mercoledì 22 febbraio 2012
Omaggio ai giornalisti uccisi in Siria
Ennesima tragedia di guerra che va a colpire il mondo del giornalismo.
L'americana Marie Colvin e il francese Remi Ochlik, uccisi oggi in Siria, avevano in comune la passione per il lavoro di inviato di guerra. E prestigiosi premi alle spalle.
Marie, era nata 55 anni fa negli Stati Uniti, ma da molti anni risiedeva in Gran Bretagna dove lavorava per il Sunday Times. Negli ultimi 20 anni ha coperto come inviata molte guerre e rivolte, compresi i conflitti in Iraq, in Cecenia, l'Intifada palestinese e le violenze in Sri Lanka, dove nel 2001 rimase ferita gravemente da una scheggia di granata e perse un occhio. In quell'anno fu insignita del premio come miglior 'inviato estero dell'anno' della stampa britannica.
Remi, 28 anni, fotografo free-lance per diverse testate tra cui Le Monde, Paris Match, Time Magazine e The Wall Street Journal, nel 2005 aveva anche creato la sua propria agenzia fotografica Ip3 Press. Nato a Thionville, nell'est della Francia, Ochlik ha coperto nel 2011 le rivoluzioni in Tunisia, Egitto e Libia. L'anno scorso ha vinto il Gran Prix Photo Jean-Louis Calderon per tre fotoreportage di guerra intitolati 'La caduta di Tripoli', 'Egitto piazza Tahir' e 'La rivoluzione dei gelsomini'. Lo scorso 10 febbraio, Ochlik era tra i vincitori del World Press Photo, il piu' prestigioso premio di fotogiornalismo, per una foto scattata in Libia durante la rivoluzione. Remy Ochlik, solo poche settimane fa, ricordava in un articolo sul settimanale Paris Mach, l'ultima giornata che aveva trascorso a Homs con il reporter francese Gilles Jacquier, anche lui ucciso in Siria lo scorso 11 gennaio.
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