giovedì 30 settembre 2021

mercoledì 29 settembre 2021

Salvini i giudici comunisti ce l'hanno con te perché sei intelligente....!p

 

Matteo Salvini, in preda ormai alla disperazione di fronte ai particolari sempre più imbarazzanti sul “caro amico” Morisi, non ha trovato di meglio da fare che gridare all’inchiesta ad orologeria, straparlando di “attacco gratuito alla Lega a cinque giorni dal voto”. Un classico della destra. 


Oggi arriva la risposta (perfetta) della procuratrice di Verona Angela Barbaglio, che, intervistata da Fiorenza Sarzanini sul “Corsera”, rimanda indietro, una dopo l’altra, tutte le accuse al mittente. 


“Trattiamo questo fascicolo come tutti gli altri. Peraltro si tratta di una storia banale che risale alla scorsa estate. E quindi avremmo tenuto a bada la notizia fino a ora? Chi dice cose tanto assurde dovrebbe anche spiegare quale sarebbe stato il nostro interesse. Altrimenti è solo un insulto all’intelligenza delle persone. 

Nessuno si può permettere di avanzare sospetti di alcun tipo. Sono in magistratura da 44 anni, conosco le dinamiche perfettamente, ma non accetto illazioni sul nostro lavoro.”


Da prendere, incartare e portare a casa.

Facebook 

I giudici comunisti è il motivetto berlusconiano per eccellenza!

 


Matteo Salvini, in preda ormai alla disperazione di fronte ai particolari sempre più imbarazzanti sul “caro amico” Morisi, non ha trovato di meglio da fare che gridare all’inchiesta ad orologeria, straparlando di “attacco gratuito alla Lega a cinque giorni dal voto”. Un classico della destra. 


Oggi arriva la risposta (perfetta) della procuratrice di Verona Angela Barbaglio, che, intervistata da Fiorenza Sarzanini sul “Corsera”, rimanda indietro, una dopo l’altra, tutte le accuse al mittente. 


“Trattiamo questo fascicolo come tutti gli altri. Peraltro si tratta di una storia banale che risale alla scorsa estate. E quindi avremmo tenuto a bada la notizia fino a ora? Chi dice cose tanto assurde dovrebbe anche spiegare quale sarebbe stato il nostro interesse. Altrimenti è solo un insulto all’intelligenza delle persone. 

Nessuno si può permettere di avanzare sospetti di alcun tipo. Sono in magistratura da 44 anni, conosco le dinamiche perfettamente, ma non accetto illazioni sul nostro lavoro.”


Da prendere, incartare e portare a casa.

Lorenzo Tosa 

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martedì 28 settembre 2021

Ibrahim Songne

 


Forse all’inizio non ci credeva nemmeno lui. O forse sì.


Ibrahim Songne, 29 anni, arrivato in Italia dal Burkina Faso quando ne aveva 12, oggi è tra i 50 migliori pizzaioli d’Italia, secondo la guida “50 Top Pizza”. E la sua è una storia di integrazione, ma anche di difficoltà.


Ha dovuto fare i conti coi soliti pregiudizi. Gli dicevano «Un africano a fare la pizza? Vedrai: nessuno si avvicinerà al tuo locale. Sarà un fallimento». E in effetti l’inizio non fu incoraggiante: «molti si allontanavano, una volta che mi vedevano accanto alle pizze. Poi col tempo ho conquistato la fiducia delle persone e il locale ha cominciato a volare» ha raccontato a Repubblica.


Oggi la sua pizza al taglio è la più buona di tutto il Trentino-Alto Adige. E la sua pizzeria “Ibris”, nel centro di Trento, ha dato lavoro a un po’ di persone.

Alla faccia dei fomentatori d’odio. E dei pregiudizi.


Grazie a Biagio Simonetta per questa bella storia di integrazione che ha raccontato.

Leonardo Cecchi 

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I farabutti vanno attaccati per rispettare gli onesti

 


“Sono disgustato dalla schifezza mediatica che condanna le persone prima che sia un giudice a farlo. In un Paese civile, prima di sputtanare qualcuno, si aspetta che la giustizia faccia il suo corso.”


Non è uno scherzo.

Lo ha detto Matteo Salvini su Morisi. Lo ha detto davvero. 


Lo ha detto uno che ha costruito tutta la sua carriera politica sul mettere alla gogna migranti, ragazzi dislessici, minorenni, che ha condannato esponenti politici e partiti a lui avversi senza attendere neanche le indagini, che incatenerebbe con le palle ai piedi gli spacciatori, che aveva condannato un intero partito a Bibbiano senza processo, che è garantista con gli amici in giacca e cravatta, ma farebbe “marcire in galera” i poveracci, che chiamava Stefano Cucchi un “drogato” e non ha chiesto scusa alla sorella Ilaria neanche dopo la condanna dei suoi assassini. 


In un “Paese civile” - come lo chiama lui - dopo dichiarazioni del genere, dopo un tale rovesciamento della realtà, tutti i telegiornali aprirebbero il notiziario ricordando a milioni di italiani chi è Matteo Salvini e i danni immani, irreparabili prodotti dalla Bestia.


Qui da noi rimaniamo zitti, facendoci persino dare lezioni di giornalismo (e di garantismo) da uno così.


Restate voi zitti, tacete voi se vi sta bene, se avete lo stomaco. Io non dimentico nulla, non dimenticherò mai. E nemmeno gli italiani perbene.

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Non bisogna dare tregua ai farabutti!

 


Vi ricordate di lei? Si chiama Giulia Viola Pacilli, la ragazza che ha avuto il coraggio di opporsi con intelligenza e ironia a Salvini con questo cartello diventato ormai celebre: 


“Meglio buonista e putt*** che fascista e salviniana.”


Per questa semplice scritta, e per un’altra altrettanto chiara, è finita per ben due volte esposta alla gogna dalla Bestia, con il viso perfettamente riconoscibile, davanti a milioni di persone, sulla pagina dell’allora ministro dell’Interno.

E per mesi, anni, ha subìto e continua a ricevere insulti e minacce da parte dei fan del “capitano”.


Quando ha saputo del caso Morisi, la sua prima reazione è stata inevitabile.


“Vorrei essere più matura - ha scritto a ‘Domani’ - vorrei dire loro di aspettare, di non fare il suo stesso gioco, di non mettere in giro ipotetiche fake news, di stare attenti quando si parla della vita privata di un individuo. Vorrei essere così matura. Ma se penso alla faccia di Morisi oggi, costretto a leggere ovunque di sé informazioni sensibili, frasi false, vicende personali, mi viene in mente un’unica parola: karma”.


E possiamo, a freddo, esprimere tutti i se e i ma, ma umanamente è impossibile non capirla, non essere totalmente dalla sua parte.


Lorenzo Tosa 

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Si dovrebbe chiamare Lega dei cazzari del nord

 Il problema non è se Morisi usi stupefacenti (sono affari suoi) o spacci (spetta agli inquirenti stabilirlo).


Il problema è che per cinque anni la “Bestia” di Morisi, attraverso i social di Salvini e della Lega, ha contribuito a intossicare sistematicamente il Paese convincendo milioni di persone che:


“La droga è mer**” (ma solo se sei povero ed emarginato).


“Gli spacciatori sono assassini e clandestini che devono marcire in galera” (ma non le mafie italianissime che li foraggiano).


Ha abbassato il livello del dibattito sulle droghe a uno scontro tra buoni e cattivi, tra brave persone e “tossici” (mentre di nascosto la teneva in casa).


Ha accusato un incensurato di origini tunisine di spaccio su soffiata di una vicina di casa processandolo e condannandolo via citofono in diretta social (salvo poi pretendere garantismo per se stessi).


Nessuno della Lega si è mai chiesto quali “fragilità esistenziali irrisolte” avesse, quali drammi (veri), quale condizione di povertà (assoluta) spinga un qualunque migrante a spacciare - sbagliando - nelle mani della criminalità organizzata, per pochi euro e un tozzo di pane.


Nessuno sta dando a Morisi del criminale o dello spacciatore e, per quanto mi riguarda, è innocente fino al terzo grado di giudizio. Come chiunque altro.

Perché noi non siamo e non saremo mai come loro.


Solo, se fossi sotto casa di Morisi in questo momento, gli citofonerei per chiedergli cosa si prova, per una volta, ad essere dall’altra parte del filo, ad essere additati, massacrati come per anni ha fatto con chiunque, se ne valeva la pena.


Perché gli errori si fanno (e, nel caso, si pagano), ma la vostra schifosa ipocrisia non si cancella. E la stiamo pagando ancora tutti quanti.

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lunedì 27 settembre 2021

Salvini di che è una congiura dei comunisti!

 


Il problema non è se Morisi usi stupefacenti (sono affari suoi) o spacci (spetta agli inquirenti stabilirlo).


Il problema è che per cinque anni la “Bestia” di Morisi, attraverso i social di Salvini e della Lega, ha contribuito a intossicare sistematicamente il Paese convincendo milioni di persone che:


“La droga è mer**” (ma solo se sei povero ed emarginato).


“Gli spacciatori sono assassini e clandestini che devono marcire in galera” (ma non le mafie italianissime che li foraggiano).


Ha abbassato il livello del dibattito sulle droghe a uno scontro tra buoni e cattivi, tra brave persone e “tossici” (mentre di nascosto la teneva in casa).


Ha accusato un incensurato di origini tunisine di spaccio su soffiata di una vicina di casa processandolo e condannandolo via citofono in diretta social (salvo poi pretendere garantismo per se stessi).


Nessuno della Lega si è mai chiesto quali “fragilità esistenziali irrisolte” avesse, quali drammi (veri), quale condizione di povertà (assoluta) spinga un qualunque migrante a spacciare - sbagliando - nelle mani della criminalità organizzata, per pochi euro e un tozzo di pane.


Nessuno sta dando a Morisi del criminale o dello spacciatore e, per quanto mi riguarda, è innocente fino al terzo grado di giudizio. Come chiunque altro.

Perché noi non siamo e non saremo mai come loro.


Solo, se fossi sotto casa di Morisi in questo momento, gli citofonerei per chiedergli cosa si prova, per una volta, ad essere dall’altra parte del filo, ad essere additati, massacrati come per anni ha fatto con chiunque, se ne valeva la pena.


Perché gli errori si fanno (e, nel caso, si pagano), ma la vostra schifosa ipocrisia non si cancella. E la stiamo pagando ancora tutti quanti.

Lorenzo Tosa 

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Salvini ora chiederà la pena di morire per il suo ex collaboratore?



Ora so che tutte le durissime prese di posizione di Matteo Salvini contro Stefano Cucchi e la mia famiglia hanno un volto: Luca Morisi, indagato dalla Procura di Verona per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Così almeno leggo sui giornali.

Leggo delle sue pubbliche scuse a Salvini ed al partito: “Ho delle fragilità irrisolte”. Così si giustifica. Quanta gratuita sofferenza ci ha inflitto oltre al dolore per Stefano.

Eppure io lo perdono. Lo perdono perchè mi piace pensare che abbia capito e che ora condivida la disperazione che portiamo sulle spalle.

Lo perdono. Si.

Però Stefano lo hanno ammazzato

Ilaria Cucchi

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Se era intelligente sarebbe rimasto brigadi



Lo riconoscete lui, Antonio Pappalardo, il cosiddetto leader dei gilet arancioni?


Bene, da oggi non chiamatelo più Generale. 


Il Ministero della Difesa gli ha tolto ufficialmente - e definitivamente - i gradi di Generale dei carabinieri “per aver violato i doveri del giuramento e aver creato disonore alle forze armate durante la pandemia”.


Era veramente il minimo dopo che quest’individuo ha negato il Covid, provocato assembramenti e chissà quanti contagi, ignorato ogni norma sanitaria, propagandato e diffuso bufale antiscientifiche, vilipeso il Presidente della Repubblica, offeso l’etica e l’estetica comune.


Ma la notizia non è neppure che gli hanno tolto i gradi di Generale, ma come ha fatto uno così a diventarlo e a rimanerlo fino ad oggi.


Povera Italia. 

Meglio tardi che mai.

Lorenzo Tosa 

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Licenziatela subito!

 

È gravissimo che un vicequestore della Polizia, Nunzia Alessandra Schilirò, abbia ieri partecipato alla manifestazione contro il Green Pass di Roma, addirittura salendo sul palco a proporre una sorta di sciopero nazionale.


Nella stessa manifestazione i partecipanti si sono incappucciati e hanno tirato bottiglie contro i suoi colleghi della Polizia, arrivati lì per contenere disordini. La gente che lei ha ritenuto di considerare evidentemente amica, da mesi aggredisce le Forze dell’Ordine e crea disordini. 


Che un vicequestore ci faccia comunella è scandaloso. E non ha scusanti.

Leonardo Cecchi 

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Casapound occupa hotel abbandonato a San Lorenzo

 


CASAPOUND OCCUPA L’HOTEL ABBANDONATO AL SAN LEONARDO: “SIMBOLO DEL DEGRADO DEL QUARTIERE”




Parma, 26 set – Militanti di C@s@Pound Italia hanno, questa mattina, occupato simbolicamente l’hotel abbandonato in via San Leonardo: “Un simbolo del degrado in cui versa il quartiere, ormai da anni lasciato a sé stesso”, spiega il movimento in una nota, denunciando che “da quando è stato chiuso, l’hotel è diventato una zona franca, rifugio di senza fissa dimora e spacciatori”.


“È del maggio di quest’anno la vicenda delle due minorenni prima rapinate e poi trascinate a forza al suo interno da alcuni stranieri, che hanno anche tentato di stuprarle. Una storia di ‘ordinario’ degrado del San Leonardo al quale – continua il movimento – non possiamo e non dobbiamo abituarci”.


“Da allora nulla si è mosso per ripristinare il decoro nella zona, che rimane uno dei punti in assoluto più critici della città. Il tutto nella totale indifferenza delle istituzioni che, nell’incapacità o peggio nell’indolenza di chi dovrebbe offrire soluzioni, preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia per celare i propri fallimenti. Noi oggi – conclude C@s@Pound – siamo qui a ricordarglielo per inchiodarli alle loro responsabilità”.

Genova

 

 

Fabiana Vitulli

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Scioperi fake

In Italia i no-vax e complottisti, in realtà sono dei poveri analfabeti, hanno inventato lo sciopero fake cioè da giorni su WhatsApp, l'app di Zuckenberg, fanno girare un video in cui si annuncia che da domani, 27 settembre 2021, 35 000 camionisti fermeranno l'Italia per una settimana. Già uno sciopero di una settimana in questo è impossibile visti i nostri sindacalisti. Ma per i nostri analfabeti funzionali è normale non porsi domande. Vogliono combattere contro il sistema (del totocalcio?) e non avere nessuna capacità di analisi logica.

I sindacati di categoria, quelli veri, hanno già smentito la notizia.

Riusciranno i nostri eroi a evitate l'ennesimo uragano di vaffanculo?

Eccovi il video intercettato su WhatsApp, l'app dell'inutile Mark, da noi del Grognardo:

 

A noi, a differenza di quei invasati, piace mostrare le prove al nostro coltissimo pubblico. 

Sapete un'altra cosa che fa ridere del video? Che chi manovra questi burattini sono nostalgici di regimi spazzati via dalla storia e parlano di regimi inesistenti.

Segnalo l'ennesima bufala di questi scorretti: sui loro canali demenziali hanno annunciato che l'elezione presidenziale in Arizona è stata desertificazione e presto avverrà negli altri stati americani ebbene non è vero nulla. Trump, tra l'altro che doveva essere insediato alla Casa Bianca la scorsa settimana, ha dovuto rimandare perché aveva una sagra della porchetta a cui non poteva assolutamente rinunciare. 

Fenix 


Stato Mafia un sodalizio indissolubile?

 


LA TRATTATIVA C'É STATA MA PER I GIUDICI D'APPELLO NON COSTITUISCE REATO.


"Questa è l'ipotesi peggiore che potessi immaginare. Mio fratello Paolo è morto per niente." 

Salvatore Borsellino.


La Legge del Dipende

Editoriale di Marco Travaglio

24 settembre 2021


Per la serie “La sai l’ultima?”, la sentenza d’appello sulla trattativa Stato-mafia conferma integralmente i fatti, ma condanna solo la mafia e assolve lo Stato. E così afferma un principio che sarebbe perfetto per l’avanspettacolo, un po’ meno per il diritto penale: trattare con lo Stato è reato, trattare con la mafia non è reato. Sarà avvincente, fra tre mesi, leggere le motivazioni della Corte d’assise d’appello di Palermo. Ma lo sarebbe ancor più poter assistere alla loro stesura, cioè vedere i giudici che mettono nero su bianco questa trattativa asimmetrica con la Legge del Dipende: è reato solo per i mafiosi da un lato del tavolo e non per i carabinieri e i politici dall’altro: più che una trattativa, una commedia (anzi una tragedia) degli equivoci.


Ricapitoliamo. Il boss Bagarella – a cui a questo punto va tutta la nostra solidarietà – si becca 27 anni di galera per aver minacciato a suon di bombe (insieme a Riina e Provenzano, prematuramente scomparsi) i governi Amato e Ciampi nel 1992-’93 e per aver tentato di minacciare pure il governo Berlusconi nel ’94. Il medico mafioso Cinà – a cui a questo punto va la nostra solidarietà – si becca 12 anni per il suo ruolo di tramite e postino dei pizzini e dei papelli che si scambiavano Vito Ciancimino, imbeccato dai carabinieri del Ros Subranni, Mori e De Donno, e il duo Riina-Provenzano. Ma i carabinieri del Ros Subranni, Mori e De Donno, che dopo l’assassinio di Salvo Lima (marzo ’92) e soprattutto dopo Capaci (maggio ’92) commissionarono al mafioso Ciancimino la trattativa con Cosa Nostra per salvare la pelle a politici collusi che rischiavano la pelle per non aver mantenuto gli impegni sull’insabbiamento del maxiprocesso, vengono assolti perché “il fatto non costituisce reato”. Quindi il fatto – cioè non tanto la trattativa, quanto la sottostante “minaccia a corpo politico dello Stato” attivata a suon di stragi da Cosa Nostra e veicolata ai governi Amato e Ciampi dal trio del Ros – sussiste eccome: però, quando trasmettevano le minacce mafiose per mettere in ginocchio i governi con l’unico effetto di rafforzare Cosa Nostra e di scatenare altre stragi, a partire da quella di via D’Amelio, i tre ufficiali dei carabinieri non commettevano reato. Perché? Lo scopriremo dalle motivazioni. Probabilmente mancava il “dolo”, l’intenzionalità. Lo facevano a loro insaputa? Pensavano di agire a fin di bene? Erano sovrappensiero? Non capivano niente? Sia come sia, la lotta alla mafia era in buone mani. Parliamo dello stesso Ros che nel ’92 non perquisì il covo di Riina, lasciandolo setacciare ai mafiosi favorendo Cosa Nostra, ma furono assolti perché mancava il dolo. Nel ’93 non arrestarono Nitto Santapaola a Terme di Vigliatore (Messina). E nel ’95 non catturarono Provenzano, che il pentito Ilardo gli aveva consegnato in un casolare di Mezzojuso, favorendo Cosa Nostra, ma furono assolti perché mancava il dolo. Dei fulmini di guerra.

Nel ’94 lo scenario cambia: Cosa Nostra sospende l’ultima strage, quella fallita il 23 gennaio allo stadio Olimpico di Roma, e tre giorni dopo B. annuncia la sua discesa in campo. Poi vince le elezioni grazie anche ai voti di mafia e ’ndrangheta. Bagarella e Brusca (colpevole anche lui, ma prescritto) mandano Vittorio Mangano a trovare il suo vecchio capo Marcello Dell’Utri nella sua villa di Como per ricordargli ciò che deve fare il governo dell’amico Silvio. Che infatti il 13 luglio infila tre norme pro mafia nel decreto Biondi. Anche questo episodio sembra confermato dal dispositivo della sentenza: infatti Bagarella e Brusca sono ritenuti colpevoli anche di quella minaccia al governo B.. Una minaccia, però, non più consumata (altrimenti verrebbe ricondannato anche Dell’Utri), ma soltanto “tentata”. Così anche Dell’Utri può essere assolto “per non aver commesso il fatto”: cioè per non aver trasmesso a B. la minaccia di Bagarella&C. portata da Mangano. Evidentemente la Corte non ritiene sufficienti le prove che B. fosse stato avvertito dal suo compare.

Si sa che Marcello a Silvio nasconde sempre tutto. Mangano lo avvisa che, senza leggi pro mafia, le stragi ricominciano, e cosa fa? Si tiene tutto per sé e non dice niente al suo capo e amico, mettendone a rischio la pelle. Fortuna che Silvio, ignaro di tutto, si precipita ugualmente a varare tre norme pro mafia. Si pensava che fosse sotto minaccia e agisse per paura. Ora invece scopriamo che lo fece per piacer suo: una passione personale, un afflato spontaneo, una sintonia istintiva con Cosa Nostra. Un viatico in più per il Quirinale.


In attesa di leggere le motivazioni, torna alla mente lo sfogo di Riina con un agente della penitenziaria nel 2013: “Io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me”. Per una volta nella vita, diceva la verità: fu lo Stato, tramite il Ros, ad avviare la trattativa. E anche questa sentenza lo conferma. Tutti i negazionisti vengono sbugiardati: le parole di Massimo Ciancimino, Brusca e decine di pentiti sono confermate. I veri bugiardi sono le centinaia di uomini dello Stato che prima hanno taciuto e poi negato tutto: a saperlo prima che la trattativa Stato-mafia è reato solo per la mafia, avrebbero confessato anche loro con un bell’“embè?”. Bastava aver letto Sciascia: “Lo Stato non può processare se stesso”. E, quando gli scappa di processarsi, presto o tardi si assolve.

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Tutti uniti contro chi minaccia la nostra Repubblica!

 


Grazie al senatore Sandro Ruotolo per non aver lasciato cadere nel vuoto la vicenda Durigon-Fanpage, che ha visto sequestrare l'inchiesta del giornale.


Ruotolo ha infatti annunciato che sul tema presenterà un'interrogazione parlamentare alla Ministra Cartabia. Fa bene perché il fatto è grave ed è una violazione della libertà di stampa e conseguentemente di un diritto dei cittadini stessi. 


Lasciare che accada senza far nulla sarebbe sbagliatissimo e pericoloso.

Leonardo Cecchi 

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Rosanna Brescia

 "Mi sono iscritta perché ho perso una figlia di 14 anni e questo percorso è come se lo avesse fatto lei, è come se oggi al posto mio ci fosse lei a cui dedico tutti i miei sforzi e i miei sacrifici".


"È stato emozionante, non pensavo di farcela ma mi hanno aiutato le persone vicine. Nella vita non siamo mai soli".



“Ho fatto l'amanuense, come quelli che ho studiato a Paleografia Cristiana, mentre intimavo a mia madre e alla badante di fare silenzio per non perdere la concentrazione". Adesso, una festa a casa insieme agli amici più cari.


"So che l'università mi mancherà e chissà che adesso non decida di andare ancora avanti", 


Rosanna Brescia, a 72 anni, si è laureata ieri in Scienze storiche alla Sapienza di Roma. Ha scritto la tesi mentre, col marito, accudivano la madre 96enne. Si è laureata per se stessa. Per la figlia. E perché è una donna meravigliosa.


Sei stupenda, Rosanna!

Andrea Scanzi

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La mafia è dentro le istituzioni da almeno 40 anni!

 


È forse questo il giorno più nero della storia recente del nostro Paese. 


Trattare con Cosa Nostra, per lo Stato italiano, non è reato. 

Dialogare con i boss stragisti responsabili delle morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per lo Stato italiano, non è reato. 


Abbassare la testa di fronte al ricatto mafioso, veicolato a suon di bombe che nel giro di pochi mesi hanno provocato la morte di decine di civili (nonché di due piccole bambine di 50 giorni e 2 anni di vita), 

non è reato. 


Nel frattempo, un finanziatore di Cosa Nostra di nome Silvio Berlusconi è in lista per diventare il nuovo Presidente della Repubblica. 


Il suo braccio destro Marcello Dell'Utri, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e noto frequentatore di "uomini d'onore", quest'oggi l'ha scampata e vedrà la sua immagine completamente ripulita dall'impianto mass mediatico unito.


Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Luigi Ilardo, scusateci. 

Scusateci, per l'ennesima volta. Non meritiamo il vostro coraggio e, forse, non lo meriteremo mai.


Nel frattempo, noi cerchiamo di restare uniti, contro tutto e contro tutti. Dalla nostra parte, a prescindere da quello che sta succedendo, abbiamo i FATTI. 

Che contano molto di più delle condanne e delle assoluzioni.

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Leggi a favore della stampa subito!

 


Quanto accaduto a Fanpage è grave e preoccupante.

Al giornale è stata sequestrata – e oscurata – l’inchiesta su Claudio Durigon per ordine del Gip di Roma. 


In quell’inchiesta emergevano fatti gravissimi, come le vere o presunte nomine di alti ufficiali della Guardia di Finanza da parte della Lega o come i fondi per finanziare lo stesso partito. Emergeva un quadro torbido, preoccupante e inaccettabile, anche perché Durigon all’epoca era sottosegretario.


La libertà di stampa non si tocca. E oggettivamente questo sequestro è fuori luogo.


A Fanpage, la sua redazione e il direttore tutta la solidarietà per questo grave fatto.

Leonardo Cecchi

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Da sempre è un esibizionista di merda!



 Sgarbi senza vergogna... Senza scarpe e calzini in Parlamento!


La Costituzione

Articolo 54


Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.


I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

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giovedì 23 settembre 2021