La
statua era stata ripescata nel 1964 al largo di Fano (Pesaro Urbino),
forse in acque internazionali, ed era poi finita dieci anni anni dopo al
Paul Getty Museum di Malibu. La sentenza del gip dispone il sequestro
della scultura "attualmente al Getty Museum o ovunque essa si trovi".
Seguono poi 37 pagine di motivazioni.
La trattativa tra Italia e Usa per l'Atleta del Lisippo, a lungo al centro del braccio di ferro tra Italia e Getty che ha portato alla restituzione di 40 capolavori esportati illegalmente, era stata all'epoca sospesa proprio in attesa del giudizio del tribunale italiano. Il museo californiano ha sempre sostenuto che non ci sarebbero prove dell'appartenenza all'Italia.
La trattativa tra Italia e Usa per l'Atleta del Lisippo, a lungo al centro del braccio di ferro tra Italia e Getty che ha portato alla restituzione di 40 capolavori esportati illegalmente, era stata all'epoca sospesa proprio in attesa del giudizio del tribunale italiano. Il museo californiano ha sempre sostenuto che non ci sarebbero prove dell'appartenenza all'Italia.
La
vicenda e' approdata al tribunale di Pesaro per un esposto presentato
il 4 aprile 2007 dall'associazione culturale 'Le Cento Citta'' alla
procura di Pesaro per violazione delle norme doganali e contrabbando. E'
stato il pm Silvia Cecchi ha chiedere la confisca della statua,
sanzione accessoria applicabile anche quando il reato e' prescritto.
Dopo
un primo diniego del gip, il pubblico ministero ha fatto ricorso con
l'Avvocatura dello Stato. Il 9 giugno 2009 il nuovo gip Lorena Mussoni
aveva dichiarato il bronzo bene ''patrimonio indisponibile dello
Stato'', decidendo di far andare avanti il procedimento. Secondo il
presidente delle 'Cento Citta'' Alberto Berardi ''e' una vittoria
storica, ma soprattutto e' il successo della legalita' e della moralita'
contro la forza del denaro''.
SUL 'GETTY BRONZE' 46 ANNI DI MISTERI E BATTAGLIE LEGALI
- Il 'Getty Bronze', la statua dell'Atleta di Fano attribuita allo
scultore greco Lisippo, è da 46 anni al centro di un giallo di
archeologia subacquea, ed é anche il più importante bene archeologico
conteso fra Italia e Stati Uniti. Queste le principali tappe della
vicenda.
LA PESCA MIRACOLOSA
- E' un venerdì del settembre 1964 quando il peschereccio 'Ferruccio
Ferri' di Romeo Pirani, un pescatore fanese morto nel 2004, ripesca la
statua. Forse al largo di Fano, forse in acque internazionali. Con i
compagni Pirani sotterra il bronzo in un campo di cavoli, e mette in
circolazione una fotografia. "A gennaio - raccontò poi - si presentò un
signore di cui non so il nome, che lo comprò per tre milioni e mezzo di
lire. Che ci siamo spartiti fra noi".
ANTIQUARI, SACERDOTI, CONTRABBANDIERI
- Quattro processi, di cui uno annullato, nessuna verità giudiziaria.
Attorno al Lisippo si commettono vari reati, che restano impuniti. Il 18
maggio 1966 il Tribunale di Perugia assolve per insufficienza di prove
tre commercianti di Gubbio, Pietro, Fabio e Giacomo Barbetti, e un
prete, don Giovanni Nagni, imputati per la ricettazione del bronzo e
favoreggiamento. La loro condanna in appello del 27 gennaio 1967 viene
annullata dalla Cassazione nel maggio 1968. Nuovo processo e assoluzione
di secondo grado a Roma il 18 novembre 1970. Impossibile, concludono i
giudici, accertare l'interesse artistico, storico e archeologico della
statua, nel frattempo scomparsa, né se sia stata ritrovata in acque
territoriali o internazionali.
L'ATLETA VARCA L'OCEANO, NEL 1974 RICOMPARE AL GETTY -
Il Museo Getty espone per la prima volta la statua di Lisippo nel 1974.
L'ha pagata 3,9 milioni di dollari, ma come sia entrata a far parte
della sua collezione resta un mistero. Secondo lo storico fanese Alberto
Berardi l'Atleta lasciò Gubbio con una spedizione di forniture mediche
inviate in Brasile ad un missionario parente dei Barbetti. Poi fu
acquistato dal consorzio internazionale d'arte Artemis e, nel 1971,
spedito al Dorner Institut di Monaco per il restauro. L'allora direttore
del Metropolitan Museum Thomas Hoving esamina il bronzo nel 1972 a
Monaco ma non conclude l'acquisto per i troppi dubbi sulla provenienza.
Anche Paul Getty rinuncia, ma alla sua morte l'operazione va in porto.
UN FRAMMENTO RIAPRE LA CACCIA
- Nel 1990 il ministero dei Beni culturali italiano segnala a quello
degli Esteri che un nuovo frammento del Lisippo è stato dissotterrato
dal campo di cavoli di Carrara di Fano. Ma la trattativa Italia-Usa si
riapre solo in seguito, con il ministro Rocco Buttiglione e poi con il
successore e vice premier Francesco Rutelli, che vince un braccio di
ferro con il Getty per la restituzione di 39 opere esportate
illegalmente, fra cui la Venere di Morgantina. L'Atleta di Fano però è
troppo importante per il museo californiano. E l'ex direttore Michael
Brand insiste: non c'é alcuna prova che appartenga all'Italia.
L'ESPOSTO DELLE CENTO CITTA' E LA RICHIESTA DI CONFISCA
- Fano e le Marche non si arrendono. Il 4 aprile 2007 l'associazione
culturale 'Le Cento Citta'' presenta un esposto alla procura di Pesaro
per violazione delle norme doganali e contrabbando. Il pm Silvia Cecchi
chiede al gip dell'epoca, Daniele Barberini, la confisca della statua:
una sanzione accessoria, applicabile anche quando il reato è prescritto.
Il 19 novembre il gip rigetta la richiesta. Il pm e le Cento città
fanno ricorso, con il sostegno dell'Avvocatura dello Stato, e il 12
giugno 2009 il nuovo gip Lorena Mussoni dichiara il bronzo bene
"patrimonio indisponibile dello Stato". Essendo stata ripescata da una
nave italiana, e sbarcata a Fano, la statua era soggetta a obbligo di
denuncia e lo Stato avrebbe dovuto poter esercitare un diritto di
prelazione o di acquisto coattivo. L'attuale responsabile della
collezione Getty Stephen Clark viene interrogato il 21 dicembre 2009 a
Pesaro, produce documenti sulla presunta buona fede del museo, ma il gip
Mussoni ha deciso per la confisca, con una sentenza depositata oggi.
(fonte Ansa)
“LISIPPO”: LA REGIONE MARCHE SOSTERRA’ L’AVVOCATURA DELLO STATO PER L’ACCERTAMENTO DEL DIRITTO DI PROPRIETA’ SUL PREZIOSO REPERTO
“La Regione
vuole assolutamente ottenere la restituzione alla comunità marchigiana
della statua del Lisippo. Per questo sosterrà ufficialmente l’Avvocatura
dello Stato per l’accertamento del diritto di proprietà della
Repubblica Italiana sul Lisippo, anche nella causa per ottenere
l’esecuzione del provvedimento di confisca, contribuendo così a superare
ogni incertezza o carenza di iniziativa da parte di altri soggetti”.
Lo annuncia il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca che esprime anche un sentito ringraziamento alla Magistratura per il fattivo impegno e per una decisione così importante per la comunità marchigiana. “La decisione del Tribunale di Pesaro di confiscare il prezioso reperto – conclude Spacca – ci ha riempito di enorme soddisfazione, perché premia da un lato l’attenzione che abbiamo avuto per l’annosa vicenda, dall’altro la tenacia e la volontà della nostra comunità, quella tenacia e quella volontà che sono tra le principali peculiarità dei marchigiani”.
(Claudia Pasquini)
Lo annuncia il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca che esprime anche un sentito ringraziamento alla Magistratura per il fattivo impegno e per una decisione così importante per la comunità marchigiana. “La decisione del Tribunale di Pesaro di confiscare il prezioso reperto – conclude Spacca – ci ha riempito di enorme soddisfazione, perché premia da un lato l’attenzione che abbiamo avuto per l’annosa vicenda, dall’altro la tenacia e la volontà della nostra comunità, quella tenacia e quella volontà che sono tra le principali peculiarità dei marchigiani”.
(Claudia Pasquini)
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