Nomi
e cognomi, il segretario generale aggiunto del Sappe, il primo
sindacato della Polizia penitenziaria, non ne fa. Ma è evidente a chi si
riferisca quando descrive i tre politici - di centrosinistra e
centrodestra - visti aggirarsi in Liguria ancora con la scorta
nonostante l’addio alle cariche istituzionali. Un «sindaco di una grande
città del nord che più di undici anni fa è stato ministro della
Giustizia»; «una senatrice del Pdl, già sottosegretaria alla Giustizia,
che ricordiamo solo per le sue bizzarre dichiarazioni a favore di
improbabili stanze del sesso nelle carceri»; «un altro ex
sottosegretario alla Giustizia» che giorni fa è andato con «mezzo e
uomini della Polizia penitenziaria alla festa regionale del suo partito a
Chiavari». Identikit che collimano con i profili di Piero Fassino,
sindaco di Torino e Guardasigilli nel 2000-2001, Elisabetta Alberti
Casellati, a Via Arenula in questa legislatura fino alla caduta del
governo Berlusconi, e Giacomo Caliendo, l’altro vice dell’ex ministro
Angelino Alfano.
I tre, secondo Martinelli, sono «l’ennesima dimostrazione della doppia
morale» di chi da una parte «sostiene le politiche della revisione della
spesa e impone sacrifici ai cittadini, dall’altra si guarda bene dal
rinunciare all’autoblu, ai poliziotti di scorta, al farsi pagare dallo
Stato benzina e autostrada per i propri impegni politici e di partito».
Fassino, attacca l’esponente del Sappe, nonostante non sia più ministro
della Giustizia da oltre un decennio, «continua a girare con scorta e
macchine della Polizia penitenziaria, con cui è stato visto a fine
luglio in giro a Genova». E poco importa se adesso è sindaco di Torino.
«Perché deve essere scortato dai miei colleghi? Non poteva essere
“accompagnato” dalla Polizia municipale?», si chiede Martinelli. Quanto a
Casellati, «è stata vista nel Ponente ligure con scorta e macchine
della Polizia penitenziaria anche per un impegno del tutto personale:
assistere al concerto dell’orchestra sinfonica diretta dal figlio».
Invece Caliendo «spesso è in Liguria per ragioni private, sempre con
auto e agente di scorta».
Libero ha cercato gli interessati per chiedere una replica alle accuse
del Sappe. Se Fassino e il suo portavoce hanno scelto la strada del
silenzio, Caliendo e Casellati non si sono sottratti al confronto. «La
tutela per me e per la collega Casellati è prevista dalla normativa
vigente», ricorda il senatore pidiellino: «La scorta, nonostante la
cessazione dell’incarico governativo, è prorogata per alcuni mesi. In
ogni caso, mi è stato comunicato che la protezione cesserà in autunno».
«Accuse infondate», concorda la senatrice, «la mia tutela è a tempo e
oltretutto non vi posso neppure rinunciare. E comunque quando la scorta
mi viene a prendere, cerco di usarla per lo stretto necessario. Tra
l’altro di recente, a Padova, sono stata oggetto di un atto
intimidatorio. È sgradevole, dopo tre anni e mezzo di lavoro dedicato in
gran parte proprio alle carceri, essere ricordata in questo modo».
Tommaso Montesano
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