Nel Medioevo, strano a dirsi, divennero famosi i "monaci combattenti" e tra questi gli "Ospitalieri" ed i "Templari" (1). Il nome completo di questi ultimi suonava "Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone".
I TEMPLARI: CHI ERANO COSTORO?
La loro sede Gerosolimitana si trovava, infatti, sulla vetta del Monte Moriah, dove - fino al 587 a.C. - era stato il Tempio di Salomone distrutto dai Babilonesi.
L’Ordine religioso-militare aveva lo scopo di proteggere i pellegrini che si recavano in Terra Santa.
I cavalieri dell’ordine erano nobili, di origine francese (provenienti dalla Champagne) la cui presenza a Gerusalemme si giustificava con il fervore, cavalleresco quanto religioso, che si collega al movimento di revanscismo nei confronti dell’Islam, germinato in occasione e per gli effetti della Crociata di Goffredo di Buglione.
Si trattava chiaramente di movimenti di contro-imperialismo collegati alla riconquista di Gerusalemme così come, mutatis mutandis, si ascrivono al grande movimento anti-Islam collegato - in maniera più o meno diretta - al Santo sepolcro di Cristo.
In origine del movimento verso la Terrasanta si erano resi interpreti essenzialmente poveri, dalla vita stentata, cadetti senza lignaggio, nobili decaduti e squattrinati in cerca di nuovo lustro per un blasone svilito; tutti a fianco di delinquenti in cerca di riscatto e mistici in cerca di realizzazione.
Un monaco, Pietro, detto "l’Eremita", che aveva cercato di dare un senso a superficialità ed approssimazione di un riluttante "popolo di Dio", si mise a capo di una prima crociata "popolare" ritenendo la fede unico requisito indispensabile per abbattere le mura di Gerusalemme come Giosuè, in antico, aveva fatto a Gerico. Fu la crociata variamente detta dei "fanciulli" o degli "straccioni" conclusa in un inutile quanto disastroso bagno di sangue.
Ma ormai il dado era tratto. Alla Crociata "degli straccioni" fu necessario far seguire un serio impegno militare organizzato.
Nel 1099 si imbarcarono gli eserciti di Goffredo di Buglione, Roberto di Fiandra, Raimondo di Saint-Gilles, Boemondo di Taranto e tanti altri che riconquistarono d’impeto la Gerusalemme terrena.
Goffredo di Buglione fu di fatto il primo re, anche se volle essere chiamato con l’appellativo di "difensore del Santo Sepolcro"; purtroppo morì dopo poco più di un anno.
Gli succedette Baldovino I (Re Latino di Gerusalemme) che estese le conquiste a Beirut e Sidone, a Tripoli e alla Transgiordania.
L’entusiasmo del momento impedì ogni seria considerazione sul modo in cui si era realizzata la riconquista. Nessuno rilevò che il successo era stato dovuto, in massima parte, alla impreparazione ed alla litigiosità degli arabi, divisi, demotivati, impreparati per quella che era divenuta, di fatto, una guerra santa.
D’altra parte nessuno pensò che conquistare un territorio semidesertico era stato certamente più facile che conservarlo senza un esercito professionale e permanente in loco.
È evidente che le cose cominciarono ben presto a complicarsi e re Baldovino Il (2), a sua volta impegolato in diatribe interne ed in contestazioni col patriarcato di Costantinopoli, a malapena riusciva a mantenere i territori occupati pur non potendo evitare attacchi ed imboscate a pellegrini ed armigeri.
Fu in questo clima che la difesa dei pellegrini venne assunta dal nuovo tipo di milizia, quella dei monaci combattenti "Ospitalieri, Templari e altri ordini minori" (3).
SAN BERNARDO, HUGH DE PAYNS E L’ORDINE DEL TEMPIO
Occorre pregiudizialmente precisare che buona parte della storia dei Templari, in effetti, è legata ai "si dice" di cronisti disinteressati ed alle colpevoli reticenze del Vaticano.
Orbene, i si dice raccontano che correva l’anno 1118 quando Hugh(ues) de Payns (4), Geoffroy de Saint-Omer (5) ed altri sette cavalieri, su ispirazione di fra’ Bernardo da Clairvaux (Chiaravalle) si presentarono alla corte del re latino di Gerusalemme mettendosi a sua disposizione per garantire l’incolumità dei pellegrini diretti al Santo Sepolcro (6).
Giacomo di Vitry, storico e vescovo di S. Giovanni d’Acri ne parla con queste parole:
"Alcuni cavalieri armati da Dio e ordinati al suo servizio rinunciarono al mondo e si consacrarono a Cristo. Con voti solenni … si impegnarono a difendere i pellegrini contro briganti e predatori, a proteggere le strade e a fungere da cavalleria del Re Sovrano. … All'inizio, solo nove (7) presero una così santa decisione, e per nove anni servirono in abiti secolari e si vestirono di quel che i fedeli davano loro in elemosina. Il re, i suoi cavalieri, e il signore patriarca provarono grande compassione per questi uomini nobili che avevano abbandonato tutto per Cristo, e donarono loro alcune proprietà e benefici per provvedere ai loro bisogni, e per le anime dei donatori. E … il re li alloggiò nel suo palazzo, vicino al Tempio del Signore. L'abate e i canonici regolari del tempio diedero loro, per le esigenze del loro servizio, un terreno non lontano dal palazzo; e, per questa ragione, furono chiamati più tardi Templari."
Per parte sua fra’ Bernardo aggiungeva il proprio anatema alla cavalleria secolare:
"Voi appesantite i vostri cavalli con tessuti di seta, coprite le vostre cotte di maglia con chissà quali stoffe, dipingete le vostre lance, i vostri scudi e le vostre selle, tempestate d’oro, d’argento e di pietre preziose i finimenti dei vostri cavalli. Vi adornate sontuosamente per la morte e correte alla vostra perdizione con una furia senza vergogna e una insolenza sfrontata. Gli orpelli sono degni dell’abito di un cavaliere oppure della vanità di una donna? Credete che le armi dei nemici temano l’oro, risparmino le gemme, non trapassino la seta? D’altronde, ci è stato spesso dimostrato che tre cose principali sono necessarie in battaglia: che il cavaliere sia pronto a difendersi, rapido in sella, sollecito nell’attacco. Ma voi, invece, vi acconciate come delle femmine, avvolgete i piedi in tuniche lunghe e larghe, nascondete le mani delicate e tenere in maniche ampie e svasate. E così infagottati vi battete per le cose più vane, come un corruccio ingiustificato, la brama di gloria o la cupidigia di beni temporali."
In effetti i Templari facevano voto di castità, obbedienza e povertà; vestivano una cappa bianca con una croce rossa sul petto, erano divisi in Cavalieri, Cappellani, Sergenti, Artigiani, ed erano posti gerarchicamente sotto un Gran Maestro ed un Concilio alle dirette dipendenze del Papa.
Primi problemi: quanti erano effettivamente gli armati che si presentarono a Baldovino? Secondo la tradizione sarebbero stati in totale undici, ma già Vitry non era d’accordo: sarebbero stati nove solo quelli che assunsero la santa decisione.
Quanti? Non domandatelo non lo sa nessuno e la cosa non fa molta differenza perché in ogni caso erano uno sparuto manipolo con la pretesa straordinaria di controllare un territorio immenso rispetto alla forza effettiva.
Di fatto qui cominciano gli eventi misteriosi o quanto meno inspiegabili. Ad esempio cosa fecero i nove cavalieri chiusi nelle loro "stanze" per nove anni?
Si badi bene che, in questo periodo si sarebbero sottratti al compito di difendere pellegrini al quale provvidero i Cavalieri di San Giovanni (Ospitalieri).
In ogni caso questo strano corpo incarnava il meglio dello spirito cavalleresco dell’epoca impegnandosi a difendere la fede fino al sacrificio della propria vita.
Eppure, a neppure un anno dalla istituzione, avevano bisogno di nuovi spazi tanto che, nel 1120, ne presentarono richiesta a Baldovino II.
Il pretesto ufficiale fu che i cavalieri stavano facendo un grande proselitismo.
Al contrario, sembra che essi avevano appena realizzato uno scopo ben preciso che non rientrava proprio tra i loro fini istituzionali, al punto della loro evoluzione la grande Maestria dell’ordine si sentiva in grado di assumere la direzione delle sorti dell’impero d’occidente.
Non è un caso che lo sviluppo dei Templari segua di pari passo quello dell’ordine cistercense e proprio mentre fra’ Bernardo assumeva il priorato del convento di Citeaux, Hugh de Payns assunse il ruolo di "defensor fidei".
Comunque Baldovino II non era in condizioni da guardare tanto per il sottile. Colse al volo l’occasione e li ospitò in un’ala del suo palazzo (la moschea di Al-Aqsa) che contrassegnava il luogo in cui si era trovato il Tempio di Salomone.
Ma come si era evoluto l’Ordine?
LA FINE DELL'AVVENTURA, DAL RIENTRO IN EUROPA AL PROCESSO PER ERESIA
La dèbacle di S. Giovanni d’Acri del 1291, segnò la fine dell’avventura templare in Terrasanta ma anche la fine delle Crociate.
Il loro ritorno in Europa segnò per l’Ordine un periodo di grande prosperità ma, al tempo stesso, di grandissima involuzione.
Infatti i costumi dei Templari furono totalmente sovvertiti al punto che la loro principale attività divenne, da quel momento, quella del prestito a usura. Per tale via i Templari accumularono non solo immensi cespiti finanziari ma soprattutto fondiari (terreni ed immobili). In tutta Europa edificarono circa novemila castelli, chiese ed edifici (8).
Sta di fatto, però, che il potere acquisito dai Templari non risultò gradito né al potere politico francese né al papato.
Nel 1307, Filippo il Bello, con la connivenza di Papa Clemente V, li fece imprigionare con l’accusa di eresia e di immoralità (sodomia). Per i Templari era l’inizio della fine. Nel 1312, a seguito del Concilio di Vienne, una bolla papale soppresse l'ordine.
I Templari di Francia furono quasi tutti arrestati e sottoposti a giudizio dinanzi al Tribunale dell’Inquisizione quali rei confessi.
Due anni più tardi, nel 1314, tuttavia il Gran Maestro Jacques de Molay finalmente si decise a prendere una posizione consona al ruolo; per effetto di ciò i cavalieri sopravvissuti ritrattarono le confessioni perché estorte sotto tortura.
La conseguenza di questo tardivo ripensamento fu disastroso: da rei confessi divennero "reprobi" e, conseguentemente furono condannati al rogo e passati al braccio secolare che, nel 1315, a Parigi eseguì la sentenza sull’isola di S. Luigi (attuale Notre Dame).
ONORIO II ED IL CONCILIO DI TROYES, L'ACCETTAZIONE DEI TEMPLARI
Sette anni dopo la loro istituzione (1127) Hugh de Payns si era presentato ad Onorio II per indurlo ad accettare fra gli ordini regolari quello monastico-militare dei Cavalieri del Tempio.
Le cose non andarono molto lisce perché il papa conferì al cardinale Matteo di Albano di occuparsi del caso. Ma Hugh de Payns nel contempo aveva interessato della questione Bernardo di Clairvauz.
Durane il Concilio di Troyes, il 14 gennaio 1128, Hugh de Payns venne convocato per un esame congiunto della questione.
L’Ordine, nonostante la parola del vangelo, esaltava la gloria di Cristo nel sangue degli infedeli; eppure l’Ordine venne ratificato. Probabilmente la ragion di stato prevalse sui problemi di carattere etico.
Il Concilio rivestiva un’importanza straordinaria atteso che vi prendevano parte due arcivescovi, otto vescovi, quindici abati, un segretario, vari chierici ed alte personalità del potere civile fra le quali Teobaldo IV, Conte di Champagne (guarda caso!) e Guglielmo II di Nevers.
Hugh de Payens e fra’ Bernardo svolsero indubbiamente un ruolo determinante ed il Concilio non fece che apportare poche innovazioni rispetto allo schema presentato. Sostanzialmente l’ipotesi iniziale venne accettata.
Si sostiene che il Concilio non dette una regola, in quanto questa già esisteva; essa sarebbe stata solo "ritoccata" (l’autore del maquillage naturalmente fu Bernardo di Clairvaux).
Ma cosa successe dopo il Concilio di Troyes?
I Cavalieri del Tempio si recarono in varie regioni dell’Europa all’evidente scopo di farsi riconoscere e fare, in un parola, del proselitismo e realizzare sostegni economici e finanziari. C’è da dire che il successo fu notevole, soprattutto quanto a donazioni di terre. In pochi anni questo compito fu assolto almeno in Linguadoca, Inghilterra, Spagna e Portogallo.
Viene spontaneo pensare che la rapidità del successo fosse dovuta - come per i cistercensi - ad una decisione assunta altrove, ma ai più alti livelli.
Il rischio di una invasione da parte dell’Islam (specie in Spagna e Portogallo) agevolava il sostegno di un Ordine che si presentava portatore integro, leale dei più alti ideali della cavalleria.
Meno comprensibile appare la spiegazione di come tale ordine, dall’oggi al domani, raggiungesse ed esprimesse ben oltre l’interesse religioso, ed è certo che proprio l’interesse fu economico la causa della sua rovina.
Se vogliamo considerare gli eventi - ormai fuori da partigianerie - appare molto dubbio che l’opinione pubblica (almeno quella che si potesse definire tale) fosse favorevole a chi uccideva un uomo, cosa contraria all’etica cristiana ed al diritto canonico che vietava lo spargimento di sangue, seppur di un infedele.
Bernardo, teorico del potere templare, fu il "Deus ex machina" che aveva particolarmente brigato per il riconoscimento dell’Ordine, ne aveva seguito i lavori a Troyes e ne aveva stilato la Regola.
Dietro insistenza di de Payns, fra’ Bernardo risolse la questione nel "De Laude novae militiae" nel quale esaltava i costumi e l’etica della "cavalleria celeste" (naturalmente quella templare) contrapposta alla "cavalleria secolare", ormai vuota di significati spirituali (9).
L’Ordine si poneva in tal modo come risposta, quasi obbligata allo stato di necessità determinato dalla presenza - sul terreno della storia - degli eserciti islamici. I Templari incarnavano il bene e la lotta al male li legittimava.
LA REGOLA TEMPLARE
La regola templare emersa dal Concilio di Troyes in teoria è semplice.
Pur essendo laici, i Templari facevano voto di castità, obbedienza e povertà; vestivano una cappa bianca con una croce rossa, erano divisi in Cavalieri, Cappellani, Sergenti, Artigiani, comandati da un Gran Maestro e da un Concilio e dipendevano direttamente ed esclusivamente dal Papa.
Per molti secoli si è creduto che il documento originale fosse andato perso. Se ne conoscevano solo due versioni in copia. La prima (del 1240 circa, che conteneva anche gli Statuti aggiunti, redatta in Francese) e una edizione dell’800, che Henri de Curzon trasse da tre copie redatte tra il XIII e XV secolo e conservate a Roma, Parigi e Digione. Quest’ultima era in Catalano ed era stata trascritta dopo il 1330, vale a dire dopo la soppressione dell'Ordine.
La "regola" del 1127 non era mai stata pubblicata e sembrava coperta da una vera congiura del silenzio che permetteva a chiunque di attribuire alla Regola tutti i contenuti e segreti che voleva.
Nel 1995 la "regola originale" é stata pubblicata in versione integrale da Fabio Giovanni Giannini, con lo scopo di portare a conoscenza del pubblico italiano un documento citato moltissimo, ma mai letto.
La pubblicazione era il frutto di due ritrovamenti coincidenti: il primo manoscritto rinvenuto era un'antica copia custodita presso la biblioteca Marciana ed edita a Venezia nel 1736, la seconda fu trovata a Milano tra gli "acta Conciliorum" presso la Biblioteca Braidense (10).
Questo ritrovamento consentiva agli antichi "Monaci Guerrieri" di recuperare 600 anni di ingiusto silenzio (11).
Va osservato preliminarmente che i Templari avevano mutuato lo schema costitutivo del proprio ordine dai biblici muratori-guerrieri di Zorobadel che avevano ricostruito il secondo Tempio sulle rovine del primo e che, secondo la tradizione, lavoravano con la cazzuola in una mano e la spada nell'altra.
Questa impostazione consentì l’introduzione in Europa delle cattedrali. La spada e la cazzuola compaiono, infatti, nelle insegne dei Templari dove la cazzuola ha quattro lame triangolari disposte a croce e costituiscono il pentacolo cabalistico noto come "croce d'oriente".
La solite "voci" narrano che De Payns fosse entrato in contatto ed aveva conosciuto le teorie dei Gioanniti (il cui sommo sacerdote era stato un certo Teocleto) (12).
Si sostiene, in altre parole, che i Templari avrebbero seguito due dottrine: una pubblica (legata all'ortodossia cattolica) ed una segreta, quella gioannita (vale a dire quella della Kabalah gnostica degenerata in un panteismo mistico-idolatrico).
Il Levi sostiene che, per tale strada, sarebbero approdati ad un simbolismo panteistico proprio dei grandi maestri della magia nera (il Baphomet avrebbe quindi rappresentato l'equivalente del vitello d'oro di Dan e di Betel) (13).
Lo statuto, quale ci appare oggi, si compone di quattro parti distinguibili per l’epoca di formazione:
- la "Regle Primitive", che sembra corrispondere al testo approvato dal Concilio di Troyes del 1128
- i "Retraits", raccolta di usi e costumi risalente intorno al 1165
- gli "Statuts hiérarchiques" che riguardano le cerimonie ed è del 1230-1240
- gli "Egards", che si occupano dei reati e delle pene e risale al 1257-1267
Ma l’evoluzione dei Templari non era ancora conclusa.
Era passato appena un anno dal Concilio di Troyes quando il Papa stabilì che l’Ordine era sottoposto direttamente all’autorità pontificia e quindi sottratto a quella del Patriarca di Gerusalemme. L’ordine era così entrato nel gioco della grande politica, nella lotta tra chiesa dell’occidente e scisma d’oriente.
A questo deve aggiungersi che il Gran Maestro ed il Capitolo andavano ad assumere la responsabilità completa ed assoluta della gestione dell’Ordine.
In pratica l’Ordine diveniva indipendente. E nello stesso momento - guarda caso - i Cistercensi perdevano l’obbligo di versare le decime per i loro possedimenti e di riscuoterle in proprio col consenso del Vescovo.
Fu il classico "scherzo da prete". La riduzione delle entrate ai chierici non venne digerito bene e le continue controversie richiesero spesso l’intervento della Santa Sede.
Ormai era l’anno 1145 ed era maturo il tempo per l’adozione di una nuova disciplina, che arrivò puntualmente con la bolla pontificia "Militia Dei" e che si risolse in una conferma e puntualizzazione dei privilegi dei Templari.
Tuttavia, apparentemente non successe nulla anche se l’obbedienza formale cui erano obbligati gli ordini religiosi generò sordi (e sordidi) rancori che covarono sotto la cenere per divampare nel rogo che devastò l’Ordine Templare.
Nel frattempo e per il momento, come osserva Claudio Contorni (16), i nove cavalieri iniziali erano diventati una milizia della quale non si poteva fare a meno ed al cui potere si piegavano papi e re.
La commistione fra il potere spirituale e temporale si era realizzata con la benedizione di fra’ Bernardo e dei Cistercensi ma anche con la minaccia del braccio armato di de Payns e della nobiltà schierata con lui.
LA CONGIURA E L'ARRESTO DEI TEMPLARI
Se dovessimo fermarci ad una esegesi storica del fenomeno "Templare", potremmo dire di essere giunti ad un buon punto. Il che non è affatto vero.
La domanda d’obbligo è se ci sia stato un segreto e quale fosse stato questo segreto.
Qualche storico ha osservato che non si trattò di un solo segreto quanto un "insieme" di segreti il cui insieme che li condussero alla tragica conclusione del 18 marzo 1314.
Ma dietro alle fiamme del rogo, si intravedevano le figure di un re (Filippo IV), di un papa (Clemente V) e di un primo ministro (Nogaret).
Qual era il rapporto tra costoro ed i Templari, in particolare nel periodo che va dal 1306 al 1315?
Le riposte sembrano lì, a disposizione; facili da acquisire, ma - come si suol dire - guai a fermarsi alla prima taverna. I fatti di cui mi sto occupando hanno offerto il destro a molte speculazioni storiche, letterarie, esoteriche (o pseudo esoteriche).
La storia tace su molti, troppi punti. La leggenda invece parla di una maledizione e di una vendetta templare (17).
Di fatto, che cosa scatenò l’orgia di fiamme del 1315?
A prima vista non risulterebbero motivi di dubbio su quella che fu la causa scatenante dell’odio di Filippo IV e di Clemente V. Tutti sono concordi nell’accreditare la tesi della ricchezza dell’ordine per il primo e dell’inetta insipienza per il secondo.
Per la verità esistono anche altre verità sia sul piano storico che su quello esoterico. Ne sono sostenitori coloro che attribuiscono i successi militari di Terrasanta a componenti iniziatiche ed esoteriche acquisite attraverso la conoscenza di testi segreti (??).
Ed infatti sono ben noti i contatti dei Templari con sette gnostiche e cenacoli esoterici islamici. C’è, infatti, la pista degli Ismailiti, della Setta degli Assassini e di Hassan-al Sabbah (noto come il "Vecchio della Montagna") capo della setta degli Hashishin dalla quale avrebbero appreso del Baphomet e di altri tenebrosi segreti.
Che cosa avessero appreso non lo sa nessuno ed è sembrato lecito dare la stura ad una serie letterale di invenzioni più o meno fantasiose.
A me sembra che non occorra scomodare né Ismailiti né Vecchio della montagna: basta guardare molto più vicino. Nella Francia del XIV sec.
In maniera molto meno romanzesca ma molto prosaico della finanza, basterà ricordare che i Templari erano divenuti i banchieri (leggi: usurai) avendo sottratto tutti i trucchi del mestiere ai giudei. Non a caso avevano introdotto nella prassi europea degli affari la cambiale, l’assegno circolare e la lettera di credito (18).
Con questi mezzi i Templari si arricchirono perdendo di vista gli ideali iniziali (19) ma acquistando il carattere di una vera e propria milizia sovranazionale, legata solo al giuramento di fedeltà al Gran Maestro e al Papa.
Con la caduta dei Regni Latini d’Oriente, tornati in Europa i Templari furono costretti ad uscire dal loro semi-anonimato. La loro presenza cominciò così a dare fastidio.
Si aggiungano alcune circostanze che dovevano pesare quanto un macigno sulle decisioni politiche:
- Il Papa aveva bandito le crociate non solo per liberare il Santo Sepolcro, ma anche per spostare fuori dall’Europa il terreno delle faide tra Re cristiani. Molto probabilmente credette di poter utilizzare i Templari come supermilizia Vaticana in grado di garantire la pace come forza di interposizione tra frontiere "calde" (ad esempio quella pirenaica (20) o quella russo-polacca (21)).
- In secondo luogo il Re di Francia Filippo IV, detto il Bello, ed il suo fedelissimo ministro Nogaret, non potevano certo tollerare una supremazia papale proprio con il papa in territorio francese (22).
- In terzo luogo il vile denaro: perché, in questo complesso quadro fatto di interessi contrapposti le casse del Regno di Francia erano vuote. Il tesoro templare poteva essere nella soluzione di diversi problemi nei quali era invischiata la Francia.
- Infine la posizione strategia dei Templari nell’ambito della politica francese. I Templari, fortissimi a Parigi e in molti altri centri, erano divenuti di fatto un pericolo per la successione dinastica a causa del loro collegamento col Papa e dell’atteggiamento immorale delle figlie del Re (23).
Queste considerazioni spiegano benissimo le motivazioni ed i comportamenti di tre delle parti in causa (in particolare spiegano i rapporti di Filippo IV e di Clemente V parti indispensabili nell’isolamento dei Templari troppo liberi da vincoli di natura temporale).
Però non spiega assolutamente la remissività di quegli autentici fulmini di guerra, i membri dell’ordine, al momento degli arresti.
Quando gli armigeri si presentarono nelle varie fortezze del Tempio, esse si arresero senza colpo ferire. È vero che nessun Templare immaginava che la stessa cosa stesse accadendo, in quello stesso momento, presso quasi tutte le fortezze (escluse quelle dell’Emilia, del Portogallo e della Gran Bretagna).
Possibile che ciascuna comunità attendesse l’aiuto di altre e, tutte insieme, confidassero sulla protezione incondizionata del Pontefice?
Una possibile spiegazione può essere cercata solo per Clemente V e si connette alla natura del complotto architettato da Nogaret. Questo, sul piano della fede, spuntò molte delle armi che il Pontefice poteva usare senza rimanere egli stesso coinvolto, ma la strada scelta fu talmente tortuosa e lenta da lasciare in piedi numerosi sospetti che sono purtroppo destinati a restare tali.
Né il processo né la documentazione storica sono fornire una risposta.
Nel rapporto tra Templari e Filippo il Bello sembra che una grossa parte abbia giocato la sorpresa e la fiducia, mal riposta, nelle possibilità e capacità politiche di Clemente V.
Non v’è dubbio che Nogaret gestì da par suo la regia accuratissima nella scelta dei tempi sicché riuscì a sottrarre i Templari alla giurisdizione pontificia prima che questa avesse il sentore di quanto stava accadendo.
Nogaret, dispose ed eseguì gli arresti con un tempismo senza precedenti. I primi ad esserne disorientati furono proprio gli arrestati che non riuscirono ad organizzare alcuna forma di resistenza armata.
Lo stato di confusione in cui cacciò i prigionieri fu tale che, sotto tortura, alcuni cavalieri cominciarono a fare delle ammissioni compromettenti (essenzialmente sulla sodomia, sull’adorazione del diavolo e negazione della Santissima Trinità).
A quel punto un papa - di per sé già sottomesso al volere regio - aveva già perso qualsiasi arma; né se la sentì di azzardare mosse che avrebbero potuto tradursi in uno "scisma" (24).
Particolarmente squallido si rivelò il comportamento di Jacques de Molay che si auto-accusò degli stessi misfatti. Al momento, ormai compromesso e sbugiardato, venne rilasciato. Ma l’assassinio di Ugone da Bologna, lo privò del potente aiuto dei Templari dell’Emilia e lo rese definitivamente inoffensivo: era carne da rogo anche lui.
Maestro Jacques solo sul rogo, ritrovò la fierezza del ruolo ribellandosi all’Arcivescovo di Saëns che aveva lanciato roventi accuse contro l’Ordine. Ma non potette far altro che scagliare maledizioni.
Ma è destino che nella vicenda dei Templari nessuna tessera del mosaico vada al posto giusto.
Andando a monte mi chiedo: quali furono le ragioni di tanto accanimento contro i Tempio?
Perché tanta indifferenza di tutte le parti coinvolte?
Ma anche queste sono domande che attendono una risposta.
LE CAUSE REMOTE: IN TERRASANTA
Taluno ipotizza che l’origine dei problemi dei Templari deve essere ricercata lontano, nella loro permanenza in Terrasanta. Ma il solo elenco delle ipotesi avanzate sono di per sé troppe ed elencarle tutte troppo lungo.
Farò in questa sede solo un cenno a qualcuna di esse rimandando per una valutazione critica alle conclusioni.
Si è parlato:
- Di testimonianze scomode o di un grande segreto inerente la cristianità. Ma a quali mai segreti potettero attingere? A quali documenti erano abilitati ad accedere?
- Di una casta sacerdotale della Terrasanta (ma quale... gli ultimissimi seguaci degli Esseni o gli Ashishin?) in possesso delle prove di una verità che attraversava il Cristianesimo e le sue origini, non confacenti per l’ortodossia romana.
- Del presunto ritrovamento dell'Arca dell'Alleanza, o dei segreti costruttivi delle cattedrali gotiche, o di carte segrete che indicavano la rotta per le Americhe, o tutte queste cose insieme. Il fatto è che, ad un certo punto, fantasia e leggende si confondono in un groviglio inestricabile rigirandosi su se stesse. Jacques de Mahieu, ad esempio, sostiene che i Templari avrebbero raggiunto l’America tre secoli prima di Colombo partendo da La Rochelle e fermandosi in Messico; qui, sfruttando l'argento locale, si sarebbero procurato il denaro necessario a finanziare le Cattedrali.
- Del presunto ritrovamento o della presunta consegna, da parte degli Ashishin, del Sacro Graal che poi avrebbero trasferito, dimenticandolo in qualche, del Castello di Gisors.
Se le cose fossero andate veramente così - e francamente ne dubito - i Cavalieri del Tempio avrebbero pagato un prezzo altissimo per mantenere un segreto che forse non lo meritava.
Certa è soltanto una inclinazione misterica o misteriosofica delle supreme gerarchie dell’ordine e la loro propensione per gli aspetti esoterici e misteriosofici diffusi in un certo tipo di cristianesimo delle origini con cui i Templari vennero in contatto prima e dopo il loro insediamento a Gerusalemme; senza sottovalutare i risvolti politici della acquisita posizione soprattutto dopo i disastri di Hattin di Damietta, ma in nome di una concreta commistione tra potere e ricchezza dopo il rientro in Europa.
In ogni caso credo che:
- Il "nucleo segreto" dei Templari conservò e perpetuò incomunicabili conoscenze di cui erano venuti in possesso e ne diffuse lungo l’Europa.
- Il papato continuò a scontrarsi duramente con i regni laici.
- I Templari seguirono una strada tutta loro, fondata sull’acquisizione di castelli, villaggi e città, indifferenti alle ragioni dell’una e dell’altra parte.
I TEMPLARI E L'ERESIA CATARA
Il 13 ottobre 1307, un venerdì, Filippo il Bello, ordina l’arresto dei Templari e dispone il sequestro di tutti i beni. Inizia così la fine dell’Ordine.
Seguiranno anni di processi, torture ed uccisioni che culmineranno il 18 marzo 1314 con l’arresto e la morte sul rogo del gran Maestro De Molay.
Si chiudeva in tal modo, brutalmente, una vicenda storica durata breve arco di tempo tra il 1119 ed il 1307.
I Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, erano passati da Hugh de Payns a De Molay quali attori principali della vita militare, politica ed economica del mondo cattolico.
Erano passati dal fervore e dalla gloria conquistata sul campo, alla ignominiosa morte sul rogo propria degli eretici.
Si dice spesso che la cosiddetta congiura di Filippo IV (del Nogaret e di Clemente V) aveva trovato origine in una eresia templare.
È un argomento che va trattato con attenzione perché da un lato le accuse mosse ai Templari sono tipiche dello stile inquisitorio e, pertanto, spesso false, faziose o estorte con torture, prive di ogni valore giuridico e storico.
Tuttavia a, mio avviso, questo non basta a smentire o a confermare la bontà di una tesi, soprattutto quando non sia dimostrato o dimostrabile il contrario. In proposito i fatti certi da tenere presenti sono due:
- I Templari non riscuotevano molto credito nelle gerarchie politico-religiose e fu facile per il re avvalersene. Infatti il re si avvalse di un'Inquisizione chiaramente manovrata dal potere centrale in presenza di un Papa imbelle.
- É difficile considerare i Templari come verginelle innocenti a causa dei loro trascorsi non proprio limpidi.
Questa conclusione, se non altro, avrebbe il pregio di spiegarci il perché della necessità di un preventivo isolamento dei Templari!
Stando così le cose sarebbero in tal modo legittime e naturali le accuse di eresia, di stregoneria, di turpitudini, ecc.
È chiaro che questa conclusione potrebbe avere una sua validità nel merito.
Altri aspetti, come la storia del Baphomet, avrebbero una loro validità sul piano formale (tipica dello stile inquisitorio). Verrebbe così perfettamente naturale parlare di torture, sangue e falsità che erano effetti tipici della procedura codificata da Nicolas Eymerich (26).
A queste valutazioni di fondo aggiungiamo quella dell’oro accoppiata alla sconfinata umana avidità degli uomini ed alla loro arroganza.
Possiamo così comprendere come tutto si possa ricondurre ad un problema di ordine politico al quale verranno sacrificate vita e dignità di uomini che una volta si erano votati a ideali cavallereschi di virtù e di fede.
Qualche storico ha contestato questa ipotesi asserendo che Filippo IV fece sì confiscare i beni dei Templari, ma non se ne impadronì come sarebbe stato logico. Stranamente, si osserva, avrebbe assegnato una parte dei beni agli Ospitalieri e ad alcuni nobili francesi che furono, in definitiva, gli unici beneficiari della strage.
Non mi sembra una buona argomentazione.
Storicamente unica prova sarebbe stata che Ospitalieri e nobiltà francese non se ne lamentarono come sarebbe stato logico. Ma non mi sembra che il re avrebbe avuto difficoltà, vista l’antifona a convincere gli uni e gli altri a farsi i fatti loro!?
Quello che potrebbe destare meraviglia, ad onor del vero, è un altro fatto: i Templari, bruciati in virtù di un arbitrio giudiziario furono solo quelli di Francia. La persecuzione non poté colpire i cavalieri della Spagna, del Portogallo, quelli dell'Europa del Settentrionale (come i Cavalieri di Cristo) o quelli dell’Italia e dell’Inghilterra. Perché avrebbero taciuto anche costoro?
Mi sembra facile osservare, che non tutti potevano essere a conoscenza degli affari centrali. Anzi il complesso di indizi mi inducono a ritenere che fosse vero proprio il contrario.
La fiducia dell’ordine nel suo complesso, potrebbe aver aperto - come è stato rilevato - "…un Tempio fatto non di pietra e roccia il cui peso, però, ad un certo punto li avrebbe schiacciati" (27).
A ben considerare i fatti ritengo che dobbiamo essere molto prudenti nell’usare il termine di "misteri" a proposito dei Templari.
Io sono portato a ritenere che spesso si abusa del termine mentre sarebbe logico distinguere fra tre tipi di misteri:
- Il primo comprendeva atti formali come la "Regola" (ormai non più tali: si tratta di aspetti superati dalla realtà storica).
- Il secondo comprende misteri in senso esoterico (tipo Baphomet), cioè fatti che teoricamente non dovrebbero rientrare in quella categoria essendo dipendenti da circostanze a noi ignote o per i quali non è stata possibile raccogliere un’idonea documentazione storica (tipo il Vecchio della Montagna, la ricostruzione del Tempio di Salomone, il Graal, la Maledizione, i Templari in America e così via) ma teoricamente spiegabilissimi.
- Il Terzo tipo comprende misteri veri e propri o tali in senso tecnico. Tra questi possiamo catalogare, a mio avviso, solo due vicende: la presunta eresia Templare ed il Tesoro dei Templari.
In effetti al di là della ritrovata regola noi non sappiamo quale fosse il vero intento nella costituzione dell’Ordine.
È stato facile così parlare di un ordine di carattere iniziatico, sul modello dei Templari di Agharti o dei Templeisen custodi del Graal; essi probabilmente sarebbero andati in Terrasanta perché fra’ Bernardo aveva detto che bisognava colà cercare qualcosa. Ma cosa?
Entriamo però, per tale via, nel campo delle pure ipotesi senza avere il sostegno del benché minimo fatto di valore storico.
Alcuni commentatori ritengono che scavando al di sotto del tempio della Roccia, essi avessero rinvenuto l'Arca dell'Alleanza, o i segreti delle cattedrali gotiche, ovvero mappe segrete che indicavano la rotta per le Americhe, ovvero ricevuto dagli Ashishin il San Graal, ovvero tutte queste cose insieme.
Alcuni studi (28) denunciano con chiarezza che dopo la disfatta di San Giovanni d’Acri del 1291, i Templari avevano perso la posizione di privilegio restando privi di prospettive concrete tipo quelle degli Ospitalieri che sopravvissero alla disfatta grazie ad una diversa politica.
Con la conquista di Rodi infatti scelsero di fare del loro ordine una potenza navale nel Mediterraneo.
Si è pure detto che la distruzione dei Templari fosse solo l’inizio di una vera e propria politica di Filippo il Bello nei confronti degli ordini militari. Ma la morte impedì a lui di procedere anche contro gli Ospitalieri, ed a noi di conoscerne le reali intenzioni.
Ma mi sembra molto improbabile che il nipote di Luigi IX, il re santo morto nel 1254 durante la settima crociata, si sentisse veramente in lotta col diavolo come "re cristiano" quale si definiva.
A ben pensare più si gira intorno all’argomento e più mi vedo costretto a tornare sui Catari o Albigesi che dir si voglia.
Forse non è un caso che delle sette accuse mosse ai Templari ben quattro avevano a che fare con la religione costituendo colpevoli di un reato (aggravato e reiterato) di eresia.
Li si accusava:
- di rinnegare Cristo definito falso profeta (essi calpestavano e sputavano sul crocifisso)
- di adorare gli idoli: gatti e teste a tre facce in sostituzione del Salvatore
- di non credere ai sacramenti sicché i sacerdoti dell’ordine "dimenticavano" le formule nel rito della messa
- di esercitare pratiche oscene e la sodomia
Sono evidenti - fondate o non che fossero le accuse - certe analogie con rituali albigesi che gli inquisitori dei Templari non avevano mancato di sottolineare (come, ad esempio, il fatto di non accettare la croce come strumento materiale del supplizio del Cristo).
Se le cose fossero andate proprio così sarebbe evidente che l’ordine intero era sprofondato in una eresia conosciuta, catalogata e già condannata. Il che li poneva automaticamente fuori dell’ortodossia senza possibilità di appello.
LA QUESTIONE DEL TESORO DEI TEMPLARI
Il settimo capo di imputazione riguardava, anche se non in maniera diretta, il problema del "tesoro". L’accusa era di essere stati tenuti a contribuire, con qualsiasi mezzo, all’arricchimento dell’ordine.
Mi intratterrò sull’argomento molto brevemente in quanto l’ho già trattato nell'articolo di Rennes-le-Chateau.
In effetti siamo in presenza della parte più sconcertante della vicenda. Tutti parlano del tesoro ma nessuno l’ha visto e soprattutto nessuno sa se sia mai esistito o che fine abbia fatto.
Con la scomparsa dei Templari dalla scena della storia, si aprì immediatamente il problema del loro tesoro.
Per quello che ne sappiamo non risultò devoluto agli Ospitalieri e non se ne era impadronito Filippo IV. Questa presunta montagna d’oro - che aveva acceso la concupiscenza di Nogaret - dove era finita?
Si parlò di carri che notte tempo avrebbero abbandonato le dimore templari per dirigersi a nord (verso l’Inghilterra? Verso l’oltremare?).
Nessuno è stato in grado riformulare un’ipotesi con una parvenza di plausibilità nonostante le ipotesi più disparate che vanno da nascondigli nelle Alpi meridionali francesi (ipotesi Wysen), ai dintorni di Rennes-le-Chateau, cioè in prossimità dei Pirenei (ipotesi De Sede), fino all’ipotesi Nazista di una improbabile cripta dimenticata (Roger Lhomoy).
Credo che sia perfettamente inutile soffermarmi su un problema che probabilmente, allo stato, non ha e non potrà avere possibilità concreta di soluzione.
ULTIMI DUBBI E CONCLUSIONI
Chi ha avuto la pazienza di seguirmi si sarà resto conto che siamo usciti dal mito per rientrare nella storia.
Indubbiamente i Templari furono fanatici monaci-guerrieri, ultimi rappresentanti di una cavalleria già all’epoca in rapida dissoluzione.
Questi mitici cavalieri dal mantello bianco ebbero la ventura di svolgere un ruolo importante - non certo determinante - nelle Crociate ed hanno fornitoli destro per le conclusioni più disparate anche se apparentemente sensate.
Di volta in volta sono stati considerati modelli per gli altri crociati ovvero squallidi individui dediti ad intrighi e tipici una casta ultra segreta (29).
Delle stesse incertezze è intessuta la storiografia che li riguarda al punto che l’opinione popolare resta ancora la verità meno improbabile a disposizione degli indagatori.
Le opinione sui Templari si sono genericamente stratificati in due indirizzi.
- Il primo è quello che definisco "Versione ortodossa". Risale a
Guillaume de Tyre, primo cronista a scrivere dei Templari e del
fondatore dell’ordine.
De Tyre ci narra delle vicende comprese tra il 1118 (anno in cui Hugues de Payen si presentava a Baldovino II) ed il 1306 (anno in cui inizia la cosiddetta congiura di Filippo IV).
Osserva il cronachista che i futuri Templari proponevano un volontariato molto nobile, non c’è dubbio; ma, come potevano nove semplici uomini garantire la sicurezza per le migliaia di pellegrini della città santa lungo alcune centinaia di chilometri di piste desertiche?
E poi sapevano o prefiguravano i Templari che nel giro di pochi decenni avrebbero amministrato un potere immenso?
O era proprio questo lo scopo cui erano destinati e che li rendeva sicuri quanto baldanzosi?
Sta di fatto che l’ordine esplose ed il primo Gran Maestro potette tornare al cospetto del cistercense fra’ Bernardo solo nel 1128. Nel corso di tale visita, intascò la "regula", ma gettò le basi di quella che oggi chiameremmo "autonomia finanziaria" per l’Ordine.
Vero è che la missione ottenne un successo inatteso (30) ed i poveri "Cavalieri di Cristo" accumularono feudi in tutta Europa.
Teoricamente l’ordine dei Cavalieri Templari era in grado di fronteggiare in proprio una guerra o di organizzarsi in autonomo esercito (31). - Tuttavia è a questo punto che entra in gioco la "storiografia
occulta". Infatti, a partire dal 1129 i Templari non esercitavano più le
sole mansioni di tutela religiosa e politica sugli itinerari della
fede; abbiamo visto che erano divenuti una vera propria istituzione
operante anche nel campo della finanza interstatale.
Nel 1291 accadde l’inevitabile. Il regno di Gerusalemme tornò definitivamente nella mani dei musulmani e gli ordini religioso-militari dovettero traslocare senza una ragione pratica di esistere. Il loro successivo ritorno in Europa equivalse ad un tentativo di rinascita sebbene per i Templari ostava un ineludibile paradosso. Essi avevano perso l’unico territorio che ne giustificasse l’esistenza e che consentisse di continuare a rafforzarsi in Europa. Per effetto di ciò sembra che intendessero costituire uno Stato proprio in Linguadoca, nella parte francese dei Pirenei.
La circostanza non è provata ma, vera o falsa che fosse, la semplice ipotesi condusse la storiografia a doversi occupare dei Catari che avevano signoreggiato proprio in quelle terre e con i quali i Templari avevano mantenuto buoni rapporti.
Arriviamo al fatale 1306, quando Filippo IV decise di sbarazzarsi una volta per tutte dei signori del Tempio.
L’ordine di Filippo non fu accettato né in Svezia, ma neppure in Spagna, in Italia ed in Inghilterra.
Questa versione è pacificamene accettata da tutti gli storici; tuttavia ancora qualcosa quadra. I Cavalieri Templari erano stati gli indiscussi protagonisti di un’ascesa vertiginosa in poco più di un secolo. Ma da dove proveniva l’indubbia auctoritas di cui godettero soprattutto in un momento di appannamento del potere papale cui facevano riferimento (32)?
E ancora: se esisteva un culto Templare su che cosa si basava?
Ci troviamo, a mio avviso, di fronte al nocciolo della questione del cosiddetto "Mistero" dei Templari. Con altrettanta probabilità dobbiamo abbandonare la pretesa di risolverlo alla luce di fatti e documenti storici per affidarci ai "si dice" della vox populi.
Per la verità il populus parlava (e parla) di un ordine non molto solare, anzi, dalla tinta piuttosto fosca. Sembra necessitato concludere che questo era il rovescio di una medaglia il cui verso era stato utilizzato per nascondere qualcosa che costituiva proprio la fonte del loro straordinario potere.
Stando così le cose dovremmo ritenere altrettanto valida l’ipotesi di un Ordine costruito intorno ad una organizzazione esoterica che aveva ripudiato l’autorità di Cristo e sputato proprio su quel simbolo!
Il che ci riporta, pari pari, all’eresia catara.
Abbiamo potuto notare che, nella vicenda templare assumono un valore altamente indiziario i loro rapporti con i Catari (o Albigesi). Lo confermerebbe la condotta nel corso della crociata di Innocenzo III dove si limitarono ad un ruolo di testimoni.
Atteggiamento per il quale non riusciamo a trovare una benché minima giustificazione.
Perché, comunque si formuli la domanda, mi sembra convincente una sola risposta e questa risiederebbe proprio in quelli che furono i rapporti con la popolazione di Albi!
Sembra logico pensare che i Templari avessero risolto, in senso politico, ed in maniera atraumatica un angoscioso problema di rapporti necessitati. Questo atteggiamene avrebbe consentito di conquistare simpatie da parte della comunità catara senza costringerli ad una guerra senza senso quindi inutile.
Il che confermerebbe la plausibilità dell’intento stabilirsi nella regione Pirenaica, l’ex roccaforte degli Albigesi.
Il vero problema allora sarebbe quello di verificare il livello di serietà dell’intento. Molti credettero che esistesse una tale opzione e che tra Catari e Templari corressero accordi segreti per una garanzia di mutua assistenza.
Naturalmente non abbiamo elementi per una tale verifica e, tutto sommato ci troviamo dei fronte all’ennesimo capitolo scuro della storia Templare in attesa di risposta.
Unica cosa che possiamo dire con assoluta certezza è che nel rapporto tra Templari ed Albigesi correvano delle strane somiglianze.
Questo vale, ad esempio per la straordinaria somiglianza tra assoluzione collettiva somministrata in prossimità della battaglia dal Gran Maestro dei Templari e "consolamentum", l’unico sacramento riconosciuto dai Catari, praticato una sola volta nella vita, di solito in prossimità della morte o della battaglia, in uno stato di esaltazione collettiva.
Questo altrimenti strano rapporto con gli Albigesi costituisce di per sé un enigma nell’enigma, una sorta di matrioska di misteri. Innanzi tutto perché proprio la propensione per i Catari francesi o Albigesi che dir si voglia?
Tanto per incominciare la comunità dei Catari era povera e non acculturata.
Qualche storico spiega che i catari sarebbero stati custodi di un segreto appartenente alla setta che ne era custode.
In effetti nella vicenda degli Albigesi esiste un grosso buco. Il Vaticano trattò la questione sempre con estrema cautela. E questo, sia nei confronti del Catarismo in generale, che nei confronti degli Albigesi in particolare (33).
Il che è assolutamente inspiegabile.
Perché tanta cautela verso una setta che, a torto o a ragione, era considerata il non plus ultra della ereticità (si vociferava che il diavolo in persona avesse preso personalmente dimora presso di loro per creare l’esercito delle tenebre)?
Questa cautela ovviamente si infrange nel momento della crociata, ma - tutto sommato - ne spiega la ferocia del Montfort, massacratore di vecchi, giovani, donne e bambini.
Ma non spiega tutto; se i Templari tenevano tanto agli Albigesi, perché non intervennero al loro fianco? E se non erano favorevoli agli eretici, perché non intervennero a fianco di Innocenzo III?
E infine, di quale segreto mai i Catari potevano essere custodi tanto importante da sedurre anche i Templari?
Sono state formulate varie ipotesi:
- All’epoca si parlò della "Excalibur" la favolosa spada di Artù, che sarebbe stata custodita ad Albi, o nelle immediate vicinanze.
- Altre voci hanno parlato dell’esistenza di un fantomatico tesoro che l’imperatore Tito, avrebbe sottratto e nascosto per sé nella campagna in Medio Oriente.
- Altri hanno ritenuto valido il ritrovamento della tomba di Cristo o del santo Graal.
Quanto a Excalibur i medioevo era pieno di spade magiche o presunte tali (34), ma probabilmente non erano molti quelli che vi credevano e, in ogni caso, non avrebbe suscitato un interessi internazionale. Né riesco ad immaginare come la spada, famosa quanto dal dubbio carattere magico, potesse fungere da strumento di potere nelle mani dei Templari che, comunque, dovevano esserne a conoscenza attraverso le sedi anglosassone.
Ma non esistono menzioni o allusioni di sorta al riguardo.
Resterebbe l’ipotesi della misteriosa "testa" (35). Ma il "Baphomet" cui comunemente si allude non poteva certo essere assunto come un’arma terrorizzante.
E, tutto sommato, mi suona come una teoria messa in piedi da qualcuno cui non bastavano i misteri che già avvolgono (e forse avvolgeranno per sempre) i Templari!
I TEMPLARI SONO TRA NOI
Con il rogo di Parigi non si concluse la vicenda di lotta tra Filippo IV e Templari, bensì un sotterraneo braccio di ferro tra potere politico (Filippo e Nogaret) e potere ecclesiastico (Clemente V); la posta in gioco era stata la vita dei Templari da poco scampati alla scimitarra dell’Islam e dal Saladino.
Ma erano davvero finiti i Templari? Che cosa li rendeva temibili ad un potere politico assoluto?
Probabilmente saranno illazioni, ma è certo che oggi la figura dei Templari esercita su molti un innegabile fascino e ne è stato fatto spesso il simbolo di movimenti e gruppi di dubbia attendibilità.
Ma i Templari sarebbero sopravvissuti - e sono tuttora tra noi - alla soppressione dell'ordine voluta dal Concilio di Vienna: non si sarebbero dispersi, ma avrebbero continuato le proprie attività esoteriche ed economiche nel più assoluto segreto.
È questa l’ipotesi, questa volta letteraria, contenuta in un testo sensazionalistico di Gérad De Sède "Les Templiers sont parmi nous" edito nel 1962 (36).
Per gli scrittori Michael Baigent e Richard Leigh, i Templari scampati all’Inquisizione sarebbero confluiti in società iniziatiche come la Massoneria, andando a costituire il cosiddetto "Governo Occulto".
Gli ultimi rappresentanti di questo fantomatico ordine dei "Nuovi Templari" conterebbero nomi famosi, tra cui l’ex-frate Jorg Lanz Von Liebenfall, e perfno Adolf Hitler. Di questo passo si arriva fino all'"Ordine Cavalleresco dei Templari" fondata in Italia intorno al 1980.
Purtroppo una ricerca storica in questa direzione sarebbe troppo dispersiva e, quindi, inutile.
Note:
1. Ad Ospitalieri e Templari si aggiungeranno ben presto i cavalieri Teutonici.
2. Successo a Baldovino I.
3. Claudio Contorni e Antonio Bruno in acam.it.
4. Il cui nome fu, in Italia, malamente storpiato in Ugo de' Pagan.
5. Ed ecco il primo mistero: Goffredo di Saint-Omer e Hugues de Payns prestarono giuramento nelle mani del patriarca di Costantinopoli. M si trattava di sede ostile alla cura romana: Perché e soprattutto perché non se ne parlò più?
6. Da notare che Eliphas Levi ci fa osservare che avevano uno scopo segreto: ricostruire il Tempio di Salomone. Questo spiegherebbe molti successivi atteggiamenti, ma mi sembra fuori della realtà. Se lo scopo era segreto che ne sapeva Levi?
7. È stato di recente sollevato un dubbio su questo numero che rasenta l’impossibile. Credo che si debba intendere l’equivalente di tre volte tre (tre volta la perfezione ossia il massimo della perfezione).
8. Le edificazione rispettavano spesso la pianta circolare (esempio tipico la pianta della città di St. Denis, in origine fortezza templare).
9. L’esaltazione dei Templari nel "De laude" non fu priva di accenti esageratamente esaltanti la semplicità e l’umiltà dei Poveri Cavalieri di Cristo; in una parola se ne faceva gli effettivi milites Christi.
Ulteriore riprova del potere che l’Ordine aveva assunto anche nei confronti della Chiesa fu la bolla pontificia "Omne datum optimum", emanata da papa Innocenzo II il 29 marzo 1129. Claudio Contorni e Antonio Bruno in acam.it.
10. Con l'aiuto del Prof. Enrico Calzolari, è stato possibile acquisire una versione inglese.
11. Oggi, finalmente, lo stesso Vaticano presenta su internet uno spazio dedicato ai Templari ed alla Regola.
12. Abbiamo notizia di due diverse sette di Gioanniti:
- La prima è quella appunto detta dei Gioanniti della cui dottrina ci da notizie il Levi. Si trattava di una setta cristiana d'Oriente impregnata di teorie Talmudiche. Gli appartenenti si proclamavano i soli iniziati ai veri misteri della religione cristiana ed i soli a conoscenza della vera storia di Gesù (Joshua): essi pertanto consideravano i vangeli come allegorie di una leggenda suscettibile di infinite variazioni (Secondo i Gioanniti, Gesù sarebbe stato figlio di una fanciulla di Nazareth (Miriam), promessa ad un giovane (Johanan) e fatta oggetto di violenza da parte di un certo Pandira o Panter e perciò abbandonata dal fidanzato. Il bambino sarebbe stato affidato ad un rabbino di nome Giuseppe e condotto in Egitto ove venne iniziato alla scienza segreta da parte dei sacerdoti di Osiride che in lui avevano riconosciuto la vera incarnazione di Horus. Tornato in Galilea venne perseguitato dai sacerdoti per odio ed invidia. I Gioanniti sostenevano che la tesi fosse derivata da Giovanni dal quale essi stessi discendevano il potere per ininterrotta trasmissione diretta.
- La seconda è quella denominata dei Gianniti Mistici ma non ci interessa essendo posteriore di circa 700 anni.
14. Tipico obbligo di indossare sempre un mantello bianco (simbolo di innocenza).
15. Ad esempio due Templari dovevano mangiare in un'unica scodella ed in assoluto silenzio.
16. In acam.it, cit..
17. Che si sarebbe esaurita solo nel 1793 con il ghigliottinamento di Luigi XVI.
18. Ai Templari si attribuisce l’invenzione di una "carta di credito" ante litteram.
19. Inutile dire delle benemerenze che acquisirono da numerose personalità dell’epoca. Basterà pensare all’inglese Riccardo Cuor di Leone - che aiutarono a fuggire dalla Terra Santa - ed ad francese San Luigi.
20. Nota zona di attrito tra cristiani e musulmani.
21. Quella che sarebbe passata nella competenza dell’Ordine Teutonico.
22. Si ricordi che nel 1303 Benedetto XI, succeduto a Bonifacio VIII, aveva trasferito la Santa Sede papale ad Avignone, ponendosi di fatto sotto la tutela del Re di Francia.
23. In particolare la principessa Margot.
24. Naturalmente le ammissioni di colpevolezza non li salvò dal rogo per il quale, in tutta fretta, vennero trasferiti al braccio secolare.
25. Ricordo che in quella occasione ad un condottiero in procinto di attaccare la roccaforte di Montsegur, che domandava come distinguere, fra gli assediati, gli amici dai nemici, il comandante rispose: "Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi".
26. Si veda il "Codice dell’Inquisitore" nelle edizioni Piemme.
27. Antonio Bruno.
28. Ad esempio quelli di Marie Bulst-Thiele.
29. Si pensi al templare, invaghito di Rebecca, in Ivanhoe di Walter Scott.
30. I monaci entrarono a far parte del parlamento inglese e il gran maestro ebbe l’onore di sedere al fianco del re in persona; nel parlamento esercitavano il ruolo di rappresentanti di tutti gli ordini cristiani approvati dal papato e avevano potere esecutivo sugli stessi.
31. Guillaume de Tyre (e diversi testi storici) riporta un storia singolare, ma sintomatica. Nel 1252 Enrico III re d’Inghilterra sfidò i Templari rivendicando le terre accumulate sul suo territorio "ciò che fu sconsideratamente concesso deve essere consideratamente ritolto", il Maestro dell’Ordine rispose: "Che dici o re? Finché userai giustizia regnerai, ma se non la userai cesserai di regnare."
32. La sede romana abbandonata per Avignone.
33. I Catari francesi, dalla città di Albi.
34. Basti pensare alla joieuse di Carlo Magno, alla Durlindana del Paladino Orlando e ad una qualsiasi spada tacciata di magia di un qualsiasi cavaliere. Ad esempio la spada di Siegfried o quella di Siegmund. Ma la leggenda vuole che l’Excalibur non sia mai uscita dai confini di Re Artù.
35. In ogni caso il misterioso Baphomet mi fa pensare ai Nephillim ebraici, piuttosto che ad influenze degli Ismailiti.
36. Ne ho parlato nell’articolo di Rennes-le-Chateau.
http://www.edicolaweb.net/arca003s.htm
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