mercoledì 5 febbraio 2014

Fantastico! Lavori e non te ne accorgi

L’ecosistema fondato sul welfare, la piena occupazione, le organizzazioni sociali di massa a difesa dei diritti dei lavoratori è al capolinea. Oggi il numero dei senza lavoro è già superiore a quello di chi ha un impiego fisso ma, in realtà, la produzione di ricchezza al di fuori del lavoro è maggioritaria. Stiamo inoltre tutti “lavorando” in ogni momento e senza saperlo. Un esempio? Twitter è quotata in borsa e il valore delle sue azioni cresce grazie all’attività di milioni di persone che non ne sono coscienti. La cosiddetta economia della conoscenza è un monopolio privato e non una ricchezza collettiva. Il reddito di base garantito appare come il solo modo per svincolare il benessere, i diritti e la capacità produttiva della società dal contesto di “crisi permanente” del capitalismo attuale
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di Madrilonia*
1. Per anni il lavoro e la nazionalità sono stati la garanzia dei diritti fondamentali associati al welfare. Attraverso il lavoro avevamo accesso a un salario e con quel salario pagavamo i servizi e i beni per la sopravvivenza. Dal salario si ricavavano le imposte utilizzate per pagare quei beni e servizi necessari per il sostentamento della società. Principalmente, istruzione, sanità, pensioni e prestazioni per la disoccupazione.
2 Le organizzazioni che garantivano il rapporto tra il capitale (che eroga il salario) e la forza lavoro (che lo riceve) erano i sindacati. Per questo la principale rivendicazione in materia di diritti da parte dei sindacati è sempre stata l’obiettivo della piena occupazione. Il fatto che tutti abbiano un’occupazione consente di tenere in piedi un sistema salariale che a sua volta è la base dello stato sociale e permette un’intermediazione sindacale per controllarlo (quest’affermazione è molto tendenziosa).
3 Tanto nei periodi di maggior forza negoziale quanto in quelli in cui essa era minore questa impostazione lasciava senza remunerazione, sin dall’inizio, tutta una serie di attività fondamentali per il sostegno delle persone ma non riconosciute come “lavoro” e pertanto non soggette a retribuzione. L’esempio più chiaro è il lavoro di cura che è prestato principalmente dalle donne.
Si stabiliva inoltre un sistema di compensazione capendo che la complessità sociale era maggiore di quella calcolabile se tutti avessero lavorato continuamente alla stessa cosa. Da qui i contributi di disoccupazione (legati comunque al lavoro) e i modesti sistemi di compensazione per la parte di popolazione esclusa, come il reddito minimo di inserimento.
4 Questo ecosistema del lavoro è giunto al capolinea per vari motivi. In questo momento la massa dei lavoratori disoccupati è maggiore, per esempio, del numero di quelli che hanno un lavoro fisso. Perchè la cosiddetta “popolazione esclusa” (concetto di cui potremmo molto discutere) non è più una minoranza sociale, ma una maggioranza. Da questo punto di vista si potrebbero prospettare due tesi centrali: 1) la divisione del lavoro, in una fase di contrazione, non ha senso che si concentri. 2) l’accesso ad un reddito garantito per tutti come meccanismo di riduzione della povertà oppure, il che è lo stesso, come meccanismo di redistribuzione della ricchezza, che al pari dell’occupazione  tocca sempre meno persone. Questo sarebbe giusto ma il reddito garantito non è nella sua essenza solo un meccanismo di compensazione. 
Il lavoro è un bene scarso, ma la produzione di ricchezza fuori dal lavoro (o il lavoro non pagato o non riconosciuto come tale) è tendenzialmente maggioritaria. Due esempi, l’ingresso in borsa di twitter, un’impresa che fonda il suo valore nel mercato finanziario a partire dalle comunità che, senza percepire alcun compenso, comunicano al loro interno. O imprese come Netflix che utilizzano i dati che ottengono dai contatti che scarichiamo per disegnare strategie di mercato. In generale, tutto il mondo degli affari legato alla comunicazione in rete è lo sfruttamento di una serie di dati che noi forniamo nel contesto digitale (anche se non solo) e che non ha remunerazione. La cosiddetta economia della conoscenza è molto più un monopolio privato che una ricchezza collettiva.
5 Quasi tutte le letture neokeynesiane che scommettono su una ripresa dell’occupazione sostengono che per uscire dall’attuale situazione di dominio della finanza sia sufficiente una regolazione adeguata che “faccia pagare” il capitale finanziario per poter sostenere l’investimento produttivo. Questa lettura non tiene tuttavia conto del fatto che il capitalismo si trova in un momento storico caratterizzato da un eccesso di capacità produttiva che dura ormai da quaranta anni. In termini pratici, ciò significa che qualsiasi strategia di crescita non finanziaria va, presto o tardi, a trovarsi nella condizione in cui i suoi tassi di profitto sono bassi e, quindi, tale sarà anche la sua capacità di creare occupazione nella dimensione e ai livelli necessari. Porre fine a questo eccesso di capacità produttiva richiederebbe livelli di socializzazione delle scelte produttive e di cooperazione internazionale oggi impensabili. In questo contesto, il reddito di base garantito appare come l’unico modo per svincolare il benessere, i diritti e la capacità produttiva della società dal contesto di “crisi permanente” del capitalismo attuale.

6 Pagare un salario sulla produttività nelle reti sociali non è possibile, ma il valore di un tweet o la condivisione di un contenuto su facebook, i commenti in un quotidiano digitale o i consigli sui film non sono azioni soggette a una equazione diretta tra la produzione in un certo tempo e la ricchezza che ne deriva. L’unico modo per conseguire un risultato economico sarebbe un governo dell’economia finanziaria con enormi risultati a favore delle comunità.
7 Il reddito di base garantito non è un reddito “per non lavorare” ma la presa d’atto chenon smettiamo di lavorare in nessun momento, che non cessiamo di produrre ricchezza che poi il mercato sfrutta. Da un tweet al ballo nei quartieri neri o latini che finisce con l’essere sfruttato da MTV o da Shakira. È anche un meccanismo per compensare diseguaglianze che permette, tra le altre cose, di non avere una totale dipendenza dalla propria capacità di indebitamento al fine di garantirsi una vita “indipendente”, indipendenza che poi non è tale, perché continua ad essere legata al credito.

Fonte: Madrilonia
Traduzione per Comune-info: Massimo Angrisano

* Madrilonia è un blog di notizie che ha accompagnato le migliori esperienze dei movimenti spagnoli dalla comparsa degli indignados in poi. Lo realizza un collettivo che nasce nel 2011 nella capitale spagnola per raccontare la città e la crisi. 
http://comune-info.net/2013/11/fantastico-lavori-e-non-te-ne-accorgi/

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