseph, il Kaiser vissuto quasi un secolo, vittima del destino, nonostante la sua abilità negli affari di stato. L’attore austriaco era ormai diventato una presenza familiare in ogni soggiorno, immagine perfetta del genero ideale, nella Germania del boom economico.
Il giovane Kaiser avrebbe potuto riproporsi per anni in ruoli simili. Tentò una carriera a Hollywood, fu protagonista di diverse commedie in Germania, fino a mettersi totalmente in discussione nella collaborazione con Rainer Werner Fassbinder. Divenne allora un marito sadico, a cui rimaneva solo lo sguardo calcolatore di Franz, al fianco di Margit Castensen in ‘Martha’. Nello stesso anno, ne ‘Il diritto del più forte’, impersonò magistralmente il ruolo di un omosessuale attempato e abbiente, che abborda un proletario, partecipando in disparte alla sua tragedia. Seguirono altre collaborazioni minori con Fassbinder. Quando quest’ultimo muore, Karlheinz Böhm si ritira in un esilio volontario, tra le campagne di Salisburgo e l’Etiopia. È nell’Etiopia che si immedesima totalmente: aveva sempre rifiutato di definirsi tedesco, aveva scelto di mantenere la cittadinanza del padre, ma si definiva cittadino del mondo. Per l’Etiopia spende tutte le sue energie, senza mai mostrare un’immagine – viene a mente il contrasto con un’altra figura centrale del cinema tedesco, Leni Riefenstahl, che delle sue foto collezionate in Africa aveva fatto un nuovo momento di partenza, cercando di far dimenticare la sua collaborazione con Goebbels e con il Führer. Karlheinz Böhm appare per anni regolarmente in televisione, cercando di sensibilizzare l’Europa alle carestie e alla mancanza d’acqua che imperversano in Etiopia. Riesce a far aprire centinaia di pozzi nel suo paese d’adozione, avendo cura che la cosa passi quasi inosservata ai media europei.
Dopo la diagnosi dell’Alzheimer, decide di scomparire, lasciando al mondo il privilegio di dimenticarlo. Scompare un anno dopo, lasciandosi dietro una coincidenza tutta novecentesca: era il 30 maggio di 32 anni fa, quando Romy Schneider passò a miglior vita.
http://www.iljournal.it/2014/la-scomparsa-di-karlheinz-bohm/591863
Nessun commento:
Posta un commento