mercoledì 8 gennaio 2014

VERSO ... LA RIFORMA ELETTORALE.

dopo che la Corte Costituzionale, ha cassato la "legge elettorale Calderoli" ( anche per il premio di maggioranza senza soglia ) : tra le ipotesi, il Matterellum corretto, il modello spagnolo ed il Consultum. All' interno di questo articolo, viene spiegato l' attuale sistema spagnolo, interessante il sistema proporzionale utilizzato al congresso ( che equivale alla Camera in Italia ), con il sitema aritmetico d' Hondt e tutte le varie conseguenze :

Legge Elettorale, si guarda al modello spagnolo: Renzi-Berlusconi e il "patto della paella"

Di Davide Iandiorio 


Nuovo capitolo sulla riforma elettorale. Dopo il Mattarellum corretto e il doppio turno alla francese, ecco spuntare una nuova ipotesi basata sull'adozione in Italia del sistema elettorale spagnolo. La proposta è ancora una volta di Matteo Renzi, intenzionato a trovare il prima possibile un degno sostituto del Porcellum, forse perché l'idea di elezioni anticipate non è poi così remota nella sua mente. Nuova proposta di Renzi e nuovo appoggio di Forza Italia, sempre più in sintonia col sindaco di Firenze sul tema "legge elettorale". Ma il sistema spagnolo lascia non poche incertezze, anche perché verrebbe applicato con modifiche di dubbia efficacia.

Matteo Renzi

(Foto: Reuters / )
Matteo Renzi eletto neo segretario del Pd


Le due Camere spagnole, il Congresso e il Senato, vengono elette con due sistemi elettorali differenti: il Congresso (equivalente alla nostra Camera dei Deputati) è eletto con il proporzionale mentre il Senato con il maggioritario. I 350 membri del Congresso vengono eletti con un sistema proporzionale tramite il metodo d'Hondt, su base circoscrizionale e non nazionale. Le circoscrizioni sono molteplici ed equivalgono alle Province, ossia 50. Per ogni circoscrizione viene messa in palio una diversa quantità di seggi (in media 7), che dipende dalla presenza di popolazione in ciascuna di esse: le piccole Melilla e Ceuta ne assegnano 1, Madrid e Barcellona oltre 30. La soglia di sbarramento, sempre su base circoscrizionale, è del 3%, così da avvantaggiare sia partiti più grandi che i partiti piccoli ma con una forte presenza regionale. Le liste sono bloccate e non prevedono la possibilità di esprimere preferenze: ogni partito candida un numero di candidati tanti quanti sono i seggi da assegnare, così d'avere liste anche di soltanto 4-5 nomi.
I 264 senatori vengono eletti invece con un sistema maggioritario plurinominale. Le Province ne eleggono direttamente 208 con il sistema di "block voting", assegnando 4 seggi ciascuna (2 o 3 seggi nelle isole). Ogni partito nomina tre candidati e i votanti possono esprimere fino a tre voti. Il partito che ottiene più voti nel collegio conquista 3 seggi, il secondo classificato ne prende 1. Le 17 Assemblee delle Comunità Autonome invece eleggono i rimanenti 56 senatori, con sistemi elettorali differenti che comunque premiano i partiti e le coalizioni più votate all'interno delle stesse Assemblee. Ogni Comunità elegge 1 senatore e ne ricevono uno aggiuntivo per ogni milione di abitanti.
Il sistema elettorale spagnolo premia maggiormente i partiti più grandi, che in Spagna sono tre: il partito Popolare di Mariano Rajoy, il partito Socialista e il partito post comunista di Sinistra Unita (Izquierda Unida). Ma il sistema, seppur tendente al bipartitismo, è studiato anche per avvantaggiare tutti quei piccoli partiti che hanno una forte rappresentanza elettorale in alcune determinate Regioni, tanto da dominare alcune intere circoscrizioni. Sono penalizzate invece tutte quelle entità partitiche con pochi voti non concentrati geograficamente, bensì diluiti su tutto il territorio. E' proprio contro questi partiti che la soglia di sbarramento circoscrizionale del 3% scatena tutta la sua potenza, estromettendoli dal gioco elettorale.
La domanda è lecita: può questo sistema riconsegnare la governabilità all'Italia? Forse sì, forse no. Sì per tre motivi. Primo perché la conformazione partitica spagnola non è dissimile da quella italiana (tra grandi partiti, Pd-Pdl-M5S, anche se nessuno supera il 40%). Secondo perché anche demograficamente non siamo differenti dai "cugini" spagnoli. Terzo perché il ritaglio dei collegi elettorali non sarebbe operazione troppo complessa.
Ma il sistema spagnolo, così com'è, non sarebbe la salvezza. Se dovessimo simulare l'applicazione di tale legge alle ultime elezioni Politiche italiane, probabilmente non si sarebbe comunque raggiunta la governabilità. Se si considera che i nostri tre più grandi partiti hanno ottenuto tra il 25% e il 30%, quasi sicuramente nessuno avrebbe avuto i numeri per governare. Una legge di questo tipo avrebbe poi penalizzato Scelta Civica e invece favorito un movimento territoriale come la Lega Nord. Simulazione a parte, il problema è però un altro. La proposta di Renzi presenta delle modifiche che di fatto cambiano radicalmente la legge spagnola, così da aumentare la lista dei dubbi.
Renzi propone un sistema spagnolo proporzionale, con un forte correttivo maggioritario, proprio per soccombere alla debolezza dei partiti. Le circoscrizioni sarebbero 118 ed ognuno assegnerebbe 4-5 seggi, con una soglia di sbarramento al 5% (non è ancora chiaro se su base nazionale o su base circoscrizionale). Probabile l'introduzione delle preferenze, anche perché l'adozione di liste bloccate significherebbe adottare quella parte del Porcellum che la Consulta ha bocciato. La differenza maggiore con il sistema spagnolo, tuttavia, sarebbe l'introduzione di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi), così da strappare la governabilità con prepotenza.
Il primo dubbio è legato proprio all'introduzione di questo premio di maggioranza. Che senso ha proporlo adesso, se la Consulta non ha ancora palesato le motivazioni della bocciatura del Porcellum? Già perché non dimentichiamo che la Corte Costituzionale ha cassato la legge Calderoli anche per il premio di maggioranza senza soglia.. Quindi il correttivo di Renzi potrebbe essere bocciato in partenza. Il secondo dubbio è legato alle circoscrizioni. Crearle ex novo, con fette di popolazione uguali per ognuna, oppure farle coincidere con le attuali Province italiane (110), però con popolazioni numericamente differenti? In quest'ultimo caso, sarebbe equo assegnare 5 deputati in una Provincia di 4-5 milioni di abitanti come Roma e assegnarne altrettanti 5 in una Provincia con 100mila abitanti? Ovviamente no.
Forza Italia ha comunque già espresso compiacimento per una soluzione di questo tipo. In effetti Berlusconi la pensa come Renzi sul tema elettorale, anche perché i due sembrano avere obiettivi diversi ma simili. Un sistema spagnolo, con una soglia di sbarramento su base provinciale o circoscrizionale, sfavorirebbe Ncd e Alfano, forse eliminandolo dalla competizione politica. E forse anche Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia avrebbero dei problemi. Discorso diverso se si optasse per una soglia di sbarramento nazionale, che vedrebbe comunque Alfano giocarsela.
Renzi invece vuole mettere pressione ad Enrico Letta, al suo esecutivo. Bisogna tuttavia ricordare che il leader Ncd Alfano è un tassello fondamentale per l'esistenza del governo Letta; ciò significa che se gli alfaniani dovessero percepire di essere svantaggiati, una riforma di questo tipo non passerebbe. Potrebbe invece metterebbe fine al governo, obbligando i partiti a tornare alle urne con il Consultum, la legge elettorale che uscirà fuori dalla Corte Costituzionale, quando verranno rese note le motivazioni della sentenza del 4 dicembre: un proporzionale che garantirebbe le larghe intese.
Berlusconi e Renzi fanno tornare alla mente il "patto della crostata", termine coniato nel 1997 da Francesco Cossiga per indicare un accordo informale, stretto a casa di Gianni Letta, tra Massimo D'Alema, Franco Marini, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Un accordo destra-sinistra con il quale D'Alema s'impegnò segretamente a non mandare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive. Il quel caso si parlò di "crostata", in riferimento a quella preparata da Maddalena, moglie di Letta. Oggi, si potrebbe parlare di "patto della paella".


 http://it.ibtimes.com/articles/60971/20140107/legge-elettorale-riforma-elettorale-renzi-spagna-berlusconi-alfano-letta-mattarellum-porcellum.htm#ixzz2plfGbYbJ


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