Il generale Luciano Garofano (d), ex comandante del Ris di Parma
Il mazzo di chiavi della porta dell'ufficio dove e' stata trovata morta Simonetta Cesaroni, in via Poma a Roma mostrato dal pm Ilaria Calo' nel corso della quarta udienza per il delitto che vede come imputato l'ex fidanzato della Cesaroni, Raniero Busco
Nell'immagine d'archivio, l'edificio dove, il 7 agosto 1990, fu trovato il corpo senza vita di Simonetta Cesaroni, in via Poma, a Roma
Una foto di archivio di Simonetta Cesaroni
Una foto d'archivio di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile in cui fu uccisa Simonetta Cesaroni
Il recupero del cadavere di Pietrino Vanacore, il 9 marzo 2010
Uno dei biglietti lasciati sul cruscotto dell'auto da Pietrino Vanacore, dove si sottolinea che e' stato portato al suicidio da 20 anni di sospetti
ROMA - Secondo la consulenza del Pm sul corpetto e sul reggiseno che indossava Simonetta Cesaroni quel 7 agosto 1990 quando fu uccisa, c'erano tracce di saliva contenenti Dna riconducibile a Raniero Busco, l'allora fidanzato della ragazza
La relazione era del Ris di Parma. Una perizia successiva ribalto' la decisione di secondo grado che mando' Busco assolto
Ad avviso del pg della Cassazione Francesco Salzano non sono condivisibili gli esiti della maxiperizia del professor Corrado Cipolla D'Abruzzo che aveva escluso la presenza di un morso attribuibile a Busco sul seno della vittima.
(ANSA)
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