martedì 20 marzo 2012
20 Marzo 1905: la teoria della relatività
Il più grande scienziato di tutti i tempi, come si è soliti definirlo, è nato a Ulm, in Germania, il 14 marzo 1879. Seguendo la famiglia, si è trasferito in Svizzera, dove si è iscritto alla facoltà di fisica presso il Politecnico di Zurigo. Una volta laureatosi, nel 1900 si impiega all’ufficio brevetti di Berna. È un lavoro monotono che non gli offre nessuna soddisfazione ma gli lascia sufficiente tempo libero per dedicarsi interamente allo studio della fisica.
Il 20 marzo del 1905, proprio il giorno del suo compleanno, pubblica la sua teoria della “Relatività ristretta” che aprirà nuovi orizzonti ai concetti di massa, tempo e spazio. Questi diventano grandezze relative rispetto a ogni osservatore inerziale e sono unificati in uno spazio-tempo quadridimensionale. Nel 1916 enuncia la teoria della “Relatività generale” che, estendendo i concetti precedenti, si pone il compito di descrivere i fenomeni gravitazionali.
Grazie alle sue teorie sulla materia lascerà un’eredità fondamentale per la conoscenza dell’universo e nel 1921 gli verrà conferito il premio Nobel. Dal 1914 al 1933 è direttore dell’Istituto di fisica Kaiser Wilhelm di Berlino. Con l’avvento del nazismo, anche per sfuggire alla persecuzione razziale, si trasferisce in America, dove ottiene una cattedra all’Institute for Advanced Studies di Princeton, nel New Jersey. Negli ultimi anni tenta di formulare una teoria unitaria delle interazioni (teoria del campo unificato).
Nel 1943, senza mai rinunciare alle sue idee nonviolente, insieme ad altri illustri scienziati, indirizza al presidente Roosevelt una lettera nella quale segnala l’importanza delle ricerche nucleari e sottolinea la possibilità di fabbricare la bomba atomica. Non considerando le tragiche conseguenze che la lettera avrebbe avuto, scrive: “Alcuni recenti lavori di Enrico Fermi e di L. Szilard, che mi furono presentati manoscritti, mi convincono che l’elemento uranio possa essere usato come nuova ed importante fonte di energia nel prossimo avvenire…Una sola bomba di questo tipo…che esplodesse in un porto….potrebbe assai facilmente distruggere l’intero porto insieme al territorio circostante”. Da questa lettera iniziano i lavori per la costruzione dell’arma nucleare. Mai avrebbe pensato che di tale scoperta si potesse fare l’uso che poi si fece contro il Giappone per mettere fine alla Seconda guerra mondiale.
Profondamente amareggiato e con profondi sensi di colpa per aver incoraggiato gli studi atomici, nel dopoguerra Einstein si impegna attivamente contro la guerra e per il disarmo, redigendo una dichiarazione contro l’uso delle armi nucleari per fini di distruzione di massa e per l’impiego delle conoscenze scientifiche solo a scopi pacifici. Quando il filosofo inglese Bertrand Russel lancia il “Messaggio contro la guerra atomica”, Einstein non esita un istante ad apporvi la sua firma. E’ l’ultimo atto pubblico della sua esistenza. Mancano, infatti, pochi mesi alla sua morte che avviene a Princeton il 19 aprile 1955.
Nessun commento:
Posta un commento