di Belinda Malaspina
[2 giu 2012]
È uscito per i tipi dell’editore Rubbettino un breve ma significativo saggio dal titolo La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa.
Il libro, assai curato nonché dotato di una seria e corposa documentazione bibliografica e scritto da un sacerdote cattolico
che ha molto a cuore la sua Chiesa, si legge tutto d’un fiato e di esso
si può a ragion veduta affermare, come un fiore che allo sbocciare
riveli inattesi colori, essere un saggio sottilmente rivoluzionario.
L’autore Armando Matteo parte dalla constatazione
del distacco delle donne, in specie quelle giovani e giovanissime,
dall’ambiente della Chiesa cattolica: circostanza innegabile che salta
agli occhi di tutti. Non a caso, infatti, in copertina campeggia un
rosario strappato da cui fuoriescono i grani, immagine che evoca sia la perdita delle preziose quarantenni dal panorama ecclesiale,
sia la recita del rosario da parte di quelle signore non più giovani
che sembrano ormai essere rimaste le uniche frequentatrici delle
parrocchie italiane.
Matteo rileva il grande cambiamento sociale che ha visto protagonista
l’altra metà del cielo negli ultimi decenni. Svincolate dall’antico
ruolo di angeli del focolare, le donne vivono tuttavia un contrasto
interiore; se da un lato la nostra società materialista insiste sui falsi valori
della bellezza e della giovinezza a tutti i costi, che vedono come
vittime predestinate proprio le donne, dall’altro però la Chiesa
cattolica è ben lungi dal proporre alternative appetibili: la figura
centrale della femminilità cattolica, Maria madre di Gesù, è infatti un’icona di difficoltosa identificazione, proposta semplicisticamente alle donne sempre circonfusa di un alone di «irraggiungibile bellezza».
Questa constatazione, presente nel libro come una proposta di
riflessione, porta l’autore (nonché i suoi lettori più attenti) a
collegare inevitabilmente una tale visione della femminilità all’interno della Chiesa con gli «stereotipi messi in circolazione dalla cultura filosofica e religiosa per avallare la supremazia maschile».
Un altro spunto interessante offerto dal libro è la sincera osservazione di come «il volto pubblico, istituzionale, della Chiesa sia prettamente maschile».
L’autore non si nasconde altresì come le donne, in virtù della loro
secolare compartecipazione alle faccende parrocchiali nonché alla
trasmissione domestica della fede, nell’ambito ecclesiale siano «responsabili di tutto, ma poi alla fine non decidono praticamente di niente».
Ciò che l’autore propone è di «ripartire dalle donne». Dalle
cinque modalità per le quali, secondo Matteo, si attuerebbe l’auspicata
cogestione uomo-donna degli affari ecclesiali, è purtroppo escluso
qualsiasi riferimento alla spinosa questione, attualissima, del sacerdozio femminile.
Resta tuttavia un gran gesto di coraggio l’aver scritto e pubblicato un
libro che merita di circolare molto, magari al posto dei soliti
periodici destinati alle pochissime e invidiatissime famiglie cristiane
per niente sfiorate dalla suddetta fuga delle quarantenni, nelle
parrocchie del Belpaese intero. Con la speranza che non lo legga
soltanto una metà del cielo.
Armando Matteo
La fuga delle quarantenni
Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa
editore Rubbettino
marzo 2012
112 pagine, 10 euro
www.cronachelaiche.it
Nessun commento:
Posta un commento