Marie Stopes, guru del femminismo: frustava i figli, li abbandonava e ammirava Hitler
by Daniele Di Luciano
Marie Stopes, la pioniera del femminismo e dell’aborto, «era riverita come guru delle cure parentali ma fu una madre abominevole»
di Benedetta Frigerio
Convinta eugenista, antisemita e ammiratrice di Hitler, obbligava il figlio – morto novantenne l’11 maggio scorso – a vestire come una bambina, abbandonò mariti e bambini presi in affido e credeva di essere un profetessa
L’11 maggio è morto a 90 anni il filosofo umanista Harry Stopes-Roe, figlio di Marie Stopes, la storica “madrina” del controllo delle nascite che ha dato il nome al più grande provider di aborti del Regno Unito, la Marie Stopes International. Nei giorni scorsi il Daily Mail ha ripercorso l’infanzia e l’educazione dell’intellettuale britannico ricordando come la «profetessa del femminismo» fosse «riverita come guru delle cure parentali» ma nella vita privata «trattava suo figlio con abominevole crudeltà»
UN FIGLIO DA LABORATORIO. La donna che «aprì la prima clinica per il controllo delle nascite», si legge nell’articolo, scrisse «un libro sull’amore coniugale in cui argomentava come il matrimonio debba essere una relazione alla pari fra moglie e marito», ma era anche «antisemita e credeva con fervore nell’eugenetica, ovvero nel “miglioramento” della popolazione umana attraverso la selezione procreativa». Un’altra contraddizione, secondo il giornale inglese, anzi «la somma ironia» di tutta la vicenda di Marie Stopes, è che questa brillante paleontologa «scrisse un best seller intitolato Wise Parenthood (saggia genitorialità, ndr)» eppure «era una madre atroce». «Trattò il suo unico figlio come un esperimento sociale, vestendolo come una ragazza, scegliendo per lui fratelli adottivi che poi abbandonò (quattro in tutto, ndr), e successivamente vittimizzando sua moglie con crudeltà». In gioventù a Harry fu anche proibita la lettura di libri, poiché la madre era convinta che imponessero ai bambini modelli precostituiti ostacolando lo sviluppo autonomo del loro pensiero. Ma il futuro filosofo «fino all’età di 11 anni fu obbligato a portare la gonna».
«VI PARLO NEL NOME DI DIO». Le cose, se possibile, sarebbero addirittura peggiorate per lui con il successo della madre. Quando Harry nacque, nel 1924, Marie Stopes aveva già 43 anni ed era diventata famosa in tutto il mondo come la prima accademica donna dell’Università di Manchester. Dallo studio dei fossili si era convertita al controllo delle nascite, fondando il bollettino Birth Control News e aprendo nel 1921 la Mothers’ Clinic di Holloway, la prima nel Regno Unito che offrisse consulenze alle donne per evitare le gravidanze. Grazie a lei il pensiero abortista ed eugenetico si diffuse in tutto il paese. «Ma quando la sua carriera professionale esplose, la sua vita privata fu lacerata da una megalomania furibonda e dalla convinzione di essere una sorta di messia divino». Un giorno addirittura «intervenne a una conferenza di vescovi anglicani salutandoli così: “Signori miei, io vi parlo nel nome di Dio. Voi siete i suoi preti. Io sono la sua profetessa. Vi spiegherò i misteri dell’uomo e della donna”». MARITI E BAMBINI ABBANDONATI. Nondimeno la predicatrice dell’amore paritario riuscì a umiliare nel modo peggiore il suo primo marito, Reginald Ruggles Gates, un genetista canadese, chiedendo il divorzio due anni dopo le nozze perché il matrimonio non era mai stato consumato, cosa che rese l’impotenza sessuale del povero consorte una notizia di dominio pubblico. Del padre di suo figlio, il secondo marito Humphrey Roe, ricco filantropo, Marie Stopes invece si annoiò presto e dopo pochi anni lo costrinse a firmare una lettera (scritta sotto la sua dettatura) in cui lui la liberava dalla promesse matrimoniali e si impegnava – scrive il Daily Mail – a non entrare «nelle stanze di famiglia senza prima aver svolto tutte le faccende domestiche». La paladina della parità di genere non divorziò da Humphrey, ma lo allontanò da sé e dal figlio. «Ossessionata da Harry», continua il giornale britannico, la studiosa decise di dargli dei fratelli. Il primo, un orfano di tre anni, fu affidato a Marie dagli zii, che erano troppo poveri per mantenerlo; due anni più tardi tuttavia i due lo ripresero con sé, atterriti dalla scoperta che la donna lo frustava. Poi fu la volta di Dick, restituito ai servizi sociali, perché considerato una delusione. John, il terzo, fu preso e abbandonato da Marie Stopes perché secondo lei mancava di «abilità accademiche e letterarie e di sensibilità artistica». La stessa sorte toccò infine anche a Barry, che «non era adatto a vivere in una casa decente». UNA NUORA TROPPO “DEBOLE”. Harry crebbe comunque sostenuto dall’affetto di alcuni amici di famiglia e dal conforto trovato prima a scuola poi all’università, ma arrivato il momento di sposarsi la madre cominciò a fargli la guerra. Il ragazzo, infatti, si era innamorato di Mary Eyre Wallis, che la pioniera della contraccezione non avrebbe potuto mai accettare come nuora. La colpa della ragazza? La miopia, segno, secondo la proto-eugenista, di quella debolezza genetica che Marie Stopes sognava di eliminare dalla faccia della terra. «Mary e Harry – avrà occasione di scrivere la pioniera del femminismo – sono piuttosto insensibili nei confronti di ciò che è sbagliato per i loro figli, di ciò che è sbagliato per la mia famiglia e del crimine eugnetico». Si rifiutò di partecipare al matrimonio dei due e morendo non lasciò loro nulla della sua immensa eredità, «che invece finì alla Eugenics Society e alla Royal Society of Literature». LA LETTERA A HITLER. Marie Stopes moderno era favorevole, ricorda il Daily Mail, anche alla «sterilizzazione delle persone totalmente indatte alla genitorialità, compresi “gli inferiori, i depravati e i deboli di mente”». Inoltre «credeva nell’idea della “degenerazione razziale” causata dalle malattie sessualmente trasmissibili dalla “sovrappopolazione”». A un pranzo durante la Seconda guerra mondiale si rifiutò di vedere seduto al proprio tavolo un bambino ebreo rifugiato perché «avrebbe offeso gli ospiti». Nel 1942 scrisse una “poesia” che conteneva questi versi: «Cattolici, Prussiani/ Gli ebrei e i russi/ Sono tutti una maledizione/ O anche peggio». Non a caso l’icona del femminismo ammirava un certo Adolf Hitler, a cui scrisse una lettera agghiacciante: «Dear Herr Hitler, l’amore è la cosa più grande del mondo: accetterai quindi da me queste poesie che potresti far avere ai giovani della tua nazione? I giovani devono imparare ad amare dal particolare finché non saranno abbastanza saggi per l’universale. Spero che anche tu troverai qualcosa che ti piaccia nel libro». Fonte
http://www.losai.eu/marie-stopes-guru-femminismo-frustava-i-figli-li-abbandonava-ammirava-hitler/