lunedì 20 maggio 2013

"Impronte digitali sulla mia Anima" di Marcella Boccia


 
"Impronte digitali sulla mia Anima"
 
  di Marcella Boccia
 
  (Spring Edizioni)
 
 
Esce in questi giorni la raccolta poetica di Marcella Boccia "Impronte
digitali sulla mia Anima", edita dalla Spring, con la prefazione di Reno
Bromuro.
 
 
Parte prima: Impronte e reminiscenze
 
Parte seconda: Coriandoli e profezie
 
N. totale componimenti: 121
 
N. pagine: 88
 
 
 
 
 
- In allegato la copertina
 
 
 
- Dedica:
 
 
 
Ad Anna Quanita
 
che mi ha insegnato la metrica.
 
A Palmira
 
che ha aperto il mio cuore alla poesia.
 
A Mimmo
 
divenuto coriandoli
 
in quel giorno di febbraio
 
di un triste carnevale.
 
Alla Vita
 
che ha percosso la mia Anima
 
lasciandovi, indelebili, impronte digitali…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Prefazione di Reno Bromuro:
 
 
 
 
 
   L'intuizione lirica, di questa raccolta di poesie della giovanissima
Marcella Boccia, non sì cristallizza tutta in immagini, ma ne trascende la
particolarità nel canto, che le avvolge di un alone aereo, esprimendone
quella spiritualità più profonda, che la rappresentazione concreta non basta
a dare.
 
A chiarire meglio queste osservazioni, e a prevenire l'obiezione di chi
noterà come nell'analisi sembra che io dia maggiore risalto all'elemento
pittorico e a quello musicale, ricorderò che il Botticelli fu chiamato
pittore essenzialmente musicale, perché appunto il fascino dell'opera sua,
come di quella del nostro poeta donna, non sta solamente nella perfezione
del verso, nell'eleganza del colorito, ma in quel soffio lirico che sembra
investire tutte le sue figurazioni: oggetti e colori, sostantivi ed
aggettivi staccati si fondono misteriosamente nella melodia del verso in
unità ritmiche - musicali.
 
Provate a scomporre certe strofe di questa raccolta, e vi parrà che, non
resti altro se non, una teoria di parole affastellate, invece, i particolari
si unificano in perfetta visione d'insieme; e l'unità stessa delle liriche
sembra essere come riposta in quell'atmosfera di limpido azzurro, nella
quale si formano e dileguano rapide le visioni variopinte: niente
d'inafferrabile e misterioso, un atteggiamento costante verso la realtà;
stato d'animo che è contemplazione, ora beata, ora adirata del mondo.
 
Contraddizioni apparenti che ci aiutano a penetrare il fondo della poesia di
Marcella Boccia che, si scopre come continuità nella discontinuità, ricerca
di toni nuovi ma in sostanziale accordo con una forse, precedente
esperienza.
 
Più attenta a definire la fisionomia complessiva, la scelta di campo operata
dal poeta, ed io porrò l'accento sugli elementi innovatori, polemici,
dell'operazione, per mostrarvi una Marcella Boccia incamminata, verso
l'anticipazione della moderna poesia.
 
Infatti, la raccolta parte da un punto di vista metafisico, come se l’uomo
si trovasse già sulla cima del Purgatorio, nell’attesa della chiamata Divina
e godere finalmente quella pace interiore, per non vedere più i solchi
lasciati sull’anima dalle impronte digitali; per non sentirsi più
incatenata, come Andromeda alla roccia, in attesa di essere liberata da
Perseo, all’antico carro di Tespi:
 
«Tutta la mia Vita/su un titanico leggio/Sacerdote in fasce/altare
sconsacrato/Sancta sanctorum/di un popolo ingrato»
 
   La nostra ha individuato la tradizione autoctona, lucidamente,
soprattutto da un punto di vista etico e tematico, prendendo lezione da
Dante, da Leopardi, da Foscolo, senza disgiungersi dalla salda presenza d’
autori fondamentali come Shakespeare, Browning e Baudelaire.
 
«Spalanca le sue fauci/di sapienza scaturigine/Incrocia le gambe il santo/si
eleva Illuminato/Larvata prigionia/questo ambire libertà»
 
Il problema non si pone quindi in termini di rottura, ma piuttosto dal punto
di vista di un confronto fra codice tradizionale e quel complesso di
procedimenti antitradizionali che, sullo scorcio del secondo decennio del
Novecento, già costituivano in qualche modo un nuovo codice.
 
In tale modo Marcella Boccia si colloca proprio nel solco della nuova
poesia, caratterizzata esattamente da un programma di rivisitazione; anche
se manca, purtroppo, un'analisi approfondita della poesia italiana del
Novecento, e soprattutto un disegno serio e critico riguardante almeno i
nomi più in vista come quelli di Campana, Saba, Ungaretti, Quasimodo,
Montale, Selvaggi, Saya, e Remil; anche se ogni volumetto di poesia
pubblicato oggi, è sempre preceduto da un'interessante prefazione: non è il
mio caso.
 
   Oggi per la verità, certi pseudo editori pubblicano libri di poesia che
tali non sono: sono opere di seconda mano, che svolgono funzione piuttosto
di disturbo, o, se vogliamo essere sinceri fino in fondo, di zavorra che
porta a fondo la vera poesia. Non solo, ma manca la discussione, manca la
serietà a tal punto che sorgono dubbi divertenti; per esempio come mai si
parla sempre e solo di poeti laureati e mai di poeti emergenti? Per il
semplice motivo che ho accennato: troppa zavorra.
 
«Cammino su quel letto/senza esitare/urlando al caldo vento/la millenaria
paura del buio»
 
A sbalzi appaiono spunti di un pessimismo solitario che l’autrice non tenta
minimamente di nascondere, anzi, lo sottolinea, ne rende concreto
l'originalità e non dimentica il suo ruolo di Vate, pur sapendo che non si
vive solo di poesia, oppure che la poesia è dappertutto, dovunque si guarda.
 
Allora cercare, le risposte alle domande principali del nostro tempo, nella
dimensione poetica del mondo e della vita è sempre più fruttuoso quando si
cercano sulla faccia delle persone che incontri, negli occhi terrorizzati
dei bambini, nello sguardo preoccupato dei genitori sull’avvenire dei figli,
che non cercarle nella terra battuta dai carri armati e assordita dai fischi
dei missili nucleari ...
 
Marcella Boccia espone il pregio della sua poetica nella lirica che apre la
raccolta:
 
«Come Mosè/cammino sull'acqua della divina follia/Come Isaù/ho venduto la
primogenitura per andarmene lontano/Come Siddharta/sto meditando di lasciare
il palazzo/Come Francesco/parlo agli uccelli insonni/E come Maddalena/mi
innamoro sempre di un nuovo Messia/ogni giorno, ogni ora, ogni attimo/ad
ogni battito di cuore»
 
L’incipit della lirica si presenta con una sottile ironia, che lascia il
lettore sprovveduto perplesso, perché l’ironia cui il Poeta esprime, non si
presenta chiara e quindi si sentirebbe di dare dell’ignorante al Poeta;
invece se si sofferma a pensare che la gigantesca figura di Mosè, che la
nostra ci presenta con ironia direi, pariniana, saprebbe che il Poeta
conosce benissimo la figura di condottiero, riformatore religioso e
legislatore, di Mosè; ma il cielo si schiarisce quando ci si sofferma a
pensare che Ella è partita col presupposto di dire con veemenza, che il
computer non può e non deve esistere solo per imprimere impronte digitali
sulla nostra anima, gioca sul fattore dell’errore inserito nel piccì e lo
sottolinea; come mette in risalto il fatto che «Isaù», il figlio di Isacco e
di Rebecca, fratello di Giacobbe si chiama Esaù e che non è stato lui a
sottrarre la primogenitura, bensì gli è stata sottratta per un piatto di
lenticchie; come conosce molto bene la storia della raffigurazione di
Siddharta Gautama che il Buddha Blu, volle che fosse raffigurata nella
posizione della tentazione.
 
Sono giunto alla conclusione di questo mio breve - lungo viaggio nella
poesia di Marcella Boccia, dove ho trovato finalmente la speranza; perché la
sua poesia è in cammino per trovare la fortuna di essere letta come merita,
perché non è necessario avere la poesia per pane quotidiano, come si sognava
qualche tempo fa, ma di consumarla almeno per la festa.
 
 
 
Reno Bromuro
 
  - Quarta di copertina
 
 
 
Marcella Boccia nasce a Baia e Latina, un piccolo centro della provincia di
Caserta, immerso nel verde della campagna alle pendici dei monti del Matese.
 
Musicista, in seguito alla maturità classica (e più tardi magistrale), senza
mai abbandonare gli studi di filosofia (con una naturale predisposizione
verso quella orientale), studia presso l'Università della musica di Roma per
perfezionarsi.
 
Nel 1996 pubblica l'album dal titolo ”Canzoni da ricordare”, col nome d'arte
di Dafne, poi abbandonato con la nascita delle Sfairos, di cui è leader e
voce rap.
 
La produzione poetica è particolarmente vasta negli anni 1996 - 1998, della
sua permanenza a Roma, prima, e nell'isola di Lampedusa, poi.
 
Vince il 2° Premio all’Elsa Morante 2003, di Roma, con la seguente
motivazione:
 
«Poesia che muove i passi nei meandri della memoria e del tempo che ha
ramificato le radici dell'anima, e camminando sulle impronte digitali della
sua anima s'è messa tra la vita e la morte, tra la vita che è ormai lontana
e la morte che minaccia da vicino; tra la storia e la vita contemporanea
costernata di eccidi per riformare la contemporaneità, mondarla dai
frequenti eccidi. Poesia che si sovrappone alla coscienza del destino e la
riafferra».
 
Lo stesso anno vince (ex aequo) la prima edizione del Premio Poeta top 2003,
organizzato da «Poeticamente» votato dal pubblico e da una giuria tecnica
presieduta da Augusto Giordano, giornalista Radiodue.
 
Ottiene dall’A.I.A. «Poesia della Vita», l'iscrizione all'Albo d'Oro «I
Corinti» «per i suoi meriti artistici».
 
Riceve una menzione speciale al Premio «Parole Nuove, 2004» con la seguente
motivazione:
 
«Per i temi affrontati, per le spiccate capacità dimostrate dall'autrice nel
tradurre in versi le più complicate afflizioni dell'animo, per la notevole
spiritualità dei versi, questa Giuria, ha deciso di assegnare alla silloge
intitolata Impronte digitali sulla mia Anima una menzione speciale».
 
Collabora con numerosi quotidiani campani e riviste nazionali da quando
aveva sedici anni. E' direttore della rivista «New Age & Dintorni».
 
Insegna Yoga e filosofia indiana nella scuola ”Shanti” di Baia e Latina.
 
Di prossima uscita il libro «Un'avventura allo Yoga Niketan ashram di
Rishikesh, India» e «Lettere dall'India».
 
- Componimento che dà il titolo all’opera:
 
Impronte digitali sulla mia Anima
 
Odore muto e pungente
 
Viaggio con leggero bagaglio
 
a bordo di me stessa
 
 
 
Scorgo impronte sulla mia Anima
 
che il Passato ha lasciato
 
con le sue possenti e scarne dita
 
 
 
Faccio un giro di boa
 
nell'oceano dei ricordi
 
e mi sovviene l'Evento
 
 
 
un cordone reciso
 
un pianto
 
un abbraccio
 
 
 
Odo suoni familiari
 
Acuto bruciore sulla timida epidermide
 
il canto della luna di fine gennaio
 
 
 
Angelo caduto
 
demone divino
 
ali senza aria
 
 
 
Un bacio sulla bocca
 
di un'incantata esistenza
 
vissuta in dormiveglia
 
 
 
Incanto
 
Mantra
 
Girasoli
 
 
 
Impronte digitali sulla mia Anima
 
in perenne viaggio
 
in questo minuscolo cosmo
 
 
 
Un soffio da ponente
 
porta via quei ricordi
 
spettinandomi
 
 
 
Son pronta ad un nuovo inizio
 
Ricucio il mio cordone
 
e schiarisco la voce per il mio prossimo vagito
 
 
 
 
La ragione di un sentimento
 
a Mimmo
 
 
 
Incessante la pioggia veniva giù
 
Piangeva il cielo buio e tetro
 
in quel giorno di febbraio
 
di un triste carnevale
 
Recavi nel taschino l’inchiostro di sempre
 
L’amato quotidiano al tuo fianco
 
La cravatta del matrimonio
 
le scarpe nuove e lucide
 
La ragione di un sentimento
 
era la ragione della tua vita
 
Una figlia che volevi magistrato
 
l’amore per la tua compagna sviscerato
 
è ciò che hai portato con te
 
in quel giorno di febbraio
 
di un triste carnevale
 
 
 
- Alcuni Riconoscimenti alla raccolta
 
 
Premio "Nuove parole" (Siracusa, maggio 2004) - menzione speciale
 
"Per i temi affrontati, per le spiccate capacità dimostrate dall'autrice nel
tradurre in versi le più complicate afflizioni dell'animo, per la notevole
spiritualità dei versi, questa Giuria, ha deciso di assegnare alla silloge
intitolata Impronte digitali sulla mia Anima una menzione speciale".
 
 
 
 
 
Premio "Elsa Morante" (2004) - 2° classificato
 
  «Poesia che muove lentamente i passi nei meandri della memoria e del tempo
che ha ramificato le radici dell'anima, e camminando sulle impronte digitali
della sua anima s'è messa tra la vita e la morte, tra la vita che è ormai
lontana e la morte che minaccia da vicino; tra la storia e la vita
contemporanea costernata di eccidi per riformare la contemporaneità,
mondarla dai frequenti eccidi. Poesia che si sovrappone alla coscienza del
destino e la riafferra».
 
 
- Qualche recensione
 
 
MARCELLA BOCCIA
 
PANE E SPERANZA
 
 
di Reno Bromuro
 
 
Il Baricentro Mensile di critica artistica e letteraria, 14 luglio 2004
 
 
   In campo critico-estetico, si usa frequentemente il sostantivo Poesia,
per significare le effettive qualità poetico-creative di un autore,
indipendentemente dal fatto che si esprima in versi o in prosa: ci sono
molti verseggiatori, ma pochi poeti; un esempio: Giovanni Verga che in molti
passi si rivela un grande poeta della folla. Poesia o Poeta si usa anche per
estensione, per indicare una persona assai dotata di sensibilità e fantasia,
che ha l'animo disposto ad intendere e amare il bello: un cuore di poeta; ad
ognuno capita talvolta di scoprirsi poeta. È usato nell’uso popolare anche
in senso limitativo e con ironia, per indicare una persona fantasiosa e
bizzarra, scarsamente dotata di senso pratico.
 
Alceo, uno dei maggiori poeti greci nato a Mitilene, Lesbo, vissuto nella
seconda metà del secolo Settimo o Sesto avanti Cristo; rappresenta, con
Saffo, sua contemporanea, la lirica eolica. La poesia di Alceo si distingue
per la grande spontaneità e la forza passionale. Il suo mondo poetico ruota
sui due temi della lotta politica e del banchetto, ma in cui si affonda
tutta la carica vitale di una concezione virile della vita. A lui s'ispirò
nel canto della fugacità della vita e del vino inebriante, ma non certo nel
tono, assai meno intenso e immediato, Orazio, che riprese anche una strofa
di quattro versi.
 
Facendo un salto pindarico di millenni veniamo ai nostri giorni e parliamo
del passaggio dall'Ottocento al Novecento che fu ribollente di fermenti e
iniziative, di tensioni e contrasti. Sullo slancio di rinnovamento della
rinascita celtica fiorì uno dei maggiori poeti del secolo,  William Butler
Yeats, Premio Nobel per la Letteratura del 1923.
 
In questo periodo avviene, in poesia, lo stacco netto con Eliot, il quale,
esaltando il metodo mitico e la frantumazione stilistica come nuovi moduli
della creazione artistica, influenza profondamente il corso della poesia. Il
suo influsso è avvertito soprattutto nei poeti degli anni Trenta, che
affrontano scopertamente il tema dell'impegno sociale e politico adottando
il tono grigio, distaccato di Eliot. Più profonda la rivolta degli anni
Quaranta contro l’imperante freddo intellettualismo dei cosiddetti poeti
apocalittici, che hanno Graves e Dylan Thomas i loro maestri.
 
Gli anni Settanta, invece, sono portatori di una ricerca sperimentale ormai
astratta e sterile, influenzata dallo strutturalismo; gli anni Ottanta
vedono l'inizio di quella dimensione edonistica che è il cosiddetto
postmoderno, dimensione che sembra dominare anche il decennio degli anni
Novanta, in cui la mancanza di legami fra letteratura e società favorisce
una dispersione caotica, attenzione solo ai fatti minimi. Fondamentale per
le sorti della letteratura è il nuovo peso assunto dai massmedia e dalle
richieste del mercato editoriale, nonché dall’avvento Internet, in cui poeti
e scrittori emergenti trovano l’habitat più naturale, visto l’incoerenza
degli editori e dello spuntare come i funghi dei pseudo editori che
pubblicano di tutto, pur di rimpinguare le proprie tasche (c’ è qualcuno che
pubblica anche a rate). E il poeta riprende fiato e la poesia risorge
improvvisamente come margherite a primavera.
 
Arriva Zanzotto, che con la sua opera mette a nudo un tentativo di
mascheramento della nevrosi individuale e collettiva attraverso l'esercizio
di una lingua magmatica e suggestiva che sa, comunque, custodire la presenza
forte di un io poetico. Alla sua scuola è ispirata l’opera di Renato Milleri
(Remil).
 
Nel 1963 c’era stata la sperimentazione dell’avanguardia composta dal
genovese Edoardo Sanguineti, il più rappresentativo, che testimonia
testimoniato con la sua produzione poetica la dissoluzione del linguaggio
quotidiano, come segno dell'incapacità di comunicare proprio della società
dei consumi; dal milanese Nanni Balestrino,che si fa sostenitore di un
avanguardismo estremo che si esprime in un linguaggio nuovo e
rivoluzionario, fatto di collages linguistici, con l'utilizzo di tecniche
elettroniche; l’altro milanese Antonio Porta, pseudonimo di Leo Paolazzi
approda a risultati di notevole intensità poetica nell'indagine condotta in
termini spesso surreali del rapporto tra vita e morte.
 
Nei vari siti del web si leggono solo poesie intimiste, qualcuno furoreggia
per originalità e ricerca di linguaggio nuovo sia musicale, sia armonico,
sia di contenuto che esce dall’ intimismo vero e proprio, per aprire nuove
vie, con tutto ciò l’editore rimane sordo e cieco alla ventata di novità,
non tutta insulsa come dicevo. E non c’è uguaglianza del metro nei molti
canti che sono postati a migliaia in una giornata, che è anche segno di
disuguaglianza di ispirazione e di animo, esclude eccessi, sottilità,
abbandoni. C’è nella maggioranza un forte desiderio di pace che trae un
qualche senso buono, saggio e chiaro, che risuona nei versi come una musica
di richiesta di serenità. Sono è vero un poco monotoni; il loro canto è
riposato e uguale; ma di una dolcezza che crea intorno quel senso di pace
che cantano, e pare allora che le parole risuonino come in un grande
silenzio, e che cantino nel silenzio lungamente con una eco nei cuori di
infinita tacita melodia.
 
Per la Boccia il discorso è diverso, perché lo stesso sentimento si rende
conto dell'oscillare vertiginoso dei metri: che dalla melopea cantante
uguale delle serie di endecasillabi fondati sullo stesso sistema di accenti,
degli ottonari puri, dei settenari a cadenza, dei quinari accoppiati, passa
improvvisamente al singulto e alle impuntature dei novenari, dei decasillabi
travestiti, degli endecasillabi frantumati fino a raggiungere un infinito di
contrasti.  La sua poetica opponendosi alla maggioranza dei poeti del web,
segue ogni parola che esce dalla bocca, per finire sulla tastiera del
computer, non è mai solo voglia di sentir se stessa, o per compiacersi di
quell'atto, ma insiste, fruga con quel raffinamento di sensitività, che è
come un fascio di luce che attraversa una camera buia. Ella sogna e canta;
ma quando più s'abbandona al sogno con tutta la ingenuità dell'anima,
cedendo alla voluttà del canto, ecco che in quel punto è più vigile, cauta e
accorta a scegliere l’incredibile sottilità d’ogni variare del sogno, ma
ferma su se stessa considera a una a una le modulazioni della sua voce per
compiacere mai per compiacersi. Lo sforzo immediato di quell'arte è certo il
conseguimento della maggiore intensità e verità possibile in ogni visione
particolare, e nella volontà di raggiungere questa verità, ad ogni costo,
che è tanto differente, nella sua sobrietà, dalla abitudine di
amplificazione verbale.
 
Da ciò il piacere di leggerla a voce alta, come si può leggere e declamare
un sonetto di Foscolo o una strofe dannunziana; e il bisogno a non voler
violentarla, di lasciarla quasi inconfessata nell'anima, sospesa nella
vibrazione delle alghe che tremolano volubili nell'acqua. Una voglia di
sillabare la lirica, voler darle quella sorta di vita esteriore che è
concessa ai canti dei veri poeti, e lo dimostrano i recitatori i quali
tentano inevitabilmente di trovar e il vero tono del canto, come quelli ai
quali si può meglio simulare uno scheletro verbale, come Mosé, o Impronte
digitali sulla mia anima, ed altri.
 
Questa lirica di cui mi occupo è diversa dalle altre e dalla raccolta
«Impronte digitali sulla mia anima», perché affronta il problema eterno del
poeta: la fame, l’incomprensione.
 
È opportuno rilevare, però, che le annotazioni le alternanze dei versi, dal
settenario al novenario sono un interesse semantico originalissimo. Pane e
speranza coinvolge, oltre alla linguistica, e particolarmente della
psicologia, della sociologia, della filosofia, della semiologia. La lirica è
concepita come scienza storica con il compito di chiarificare le evoluzioni
dei significati della linguistica strutturale; ha rinnovato i metodi e le
prospettive delle ricerche semantiche insistendo soprattutto sul fatto che
non solo i suoni e le forme grammaticali, ma anche le parole e i loro
significati devono essere studiati non isolatamente ma nel più ampio
contesto delle loro relazioni formali, nozionali, storiche e stilistiche,
formando un sistema i cui termini siano esatti e non ambigui.
 
Con questa lirica Marcella Boccia ha posto i fondamenti di una poetica
tipologica e ha fatto balenare la possibilità di creare anche una nuova
semantica, che metta in luce gli elementi universali comuni a tutte le
lingue e a tutte le epoche.
 
 
PANE E SPERANZA
 
 
                          di Marcella Boccia
 
 
Sono poveri i poeti
 
Poveri derelitti
 
 
Messi al bando i poeti
 
in balia del sordo mercato
 
 
Sono tristi i poeti
 
appesi al filo dell’esistenza
 
Sono poeti i derelitti
 
che vivono di pane e speranza
 
 
Ah, poveri poeti
 
chiusi nel loro mondo
 
Che tristezza a guardarli
 
quasi quasi gli offro un soldo
 
 
Così piccoli e indifesi
 
affamati di emozioni
 
La poesia non gli da il pane
 
ma di certo da speranza
 
 
Gli occhi fissi al tramonto
 
Piange il cuore dei poeti
 
Cantastorie fuori moda
 
Figli ingrati di un volgare consumismo
 
 
 
Cantano i poeti
 
che sia bello o brutto il tempo
 
Sognano i poeti
 
nelle guerre o brevi tregue
 
 
Camminano i poeti
 
a piedi nudi sopra un tappeto di spilli
 
La loro sofferenza
 
è il dolore dell’esistere
 
 
Mangiano le briciole i poeti
 
felici di essere uccelli di bosco
 
 
 
  - Alcune Antologie italiane in cui è presente la poesia di Marcella Boccia
 
 
 
"Il tempo della donna", Edizioni Il Leccio, Siena, 2001 (poesie: "Come",
"Enigma")
 
 
 
"Il naufragar m'è dolce in questa radio", 2002
 
 
 
"Oltre le parole", Ed. Autunno al casale, Secondigliano, 2002 (poesie:
"Carboni ardenti", "Enigma")
 
 
 
"Enciclopedia dei poeti Italiani Emergenti", Aletti Editore, Roma, 2003
(poesia: "Come")
 
 
 
"Verrà il mattino... e avrà un tuo verso. Poesie d'amore", Aletti Editore,
Roma, 2004 (poesia: "Retrogusto")
 
 
- Per maggiori informazioni su Marcella Boccia
 
 
ANTIARTE 2000: LA RIVOLUZIONE DELL'ESTETICA NEL CYBERSPAZIO:
 
 

 

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