venerdì 31 dicembre 2021

lunedì 27 dicembre 2021

La via della luce

 

Ma tu dormi ora ti racconto della luce bianca ero in coma stavo molto male io mi trovavo in un posto,  ero molto sola come in  un limbo, andavo a destra perche' sentivo che mia madre era alla mia destra però non riuscivo a ttovarlo andavo a sinistra li c'era Carlo ma non riuscivo a trovarlo vedevo solo vetri da li non riuscivo ad uscire al che mi fermo e vedo puntini di luce che mi attiravano erano come una calamita non riuscivo a fregarmene la luce era piu' forte di me perche' emanava una sensazione di pace. Una pace che qui non c'e' poi all'improvviso diventa una luce incandescente, la  luce del Signore quella luce mi  è entrata dentro,  nell' anima e ti da una pace che non finisce mai non ha una fine e' eterna e' continua all'infinito e stai bene e Li che a volte vorrei andare li non soffri qui e' un inferno. Mi chiefo per he' Dio mi ha sslvato quale e' il motivo a cosa gli servo qua se poi è successo tutto questo?

Anonimo 

giovedì 23 dicembre 2021

Via col vento

 


Nel 1936 viene pubblicato il romanzo “Via Col Vento” e da subito vengono acquistati i diritti per realizzare il più famoso film della storia del Cinema. Per il ruolo di Rossella si scatena una lotta furibonda fra le divine dello schermo. Katharine Hepburn e Bette Davis fanno di tutto per avere la parte, Paulette Godard sembra essere la prescelta, ma, la sera in cui si gira la scena dell’incendio di Atlanta, appare lei ed è immediatamente chiaro a tutti chi avrà la parte: Vivien Leigh è Rossella O’Hara.

Vecchia Hollywood e dintorni 

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mercoledì 22 dicembre 2021

martedì 21 dicembre 2021

domenica 19 dicembre 2021

martedì 14 dicembre 2021

lunedì 13 dicembre 2021

venerdì 10 dicembre 2021

mercoledì 8 dicembre 2021

Michele Montagano

 


“Da quel momento ho cominciato a dire no, e poi ho ripetuto il no in otto campi di concentramento dove sono stato”.

Il no di Michele Montagano era il no alla Repubblica Sociale.  

Dopo l’8 settembre Michele Montagano non aveva avuto dubbi: “Ero un ufficiale del regio esercito italiano, non potevo combattere insieme ad un’altra nazione che non era alleata, eravamo in guerra con la Germania”.

E allora lui e gli altri ufficiali che rifiutarono di aderire furono classificati come IMI, Internati Militari Italiani, in modo da non essere riconosciuti come prigionieri di guerra (e di fatto privati di ogni tutela prevista dalla Convenzione di Ginevra). 

Michele fu internato in diversi campi di concentramento e di lavoro tra la Germania e la Polonia, e in uno di questi campi incontrò il padre, anche lui prigioniero. 

Ma è nel campo di concentramento di Wietzendorf che Michele Montagano insieme ad altri ufficiali scrisse una vera pagina di storia, forse ancora poco nota. 

Nel febbraio del 1945, 214 ufficiali (tra cui Michele Montagano) provati dalla violenza nazista, decisero di non lavorare: non si sarebbero prestati più al brutale sfruttamento da parte dei nazisti, e non avrebbero risposto nemmeno agli interminabili appelli quotidiani.

Riuscirono a resistere per sei lunghi giorni, finché le SS incattivite da questo tentativo di inedita resistenza, stabilirono di intervenire come di consueto: con la decimazione. 

Prelevarono 21 prigionieri a caso, per fucilarli.

Ma a quel punto ci fu il colpo di scena: 44 ufficiali, tra cui Michele Montagano, si offrirono volontari per sostituirsi ai condannati. 

Un gesto di enorme generosità e altruismo.

Un gesto incomprensibile agli occhi delle SS che, sconcertate, decisero di lasciar perdere la fucilazione e di trasferire immediatamente i 44 ribelli nel centro di rieducazione al lavoro di Unterlüss, un campo di lavoro e di sterminio, dove i prigionieri vivevano in condizioni durissime, e le possibilità di sopravvivenza erano molto basse: “Non c’erano forni crematori, ma bastonate e mazzate”, ricorderà Michele, nell’intervista per il progetto “Noi partigiani”.

Infatti, ben sei tra loro morirono, chi per le percosse, chi per gli stenti, chi per la fatica, la fame e il freddo. 

Oggi, dei quarantaquattro eroi di Unterlüss è rimasto solo Michele Montagano, che ha compiuto da poco 100 anni, al quale dobbiamo tutti la nostra gratitudine per i tanti no, anzi i “Nein” che ha saputo dire, con straordinario orgoglio e dignità. 

🦋 La farfalla della gentilezza🦋

E se questa è una pagina di storia di cui si parla poco, e ancora meno nelle scuole, occorre rimediare, raccontandola magari attraverso le parole di Andrea Parodi, pronipote di Carlo Grieco, uno dei quarantaquattro eroi di Unterlüss scomparso nel 1980, nel libro: Gli eroi di Unterlüss: La storia dei 44 ufficiali IMI che sfidarono i nazisti, Mursia, 2019.

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Riccardo Bruschi




Eccone un altro. Coordinatore comunale di Forza Italia a Carrara. 


In questo messaggio c’è il solito mix “sfascistone” caro a certa destra. Il riferimento alla “normalità” (da loro incarnata). La solita frase “non ho nulla contro gli omosessuali MA”. La solita grammatica violentata e vilipesa (a questo tizio devono aver vietato l’uso di accenti e apostrofi). Soprattutto: l’idea allucinante e invasata che il sesso diverso da quello che hanno in testa loro sia contro natura.


Che livello basso, becero, triste, retrogrado e triviale. Ma li fanno con lo stampino? Mamma mia che mestizia.


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Andrea Scanzi 

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Due inutili!

 


Certo che Salvini e Meloni sono davvero straordinari.


Parlano di tutto, e usano praticamente ogni notizia o quasi in chiave propagandistica, però non hanno speso mezza parola sulla liberazione di Patrick Zaki dopo due anni di calvario. Neanche un vagito, un tweet, un sussulto. Niente.


Non c’è niente da fare: ogni volta che possono guadagnare punti (etici, non politici), loro marcano puntualmente visita. Forse, nei loro sogni, inseguono una sorta di conclamata e perdurante irricevibilità politica. Se così fosse, avrebbero di che esultare: ci stanno riuscendo.


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Andrea Scanzi 

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Verdone ricorda Lennon



 Questa foto è un capolavoro, e lo è anche il testo con cui Carlo l’ha accompagnata. Racconta perfettamente il senso di tragedia totale che si abbatté su tutti quando arrivò la notizia della morte di John Lennon, esattamente 41 anni fa. Quel criminale ripugnante di Mark David Chapman non verrà mai maledetto abbastanza. Ero molto piccolo, ma la sensazione che ebbi guardando il “mondo degli adulti” fu quella di avere appena perso un pezzo di se stessi. Di cuore, di anima, di sogno. Poi, crescendo, compresi che era proprio cosi. Vi lascio con le splendide parole di Carlo.


“Cinecittà 9 dicembre 1980. 


Sergio Leone mi venne a trovare quel giorno al montaggio di Bianco Rosso & Verdone. Ero andato al bar con il montatore Nino Baragli. Tornando al lavoro incontrai Sergio che disse" Te so' venuto a controlla'". Un fotografo ci vide e chiese uno scatto. Che è quello che vedete. Ma dopo questa foto Sergio mi diede una notizia tragica e la mia espressione cambiò del tutto. " Me sa che oggi non sarai felice ... Ho sentito alla radio che stanotte hanno sparato a John Lennon. È morto." Restai senza parole per molto tempo. Dopo due ore tornai a casa. Non ci stavo con la testa. Con la morte di Lennon veniva cancellato un lungo periodo della mia vita. Tra i più belli.  Per un anno non misi sul piatto nessun disco dei Beatles. Oggi posso solo ringraziarlo in silenzio per aver reso i miei anni pieni di gioia ed emozioni. 

Buona giornata a tutti voi. 


Carlo Verdone”

Andrea Scanzi 

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George Clooney

 


Più del denaro


L’attore americano George Clooney ha rifiutato 35 milioni di dollari offerti da una compagnia aerea israeliana per una campagna pubblicitaria.


L’attore ha giustificato la sua decisione asserendo che, pur essendo uno stato amico, Israele si macchia di crimini contro lo stato/popolo palestinese e che non accetta incarichi che potrebbero togliergli anche solo un minuto di sonno (coscienza) in quanto non ne vale la pena.


I soldi non comprano tutto. È ora che il sionismo ci faccia i conti.


                                                 Youssef El Hirnou

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Piero Calamandrei



"I ragazzi delle scuole imparano chi fu Muzio Scevola o Orazio Coclite, ma non sanno chi furono i fratelli Cervi. Non sanno chi fu quel giovanetto della Lunigiana che, crocifisso ad una pianta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni, rispose: «Li conoscerete quando verranno a vendicarmi», e altro non disse. 


Non sanno chi fu quel vecchio contadino che, vedendo dal suo campo i tedeschi che si preparavano a fucilare un gruppo di giovani partigiani trovati nascosti in un fienile, lasciò la sua vanga tra le zolle e si fece avanti dicendo: «Sono io che li ho nascosti (e non era vero), fucilate me che sono vecchio e lasciate la vita a questi ragazzi». 


Non sanno come si chiama colui che, imprigionato, temendo di non resistere alle torture, si tagliò con una lametta da rasoio le corde vocali per non parlare. E non parlò. Non sanno come si chiama quell'adolescente che, condannato alla fucilazione, si rivolse all'improvviso verso uno dei soldati tedeschi che stavano per fucilarlo, lo baciò sorridente dicendogli: «Muoio anche per te… viva la Germania libera!». 


Tutto questo i ragazzi non lo sanno: o forse imparano, su ignobili testi di storia messi in giro da vecchi arnesi tornati in cattedra".


Pietro Calamandrei


Pietro Terracina

 


Quando Piero arrivò ad Auschwitz lo picchiarono. Poi lo separarono dalla famiglia. Lo spogliarono, gli rasarono la testa e gli diedero un numero. Trovatosi solo, chiese allora ad un altro dei deportati dove fossero finiti i suoi genitori. L’altro lo guardò, allungò il dito e gli disse: “Vedi quel fumo del camino? Sono già usciti da lì”.


Noi, oggi, non riusciamo neanche ad immaginare cosa possa aver provato un ragazzo di 16 anni di fronte a parole come quelle. Sembra retorico dirlo, ma è vero: per quanto ci sforziamo, è quasi impossibile. Quella sensazione di dolore, terrore e disperazione che ti assale quando qualcuno che ti guarda ti dice non solo che chi amavi è morto. Che non esiste più. Ma che li hanno bruciati. E puoi “vederli” nel fumo di quel camino. Non possiamo davvero immaginarla.

 

E se noi oggi abbiamo il “lusso” di non riuscire neanche ad immaginare tutto ciò, lo dobbiamo anche a persone come Piero Terracina, che è deceduto in questo giorno, l'8 dicembre di due anni fa a 91 anni. E’ infatti anche grazie al loro aver tenuto viva la memoria che la società non è di nuovo precipitata in quell’orrore di morte sistematizzata. Di terrore scientifico.

Per questo, dunque, lo ringraziamo infinitamente. 


E ne salutiamo il ricordo, ancora una volta.

Leonardo Cecchi 

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Lo sciacallo della politica per antonomasia!italiana


 Due sere fa una ragazza viene violentata da due carogne in un treno regionale Milano-Varese. La notizia è terrificante e gela il sangue.


Salvini si butta puntualmente a capofitto sulla vicenda e scrive sui suoi profili social: “Due ragazze violentate, due stranieri ricercati. Ma per la sinistra il ‘cattivo’ sono io perché ho combattuto (e sempre combatterò) l’immigrazione di massa”.


Le parole di Salvini sono semplicemente abominevoli. Per mille motivi. Anzitutto perché Salvini unisce due fatti di cronaca unicamente per arrivare al concetto di “due stranieri”, quindi spostando il piano dal dolore alla propaganda politica. Peccato che uno dei due stupratore del treno non sia “straniero”, ma italianissimo. Un aspetto su cui Salvini soprassiede. Chissà perché.


Ma l’elemento peggiore è un altro, ed è il solito piegare ogni tragedia a mezzo per raccattare voti. Mettendo sempre Salvini al centro della scena. Come ha scritto Orso Grigio: “Di fronte ad una violenza disumana che segnerà quelle ragazze per tutta la vita, la cosa che a lui interessa è farsi la solita vetrina pubblicitaria di questa gran fava. Tre addendi sbagliati insomma, e il totale non poteva che essere l’ennesimo rutto”.


Che pena, Salvini. Che pena. E che continuo sciacallaggio politico.


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Andrea Scanzi 

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Su Facebook gira ancora questa cazzata!

 


“Tutta la mia famiglia tifa per il West Ham. Una volta segnai un gol contro di loro. 

Quando andai a festeggiare davanti ai loro tifosi, vidi mio zio e mio padre tra di loro, urlare ed insultarmi."


Tanti auguri a John Terry

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Sergio Paonessa



Sergio Paonessa. Titolare di un’impresa di pompe funebri. Candidato alle ultime elezioni amministrative al IV municipio (Tiburtino-San Basilio) nelle liste di Fratelli d'Italia. Le foto e le locandine della campagna elettorale lo ritraggono insieme ai più importanti dirigenti romani del partito sovranista.


Ecco: lo stesso Paonessa, secondo l'accusa, gestiva le reti dello spaccio a Tor Bella Monaca e a San Basilio. Ora è in galera, e suo figlio ai domiciliari.


Tutto molto bello, no?


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Andrea Scanzi 

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Basta con la mafia nel calcio



Se l’ambiente romano avesse difeso gente come Zeman, che nonostante le difficoltà stava dando un’identità alla Roma nel 2012-13, oggi non si troverebbe a non sapere perché deve difendere e sostenere, il Number One, Josè Mourinho. Vederlo ridotto così solo contro tutti e con la postura del Boemo a scrutare e studiare la possibilità di un miracolo, fa quasi tenerezza, come fa tenerezza tutto il calcio italiano e il calcio del solo business. Sono almeno dieci anni che si parla di plusvalenze e poco importa se il castello di carta sta crollando, perché di certo non ripagherà gli appassionati per gli anni persi a guardare un calcio di plastica. 


Sentire da Report i vantaggi che la FIGC ha concesso, per esempio all’Inter piena di debiti, per evitarle sanzioni e la mancata iscrizione al campionato, fa davvero rabbia, specialmente se pensiamo al Foggia che per piccoli cavilli ha una penalizzazione di 4 punti. La cosa che fa più rabbia è che ovviamente in panchina c’è lui, il Maestro che cerca di avvertire tutto l’ambiente calcio da più di venti anni, Campedelli e il suo A.C.ChievoVerona si sono accorti troppo tardi che, il male del calcio è il solo business e non il campo.

GruppoZeman.com

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John Terry



"John Terry è nato con la fascia da capitano sul braccio. E' differente da tutti gli altri. 

Il Chelsea è la sua casa, lo è sempre stata fin dalle giovanili.

Una sua parola nello spogliatoio e la squadra ascolta in silenzio.

Essere parte del club per lui è una missione, è ciò per cui è nato."

(C. Ancelotti)


"Non è soltanto un grande giocatore, è anche un allenatore in campo. Ricordo che lo vidi giocare con l'Under21 e il modo in cui guidava i suoi compagni era assolutamente fantastico."

(A. Wenger)


"Paolo Maldini e John Terry sono i due difensori più forti che io abbia mai affrontato"

(Ronaldinho)


"Per me è il miglior difensore mai visto. Nei prossimi 20 o 30 anni quando un difensore sarà nella posizione giusta noi diremo "è nella posizione di John Terry". Sapeva sempre dove essere e leggeva il gioco alla perfezione."

(J. Carragher)


Per anni è stato il capitano e il leader del Chelsea.

Anzi è stato il Chelsea, attraversando grandi vittorie e dolorose cadute.


Tanti auguri John Terry

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lunedì 6 dicembre 2021

Joanna Bruzdowicz

 Joanna Bruzdowicz È stata segnalata la morte della compositrice polacca residente in Francia Joanna Bruzdowicz, figura visibile nella cultura occidentale. Nata a Varsavia il 17 maggio 1943, ha studiato con Nadia Boulanger e Olivier Messiaen e ha scritto colonne sonore per Agnès Varda. Dopo aver completato i suoi studi in Francia, si trasferì in Belgio con suo marito, Horst-Jürgen Tittel, ex consigliere capo della presidenza della Commissione europea. Insieme lavorarono alla serie televisiva tedesca di 36 episodi Stahlkammer Zürich, per la quale la Bruzdowicz scrisse oltre quindici ore di musica. Ha inoltre composto diverse opere e numerose opere orchestrali e strumentali.

http://www.totomorti.com/tmnews-joanna-bruzdowicz.htm

Mladic71

È morto Frederik Willem de Klerk, ultimo presidente bianco del Sudafrica

 


Guidò il paese verso la fine del regime dell'apartheid, di cui era stato a lungo interprete, e liberò Nelson Mandela: che lo considerò sempre un nemico

 

Frederik Willem de Klerk, nel 2019 (AP Photo/Jerome Delay/File)  

È morto a 85 anni Frederik Willem de Klerk, ultimo presidente bianco del Sudafrica. Dopo essere stato un attivo sostenitore ed esecutore delle pratiche segregazioniste e razziste del regime sudafricano, durante i suoi anni alla presidenza dal 1989 al 1994 de Klerk adottò politiche più aperte nei confronti della maggioranza nera e guidò il Sudafrica verso la fine dell’apartheid e verso la democrazia. Nel 1990, dopo 27 anni di carcere, annunciò la liberazione di Nelson Mandela. Proprio insieme a Mandela vinse un premio Nobel per la pace nel 1993, per gli sforzi nel mettere fine al regime dell’apartheid e per perseguire una transizione democratica.

De Klerk era nato a Johannesburg, la capitale, nel 1936. Veniva da una famiglia di politici bianchi, molto legata al Partito Nazionale sudafricano, che aveva adottato la maggior parte delle politiche di segregazione razziale che avevano creato e poi sostenuto il regime dell’apartheid. Anche de Klerk si formò in quell’ambiente. Studiò legge in un’università cristiana del Sudafrica e nel 1972 fu eletto al parlamento col Partito Nazionale, diventando ministro nel 1978 e leader del partito nel 1989, anno in cui divenne anche presidente.

De Klerk si convinse a un certo punto della sua carriera politica, costruita difendendo il regime razzista, che fosse opportuno dialogare con la maggioranza nera, anziché continuare a tenerla segregata: anche in conseguenza delle pressioni sempre maggiori da parte dei paesi democratici e della comunità internazionale rispetto a una costruzione inaccettabile ma ancora solida negli anni Ottanta. Per questo il giudizio sulle sue scelte è spesso distinto da quello sulle sue ragioni: “non ha detto che l’apartheid sia cattivo o immorale, ma che ha deciso che non può più funzionare”, riferì un diplomatico americano responsabile di seguire gli sviluppi della fine del regime . Tra i discorsi più noti di de Klerk ci fu quello al parlamento sudafricano del 2 febbraio del 1990, in cui comunicò la decisione di liberare Mandela, che era stato arrestato nell’agosto del 1962 con l’accusa di sabotaggio e di aver progettato una rivolta contro il governo. Due anni prima, il governo del Partito Nazionale aveva sciolto e dichiarato illegale l’African National Congress (ANC), il partito di Mandela.

Nel suo discorso de Klerk annunciò un cambio radicale rispetto ai rapporti tra bianchi e neri, che avrebbe dovuto dare forma a un «nuovo Sudafrica». A motivarlo furono quindi fattori diversi: alcuni anche legati a sue convinzioni personali – influì soprattutto la sua fede cristiana –, altri invece dipendenti da fattori esterni: le enormi proteste pubbliche contro l’apartheid a cui si aggiunsero le pressioni internazionali sul governo per la sua abolizione.

Dopo che Mandela fu liberato assieme ad altri prigionieri politici, l’11 febbraio del 1990, De Klerk legalizzò nuovamente sia il suo partito che altre organizzazioni politiche precedentemente rese illegali. Nel 1991 istituì insieme a Mandela la Convenzione per un Sudafrica democratico (CODESA) con l’obiettivo di creare un nuovo governo eletto da tutti i cittadini, e nel 1992 indisse il referendum tra i sudafricani bianchi: due terzi di loro approvarono la fine del sistema dell’apartheid, attuato successivamente.

Nel 1993 Mandela e de Klerk ricevettero congiuntamente il premio Nobel per la Pace.
I rapporti tra i due, però, diventarono più complicati negli anni successivi. Mandela lo definì sempre “un nemico” con cui aveva raggiunto un accordo di pace.


Nelson Mandela e Frederik Willem de Klerk nel 1990 (AP Photo/ Denis Farrel, File)

Dopo decenni di apartheid, il partito di Mandela e quello di de Klerk si trovarono a essere oppositori politici. Mandela accusò più volte de Klerk di essere a capo di un regime minoritario e illegittimo, mentre de Klerk sostenne che Mandela e i suoi alleati di partito fossero estremisti con cui non si riusciva a trattare.

Nel 1994 si tennero le prime elezioni libere e universali del Sudafrica, con cui dovevano essere eletti sia il nuovo parlamento che il nuovo presidente della Repubblica. Parte della campagna elettorale di de Klerk si era basata sullo sfruttare le paure dei suoi elettori rispetto all’inesperienza del partito di Mandela: quest’ultimo comunque vinse ottenendo più del 60 per cento dei voti, mentre il partito di de Klerk si fermò al 20 per cento.

Mandela venne eletto presidente della Repubblica e formò una coalizione di governo con de Klerk, che invece ricoprì l’incarico di vicepresidente (in Sudafrica il presidente della Repubblica ha il potere esecutivo). Governarono insieme per due anni, con grandi disaccordi, fino a quando, nel 1996, de Klerk uscì col suo partito dalla coalizione, diventando il leader dell’opposizione.

Si dimise dal suo partito l’anno dopo, non smettendo mai di criticare i successivi governi del Sudafrica, che secondo lui non rispettavano lo stato di diritto e i principi democratici. Da parte loro, molti politici neri sostennero che il partito di de Klerk non si fosse mai assunto le proprie responsabilità sul regime di apartheid che aveva istituito e sostenuto per decenni.

Nell’agosto del 1996, de Klerk si scusò pubblicamente di fronte alla Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione, istituita nel 1995 per ricostruire i crimini più gravi perpetrati durante l’apartheid, per «il dolore e la sofferenza» causati da quel regime.

https://www.ilpost.it/2021/11/11/frederik-willem-de-klerk-morto/

 Kissinger71

 

 

Val Bettin

 Val Bettin E' morto il 7 gennaio, l'attore e doppiatore statunitense Val Bettin. Aveva 97 anni. È nato l'8 luglio 1923. Negli anni '40 ha studiato in Inghilterra, dove ha incontrato la sua futura moglie, Hildy Pender. I due si sposarono nel 1950 poi si trasferirono in Iowa, dove Val divenne insegnante. Val sarebbe poi diventato un doppiatore di spicco nel cinema, in televisione e in altri media. Era noto per i suoi ruoli in molti film d'animazione, tra cui per Disney e Dreamworks, e usava distintamente un accento inglese per la maggior parte dei suoi personaggi.

http://www.totomorti.com/tmnews-val-bettin.htm

Bush71

Francis Hure

 Francis Hure E' morto Francis Hurè, diplomatico, scrittore e membro della resistenza francese. Aveva 105 anni. Huré nasce ad Abbeville nell'ottobre 1916. Durante la seconda guerra mondiale entra a far parte della Francia Libera e della 2nd Divisione Corazzata. In seguito divenne ambasciatore di Francia in Camerun (1965-1968), in Israele (1968-1973), ed infine in Belgio (1973-1980).

http://www.totomorti.com/tmnews-francis-hure.htm

LePen71

“PRENDETE LA FALCE PORTATE IL MARTELLO, SCENDETE GIÙ IN PIAZZA PICCHIATE CON QUELLO”

 

“PRENDETE LA FALCE PORTATE IL MARTELLO, SCENDETE GIÙ IN PIAZZA PICCHIATE CON QUELLO” – COSA DIREMMO OGGI DELLE CANZONI DI PAOLO PIETRANGELI, SCOMPARSO IERI A 76 ANNI? CHE SONO UN'ISTIGAZIONE ALLA VIOLENZA? CHE SONO PIENE DI HATE SPEECH? - GUCCINI: "CONTESSA”? ERA UN PO’ RETORICA, MEGLIO “VALLE GIULIA”. ANCHE SE I GIOVANI OGGI ASCOLTANO ALTRO. DEL RESTO, ASCOLTANO POCO PURE LE MIE, DI CANZONI...” - VIDEO

 

https://youtu.be/1WOIfjPY5tc 

Antonio Lodetti per "il Giornale"

 

paolo pietrangeli paolo pietrangeli

«Caro Paolo, chi ha compagni non morirà». Così scrive Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista ricordando il cantautore Paolo Pietrangeli, artista militante scomparso ieri a 76 anni.

 

Cantante impegnato come pochi altri, di lui si ricorda soprattutto Contessa, l'inno militante della sinistra rivoluzionaria che incitava minaccioso: «Compagni dai campi e dalle officine/ prendete la falce portate il martello/ scendete giù in piazza picchiate con quello/ scendete giù in piazza affossate il sistema». Parole dure, parole di battaglia che infuocarono gli studenti rivoluzionari del '69 e il movimento di lotta operaio. La canzone è rimasta un inno per la sinistra nostalgica ed è stata ripresa da numerosi artisti, celebre la versione «combat folk» dei Modena City Ramblers.

paolo pietrangeli maria de filippi paolo pietrangeli maria de filippi

Duro e puro, Pietrangeli veniva chiamato dagli amici il gigante buono, e ha diviso la sua carriera tra musica, impegno politico e civile e anche regia cinematografica e televisiva. Nonostante il suo credo, fu per anni regista alla Fininvest di programmi come il Maurizio Costanzo Show, per non farsi mancare niente, ma nessuno ha mai detto nulla sulla sua coerenza. Figlio d'arte (il papà è il regista Antonio Pietrangeli), già nel 1961 è attivo nella musica popolare militando nel Nuovo Canzoniere Italiano con brani folk e della tradizione popolare italiana.

 

Pietrangeli si può definire il Woody Guthrie italiano, anche se non poteva vantare l'immenso repertorio del cantante americano che portava sulla sua chitarra la scritta «This machine kills fascists», questa macchina uccide i fascisti. Già prima di Contessa Pietrangeli si era impegnato nelle lotte studentesche partecipando attivamente al Movimento e scrivendo un brano, Valle Giulia, che documenta È morto il cantautore Paolo Pietrangeli.

PAOLO PIETRANGELI 19 PAOLO PIETRANGELI 19

 

Lo annuncia in una nota Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea. Era i primi scontri tra studenti e polizia. Sono i tristemente famosi scontri dell'1 marzo 1968, quando, appunto a Valle Giulia, a Roma, si fronteggiarono studenti e poliziotti, dando il via al movimento rivoluzionario. «Non siam scappati più/ non siam scappati più» diceva trionfalmente il ritornello del pezzo che raccontava e preconizzava un lungo periodo di battaglie e di violenza. Pietrangeli ha composto numerosi brani tra cui l'inno di Rifondazione nato a Roma il 29 aprile del 1945.

 

paolo pietrangeli paolo pietrangeli

Le sue canzoni, come Contessa e Valle Giulia, sono state la colonna sonora del Sessantotto più intransigente. comunista, e se viene ricordato principalmente per Contessa che si può definire, per l'incedere armonico-ritmico, al di là dei contenuti, un classico della nostra canzone popolare, Pietrangeli ha scritto diversi album dai significativi titoli come Mio caro padrone domani ti sparo targato 1969 fino a sconfinare nel jazz nel 2015 con Paolo e Rita insieme alla pianista jazz Rita Marcotulli. Nel 2008 la casa editrice Ala Bianca - nota per le sue ricerche in ambito folk e popolare - pubblica una raccolta di Pietrangeli dal titolo Antologia che contiene una cinquantina di brani dell'artista con cinque inediti tra cui La questione meridionale e Dibattito sulle sorti della sinistra e mozioni contrapposte in una notte desolata. Sul finire degli anni Sessanta, grazie al suo impegno e alla sinistra imperante nel mondo culturale, si dedica anche al cinema diventando aiuto regista per personaggi quali Bolognini, Visconti e Fellini.

paolo pietrangeli mariangela melato paolo pietrangeli mariangela melato

 

Debutta come regista nel 1974 con il documentario Bianco e nero, che indaga sul mondo neofascista da lui tanto odiato. Tra i suoi film la versione cinematografica di Porci con le ali (1977) e I giorni cantati (1979) cui partecipa anche il suo amico Francesco Guccini, la cui rivoluzionaria La locomotiva è considerata dagli studiosi di musica popolare la più bella ballata folk italiana. Sempre attento alle questioni sociali, gira anche Genova per noi, indagine sui tragici fatti del G8.

 

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Progressivamente Pietrangeli abbandona musica e regia cinematografica e passa a quella televisiva, dedicandosi a programmi di intrattenimento come Maurizio Costanzo Show e persino il talent Amici di Maria De Filippi. Non dimentica però le sue origini e si candida due volte alla Camera con Rifondazione comunista (senza venire eletto) e ancora nel 2018 con Potere al popolo, dopo aver militato per un breve periodo in Sel di Nichi Vendola.

 

 

GUCCINI

Matteo Cruccu per corriere.it

 

Erano due facce della stessa medaglia, anche se declinate in modo un po’ diverso: uno comunista militante, legato alla canzone politica tout-court, l’altro più anarchico e meno «retorico», certo più popolare a livello di pubblico, anche se la platea alla fine, per entrambi, era la stessa, quella impegnato degli anni 60 e 70.

GUCCINI PIETRANGELI GUCCINI PIETRANGELI

 

E in quella stagione il «comunista» Pietrangeli, scomparso lunedì all’eta di 76 anni, e «l’anarchico» Guccini hanno più volte incrociato le loro strade, prima sui palchi dei concerti, poi addirittura su un set cinematografico. «Non ci sentivamo da tanto ma ci siamo sempre stimati a vicenda, sapevo che era logorato dal male, mi dispiace molto anche perché era più giovane di me» racconta l’81enne cantautore dal suo eremo di Pavana sull’Appennino toscoemiliano in cui dimora da tempo.

 

Come vi conosceste?

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«Apriva i miei concerti negli anni 70, lui da solo con la chitarra. Nacque un’amicizia che culminò poi in un film “I giorni cantati”».

Come fu l’esperienza cinematografica?

«Facevo la parte di me stesso, c’erano anche Mariangela Melato e recitava e dirigeva lui. Un manifesto d’epoca, forse un po’ ingenuo, sulle speranze deluse di un cantautore. Mi han detto che aveva una piccola parte Roberto Benigni, non me lo ricordo...».

Si ricorda invece bene di «Contessa»..

«Sì, e sarò sincero: non era la mia preferita delle sue».

 

Perché?

«La trovavo un po’ retorica e per certi versi anche anacronistica. A mio parere, tirare in ballo contesse in quegli anni era fuori tempo massimo e dipingere quell’aristocrazia reazionaria come unico nemico di classe era irrealistico. Le destre erano già altra cosa, nel 1966-68. Molto meglio Valle Giulia».

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Come mai?

«Perché é una cartolina autentica del clima esplosivo ma anche speranzoso di quel fatidico 1968. Io ero studente a Bologna e mi resi conto da subito che stava succedendo qualcosa d’ epocale, ma anche di strano, non sapevamo davvero cosa aspettarci».

 

Se non è «Contessa» la sua colonna sonora della Contestazione, qual è allora?

«Ho sempre preferito gli stranieri, Bob Dylan per dire, rappresentavano meglio quell’ansia di libertà. Anche perché, a dire il vero, i nostri «tuttopolitici» come Pietrangeli erano in realtà molto pochi».

 

A Pietrangeli molti avrebbero contestato poi la sua collaborazione con Mediaset, tra Costanzo e De Filippi, dal «nemico» Berlusconi.

«Mah, Paolo alla fine era un figlio d’arte, suo padre grande regista e quindi evidentemente quel lavoro ce l’aveva nel sangue. Certo, penso che. a volte, specialmente nei momenti del Berlusconi sceso in campo, si deve essere sentito molto in difficoltà».

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Ma canzoni come«Contessa» hanno ancora senso oggi?

«Credo rappresentino una stagione antica della nostra storia, i giovani ascoltano altro. Del resto, ascoltano poco pure le mie, di canzoni...».

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https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/ldquo-prendete-falce-portate-martello-scendete-giu-piazza-290416.htm

Costanzo71