Barilla
punta sulle produzioni sostenibili per attirare l’attenzione dei consumatori. È
quanto emerge dal rapporto di sostenibilità 2010 presentato poche settimane fa
dall’azienda di Parma che evidenzia l’impegno a favore dell’ambiente e della
qualità nutrizionale dei prodotti.
Gli
spaghetti
Ogni
anno in Italia si macinano 5,5 -6 milioni di tonnellate di grano duro, ma solo 3,5-4
milioni vengono utilizzate per produrre pasta di qualità. Per sopperire alla
mancanza di materia prima Barilla, importa dall’estero il 36% del grano duro (dati
non definitivi 2011).
Le
semole acquistate sul mercato nazionale rappresentano il 64% del totale e sono
composte dal 50% di grano italiano, miscelato con grano francese, americano o
canadese ad alto contenuto proteico. Una piccola parte del grano nazionale usato
da Barilla deriva da contratti stipulati direttamente con le aziende agricole, che
favoriscono la
sostenibilità ambientale e garantiscono modalità di
coltivazione, stoccaggio e un contenuto di proteine medio pari al 13,5%.
Questa
politica ha permesso di sostituire una parte del grano di alta qualità
importato dagli Stati Uniti con l’Aureo, una varietà italiana con un
valore di
proteine del 14,5-15% in grado di competere con i migliori grani del
mondo. Questa scelta locale
permette una riduzione di circa 1.000 metri cubi
di acqua per tonnellata di grano duro. Oltre a questi impegni bisogna
ricordare le decisioni relative alla coltivazione sostenibile di grano
tenero, segale e
pomodoro.
La
quantità di grano italiano è però destinata ad aumentare, grazie al progressivo
miglioramento della qualità media e all’adozione da parte di altre aziende
della “best practice” nei contratti integrati. Facendo bene i conti si arriva alla conclusione che l’Italia esporta il 50% circa
della pasta prodotta, per cui il bilancio dell’import-export segna un +10%
a favore del nostro paese.
Altri
prodotti
Lo sforzo per diminuire il contenuto di sale, zuccheri e grassi è un’iniziativa
meritoria, ma a volte risulta “debole”. Nel 2010, si legge nel rapporto, in 24
prodotti è stata ridotta la quantità di sale in «percentuale significativa»,
senza però fornire dati precisi, mentre in altri è stata aumentata la quantità
di fibre o sono stati eliminati alcuni additivi.
Tutte queste iniziative per sostenere un’immagine più sostenibile non sfuggono a qualche incidente di
percorso, come la conferma della sentenza di pubblicità ingannevole per i prodotti
Alixir.
Ci
sono altri aspetti interessanti nel rapporto come la decisione, pur
apprezzabile, di utilizzare solo
olio di palma proveniente da coltivazioni sostenibili. Questo elemento però
conferma l’uso massiccio nei prodotti da forno di un olio con un profilo nutrizionale
non proprio eccellente a svantaggio di grassi di qualità come il burro o l’olio di oliva. Molto
valide ci sembrano le altre iniziative a tutela dell'ambiente, come la
riduzione del 15% del consumo di
acqua e un risparmio energetico del 3,7%. È stata ridotta anche la carbon
footprint dei prodotti, abbassando
del 15% le emissioni di CO2. Si è lavorato
molto sugli imballaggi, riducendo la quantità di carta cartone e pellicole
plastiche e ottimizzando i sistemi di produzione e trasporto. La quota degli
imballaggi riciclabili è salita al 94%, di cui un 40% derivato a sua volta da materiale riciclato.
Infine
Barilla propone il progetto Home cooking pasta, un sistema per il risparmio energetico casalingo. La
società leader degli spaghetti nel mondo dice che è possibile cuocere
correttamente la pasta usando 0,8 litri di acqua per ogni etto, anziché 1
litro, con una riduzione delle
emissioni di CO2 del 5 %.
Paola Emilia Cicerone
www.ilfattoalimentare.it
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