Recuperata dai carabinieri anche parete della refurtiva
Ivan Gallo
Agenti del Nucleo investigativo effettuatano rilievi nel negozio di via dell'Orso, dove e' stato trovato morto il titolare delle gioielleria Giovanni Veronesi, di 73 anni
Orefice ucciso nel centro di Milano
E' un impiantista incensurato l'uomo fermato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano per l'omicidio di Giovanni Veronesi, il gioielliere ucciso il 21 marzo a Milano. Si tratta di un uomo incensurato che aveva avuto con la vittima rapporti di lavoro. Il presunto assassino era già fuggito lontano. I carabinieri del Nucleo investigativo lo hanno infatti catturato in Spagna, dove era giunto scappando attraverso il confine con la Francia. Gli investigatori si trovavano nel Paese iberico già da domenica scorsa. Oggi l'uomo dovrebbe essere interrogato ai fini dell'estradizione.
Recuperata anche parte della refurtiva.
L'uomo fermato dagli investigatori dell'Arma dopo giorni di intense indagini è un uomo che conosceva l'orefice, ma che non era un suo amico o un parente, come si era sospettato in questi giorni, bensì una persona con cui Veronesi aveva avuto rapporti di lavoro. A lui i carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, sono arrivati velocemente, grazie anche ad alcuni fotogrammi di immagini riprese dalle telecamere. Un risultato che giunge proprio nel giorno, oggi, in cui sono previste le esequie della vittima.
Recuperata anche parte della refurtiva.
L'uomo fermato dagli investigatori dell'Arma dopo giorni di intense indagini è un uomo che conosceva l'orefice, ma che non era un suo amico o un parente, come si era sospettato in questi giorni, bensì una persona con cui Veronesi aveva avuto rapporti di lavoro. A lui i carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, sono arrivati velocemente, grazie anche ad alcuni fotogrammi di immagini riprese dalle telecamere. Un risultato che giunge proprio nel giorno, oggi, in cui sono previste le esequie della vittima.
RAPINATORE FERMATO AVEVA PERSO IL LAVORO L'uomo fermato dai carabinieri con l'accusa di essere l'assassino di Giovanni Vescovi, l'orefice ucciso a Milano, era in una profonda crisi economica. Secondo quanto emerso, infatti, aveva perso il lavoro, rischiava di perdere la casa, ed era senza soldi. Insomma non sarebbe stato in grado di far fronte alle necessità sue e della sua famiglia, compresa una figlia piccola. Lo hanno confermato oggi i carabinieri. L'uomo lavorava, come impiegato, nell'azienda che gestiva l'impianto d'allarme della gioielleria ed era stato licenziato alcuni mesi fa. Secondo le indagini ha agito per rapinare, e ha scelto l'orefice perché sperava di sopraffare un uomo anziano e di portare via gioielli importanti, come erano in effetti quelli rubati e ritrovati quasi tutti tranne una parte che l'impiegato aveva già 'piazzato' sul mercato nero.
(ANSA)
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